«Alle stelle, Hiccup. Alle stelle» di icered jellyfish (/viewuser.php?uid=588706)
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Alle stelle, Hiccup. Alle stelle
C A P I T O L
O U n
i c o
“ Alle stelle, Hiccup.
Alle stelle „
Era
esattamente come quella
notte di cinque anni fa, il cielo; buio e imperscrutabile, impreziosito
delle più brillanti stelle che avesse mai visto splendere
lì in alto da tempo – uno scenario così astrale e
mistico che non sapeva se considerarlo voluto o casuale, ma non
riusciva ad accettare che tutto quello stesse accadendo sul serio.
Eppure, non c'era dettaglio attorno a lui che gli permettesse di credere
che fosse tutto solamente un sogno, un orrendo incubo dal quale
presto si sarebbe svegliato – con gli occhi pieni di lacrime,
salate esattamente come quelle che già sgorgavano lungo le
sue guance. Erano ricordi, quelli, racchiusi in gocce di cristallo
– e non era certo di volersi asciugare, perché
voleva convincersi che se queste fossero state assorbite dalla sua
pelle, forse quei ricordi troppo importanti per essere perduti non
sarebbero sfuggiti via come invece gli sembrava stessero facendo.
Le prime perle toccarono il suolo, formando due piccole macchie appena
più scure del terreno, ma a Hiccup non pareva preoccupare
l'idea di aver sporcato con se stesso la sua terra natale
– forse, addirittura, era quasi contento che il suo pianto
accarezzasse la superficie di Berk.
Alzò lo sguardo, osservando la sua gente silenziosamente
riunita in cerchio attorno a lui – e nonostante molti di
loro fossero feriti e tenessero ancora saldamente tra le mani le
proprie armi usate prima in battaglia, sui loro volti poteva scorgere
chiaramente choc e abbattimento davanti a tutto quello.
Ci erano riusciti, quella guerra aveva finalmente visto la sua fine
dopo anni di interminabili sfide e, ora, i berserkiani non
rappresentavano più una minaccia per la loro
tranquillità e stabilità – i pezzi
delle loro navi in mare erano la prova che la bandiera dello skrillo era
stata finalmente vinta e Berk, alla fine, aveva combattuto verso un
nemico contro su cui puntare l'ascia, e lo aveva fatto con al suo
fianco i
suoi draghi e il miglior comandante che avrebbe mai potuto avere.
Ancora una volta, era riuscito a dimostrarsi in grado di guidare fino
al successo le loro battaglie – anche se adesso le sue mani
erano sporche di vite spezzate.
Astrid, Moccicoso, Gambedipesce e i gemelli Thorston lo guardarono
disperatamente, come pietrificati – incapaci di fare un
qualsiasi movimento o di dire anche solo una frase non necessaria,
perché niente avrebbe potuto alleviare il dolore di Hiccup.
Osservò suo padre, anch'egli del tutto paralizzato come se
non si ricordasse nemmeno come si facesse a respirare – e ora
che ci pensava, nemmeno lui sembrava saperlo più fare.
«Papà» lo chiamò con la voce
implorante di un figlio non in grado di affrontare qualcosa
più grande di lui. Esattamente non lo sapeva nemmeno cosa si
potesse fare per sistemare una circostanza irreversibile come quella
– e anche se non lo ammetteva nemmeno a se stesso, sapeva che
lo era – ma, più restava a pensarci,
più il sangue di Sdentato ricopriva la terra di Berk
– esattamente come le sue lacrime.
Forse avevano vinto la guerra, ma coloro che avevano sconfitto erano
comunque riusciti a portarsi via qualcosa di suo – e per
quanto si rimproverasse di un simile pensiero, non era certo di voler
accettare il prezzo di quella conquista.
Le sue mani sul muso dell'amico sperava potessero infondergli la vita
che avrebbe volentieri sacrificato pur di veder andare avanti la sua
ma, quella speranza, continuava a rivelarsi assurda almeno quanto
l'idea di accettare che tutto quello fosse vero.
Guardò negli occhi il suo drago, scorgendo la luce che vi
albergava allontanarsi man mano sempre di più –
migrante verso un posto di cui non conosceva e non voleva conoscere il
nome.
Lo scoppiettio del fuoco che avvolgeva parte del villaggio sembrava non
interessare a nessuno in quel momento troppo struggente per poterlo
comprendere appieno – perché per quanto forte
fosse il dolore di tutti, nessuno avrebbe mai capito davvero la
profondità di quel buco nel petto che impediva a Hiccup di
capire se fosse vivo o morto.
Sdentato alzò appena di più la testa verso quello
che non aveva mai considerato un padrone ma un amico, il suo migliore amico –
il compagno a cui era grato di tutto e che non avrebbe mai tradito, quello che era riuscito a leggere in
lui tutto quel che non era mai stato in grado di pronunciare, sebbene
qualche volta ci avesse provato.
Gli sorrise,
gli sorrise e a Hiccup iniziò a tremare ininterrottamente la
mascella – incapace di contenere quel che non provava nemmeno
a bloccare.
Gli sorrise sfoggiando le sue gengive prive di denti, sdentate. Gli
sorrise esattamente come aveva fatto la prima volta che aveva provato a
sorridergli, e Hiccup non poté far nulla per impedire che,
alla fine, quel sorriso si accasciasse al suolo spegnendosi per sempre.
Non aveva mai visto morire un drago; per quanto nel suo villaggio ucciderli fosse
stata un'abitudine che aveva regnato per centinaia di anni, lui, Hiccup
Horrendous Haddock III, non aveva mai visto un drago morire sotto i
suoi occhi – e non si aspettava che il primo della sua vita
sarebbe stato proprio il suo.
Per attimi che gli parvero immensi – appartenenti forse ad
un’indistinta dimensione che era stata in grado di
risucchiarlo completamente –, rimase senz'aria nel petto,
negandosi la reazione che probabilmente tutti si sarebbero aspettati da
lui.
Hiccup Horrendous
Haddock III era sempre stato un ragazzo solo ma, un
giorno di molti anni prima, era riuscito a trovare qualcuno che era
stato in grado di capirlo e accettarlo per quello che era –
che era riuscito a comprendere le parole che non era certo potessero
servire per comunicare con una creatura che parlava una lingua diversa
– e, con quel qualcuno, aveva affrontato e vinto una difficile
conseguenza che non voleva vedere possibile la loro amicizia
– e adesso, per quante persone avesse sentimentalmente
vicino, Hiccup Horrendous Haddock III era tornato ad essere
semplicemente Hic, il
ragazzo spaventato di un tempo, il singhiozzo
che, forse, senza il suo drago, era comunque rimasto da
sempre.
Nuove lacrime iniziarono a sgorgare ininterrottamente dai suoi occhi,
come se si fossero accumulate fino a quel momento per poi esplodere
esattamente come i colpi che sferrava Sdentato.
Si chinò disperatamente sulla carcassa di quel suo amico il
cui spirito era ormai probabilmente lontano, poggiando la fronte sulla
sua – tentando ancora una volta di trasferirgli invano tutto
ciò che a lui restava da vivere, sperando di rivedere i
penetranti occhi del suo drago guardarlo di nuovo, ardenti come poche
ore prima.
«E adesso, Sdentato... Senza di te, che cosa
farò. A chi mi rivolgerò».
Non si rese nemmeno conto di quella malinconica confessione scappatagli
dalle labbra, ma per quanto non si aspettasse una risposta da parte di
nessuno, qualcosa dentro di lui gli suggerì di allontanarsi
da quel corpo ormai privo d'esistenza.
Non ebbe nemmeno il tempo di realizzare esattamente cosa stesse
succedendo e da dove provenisse quella strana vibrazione adrenalinica
che sentiva scorrergli sotto la pelle e alimentare le pulsazioni del
suo cuore, perché all'improvviso la furia buia davanti a lui
si dissolse in una consistenza dorata simile alla polvere –
più brillante, più pura, che aveva lasciato in terra solamente la sua coda e l'attrezzatura di volo che aveva ancora montata addosso.
Tutti quanti ebbero l'istintiva reazione di fare un paio di passi
indietro, spaventati e incuriositi al tempo stesso da quello scenario
insolito a cui mai avevano assistito, ma Hiccup no, Hiccup rimase
immobile sulla sua posizione, restando vicino a quella preziosa nebbia
che non sapeva spiegarsi come potesse essersi generata dal suo Sdentato
– ed era lui,
lo sapeva, voleva crederci.
Guardò spaesato quella condensa avvolgerlo e innalzarsi
maestosamente verso l'incantevole manto blu che li sovrastava – e prima di abbandonarlo
poté giurare di aver avvertito qualcosa di squamoso
accarezzargli il volto.
La polvere dorata sembrò poi comprimersi sempre
più nell'alto cielo stellato, fino a diventare un punto
luminoso primeggiante tra tutti gli altri che già lo adornavano finché, alla fine, si fermò, posizionandosi
in una costellazione che, se unita, sperava di non essere impazzito ma
trovava assomigliasse incredibilmente alla delineatura di un drago.
Ora che ci pensava, aveva osservato diverse volte Sdentato scrutare
quel punto esatto del tetto del mondo, ma non si era mai chiesto per
quale motivo lo facesse – in fondo era la progenie diabolica nata
dall’unione del fulmine e della morte, la notte
era sua – ma
forse, ora, tutto appariva un po’ più chiaro e limpido e
si
sentì davvero uno stupido per non aver pensato prima che quella
composizione di corpi celesti potesse essere un luogo sacro e lontano
da ogni
concezione umana e terrena, perché forse esisteva un
Valhalla personale anche per i draghi e se c’era davvero un
posto dove un guerriero come Sdentato meritava di stare, era
esattamente lassù, a comporre la più splendida
giuntura dell'universo – e probabilmente non l'avrebbe mai
detto a nessuno, ma in quel momento avvertì la risposta alla
supplica che gli aveva posto prima di vederlo sparire.
«Alle stelle,
Hiccup. Alle stelle.»
F
I N E
»
N O T E
A U T R I C E
;
B–bene. Ho appena finito di rivedere Dragonheart
e una scena del genere non me la sono voluta risparmiare nonostante le
lacrime che ho versato durante la stesura dell'intero testo –
perché sì, ho pianto, ed è la prima volta che mi
capita davvero durante la composizione di una fic.
Non voglio dire nulla perché non voglio rovinare l'atmosfera che
spero di essere riuscita a creare, quindi mi limiterò a fare un
paio di precisazioni per chi non avesse visto le due serie animate di How to train your dragon:
- I berserkiani
sono abitanti di un'isola non troppo lontana da Berk, e dopo una serie
di conseguenze il trattato di pace con Berk ha perso di valore,
così, sono diventati nuovamente nemici.
- La bandiera dello skrillo è la bandiera dei berserkiani; lo skrillo è infatti il drago che rappresenta quel popolo.
- Spero
non ci sia bisogno di dirlo ma lo faccio comunque; Sdentato e Hiccup
sono stati colpiti in volo durante i colpi finali della guerra che ho
ipotizzato, ma ad essere stato ferito – mortalmente –
è stato solo Sdentato.
- Sdentato
muore diversamente dagli altri draghi non solo perché mi sono
voluta riadattare a Dragonheart, ma soprattutto perché voglio
credere che ci sia davvero un Valhalla anche per loro, e Sdentato merita di esistere in eterno in quel luogo destinato ai guerrieri morti in battaglia.
- La
canzone legata alla frase finale – come ho già avuto
l'abitudine di fare altre volte – spero possa riportarvi a
immaginare tutta la storia che vi ho appena fatto leggere.
Davvero, non voglio dire nient'altro perché no, perché
non voglio alterare questa storia più di quanto già ho
fatto; mi sento troppo legata a questo mio nuovo scritto per profanarlo
con parole inutili.
Grazie delle letture e degli eventuali commenti, alla prossima.
©
a u t u m n
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