Let it Go ~ Frozen
01. "Don't let them in, don't let them see, be the good
boy you always
have to be."
Il regno di Arendelle,
uno dei più ricchi e
prosperosi di quel tempo, era governato da due buoni sovrani che
avevano due figli: Kurt, il futuro erede al trono, e Rachel, la
più piccola.
Agli occhi del popolo
e dei regni vicini, erano una comune famiglia
Reale (per quanto si possa definire “comune” la
famiglia regale) ma non conoscevano la verità, il segreto
che il principe custodiva dalla nascita.
Kurt infatti era
capace di controllare il ghiaccio: con un semplice
movimento delle dita poteva a creare una nevicata e alzando le mani
erigeva dei cumuli di neve in pochi secondi. Una volta scoperto questo
incredibile dono magico, i genitori pensarono subito ad una benedizione
divina ma col passare del tempo avrebbero imparato che molto spesso
anche la più pura benedizione cela un lato oscuro.
Quella mattina la
piccola principessa, non appena i primi raggi
mattutini le sfiorarono il viso filtrando dalla finestra,
sgusciò via dalle sue coperte rosate e in punta di piedi si
diresse verso il letto difronte al suo.
-Kurt?-
sussurrò sporgendosi sul letto.
-Kurt?- lo
richiamò, visto che il bambino continuava a
dormire. Rachel salì sul letto e gli scosse la spalla con
energia.
-Kuuuuuuuuuurt, vieni
a giocare?- chiese la bambina, quasi
saltellando sul letto.
-No Rachel,
è presto, torna a dormire…-
mormorò il bambino buttandola giù dal letto, e
con tutte le ragioni del mondo poiché effettivamente era
davvero presto.
-Ma il sole si
è alzato e io non posso dormire!-
protestò la bambina, alzandosi con uno scatto dal pavimento.
La mamma le aveva spiegato che se stava troppo tempo a dormire avrebbe
giocato di meno, ed era una cosa che Rachel voleva assolutamente
evitare.
Ma ovviamente non
poteva mettersi a giocare senza di Kurt, non sarebbe
stato altrettanto divertente prendere in giro i signori dentro i
quadri, saltare sui divani, scivolare sul corrimano della scala
e… oh, Rachel aveva appena avuto una grande idea!
C’era solo un gioco che avrebbe fatto alzare suo fratello dal
letto.
-Kurt, giochiamo con
la neve?- chiese con un sorrisetto.
Suo fratello
aprì gli occhi, si mise seduto e le rivolse un
gran sorriso.
E un attimo dopo
stavano correndo attraverso i lunghi
corridoi del castello, ridacchiando e tenendosi per mano, scendendo le
scale della zona nord per poi finire in un salone che usavano per
giocare.
Era completamente
vuoto poiché loro non avevano bisogno di
giochi, ma solo di un pizzico di magia. Kurt si posizionò al
centro della sala –Pronta?- chiese a Rachel, che rispose
affermativamente con un enorme sorriso.
Il principe con uno
scatto protese le mani in avanti e aprì
completamente i palmi, sentendo sempre quell’energia muoversi
dentro di lui, dal petto fino alla punta delle dita che poi da li
diventò lo strato ghiacciato che ricoprì il
pavimento della stanza.
Poi ancora
alzò le braccia al cielo e, muovendo i polsi con
un movimento fluido, quell’”energia”
divenne piccoli fiocchi di neve che pigramente cadevano verso il basso.
Rachel rise di
felicità, girando su se stessa mentre tendeva
le mani verso la neve e suo fratello l’affiancò
subito poiché sapeva che sua sorella non era brava a
pattinare e non voleva che cadesse.
La prese per mano e
iniziarono a pattinare per tutta la sala, facendo
delle giravolte e inciampando di tanto in tanto, finché
Rachel non chiese di fare un pupazzo di neve. Così Kurt
creò dei cumuli di neve e li modellò fino a
creare un buffissimo pupazzo di neve, con una bocca un po’
storta e il busto squadrato, ma Rachel lo aveva amato fin da subito e a
Kurt tanto bastava.
Così
continuarono a giocare Kurt, Rachel e Olaf (era il nome
del loro nuovo amico di neve); almeno finché, per la prima
volta in vita sua, Kurt si accorse che i suoi poteri non erano facili
da controllare.
Rachel stava saltando
sopra i cumuli di neve che suo fratello creava
apposta sotto di lei ma stavano venendo troppo alti e Kurt non capiva
perché, così indietreggiò un
po’ spaventato e scivolò sul ghiaccio.
-Rachel!-
gridò preoccupato per sua sorella che stava
saltando nel vuoto. Protese istintivamente il braccio e, senza che
potesse controllarlo, l’energia azzurrina colpì la
sorella dritta alla testa.
Da qui in poi i
ricordi di Kurt erano più confusi, forse
dallo shock: ricorda la ciocca biondo chiara che apparve tra i capelli
di Rachel, ricorda di aver urlato il nome di sua sorella
finché i suoi genitori non sono accorsi; ricorda di aver
pianto, continuando a chiedere scusa perché lui non voleva
farlo, non voleva colpirla; ricorda le braccia rassicuranti di sua
madre e quelle del padre che sorreggevano Rachel; ricorda la corsa a
cavallo fino alla casa dei troll; ricorda come il Capo dei troll abbia
salvato sua sorella poiché, a detta sua, togliere il
ghiaccio dalla testa era facile ma se fosse stato il cuore sarebbe
stato un vero problema; ricorda che da quel giorno Rachel
dimenticò i suoi poteri; ma soprattutto ricorda le parole di
suo padre “Lui ce la farà, Kurt
riuscirà a controllarlo. E fino a che non ci sarà
riuscito limiteremo i contatti con le persone, diminuiremo la
servitù e chiuderemo le porte. Nessuno dovrà
saperlo”.
Da quel giorno, il
terrore non ha mai abbandonato la mente di Kurt.
E
se non ci riuscissi?
Se non fossi in grado di controllarlo? Se dovessi di nuovo far del male
a Rachel?
Il giorno
dopo suo padre fece spostare le sue cose in
un’altra camera, distante da quella di sua sorella: il letto
era stato messo al centro della stanza, le pareti erano di un grigio
impersonale, ma aveva una libreria piena dei suoi libri preferiti, un
caminetto che gli dava un po’ di sicurezza contro i suoi
poteri e dalla finestra poteva vedere il grande cortile del castello e
alcune zone della città. Kurt si guardò intorno,
per poi buttarsi sulle coperte azzurre del suo letto. Era una camera
bellissima, ma mancava un po’ di rosa. Mancava Rachel.
-Kurt?- la sorella
aveva bussato alla sua porta –vieni a
giocare con me?-
Il bambino
sentì una stretta allo stomaco –no
Rachel, va via- disse cercando di tenere un tono risoluto.
-okay…-
mormorò la bambina, desistendo solo
perché Kurt non aveva mai usato un tono così duro
con lei.
Il principe
andò alla finestra, cercando di distrarsi
guardando il paesaggio ma appena toccò la finestra, del
ghiaccio si cosparse attorno alle sue mani, e lui
indietreggiò spaventato.
Corse alla porta e la
aprì lentamente, in cerca di aiuto. Un
bambino che conosceva solo di vista, uno dei pochi che abitavano al
castello, stava portando un sacchetto in direzione delle cucine e Kurt
ricordò che probabilmente era il figlio della cuoca.
-Hey!- lo
chiamò, un po’ imbarazzato. Il bambino
si guardò intorno confuso, finché non
notò il principe mezzo nascosto dietro la porta, e
arrossì di botto.
-Ehm, dici
a… dite, dite a me?- chiese balbettando un poco.
Solitamente nessuno della famiglia reale gli rivolgeva la parola, ma
sua madre gli aveva spiegato che bisognava trattarli con il massimo
rispetto.
Kurt annuì,
tenendo i suoi occhi azzurri
sull’altro ragazzino; si accorse che effettivamente era
proprio un bel bambino con quei boccoli corvini, la pelle scura e gli
occhi caramellosi –mi faresti un favore?-
-s-si
certo… altezza!- esclamò a voce alta e
facendo ridacchiare Kurt.
-andresti a chiamare
mio padre e dirgli che ho bisogno di lui?- chiese
il principe con un sorriso. L’altro bambino annuì
e fece per andarsene ma Kurt lo richiamò –ehi,
come ti chiami?-.
-Blaine- rispose il
bambino, un po’ confuso.
-allora grazie,
Blaine- disse Kurt regalandogli un grandissimo sorriso
che Blaine non poté far altro che ricambiare.
‘però’
pensò Blaine mentre
andava a cercare il Re ‘il principe Kurt è
sicuramente il principe più bello e gentile del
mondo’.
E
se ferissi qualcun
altro? Se andasse oltre il mio controllo?
-ecco qui
Kurt, questi ti aiuteranno- disse suo padre,
porgendogli dei guanti celestini.
Kurt fece scorrere la
mano dentro la stoffa calda, un po’
sollevato anche se dubbioso: non aveva la certezza che quei guanti
funzionassero davvero.
Il Re doveva aver
notato la sua incertezza, poiché prese
affettuosamente le mani fra le sue –vedi? Lo stai
controllando Kurt- disse dolcemente, e Kurt si rilassò
veramente per poi abbracciare stretto suo padre. Per paura di ferirlo
aveva smesso di abbracciarlo e gli era mancato terribilmente.
-adesso devo andare,
ho una riunione con degli alleati commerciali. Tu
perché non vai a giocare con tua sorella Rachel? Era in
camera sua e si stava annoiando- propose il padre.
-no, non voglio farle
male. Quando avrò controllato il
ghiaccio tornerò a giocare con lei- ribattè lui,
risoluto.
-okay figliolo, ma
è passato quasi un anno e non le hai mai
fatto nulla. Devi aver fiducia in te stesso, lo stai nascondendo bene-
e detto ciò il Re lasciò il figlio da solo.
Non sapendo come
occupare il tempo, Kurt optò per degli
esercizi di concentrazione, come quelli che gli aveva insegnato suo
padre. Stava camminando avanti e indietro mentre ripeteva ad occhi
chiusi “celarlo, non mostrarlo” e “niente
emozioni” quando sentì una voce squillante
canticchiare fuori dalla porta. Per un attimo pensò a sua
sorella che amava davvero cantare, ma aveva una voce diversa, quindi
non poteva trattarsi di lei.
Con
curiosità aprì la porta e trovò
Blaine che volteggiava e saltellava per il corridoio davanti a lui
–ciao Blaine- disse ridendo delle posizioni buffe
dell’altro.
Il ricciolo si accorse
della sua presenza proprio durante un salto
–Kurt?- fece, per poi inciampare sul tappeto. –no,
volevo dire, principe Kurt! Vi ho disturbato?- chiese mentre si
rialzava da terra.
Ogni tanto durante
quei mesi si erano scambiati due parole, ma nulla di
più perché Kurt passava quasi tutto il suo tempo
nella sua camera e non voleva far del male a quel bambino.
-no, ma cosa ci fai
qui tutto solo?- Kurt lo guardava sempre giocare
dalla sua finestra con gli altri bambini, ma ultimamente in cortile non
vedeva più nessuno.
-Oh sai, gli altri
bambini sono andati via- spiegò Blaine,
abbassando lo sguardo.
-Mi
dispiace… come mai?-
-beh tuo padre ha
mandato via metà dei servitori, che erano
i genitori dei miei amici, mamma dice che restiamo solo
perché lei e papà lavorano nel castello da molto
tempo e il Re si fida di loro. L’anno scorso giocavo con Finn
e la sua renna, Puck. Ma un giorno non sono più tornati a
giocare e le porte sono state chiuse, quindi non so nemmeno potuto
andare a cercarli. C’è mio fratello Cooper, ma mi
tratta male e dice che non gli piace giocare con me…-
spiegò con tono triste.
Kurt
spalancò gli occhi colpito dalla consapevolezza che la
tristezza di Blaine era colpa sua, era sempre colpa sua. Blaine era
sempre gentile con lui, e lo ripagava privandolo dei suoi amici.
-perché non
esci comunque? Dalla porta delle cucine magari-
propose Kurt, cercando di porre rimedio.
-non potrei comunque,
devi avere il permesso del Re, e lui lo da a
pochissime persone…- scrollò le spalle,
grattandosi la testa.
-beh…
allora potrei essere amico tuo finché le
porte non verranno riaperte- propose Kurt per rimediare, con un sorriso.
Blaine si
lasciò scappare un gridolino di gioia e lo
abbracciò di slancio, mentre Kurt si pietrificava sul posto,
ma vedendo che a Blaine non era stato ricoperto di ghiaccio, sorrise e
ricambiò la stretta.
-oddio scusatemi, non
avrei dovuto!- esclamò il bambino,
staccandosi dal principe –tu sei, uhm voi siete il principe e
mamma ha detto che non dovrei…-
-Blaine- lo interruppe
Kurt- se ti dimentichi che sono il principe a me
non dispiace. E puoi chiamarmi solo Kurt-.
-Oh okay prin- Kurt,
solo Kurt- gli sorrise, per poi accorgersi che era
davvero tardi –devo andare ad aiutare papà adesso,
oppure si arrabbierà. Ciao Kurt!- e detto ciò
corse verso le cucine.
-Ciao Blaine- fece un
cenno con la mano e rientrò nella
camera per ricominciare gli esercizi di concentrazione.
Doveva controllarsi,
così sarebbe tornato a giocare con
Rachel e Blaine avrebbe rivisto i suoi amici.
E
se non fossi
abbastanza forte? Se non avessi la giusta concentrazione?
Erano passati altri
tre anni, e i poteri di Kurt erano più
forti e difficili da controllare. Capitava che si svegliasse in preda
agli incubi e alzandosi di scatto colpiva qualche oggetto in camera sua
e lo trasformava in ghiaccio, oppure i suoi passi sul pavimento
creavano degli aloni gelati, o ricopriva di brina la pianta che stava
accudendo sul balcone.
Tutto era cominciato
una settimana prima: finalmente i suoi esercizi di
concentrazione davano grandi risultati e i suoi genitori erano
praticamente certi che potesse smettere. Così aveva deciso
di andare in camera di Rachel e finalmente giocare con lei dopo tanto
tempo.
Il rapporto con sua
sorella si era ridotto ai minimi contatti, si
incrociavano per i corridoi e mangiavano insieme se Kurt non si
chiudeva in camera sua, ma in entrambi i casi lui aveva sempre il
solito atteggiamento distaccato. A volte Rachel riusciva ad avvicinarsi
un po’ ma appena diventava troppo insistente Kurt si
ricordava dell’incidente di anni fa e si richiudeva a riccio.
Così si
stava dirigendo verso la sua camera, quando
incrociò Blaine nel corridoio con un mazzo di carte tra le
mani –Kurt, stavo venendo a cercarti! Ti va di giocare a
carte con me?- chiese il ricciolo usando quell’adorabile
sguardo a cui Kurt faticava a resistere.
-Ehm, veramente stavo
andando da un’altra parte…-
mormorò dispiaciuto.
-oh Okay,
sarà per un’altra volta- disse con il
suo sguardo da cucciolo abbandonato e Kurt ci provò davvero
ad ignorarlo, ma come faceva? Si chiese se quello era il potere
nascosto di Blaine.
-Dai, facciamo una
partita e poi vado- gli concesse alla fine.
L’altro urlò un ‘evviva’ e lo
prese per mano, facendolo arrossire.
Il rapporto con Blaine
era il più stretto che Kurt aveva da
anni. Solitamente si mettevano nel corridoio davanti alla stanza di
Kurt, o nel salottino in fondo e stavano insieme, con Kurt che si
teneva a debita distanza. Non era la quotidianità, molto
più spesso Kurt aveva problemi a controllare il ghiaccio e
non usciva nemmeno dalla camera, allora Blaine si metteva contro la
porta e parlava con lui, anche se l’altro non rispondeva. Le
volte in cui Kurt aveva accettato di andare nel salottino si potevano
contare facilmente, ma Blaine non si era mai arreso. Il principe aveva
dedotto che doveva sentirsi molto solo se era così energico
nei suoi tentativi.
Si sedettero nel
tavolino, uno difronte all’altro, e
iniziarono a giocare mentre Blaine raccontava cosa aveva fatto negli
ultimi giorni e Kurt lo ascoltava con un sorriso.
Stava per buttare una
carta sul tavolo quando sentì un tonfo
provenire dall’entrata della stanza, si voltarono entrambi di
scatto e videro Rachel che li fissava scioccata, e un paio di libri ai
suoi piedi che avevano probabilmente causato il rumore.
-Io… Kurt
pensavo che tu… non importa-
balbettò lei, ferita.
-Rachel, non
è come pensi- provò a spiegarsi
Kurt. Non era facile spiegarle che lui non passava molto tempo con
Blaine in realtà, non era facile dirle che la evitava
perché era terrorizzato dall’idea di farle male e
che non voleva altro se non riabbracciarla di nuovo.
La bambina si
voltò di scatto, facendo ondeggiare le sue
trecce, e corse verso camera sua.
-Kurt mi dispiace.
Magari possiamo andare a… cosa
c’è sotto i tuoi piedi?- chiese Blaine balzando
all’indietro per lo spavento. Kurt guardò a terra
e vide una lastra di ghiaccio che si espandeva intorno e sotto i suoi
piedi. –io, io devo andare Blaine- e detto ciò
anche lui corse via, con piccoli strati di ghiaccio ad accompagnarlo
ogni volta che toccava terra.
Da quella volta Kurt
aveva avuto un sacco di problemi a mantenere il
controllo. I suoi genitori provavano a rassicurarlo e abbracciarlo ma
Kurt si agitava ancora di più e ghiacciava ogni cosa intorno
a lui, incrociando le braccia al petto e curvandosi indietro per
evitare di essere toccato.
E
se ghiacciassi
qualcuno? Se ghiacciassi le persone che amo?
-niente
emozioni, niente emozioni, niente emozioni.
Celarlo, non mostrarlo, celar…- il suo mantra venne
interrotto da qualcuno che bussava alla porta.
-Kurt, viene a
salutare mamma e papà con me?- propose Rachel
da dietro la porta. Ormai i suoi iniziali tentativi di passare del
tempo con suo fratello erano molto sporadici, ma non erano ancora
scomparsi del tutto.
-Tu inizia ad andare
Rachel, io vado dopo- rispose, come scusa. Stava
cercando di concentrarsi ed evitare le emozioni, e stare vicino a
Rachel lo avrebbe portato sicuramente a distrarsi, preoccuparsi,
provare emozioni e quindi farle male.
I loro genitori
sarebbero partiti a fare visita ad un regno amico, e
avevano preferito non portare i loro figli poiché la
principessa di quel regno era stata rapita da bambina, e avere Kurt ma
soprattutto Rachel avrebbe riportato a brutti ricordi i sovrani.
Dopo un po’
qualcuno bussò nuovamente alla sua
porta –Kurt sono Blaine, tua sorella è appena
entrata in camera sua-.
Allora Kurt
andò alla porta e sgusciò fuori dalla
stanza –grazie Blaine- gli disse veramente grato. Il loro
rapporto era cambiato radicalmente da quel giorno in cui Kurt era
scappato in camera lasciando la scia ghiacciata: Blaine non aveva mai
accennato alla cosa, ma gli stava il più vicino possibile,
sfruttando ogni momento che Kurt gli concedeva diventando
così il suo migliore amico e confidente. Certo,
c’erano molte cose che Kurt teneva per se e spesso usava la
sua posizione sociale per tenerlo lontano, ma a Blaine stava bene
così.
Il principe dal canto
suo voleva bene a Blaine, anche troppo. E per
questo aveva paura di fargli del male, ma per chissà quale
motivo non riusciva a fare a meno alla sua compagnia. Si sentiva
egoista perché metteva la sua felicità prima del
benessere di Blaine, e allo stesso tempo ingiusto perché
Rachel non aveva quasi nessuno con cui passare il tempo, e continuava a
tenerla a distanza nonostante fossero passati anni.
La verità
era che Blaine aveva qualcosa di speciale che ne
Rachel ne il re e la regina avrebbero potuto dare a Kurt, ma a quel
tempo Kurt non poteva ancora saperlo.
-Corri a salutare i
tuoi genitori, su! Mi ringrazierai dopo- rispose
Blaine con un gran sorriso.
Non poteva sapere che
l’altro ragazzo gli stava dando la cura
a tutte le sue preoccupazioni, a piccole dosi.
Non conosceva la
ragione per cui arrossì leggermente, prima
di correre dai suoi genitori quel pomeriggio.
Perché era
ancora troppo giovane per capire che la vita gli
aveva dato la cosa più preziosa che potesse avere.
Tanto preziosa quanto
dolorosa da perdere.
E
se anche io diventassi
freddo? Freddo come il ghiaccio?
I suoi genitori non
tornarono mai da quel viaggio. Un temporale aveva
completamente distrutto la loro nave, e tutto l’equipaggio
era morto nel tragico incidente, lo scoprirono un paio di settimane
dopo la loro partenza grazie a un marinaio che navigava in quella zona
e aveva trovato i resti della nave.
Se era possibile, il
castello di Arendelle divenne ancora
più cupo: nessuno rideva, scherzava o cantava; il pianto era
l’unico suono che accompagnava gli abitanti della reggia, che
solitamente proveniva dalle cameriere che purtroppo non riuscivano a
trattenersi; l’ala abitata dalla famiglia reale era immersa
nella semioscurità, a far luce c’erano solo alcune
finestre dei corridoi aperte dai maggiordomi.
Rachel era disperata,
non riusciva a capire più nulla. Si
sentiva così sola e abbandonata, l’unica cosa che
voleva fare era abbandonarsi tra le braccia di sua madre e lasciarsi
cullare, ma non poteva farlo.
Doveva ringraziare la
cuoca e le cameriere che continuavano a prendersi
cura di lei, perché altrimenti non avrebbe nemmeno mangiato
in quei giorni, rimanendo chiusa in camera a piangere.
Un giorno si fece
forza e decise che aveva davvero bisogno di suo
fratello, dell’unica famiglia che gli era rimasta, anche se
non voleva nemmeno parlargli.
Non sapeva cosa avesse
fatto Kurt in quei giorni pieni di dolore, ma
immaginava che fosse rimasto in camera sua e che si fosse fatto
consolare dal suo amico Blaine.
Blaine. Rachel provava
sentimenti contrastanti verso di lui: le era
sempre sembrato un bravo ragazzo, dolce e simpatico, ma allo stesso
tempo la gelosia e l’orgoglio che provava la bloccavano dal
parlarci o semplicemente chiedergli un aiuto per avvicinarsi a Kurt.
Attraversò
il lungo corridoio fino alla camera di suo
fratello, chiusa come sempre. Non vedeva nessuno in giro e non sentiva
nemmeno la voce di Blaine, quindi probabilmente Kurt era da solo.
Bussò alla
porta e lo chiamò, ma non rispose
nessuno. Ritentò, ma ancora nulla.
-Kurt ti prego, apri
la porta…- disse lei, abbandonandosi
contro il legno bianco, fino a scivolare a terra con la schiena contro
la porta e le gambe strette al petto.
-Mi sei rimasto solo
tu Kurt. Che conforto posso trovare se non il tuo?
Come faremo adesso?- disse, senza ottenere risposta.
Provò
inutilmente a fermare le lacrime, ma quelle con
prepotenza uscirono, per poi scivolare lentamente sulle sue guance e
cadere sulle ginocchia. Si abbandonò a un pianto disperato,
un pianto di qualcuno che ha perso tutto, un pianto solitario
esattamente come lei.
E Kurt,
dall’altra parte della porta nella stessa posizione,
tratteneva i singhiozzi solo per non farsi sentire da Rachel, mentre si
guardava in torno con aria disperata: la camera era completamente
ghiacciata, nessun angolino era stato risparmiato, e il principe era
spaventato perché non gli era mai capitata una cosa del
genere prima d’ora.
Aveva totalmente perso
il controllo e adesso, senza i loro genitori,
che ne sarebbe stato di loro?
Miky's corner
Uhm, salve a tutti!
insomma, eccoci qui, con questa "cosa".
Perchè insomma, dopo aver rovinato in questo modo uno dei
più belli film animati di sempre, definirla "cosa"
è un complimento.
Btw se improvvisamente
lo schermo inizia a tremare non è
colpa della mia ansia, infondo non pubblico solo da più di
un anno! pft
Comunque, mi farebbe
davvero piacere sapere se è piaciuto a
qualcuno questo primo capitolo, se era troppo corto o troppo lungo, se
devo continuare la pubblicazione eccetera eccetera! La storia dovrebbe
avere solo tre capitoli, ho poco tempo e non posso permettermi di stare
dietro a una long purtroppo :(
Mi scuso anche per gli
eventuali errori, ma sono senza beta. anzi, se
ci fosse qualche anima buona che vorrebbe betare i prossimi capitoli
(sperando che questo piaccia), mi farebbe un grande favore.
Detto questo, vado ad
ascoltare Let It Go per l'ennesima volta in
attesa di qualche giudizio.
Ed è
così che Miky, vi dice ciao!
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