[zipedit] Vita
a Kuraigana! I bigodini di Perona
“Com’è triste la vita a Kuraigana!”
sbuffò Perona nella sua stanzetta.
Certo,
definirla stanzetta era offensivo; il padrone di casa aveva concesso alla
giovane ospite una camera davvero spaziosa, e considerando i suoi gusti in
fatto di mobilia, era anche lussuosa.
Perona
si era trovata in quella strana isola di punto in bianco, sbalzata in aria
dallo strano potere di Orso Bartholomew. Poteva andarle peggio, ma anche
decisamente meglio.
In
quel grandissimo maniero dalle pietre grigie non c’era mai nessuno disposto a
giocare con lei, i pupazzi erano così banali, così inanimati, non facevano
altro che fissarla con i loro occhietti di bottone.
Ovviamente
non aveva potuto farsi una valigia, prima di essere catapultata via, e nella
sua nuova casa aveva dovuto cucire, con vecchi ritagli di stoffa, ago e filo,
una serie di nuovi amici con cui passare le lunghe e tediose ore. Gli occhi
erano stati fatti con i bottoni delle vecchie camicie del padrone della
residenza, quindi erano tutti di finissima, bianca, elegante ma inespressiva
madreperla.
La
ragazza era appena uscita dalla doccia. Si era lavata con cura e si era passata
il rasoio sulle gambe, che ora erano “lissie - lissie”, come adorava pensare.
L’asciugamano che la copriva le mettevano in bella mostra, e finivano, pallide
e longilinee, dentro le ciabattine rosa e nere. Continuò a spazzolarsi i
capelli davanti allo specchio, poi colta dalla solitudine richiamò qualcuno dei
suoi fantasmini che presero a svolazzarle attorno come uno stormo di uccelli.
«Horo horo horo!» ridevano lievi.
“Molto meglio.” pensò.
Perona
guardò critica i suoi capelli rosei, lunghi, luminosi ma un po’ flosci. Bigodini!
Servivano assolutamente i bigodini! Andò a rovistare nell’armadio e tirò fuori
un sacchetto a fiori con dentro i preziosi arnesi da parrucchiera.
Ma i
suoi capelli erano una massa infinita! Che noia! Ci sarebbe voluto un sacco di
tempo! Oh, se almeno avesse potuto stare in compagnia di qualcuno…!
“Chissà se è sveglio…” pensò con un
sorriso malandrino. Si sfilò in un gesto solo l’asciugamano di dosso ed entrò
nel suo pigiamino preferito, quello con la culotte
color crema e la maglietta bianca a pois rosa. Si tolse le pantofoline per fare
ancor meno rumore, prese il sacchetto dei bigodini e si addentrò senza paura
nei corridoi del castello.
Drakul
Mihawk era ancora sveglio, intento a leggere a lume di candela. Non era mai
stato tipo da andare a letto con le galline, e finiva spesso per addormentarsi
solo quando l’aurora faceva capolino (o almeno ci provava coraggiosamente,
considerando la fitta nebbia) da dietro ai cipressi del giardino.
Era
giusto al centro di un grandissimo letto a due piazze con la coperta di ermellino
e le lenzuola lucidissime. Detestava il cotone e il lino, troppo ruvidi, e la
sua biancheria era solamente di seta. Purtroppo quelle del suo colore
preferito, rosso e nero, erano in tintoria, quindi in quei giorni doveva
ripiegare su quelle color champagne. Innumerevoli cuscini sostenevano la
schiena atletica dell’uomo, che assaporava in cuor suo la comodità del proprio
letto e il silenzio della propria casa, ora che quel vandalo di Roronoa aveva
finalmente smesso di stressarlo per farsi allenare più di otto ore al giorno e stava
russando da qualche parte, e l’Avril Lavigne dei poveri in capelli rosa era
chiusa in camera sua a sognare pipistrelli zombie e gente da deprimere.
No,
almeno fino al pranzo di domani non avrebbe visto nessuno dei due, pensò
tranquillo Mihawk. La serenità non contagiò il suo volto, che rimaneva severo e
minaccioso come al solito. Gli occhi dorati scorrevano le righe del testo,
addentrandosi nei meandri di quel saggio che dopo annose ricerche era riuscito
a trovare in una piccola bottega di un paese lontano lontano.
Perona
intanto, giunta davanti alla porta chiusa della camera da letto di Mihawk, ebbe
un guizzo di contentezza: una flebile luce filtrava da sotto la porta, era
ancora sveglio! Bussò con grazia e attese.
-Avanti.-
tuonò Mihawk. Fine della tranquillità, pensò. Fine della mia lettura. Però
magari qualcuno si era sentito male nella notte, come quella volta che alla
signorinella era venuta la febbre altissima e Roronoa l’aveva svegliato perché
lui proprio non sapeva che pesci pigliare.
-Permesso?-
sorrise la ragazza facendo capolino dalla pesante porta di legno.
Mihawk
le fece con una mano cenno di entrare; sprizzava troppa salute per avere
qualche malanno, ergo, era venuta a dare fastidio. Non era sua abitudine però
quella di chiudere in faccia la porta a qualcuno, né di far finta di dormire,
quindi decise che l’avrebbe congedata rapidamente dicendole con sincerità che a
quell’ora, come a tutte le altre, preferiva star solo.
-Ti
serve qualcosa?- le domandò. -Altri ritagli per i tuoi pupazzi?-
-No!-
esclamò Perona balzando sul morbido letto. -Oh! Come sono lisce le tue
lenzuola! Horo horo!!- ridacchiò stendendosi godereccia ai piedi del materasso
e costringendo Mihawk a ritirare le proprie gambe per non sfiorarla e per non
farsi schiacciare un dito.
-Dunque…?-
incalzò spazientito l’uomo.
-Devo
mettermi i bigodini. Tienimi compagnia!- ordinò Perona con disinvoltura.
-Non
se ne parla. Torna nella tua stanza.- replicò lo spadaccino. I bigodini! Era
venuta per mettersi i bigodini!
-E
dai!- lo pregò la ragazza gattonando fino a lui e costringendolo a chiudere il
libro per non sgualcirlo. -Fammi rimanere!- disse gonfiando le guance
capricciosa.
-Stavo
leggendo.- esplicitò glaciale Mihawk. -Quindi per favore, esci.-
-Guarda,
puoi leggere mentre io mi metto i bigodini! È semplice!- e così dicendo si
accomodò tra le braccia del padrone di casa, passandogli un braccio attorno
alle vigorose spalle e sforbiciando giocosa le lunghe gambe. -Ecco, vedi?-
disse contenta. -Il libro lo metti qui davanti, e puoi fare come se non ci
fossi!-
Perona
batté le mani e richiamò qualche fantasmino. -Horo horo! Forza, datevi da
fare!-
I
piccoli ectoplasmi presero spazzola e bigodini dal sacchetto che era rimasto
abbandonato ai piedi del letto e cominciarono a lavorare sui capelli della
padroncina.
-Così
possiamo farci compagnia!- sentenziò infine, mentre Mihawk, decisamente
sconfitto, sospirò rassegnato.
Perona
sorrise trionfante, nel luogo più ambito della casa: in braccio al temibile e
tenebroso Drakul Mihawk e nel morbidissimo letto padronale!
Perona e Mihawk appartengono ad Eiichiro Oda, storia senza scopo di lucro, leggere attentamente il foglio illustrativo, se i sintomi persistono consultare il medico.
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