There is not an Happy Ending.
Perché
non sempre le favole hanno un lieto fine….
C’erano una
volta due
ragazzi.
Lei amava lui, lui amava
lei.
-Avanti,
ridammelo!
Rise,
facendo segno di no con la testa.
-Su,
non fare lo scemo.
Per
tutta risposta lui alzò la mano, mettendo fuori
portata il prezioso bottino.
Lei
lo fissò, imbronciata.
-Me
lo vuoi dare o no?- sbottò infastidita, allungandosi
sulle punte dei piedi, tentando inutilmente di afferrare il casco dalle
mani
del fidanzato.
-Soltanto
se mi dai un bacio- replicò lui divertito.
-No!-
-Allora
niente…-
Fece
dondolare in modo provocatorio la preziosa protezione
da un braccio all’altro, senza distogliere lo sguardo dalle
iridi chiare della
ragazza, che si stavano accendendo di irritazione.
-Questo
è un ricatto!-
-Già,
può darsi.-
-E
io non cedo ai ricatti!-
-Ah,
no?-
-No!-
-E
se te lo chiedessi per favore?-
Tentennò,
titubante. Lo sguardo le cadde sull’espressione
maliziosa di Mattia, sul suo sorrisetto [così dannatamente
sexy] provocatorio,
per poi indugiare sulle sue labbra.
E
infine, cedette.
-Oh,
e va bene- bofonchiò.
La
sua espressione si fece raggiante.
-Sul
serio, Aly? E io che mi aspettavo di doverti
tediare tutta la sera, testarda come sei! Allora almeno un
po’ mi ami…-
-In
realtà devo tornare a casa presto.- puntualizzò
seccata.
Tanto
per non dargli l’ultima parola.
-Fa
niente…- ribatté lui, avvicinandosi.
Lei
si alzò sulle punte, e gli schioccò un bacio
veloce
sulle labbra.
-Solo
questo?- fece Mattia deluso.
-Domani
avrai il resto! E adesso dammi quel casco.-
Lui,
però, glielo lanciò.
Aly
vide inorridita il suo casco nuovo di zecca atterrare
rovinosamente sull’asfalto della strada, per poi urtare
contro la marmitta di
metallo di uno dei due motorini parcheggiati vicino a loro.
-Oh,
no!-
Corse,
si chinò, l’afferrò.
-Magnifico!
Si è rotto!- gemette, per poi mostrare con
aria accusatoria la fibbia staccata dalla plastica nera al ragazzo alle
sue
spalle. –E adesso come faccio?-
Lei, nonostante le
apparenze,
avrebbe dato la vita per
lui.
Sorrise,
colpevole.
-Dai,
ti do il mio.- tolse il brillante casco nero dalla
sella del motorino.
-E
tu come fai, genio?-
-Vado
senza, ovvio!- fece tranquillo.
Lui, nonostante non lo
sapesse,
avrebbe dato la vita per
lei.
-Non
sono sicura…-
-Se
non te lo metti tu, te lo metto io!- affermò. –E
comunque, lo sai, sono un asso nel guidare!- sentenziò
trionfante.
-Mah,
se lo dici tu…-
Quando
le passò il casco, sentì qualcosa annidarsi
nei pressi nel suo stomaco, facendole venire una sorta di fitta
dolorosa.
Ma
non ci badò. Non allora.
Solo
quella sera, abbracciata al suo cuscino annegato di
lacrime, avrebbe pensato che forse, qualcuno da lassù aveva
voluto lanciarle un
avvertimento.
Ma
lei, ignara, non lo aveva ascoltato.
***
L’asfalto
sotto di lui scorreva veloce, grigio e bianco si
mischiavano al blu cupo che portava con sé la luna, ogni
sera.
Il
tachimetro segnava gli ottanta chilometri orari.
I
capelli volavano liberi, scossi dal vento.
E
poi, l’incrocio.
L’auto.
La
luce.
Il
botto.
E
poi…
…semplicemente
il nulla.
-Non
l’ho visto arrivare, il semaforo era verde, era
nel torto, lui…! Andava troppo veloce! Giuro…
-Va
bene, ora basta. Circolare! Fate spazio, gente!
Rinvenne.
Vide
il cielo scuro di Roma, quasi del tutto privo di
stelle.
Sentì
il rumore delle sirene dell’autoambulanza, le
voci concitate.
-Ragazzo!
Ragazzo! Sei sveglio? Rispondi! Non chiudere
gli occhi!
Provò
a muovere un dito.
Il
pavimento era scivoloso.
No,
era asfalto.
Perché
sentiva del liquido, sotto le dita? Che cosa
stava succedendo?
-Non
muoverti, ragazzo. Rischi di perdere altro sangue.
…sangue?
Faticosamente,
cercò di ricordare.
Luce,
buio, dolore.
L’auto.
L’auto!
Aveva
fatto un… incidente?
Era
tutto così irreale…
-Sta
peggiorando! Presto, portatelo dentro!
-Resisti,
accidenti, resisti!
Ma
perché tutto questo?
Non
poteva essere ferito alla testa. Lui aveva il
casco. Lui portava sempre il casco.
Che
cosa c’era da preoccuparsi?
Aveva
diciotto anni, e non era mai andato in motorino
senza.
Tranne…
Tranne
quella sera.
Ah,
giusto. Il casco lo aveva dato ad Aly.
Perciò,
adesso stava per morire?
Che
peccato! Che morte stupida.
-No!
Non chiudere gli occhi! SVEGLIATI! SVEGLIATI!
Ciao,
Aly. Ti ho amata tanto.
-Casa
Guerrieri?
-Sì?
-Signora,
suo figlio ha avuto un incidente…
-No.
-Alessia,
ascolta…
-No.
No.
-Aly…
-NO!
Lui non può essere morto! Questa è una cosa
assurda,
succede solo in quelle fottutissime soap opera! Non a me! Non a lui!
-Ti
prego, cara, ascolta…
Non
stette a sentire altro.
Corse
in camera, senza vedere veramente il percorso, gli
occhi offuscati di lacrime.
Si
fiondò sul letto, afferrò quel
casco maledetto,
si precipitò alla finestra, lo lanciò
giù.
Lo
guardò cadere, atterrare nel cortile.
Poi,
si accasciò a terra.
Mentre
piangeva, sul cuscino, si chiese il perché.
Erano
bravi. Erano buoni. Si amavano.
L’utilizzo
del verbo al passato la colpisce al cuore, una
stilettata che affonda lentamente, dolorosamente.
Non
ce la fa.
Non
può sopportarlo.
Si
alza, corre in bagno, spalanca le ante di un mobiletto.
Alla
ricerca disperata di un rasoio.
Tagliarsi
le vene. Morire. Raggiungerlo.
Tutto
bene. Tutto semplice.
La
mano che cerca frenetica, si blocca.
Le
lacrime smettono per un attimo di scendere, la bocca si
spalanca.
Ed
Aly rimase lì, con l’arto ancora appoggiato vicino
ai
suoi assorbenti che ha intravisto di sfuggita.
Rendendosi
conto di avere saltato un ciclo.
-Buongiorno.
-Buongiorno!
In che posso servirla?
La
mano corre al ventre, inconsapevolmente.
-Potrebbe
darmi un test di gravidanza?
A volte nemmeno le favole
hanno un lieto fine.
Però, qualche
volta, arriva
qualcosa,
un nuovo raggio di sole,
uno scopo nella vita,
qualcuno da amare.
E
così, ci si rende conto, cadendo e
rialzandosi e soffrendo e asciugandosi le lacrime…
che vivere può
essere una
cosa meravigliosa.
Fine
Eventuali
similitudini con altre storie sono assolutamente involontarie.
Provvedete ad avvisarmi in questo caso, e io verificherò e
cancellerò la storia se vi saranno punti evidenti in comune.
Le recensioni
sono sempre
ben
accette.
Grazie per
aver letto.
Ringraziamenti
ancora più devoti a chi
commenterà.
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