Scusate come sempre per il ritardo ormai cronico, spero
che gradirete il nuovo capitolo. Grazie per le recensioni, un bacione a tutti,
e soprattutto a Laurelin, che finalmente ha letto anche questa mia opera,
grazie bella!
10. Cuore e dovere
...every
now and then
I
get a little bit tired of
listening
to the sound of my tears
(Total
eclipse of the heart - Bonnie Tyler)
Eowyn scese velocemente le scale interne del piccolo
forte in mezzo al bosco; l'avevano appena avvertita che stava arrivando una
compagnia di soldati da Edoras, poteva essere il re, o suo fratello, oppure
poteva essere lui...
La lunga veste bianca le intralciava il cammino, così
la sollevò sopra le ginocchia, affrettando i passi; corse fuori, sulla grande
terrazza che faceva anche da piazza d'armi, e si fermò solo contro il
parapetto.
Il crepuscolo stava scendendo rapidamente dietro le
montagne, lunghe ombre si disegnavano alle spalle della grigia compagnia, ma il
volto di Eowyn s'illuminò come la luna nel cielo di primavera, quando vide,
alla testa degli sconosciuti cavalieri, un volto familiare... e amato...
Aragorn discese dal suo destriero, mentre la
fanciulla scendeva in fretta l'ultima scalinata del forte di Dunclivio. Tutti i
presenti osservavano intimoriti i misteriosi, e silenziosi, guerrieri che
seguivano l'uomo, i loro volti severi, il portamento fiero, i mantelli scuri.
Eowyn si fermò, ansimante, solo quando fu davanti al
ramingo; si guardarono per un attimo negl'occhi, poi lui la prese tra le braccia,
quasi sollevandola da terra e stringendosela al petto. A quel gesto, Halbarad,
silente guerriero del nord, lanciò un'occhiata sbalordita a Legolas, il quale
non poté far altro che stringersi nelle spalle.
"Chi sono questi uomini?" Domandò la
fanciulla, una volta sciolta dall'abbraccio di Aragorn, indicando i cavalieri
che lo accompagnavano.
"Essi sono i miei compagni, i Raminghi del
Nord." Spiegò l'uomo. "Si sono uniti a me lungo la strada, e mi
seguiranno nella battaglia." Aggiunse; lei annuì.
"Dimmi di Helm." Lo incitò poi, e lui le
raccontò ogni cosa, e vide i suoi occhi brillare.
Più tardi fu allestito un veloce pasto per i
viandanti; Eowyn sedeva di fronte ad Aragorn, osservando ogni suo gesto, non
facendo caso alle occhiate di rimprovero che Halbarad lanciava al suo capitano,
né allo sguardo preoccupato di Legolas.
"Adesso vorrete sicuramente riposare, ma temo
che vi dovrete accontentare di giacigli arrangiati, vi sistemerò meglio
domani..."
"Mi spiace, mia cara." La interruppe
Aragorn. "Non devi preoccuparti, poiché ci fermeremo solo per questa
notte, l'urgenza ci accompagna e riprenderemo il cammino alle prime luci
dell'alba." Lei lo guardò sorpresa.
"Ma, allora, perché avete deviato dalla vostra
strada solo per riferire notizie a me, nel mio esilio?" Gli chiese
incuriosita.
"Non considero sprecato il viaggio, ma devo
confessarti che non sarei potuto venire qui, se la mia via non passasse proprio
da Dunclivio." Rispose lui, stupendola ancora di più, la fanciulla si
sentì presa in giro.
"Non ci sono strade che da qui conducano a sud o
a est, credo tu abbia sbagliato!" Sbottò Eowyn, incrociando le braccia.
"Non mi sono sbagliato, mia signora."
Replicò deciso il ramingo. "Conosco molto bene queste terre, da prima che
tu le allietassi con la tua grazia, e vi è una via che conduce fuori da questa
valle..." Si fissavano negl'occhi. "Domani percorrerò i Sentieri dei
Morti."
Un silenzio assordante calò sulla tavola e sulle
persone vicine, solo il respiro profondo di Eowyn era percepibile; la fanciulla
era impallidita, mentre continuava a fissare negl'occhi il ramingo... tu
vuoi uccidermi... continuava a ripetere la sua mente all'uomo.
"Cerchi dunque la morte?" Gli domandò
infine, con un filo di voce. "Perché non troverai altro su quella
via..." Il suo tono di voce si era alzato all'improvviso. "...quegli
spiriti non lasciano passare i vivi!" Gridò infine; lui le afferrò la mano
sul tavolo, per impedirle di alzarsi.
"Forse permetteranno a me di farlo."
Ribatté con calma. "E, ad ogni modo, devo tentare, poiché è l'unica via
che può servirmi." Aggiunse, abbassando gli occhi.
"Farai la follia di condurre questi uomini
valorosi alla morte?!" Gli domandò, indicando i raminghi con un gesto.
"Quando ci sarebbe ben più bisogno di loro in battaglia? Aspetta mio
fratello, e cavalca con lui verso sud, avrai ben più speranze!"
"Non sono un folle!" Rispose Aragorn,
rialzando lo sguardo su Eowyn. "Coloro che mi seguono lo fanno di loro
volontà, e nessuno gli impedisce di restare qui e proseguire con le schiere del
re, ma io percorrerò i Sentieri dei Morti, anche solo, se necessario."
C'erano tanta decisione e serietà, nei suoi occhi, che la fanciulla non ebbe la
forza di replicare, ed il pasto si concluse nel silenzio.
La notte non aveva portato pace all'anima tormentata
di Eowyn; la ragazza decise che non poteva restare a torcersi le mani nel suo
padiglione, così abbandonò le ultime remore, uscendo per cercarlo. Non lo
avrebbe lasciato andare così.
Trovò Aragorn che stava andando a dormire; lo guardò
lasciare i compagni e seguire Gimli e Legolas verso il loro padiglione. Lo
ammirò ancora una volta, ancora da lontano, come aveva fatto quando era partito
verso Helm; ma anche se gli stava a tale distanza, non riusciva a far battere
meno forte il suo cuore.
Lo raggiunse veloce, quando vide che stava per
ritirarsi; lo chiamò e lui si accorse della fanciulla, splendente nella notte,
come una stella, dato il candore della sua pelle e della sua veste. Le sorrise,
perché non poteva fare a meno di provare una grande tenerezza per quella ragazza
dal temperamento tanto intenso, ed era bella, come una rosa bianca accarezzata
dalla rugiada del mattino.
Quando furono vicini, lei lo guardò negl'occhi,
decisa, risoluta, ma pur sempre come se si trattenesse per non scoppiare in
lacrime.
"Perché vuoi prendere quella strada,
Aragorn?!" Gli chiese, stringendo i pugni.
"Perché devo." Rispose lui severo. "E'
la via che mi è stata indicata, non posso fare altrimenti, è il mio destino,
non una scelta."
Eowyn lo osservò per un attimo, respirando intensamente;
innumerevoli pensieri si accavallavano nella sua mente confusa. Lo sentiva così
vicino, ma allo stesso tempo talmente protratto nella sua missione da apparire
remoto come un sogno ormai perso.
"Sei risoluto..." Commentò infine la
fanciulla, chinando il capo, ma lo rialzò subito dopo, posando una mano sul
braccio dell'uomo. "Se non posso farti cambiare idea, allora permettimi di
cavalcare con te, non voglio più nascondermi, desidero combattere."
"Il tuo dovere è con il tuo popolo."
Replicò secco il ramingo; fu come se l'avesse trapassata con una spada
incandescente.
"Io sono una guerriera, una figlia di
Rohan!" Protestò con forza Eowyn. "Dovrei restare per fare cosa?
Aspettare e bruciare con la casa, dopo che tutti gli uomini saranno morti in
battaglia?!" Aggiunse con passione, stringendo il braccio di Aragorn.
"Io voglio stare con te..." Continuò fissandolo negl'occhi.
L'uomo ricambiò lo sguardo, e per un attimo si
smarrì, in quelle iridi dal colore dei fiordalisi; il suo cuore volò oltre le
nubi, nei cieli tersi, fino a verdi valli, a cascate cristalline, ad altri
occhi, infinitamente più antichi di quelli che guardava ora, ma che continuava
a sognare, a desiderare...
"Eowyn..." La prese delicatamente per le
spalle, scostandola un po' da se. "Anche se ti permettessi di seguirmi, io
non potrei mai darti ciò che desideri da me, poiché... il mio cuore appartiene già a qualcun
altro..." Le disse, con evidente rammarico.
La fanciulla s'irrigidì, poi si scostò dalle sue
braccia come se scottassero, mentre i suoi occhi diventavano lucidi come
specchi d'acqua; lo guardò ancora per un attimo, spaesata, infine si voltò e
corse via, urtando Legolas che stava arrivando. Non gli chiese scusa, non lo
guardò nemmeno, e sparì nella notte.
"Che succede?" Domandò l'elfo; Aragorn
teneva il capo chino e posava una mano sul tronco di un vecchio pino, alzò gli
occhi solo sentendo la voce dell'amico.
"E' innamorata di me." Confessò
tristemente, con espressione colpevole.
"Sapevi che poteva succedere, ma non hai fatto
nulla per impedirlo." Affermò Legolas; parole di rimprovero, ma dette con
dolcezza.
"Voleva seguirmi in battaglia, anche attraverso
i Sentieri dei Morti." Riprese il ramingo, girandosi per guardare in
faccia l'elfo.
"E' coraggiosa, e forte." Replicò Legolas.
"La posso anche capire, lei sa che noi non ti seguiamo per dovere o brama
di gloria, ma solo..." Lo guardò negl'occhi. "...per amore."
"Non le avrei mai permesso di seguirmi."
Dichiarò senza dubbi Aragorn.
"E io so che non è semplice amicizia, quella che
ti lega a quella fanciulla." I loro occhi s'incontrarono nuovamente, il
ramingo sospirò.
"Nemmeno quello che provo per te lo è, ma non ti
ho mai nascosto che il mio cuore l'ho donato ad una sola persona, anche se la
mia morte o la sua partenza ci dovessero dividere." Proclamò il ramingo,
stringendo il suo ciondolo.
"Io non ti abbandonerò comunque." Promise
l'elfo. "Ma temo per te, perché so che ora, il pensiero di Eowyn, ti
accompagnerà ad ogni passo di questa missione." Continuò, piegando il capo
di lato, per guardare gli occhi di Aragorn, che si erano abbassati.
"Mi conosci troppo bene, mellon hîn (amico
mio)..." Mormorò l'uomo; Legolas sorrise dolcemente, poi gli passò una
mano tra i capelli.
Grigia l'alba che sorgeva lenta da est, grigi i
mantelli ed i volti dei raminghi, nera la bocca del Sentiero dei Morti
all'orizzonte, tra i monti, pallido il viso di Eowyn e lucidi i suoi occhi. E
tremava, mentre la schiera si allontanava lungo la strada senza ritorno.
La fanciulla si era presentata ad Aragorn vestita
come un cavaliere, con la spada al fianco; non voleva la sua pena, si sarebbe
dovuto pentire di non averla voluta con se, eppure non era riuscita a mantenere
la sua freddezza davanti al tenero sguardo dell'uomo ed al bacio che lui le
aveva depositato sulla fronte.
Gli aveva porto il suo saluto e gli auguri di rito,
mentre il suo cuore perdeva la speranza di rivederlo; sentiva ancora le sue
mani calde sul viso, le sue labbra sulla fronte...
La grigia compagnia aveva ormai imboccato il sentiero
costeggiato dalle pietre miliari. Aragorn non aveva mostrato un segno
cedimento, di titubanza, né si era voltato per guardarla un'ultima volta, ma
lei non ne conosceva il vero motivo: non poteva permettersi di avere dubbi in
quel momento, né di dare alla ragazza false speranze, così guardava dritto
davanti a se, concentrato sul destino che finalmente aveva scelto.
Eowyn strinse la mano sull'elsa della spada fino a
far sbiancare le nocche, come se quel gesto potesse trattenere le lacrime che
ormai scendevano senza freno sulle sue guance, ma non c'era azione che potesse
soffocare la sua rabbia ed il suo dolore; solo l'orgoglio le impedì di saltare
sul primo cavallo e seguirlo. La ragazza prese un lungo respiro, si asciugò le
lacrime con il dorso della mano, poi si voltò, incamminandosi verso il forte,
mentre l'accampamento si risvegliava.
Ci fu ancora un'alba, dopo la partenza dei Dùnedain e
prima del ritorno del re; furono due giorni di profondo dolore e intensa
riflessione da parte di Eowyn, ma le decisioni del suo cuore sarebbero rimaste
celate ad a chiunque l'avesse avuta di fronte.
Aragorn le aveva comunicato che le schiere del re
sarebbero arrivate un paio di giorni dopo di lui, e lei aveva preparato tutto
per accoglierlo; i capitani di Rohan, nel frattempo, avevano già cominciato a
radunare le truppe, sapevano che non era finita.
Eowyn accolse Theoden cavalcandogli incontro; era
felice, sinceramente, di rivedere l'amato sovrano illeso. La fanciulla scambiò
con il fratello solo un cenno del capo, che rimandava a dopo i saluti e gli
abbracci; osservò incuriosita lo strano personaggio che cavalcava con Eomer,
poi spostò gli occhi su Elfrid.
Il sorriso della guerriera perse lentamente allegria,
quando lei si accorse della disperazione negl'occhi dell'amica, erano occhi che
avevano pianto a lungo; quando Eowyn si rese conto che Elfrid la osservava,
distolse subito lo sguardo, cominciando a riferire al re la situazione. La sua
voce tremò solo quando accennò alla partenza di Aragorn, ma l'altra ragazza non
seppe se lo aveva notato solo lei.
Elfrid era ferma fuori dal suo padiglione,
rifletteva; aveva tentato di parlare con Eowyn, ma l'amica era stata molto
sfuggente. Ciò che le aveva causato più preoccupazione, durante la cena, era
stato il racconto che Eowyn aveva fatto del passaggio di Aragorn; la sua voce
era assente, lo sguardo perso, mentre ripeteva "E' partito". Quelle
parole le erano uscite dalle labbra più volte, durante la conversazione, e
questo non era sfuggito ad Elfrid; non aveva cercato di scoprire di più solo
per garbo, giacché anche Eomer sembrava sinceramente addolorato della scelta
fatta dal ramingo.
Dei passi alle sue spalle la fecero girare, era
proprio il secondo maresciallo; Eomer le sorrise, avvicinandosi. Si scambiarono
un breve bacio.
"C'è qualcosa che non va? Sembri
preoccupata." Le domandò poi, dopo averla osservata per un momento.
"So che la situazione è difficile, andiamo incontro alla guerra..."
Aggiunse scostandole una ciocca di capelli dalla fronte; Elfrid strinse le
labbra per un attimo.
"Non è per quello, sono un soldato, sono
abituata a combattere." Rispose lei, scuotendo il capo. "Hai parlato
con Eowyn?" Gli chiese poi, rialzando gli occhi nei suoi.
"Sì..." Affermò sorpreso Eomer. "Ma
perché mi chiedi questo?"
"Non l'hai vista un po' strana?" Ribatté la
ragazza, passandosi una mano tra i capelli e facendo qualche passo sul prato.
"Non ci vedo nulla di strano, mi è solo sembrata
turbata da questo stato di cose e
preoccupata per Aragorn, ma lo siamo tutti..." Replicò lui,
allargando le mani.
"C'è qualcosa di più..." Continuò Elfrid,
voltandosi di nuovo verso l'uomo. "L'hai guardata negl'occhi?" Eomer
la fissò per qualche istante, ricordando che, in effetti, qualcosa nello
sguardo di sua sorella lo aveva turbato; era la stessa lucida determinazione di
quello di Theodred, quando era partito per il nord.
"Stai esagerando..." Stavolta fu il
maresciallo a darle le spalle. "Eowyn è sempre stata una persona molto
volitiva..."
"Sì!" Esclamò Elfrid, andandogli davanti e
afferrandogli un braccio. "Ma non avevo mai visto nei suoi occhi una
determinazione così violenta, un dolore così grande..."
"Spiegati meglio." La interruppe lui.
"Dove vuoi arrivare?" Elfrid lo guardò negl'occhi.
"E' innamorata di Aragorn." Rispose poi.
"Ti sbagli." Dichiarò subito Eomer.
"Mi spiace, ma non credo." Ribatté lei,
negando col capo; l'uomo alzò la testa, guardando oltre la ragazza, verso le
pendici della montagna.
"Anche se tu avessi ragione..." Mormorò
poco dopo. "...ci sono ben poche speranze di rivederlo vivo."
"E non pensi che sia proprio per quello che è
così disperata?" Intervenne Elfrid.
"Io non ho la cura per il suo dolore."
Affermò Eomer, guardando altrove.
"Ma puoi evitare che peggiori." Lui tornò a
guardarla, con espressione interrogativa.
"In che modo?" Chiese aggrottando le sopracciglia.
"Lo sai, qual è il modo." Rispose calma la
ragazza.
Gli occhi di Eomer fiammeggiarono, un velo di rabbia
gli offuscò il bel viso chiaro; strinse i pugni, continuando a guardare Elfrid.
"Non verrà in battaglia con noi!" Esclamò
infine.
"Ragiona, lei lo desidera, ne ha le capacità, e
noi abbiamo bisogno di ogni lancia del Mark..." La replica della ragazza
non sortì gli effetti voluti.
"Eowyn non scenderà in guerra, e sappi che se
fosse per me anche tu resteresti qui..." Riprese l'uomo. "...non perderò
anche lei, nessuno di quelli che amo dovrà più morire!" Continuò gridando.
"Eowyn rimarrà qui, e questa è la mia ultima parola." Aggiunse
infine, poi diede le spalle a Elfrid, allontanandosi a grandi passi.
La ragazza rimase sola. Lo poteva capire, anche lei
aveva perso molte persone amate, in quella guerra... tutta la sua famiglia,
molti cari amici... Non riusciva a condividere l'opinione di Eomer, però. Lei
era una donna guerriera, anche Eowyn lo era, e nel cuore si sentiva che, sul
quel campo di battaglia, ci sarebbe stato bisogno anche di loro.
Theoden osservava l'adunata dei cavalieri di Rohan,
dall'alto del bastione naturale che dominava Dunclivio; la notte era
particolarmente scura, né luna né stelle, e chissà se le avrebbero mai più
riviste. Ringraziò mentalmente Gandalf, per aver trasmesso la sua volontà ai
capitani dell'Estfalda, adesso erano quasi pronti. Era talmente concentrato sui
suoi pensieri, il re del Mark, da non accorgersi di qualcuno che si stava
avvicinando.
"Hai altri ordini per me, Sire?" Domandò
Eowyn, fermandosi a pochi passi da lui; l'anziano sovrano si voltò, e sorrise,
quando riconobbe la fanciulla.
"Ordini?" Fece Theoden, dando l'impressione
di pensarci. "Sì, ti ordino di fermati la mio fianco, ed osservare con me
la danza delle fiaccole." Le disse poi, invitando Eowyn ad avvicinarsi
ancora.
La ragazza fece un paio di passi e si fermò accanto
all'uomo; lui la strinse per le spalle, poi si scambiarono un sorriso.
"Domani partiamo... per una guerra che non
volevo combattere..." Eowyn lo osservava, in attesa delle sue parole.
"E io sono vecchio." Aggiunse, con un dolce sguardo per lei.
"Non dire così, Sire, tu sei ancora forte e
valoroso." Replicò la fanciulla con occhi scintillanti; Theoden tornò a
guardare l'accampamento.
"Seimila lance sono poche per spezzare le forze
di Mordor." Ammise l'uomo. "Potrebbe essere la mia ultima
battaglia." Eowyn spalancò gli occhi, pronta a ribattere, ma non ci
riuscì. "Ma sono sereno, nell'affrontare questa nuova sfida, poiché so in
quali mani lascio il mio regno e il mio popolo." Si girò di nuovo verso di
lei e sorrise dolcemente.
Eowyn lo osservò, mentre lui tornava a darle il
profilo, che era nobile e fiero; era felice di rivedere in quell'uomo la
persona gentile che aveva accolto lei e suo fratello a Edoras, che le
raccontava le favole prima di dormire, che dava sicurezza ai suoi giorni
smarriti di piccola orfana, che le era stato al fianco ad ogni passo della
vita, come un vero padre.
"Voglio che tu sappia che sono orgoglioso di
voi, di te e di Eomer." Affermò Theoden, indugiando con gli occhi sulla
valle e la mani dietro la schiena. "Sono fiero di come siete
cresciuti."
"Di come tu, ci hai cresciuti." Volle
dirgli; l'uomo si voltò verso di lei, con un sorriso riconoscente, poi le
carezzò i capelli.
"So che Eomer sarà un buon sovrano, per Rohan,
quando sarà il suo momento, e che tu reggerai con onore il trono dei miei
padri, fino al suo ritorno."
Quella frase, l'orgoglio con cui l'aveva pronunciata
e la certezza del suo mancato ritorno, fecero sentire Eowyn terribilmente in
colpa, ma nel suo cuore non riusciva a tornare indietro, a calpestare la rabbia
e la delusione, a dimenticare l'amore perduto, a soffocare la sua anima
guerriera, e questo le dilaniava il cuore, perché avrebbe tradito la fiducia
del suo re. Ma non poteva tradire se stessa.
"C'è anche un'altra cosa che devi sapere,
Eowyn." La guardò negl'occhi. "Il mio cuore ha sempre visto te e tuo
fratello come figli..." La ragazza sentì un'onda di commozione stringerle
il cuore, a quella parole dette con dolcezza e orgoglio. "...e, fin dal
primo giorno, io vi ho amati come ho amato Theodred." Eowyn vide i suoi
occhi lucidi, e si rese conto di non poter trattenere le lacrime. "Voi
siete i miei figli." Dichiarò, posandole le mani sulle spalle; un pianto
sommesso e dignitoso solcava ormai il viso della fanciulla.
"E tu sei nostro padre..." Riuscì a
mormorare tra le lacrime. "Sento di parlare anche per Eomer, quando dico
questo... tu sei nostro padre..." Theoden l'abbracciò delicatamente,
carezzandole il capo; lei continuò a piangere sul suo petto.
"Ti saluto ora, bambina mia, e pregherò i Valar
di poterti rivedere..." Mormorò il re, trattenendo il pianto; non sapeva
che il destino, seppur infausto, a volte avvera i desideri.
Meriadoc della Contea si guardava intorno, smarrito
tra gli alti e biondi cavalieri del Mark, mentre un cielo sempre più cupo
sovrastava Edoras; non c'era stata alba, quel giorno, forse non ci sarebbe
stata più. Merry guardò la sua bardatura, la spada, l'elmo, che gli aveva dato
la dolce dama Eowyn; aveva giurato fedeltà al suo signore, divenendo uno
scudiero del Mark, ma ora lo stavano abbandonando di nuovo, come un vecchio
bagaglio che ormai ha viaggiato troppo, inutile come una scarpa rotta ripescata
nel Brandivino.
Nella lunga, e inarrestabile, marcia che attendeva i
Rohirrim, un Mezzuomo come lui non era altro che un peso che avrebbe rallentato
la corsa; deluso, si lasciò cadere seduto su un secchio rovesciato.
Gli occhi di Merry si spalancarono e balzò in piedi,
quando un grande cavallo grigio si arrestò proprio di fronte a lui; il
cavaliere che lo montava, un tipo mingherlino, si sporse verso lo hobbit, senza
togliere l'elmo. Si guardarono negl'occhi; l'umano aveva occhi che
scintillavano di determinazione e coraggio, ma anche di disperazione, erano gli
occhi di chi va incontro alla morte senza paura.
"Tu desideri essere accanto al tuo Signore in
battaglia?" Domandò il cavaliere al Mezzuomo.
"Lo voglio!" Rispose Merry senza titubanze.
"Dove vi è la volontà nulla è impossibile."
Replicò allora l'umano. "Vieni con me..." Aggiunse porgendogli la
mano. "...e sarai al suo fianco fino alla fine." Merry prese la sua
mano, e l'altro lo issò in sella senza difficoltà.
"Ti nasconderò sotto il mio mantello, non ti
noteranno e il tuo peso non sarà un fardello per Windfola." Disse il
cavaliere, avvolgendo lo hobbit, poi carezzò la criniera del cavallo.
"Qual è il tuo nome?" Chiese Merry, una
volta sistemato in sella, girando appena la testa verso il compagno, i cui
capelli biondi s'intravedevano appena sotto l'elmo.
"Non conosci il mio nome?" Replicò lui; lo
hobbit negò col capo. "Allora puoi chiamarmi Dernhelm." Rispose
infine. "E ora, alla guerra mastro Holbytla." Dichiarò deciso il
cavaliere, spronando in avanti il suo destriero.
CONTINUA...