Eccolo, di nuovo con la bacchetta in mano, pronto a dire "Expecto Patronum". Era l'unica cosa che lo faceva sentir meglio, liberare il proprio patronus e piangere accarezzandolo,pensando alla bambina, alla ragazza e alla donna che avrebbe sempre amato. Una volta aveva provato ad abbracciare il suo Patronus, esattamente come aveva fatto quando Lily era morta, stringendolo e piangendo. Ma quando ha provado a circondarlo con le braccia, questo era scomparso. E lui era rimasto solo. Ricordava ancora gli urli del bambino sopravvissuto, dentro la sua culla. Fissava la sua mamma con lo sguardo preoccupato, esattamente come quello di Severus. Si era ripromesso di non piangere più. Ma quando chiamava il suo Patronus era inevitabile. C'era stato un giorno, però, dove le lacrime gli avevano di nuovo rigato le guance. Il giorno in cui aveva ritrovato Harry. Non smetteva di fissarlo, non badava neanche a quello che il professore gli stava dicendo. L'unica cosa a cui riusciva a pensare era: 'Ha gli occhi di sua madre'. Voleva corrergli incontro, prenderlo e abbracciarlo. Ma si era tenuto, perché Albus Silente gli aveva detto di fare così. E lui si fidava di Albus...vero? Per lui si era legato al lato oscuro, era diventato un Mangiamorte. Ma era davvero quello che voleva? No. Non lo era. Ripensò anche a tutta la giornata: aveva seguito Potter, Granger e Weasley per i corridoi. Aveva sentito dire a Harry che lo odiava, che voleva trasformarlo in un rospo e poi buttarlo nello stagno. A quel punto si era fermato. Si era girato e, trattenendo le lacrime, era corso nel suo ufficio. Ah, se lui sapesse. Ma Severus doveva rimanere forte. Per lui. Per Harry. Per Lily.
E così disse: Expecto Patronum.
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