Erano soli in quella grande
stanza che era la camera da letto più bella del maniero. Uno
davanti all’altro, si fissavano, cercando di ritrovare quel
contegno ormai perduto che, di solito, permetteva loro di non far
intravedere nessuna emozione, nessun sentimento, nessuna ombra di
calore.
Stranamente,
però, in quel particolare giorno gli occhi di uno dei due
uomini erano lucidi e celavano una miriade di emozioni talmente tristi
da essere palpabili.
Era il giorno che
Severus Piton temeva da mesi, ormai. Ma non avrebbe mai pensato di
poter soffrire in quel modo così viscerale. Lui, un
Mangiamorte affermato e spietato.
“Non dirmi
niente, per favore. Lasciami tornare a scuola, come se fosse un giorno
qualsiasi e non… non la rovina…” Piton
socchiuse gli occhi un istante, cercando di contenere le proprie
emozioni. “…della mia vita.”
Parlava con la voce
strascicata di chi fatica a respirare e si rivolgeva a un uomo che
stava in piedi a circa un metro di distanza da lui. Era il biondo ed
elegantissimo Lucius Malfoy, ovviamente, che aveva l’aria
distrutta e non sembrava poi così aristocratico, dalle pose
che in quei momenti assumeva. Continuava a stringere le mani a pugno,
nel tentativo di allentare la tensione, e ogni tanto si mordeva il
labbro inferiore. Quest’ultimo movimento era impercettibile,
ma Piton lo notava chiaramente. Dopo tutti quegli anni passati insieme,
Malfoy non aveva più segreti per lui.
“E’
l’unica occasione che mi rimane per farti capire, Sev. Sai
quanto mi costa tutto questo. Lo sai perché stai provando
ciò che sto provando io. E… questo…
durerà a lungo. Probabilmente per sempre.”
La voce di Malfoy
tremò dopo questa frase e non disse altro, sospirando per
calmarsi. Aveva una strana smorfia che gli deformava le labbra, un
visibile tentativo di trattenere i gemiti.
“Devi
concedermelo, dopotutto.” riuscì a dire, dopo
qualche minuto di silenzio.
Piton parve
rianimarsi. Scattò in avanti, furioso, e gli mise una mano
sul collo come per strangolarlo La ritirò immediatamente,
quasi si fosse scottato toccandogli la pelle. Voltò il viso
da una parte, stringendosi la mano.
“Come osi
dire una cosa del genere? Ti rendi conto di cosa mi stai facendo,
Lucius? Non hai la minima idea di quello che mi sta passando per la
mente in questo momento, perché in caso contrario
sicuramente non diresti stronzate simili.”
Aveva raggiunto un
tono di voce molto alto ed era rabbioso, isterico. Sull’orlo
di un baratro.
“Cosa ti
devo, dimmi, Lucius? Ti dovrei lasciar dire quattro parole banali che
non cambieranno nulla? Ti devo questo? Dovrei qualcosa a te, eh? Che mi
stai rovinando? Che mi stai… uccidendo?”
Piton era tornato a
guardarlo. Voleva essere forte anche in quella situazione, ma era
talmente impossibile… non c’era riuscito. Ora le
lacrime gli bagnavano il viso. La mano era andata a stringere la
fronte, mentre quella crisi lo scuoteva.
Malfoy
restò ad osservare senza muoversi. Il dolore che lo
attanagliava era immenso, sembrava marcirlo dentro, e aveva paura che
se si fosse avvicinato a Piton sarebbe stato tutto molto più
difficile.
“Sevvie…”
riuscì solo a mormorare.
Aveva un groppo
enorme in gola che lo soffocava mentre guardava quello che era stato il
suo uomo per anni ed anni. Giorno dopo giorno, avevano condiviso tutto:
amici, scuola, ideali, scelte. Si erano divertiti, si erano emozionati,
avevano vissuto insieme. Stavano talmente bene… Fino a un
litigio banale che li aveva fatti separare per un periodo durante il
quale Malfoy aveva commesso uno sbaglio enorme, che ora costava
carissimo a entrambi.
Lo sguardo che Piton
gli rivolse gli fece male come una pugnalata. Malfoy sentiva che Piton
stava rivedendo tutta la loro storia, che sarebbe finita esattamente in
quel giorno freddo e cupo, e ormai non riusciva a smettere di piangere
e di tremare.
“Io
ti…” iniziò Malfoy.
Piton
ringhiò, ma parlò con un filo di voce.
“Zitto, zitto!”
Malfoy scosse il
capo, avvicinandosi di poco a lui. Non sarebbe più stato
felice. Mai più.
“Sei per
sempre, Severus.”
Piton gemette
rumorosamente, stringendosi il capo con entrambe le mani, ma Malfoy
continuò. “Tutta la mia vita... Sei l'unico.
L'unico per cui ho ancora la forza di respirare.”
Anche Malfoy
scoppiò in lacrime. Formulava a fatica le frasi.
“E anche se non sarà più... mai
più… come prima... io sarò sempre tuo.
Solo tuo… Questo non cambierà mai. Mai,
Sev.” Ora parlava veloce perché aveva paura che se
avesse rallentato il ritmo non sarebbe riuscito a esprimere chiaramente
i concetti. Era tutto ciò che gli importava, far sentire il
suo amore. “Ci sarai in ogni battito di cuore. Ti
sentirò… e vivrò di ogni tuo respiro.
Sempre.”
Piton si era
appoggiato al muro alla sua sinistra, con una mano sullo stomaco per
contrastare le fitte terribili che lo spezzavano. Provava un dolore
talmente forte che diventava anche fisico. Malfoy aveva proteso una
mano verso di lui, per toccarlo, ma l'aveva lasciata sospesa a
mezz'aria nel solo gesto. Non avrebbe mai avuto la forza per staccarsi.
Piton si strinse
l'avambraccio sinistro scoperto, marchiato, fino a che delle piccole
gocce di sangue non si formarono in corrispondenza delle unghie.
Azzardò uno sguardo a Malfoy, l'ultimo così
intenso, così sincero, così puro. Poi
sparì dietro la porta, con un fruscio, lasciando da solo
l'unico che avrebbe mai amato. L'unico che mai l‘avrebbe
amato.
Malfoy rimase solo e
sofferente, il fantasma dello splendido e affascinante uomo che era
stato, e cominciò a prepararsi per sposare quella donna
incinta che aveva rovinato la sua vita.
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