Lei rise, e il deserto cantò.

di teenvato
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Appena due settimane prima avevo scoperto che conosceva il mio nome, e adesso ero pazzo d’amore. Volavo. Volavo verso il chiarore argenteo che inondava le mie lenzuola e dormivo sulla luna. A scuola mi sembrava di essere un palloncino giallo che volava, sorridente e pigro, al di sopra delle lezioni. Qualcuno strattonò il mio spago. Giù in basso, Louis gridò:”Sei cotto, amico!”. E io sorrisi e roteai su me stesso e volai sognante fuori da una finestra. Questo stato durò fino all’ora di pranzo, quando di colpo mi sentii imbarazzato. Ero sicuro che tutti a scuola lo sapessero. Si sarebbero voltati appena fossi entrato nella mensa, fissandomi. Mi sentivo a disagio sotto i riflettori. Ero ben felice di stare dietro la telecamera e lasciare la scena a Louis o Zayn. Così rimasi nascosto per trentacinque minuti nella sala attrezzi della palestra. Mi sedetti su un materassino arrotolato e calcia un pallone contro il muro opposto. Non avevo niente da mangiare – mi ero scordato di comprare qualcosa- ma non avevo fame.

Ci ritrovammo dopo la scuola, senza bisogno di cercarsi.

Tolse Cannella- la scimmietta- dallo zaino e se lo mise in spalla. “Dai la zampa a Harry, Cannella.”      

Cannella e io ci salutammo.

“Credi nei posti incantati?” domandò.
“Dici a me o alla scimmia?”
Sorrise. Mi abbagliò. “A te.”
“Non saprei. Non ci ho mai pensato.”
“Te ne mostrerò uno.”
“E se non volessi vederlo?”
“Pensi  d’avere scelta?”
Mi prese per mano e mi tirò, ridendo forte, e volammo via, mano nella mano davanti a tutto il mondo. Camminammo per chilometri, oltre il centro commerciale, oltre il campo da golf e nel deserto.
“Ti ricorda qualcosa?” mi chiese.
Adesso Cannella stava sulla mia spalla. E io strimpellavo note slegate sull’ukulele. “è qui che siamo venuti quel giorno.”
Sbuffò. “Siamo? Io sono venuta qui, tu eri a chilometri di distanza.” Mi tirò una ditata. “Mi stavi alle costole.” Un’altra ditata, più forte, ma i suoi occhi scintillavano. “Mi pedinavi.”
“Pedinarti? Io? Nient’affatto. Me la stavo solo prendendo comoda.”
“Mi seguivi.”
Alzai le spalle. “E con ciò?”
“Perché?”
C’erano un milione di motivi, ma non avevo le parole per esprimerli.
“Non lo so.”
“Ti piacevo.”

Sorrisi.

“Eri stravolto dal mio fascino. Ammutolito davanti alla mia bellezza. Non avevi mai conosciuto una creatura così stupenda. Da quando aprivi gli occhi, non facevi che pensare a me. Mi sognavi. Non resistevi più. Non potevi perdere di vista una simile meraviglia. Dovevi seguirmi.” Guardai Cannella. “Non montarti la testa. Era la tua scimmia che mi piaceva.”
Lei rise, e il deserto cantò.    





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