Katakoi

di hikachu
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Doumeki mangia e – talvolta – beve anche più di Yuuko. Watanuki ne è segretamente, inconsciamente grato, non perché si permetta di vedere Doumeki come una sorta di sostituto, ma perché significa aver da fare, e avere da fare è una cosa molto, molto buona per lui, adesso.

Watanuki, naturalmente, non dice mai nulla di ciò ad alta voce, ma Doumeki sa leggere i suoi pensieri senza difficoltà. Dopotutto, essi sono , scritti con chiarezza nella sua postura e il modo in cui muove le mani quando prende le buste di plastica piene di verdure dalle sue; i pensieri e la malinconia, il desiderio per qualcosa svanito da tanto tempo, sono tutti nell'angolo della sua bocca placida. Doumeki ricorda ancora quando quel viso assomigliava al mare: costantemente mutevole, mai lo stesso... Oggigiorno è come un lago, e l'uomo non sa cosa lo preoccupi di più: la superficie inespressiva o il fango sul fondo, tutto ciò che sta marcendo, apparentemente dimenticato, sotto quella caricatura di atarassia.

Gli spiace per Kunogi perché non è giusto che abbia dovuto rinunciare a tanto; sa che non chiama spesso perché altrimenti la nostalgia e la tristezza travolgerebbero lei e la persona per lei più preziosa. Doumeki sa che è una brava ragazza, una saggia ragazza. Doumeki sa che la sua voce è come un raggio di sole nei giorni grigi di Watanuki, perché è solo quando parlano, immaginandosi l'uno la faccia dell'altra mentre stringono il ricevitore, che può vedere uno scorcio del ragazzo che rideva e si agitava e gli gridava contro con tanta facilità.

Dov'è andato quel ragazzo? Sono trascorsi dieci anni, e il suo ricordo sta svanendo già. Watanuki ha scelto di fermare il proprio tempo per sempre, fino al giorno in cui scomparirà (perché niente e nessuno può essere eterno), eppure sembra tanto più vecchio di Doumeki stesso. È diventato più forte grazie alle persone che ha incontrato, alle cose straordinarie che ha visto, ma non è forte come lo era stato la strega: non riesce ad imitare il suo atteggiamento allegro, ma questa non è affatto una sorpresa, perché Yuuko era una donna, e le donne sanno essere spaventosamente razionali – anche quando si comportano come sciocche senza cervello o sono disperate.

A volte Watanuki si assenta, occhi fissati su un punto a caso del tatami, come se si aspettasse di trovarvi qualcosa e si sorprendesse nel trovare solo aria vuota al suo posto. Doumeki sa cosa manca: le lunghe membra di Yuuko stese in quel posto, abbandonate senza grazia eppure così eleganti; i suoi capelli come una ragnatela disordinata di seta nera; i suoi occhi chiusi mentre dorme (o fa finta di dormire). Era sempre stata più un'enorme gatta viziata che un'adulta responsabile. Il negozio è molto più calmo senza di lei ad abbaiare ordini o a lamentarsi per un mal di testa o a ridere troppo forte. Il silenzio è inquietante; anche adesso, c'è qualcosa di sbagliato in esso.

Anche allora (quando il silenzio era una rara delizia), Doumeki riusciva vagamente a capire che ogni cosa lei facesse, ogni cosa ordinasse di fare a Watanuki, era per il bene stesso di Watanuki, per insegnargli ad essere più felice, per vivere meglio (tutti in famiglia – e pure i vicini – avevano sempre affermato che lui fosse sorprendentemente maturo e intelligente, per un ragazzo della sua età, dopotutto). E sebbene non la disprezzasse, Doumeki non era mai nemmeno riuscito a farsi piacere la strega, perché sapeva che le sue lezioni fossero spade a doppio taglio, che avrebbero potuto facilmente ferire Watanuki se non fosse riuscito a scovarne il significato nascosto. Sapeva anche che fosse giusto che le cose funzionassero così, ma a scapito di questo teneva troppo a Watanuki, e l'affetto – è un fatto ben noto – ti rende più egoista e meno razionale, e così, pur capendo, non riusciva ad accettare l'idea che la possibilità che Watanuki potesse restare ferito fosse affatto ingiusta, poiché capace di vedere spiriti o meno, egli era solo un essere umano, come chiunque altro.

Questo Watanuki che non può e non vuol crescere sembra aver scordato tutto di quei giorni, di quello che Yuuko aveva in realtà desiderato per lui, non avendola mai pianta (piangerla significherebbe andare avanti prima o poi), preferendo invece ritirarsi in un bozzolo d'aria stagnante e nastri di fumo, aspettandola eternamente e costringendosi a vivere ogni giorno come se fosse morto anche lui quel giorno. Doumeki può comprendere anche questa reazione, sbagliata che sia, perché sì, anche adesso, Watanuki è ancora soltanto un essere umano. Si chiede se la strega fosse cosciente che il suo piano sarebbe potuto andare a finire così, ma non la incolpa per questo perché, in fondo, anche lei era stata umana, e aveva fatto del suo meglio per assicurarsi di succedere—come chiunque altro.

Doumeki non può farlo sorridere come fanno Kunogi o Tsuyuri (oggigiorno, in realtà, non è nemmeno in grado di farlo arrabbiare come in passato): è utile e necessario a Watanuki che ha il suo lavoro da fare ma non può uscire, ma non è prezioso quanto loro per lui.

Può soltanto guardare mentre l'altro cerca la strega in stanze che sono vuote e aspetta che la voce di lei gli dica 'bentornato!' anche se non gli è più permesso di lasciare il negozio. Doumeki può solo guardare e attendere il giorno in cui la strega morirà una volta per tutte e Watanuki ricomincerà a respirare di nuovo.




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