Agonia

di albaTH
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Kiss me hard before you go, summertime sadness.
 
Si tormenta le mani col pezzo di corda. Non sa quanto quel gesto gli renda una bellezza strana, la lucentezza degli occhi della disperazione, del dolore atroce e lancinante. Ha i capelli scompigliati brutalmente, gli occhi vuoti al fissare il niente, finché le mani sciolgono e riavvolgono meccanicamente la corda, scorticandogli le mani: quasi non avesse più consapevolezza di se stesso. E non piange. Penso non gli rimangano più lacrime per farlo. Oppure, non l’hai mai fatto. Ognuno vive il dolore in modo suo: chi piange, chi si rode le mani dalla disperazione. Ed è l’immagine più bella che abbia mai visto. I capelli biondi e la pelle abbronzata, gli occhi verdemare che gli hanno sempre conferito un fascino straordinario, sono sciupati, ma gli donano la bellezza trascurata e disperata che mi trovo a rimirare; la corda nelle sua mani inizia inesorabilmente a sfaldarsi: fra poco si troverà in mano solo un oggetto inutile e sgualcito.
Chissà a cosa pensa. Non è arrabbiato. Non è triste. È sconvolto. Non avevo mai visto qualcuno così, prima d’ora. È il ritratto dell’infelicità e dell’agonia.
Da ore si tormenta con quel pezzo di corda, sembra quasi essere l’unica cosa a tenerlo ancorato alla vita. Sembra il confine della sua esistenza, morirebbe se gli sottraessero quella maniacale distrazione. La uccideranno. Uccideranno Annie. Per spezzarlo. E se questo gli causa questa follia che gli divora gli occhi color oceano, a me, causa una rabbia accecante, che mi sta per esplodere dentro. Ma lui, lui è solo capace di morire dentro, lentamente, quasi si stesse gustando l’apice della sua agonia. Il dolore esige di essere sentito.
Il dolore lo sta consumando. Mi trattengo dal saltargli addosso e scuoterlo violentemente e urlargli di svegliarsi. Ma non ci si risveglia, se riescono a spezzarti. Vivrai tutta la tua vita come un lungo coma, impassibile a qualunque cosa, lo spettro dei ricordi a roderti lo spirito e quella dannata anima che pesa sul petto come una palla di piombo.
E realizzo, che Annie è una granata. È una granata, che sta per esplodere, e distruggere tutto ciò che ha accanto. Distruggerà Finnick, fino al midollo, ucciderà la sua anima, senza volerlo, e lo renderà un corpo vuoto e privo di emozioni. E, conoscendo Finnick, lo porterà al suicidio. Siamo tutti delle granate, e travolgiamo coloro che amiamo e che ci amano, nel nostro scoppio. Siamo devastanti.  Chissà chi travolgerò, con il mio scoppio. Forse è meglio non pensarci. Ma ora, vedendo un ragazzo che ha perso la voglia di vivere e che è stato spezzato, non posso fare a meno di domandarmelo. Non voglio che succeda a nessun altro, quello che sta vivendo Finnick.
Guardo un’ultima volta il suo fascino sciupato, e non resisto più: mi fiondo fra le sue braccia e piango, piango per lui, perchè la sua disperazione, mi dispera a sua volta.
Gli urlo, piangendo lacrime salate come il mare, che mi dispiace, che deve trovare la forza di andare avanti, deve risalire il burrone in cui sta precipitando.
Lo stringo, ma sento i suoi occhi e le sue mani dietro la schiena che continuano a tormentare il pezzo di corda, incolumi alle mie parole. Si è perso. La granata è esplosa.
L’hanno spezzato.




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