- Green
Desires
- 1:
A(b)normal Girl
- Non
era assolutamente abituata ad alzarsi a quell'ora.
- Nonostante
le lezioni alla New York University mai e poi mai le era capitato di
doversi alzare alle quattro di mattina perché la sua
coinquilina,
che la ospitava, era in fibrillazione per l'appuntamento con il
ragazzo per il quale aveva una cotta da tre anni.
- Quella
matta di Anna stava mettendo a soqquadro la stanza in cerca di un
vestito adatto a quel giorno speciale.
- La
camera era ancora nella penombra ma per Armida, si lo so... Non
è un
nome comune ma che ci volete fare? Stavo dicendo...? O si, giusto!
Per Armida quella poca luce che penetrava dalla finestra era troppa e
assolutamente insopportabile, come lo erano i lamenti della sua
coinquilina.
- -Armi...-
si lamentò accucciandosi nel letto della suddetta -Dammi una
mano
per favore-
- Cantilenò.
- Da
sotto le coperte si sentirono dei rumori strani e poco femminili ma
dopo qualche secondo la testa della ragazza fece capolino insieme
alla massa di capelli color cioccolato che la sera prima si era
dimenticata di legare in una coda alta come faceva di solito.
- -Che
palle...-
- Sibilò
in italiano a denti stretti
mentre si toglieva le coperte di dosso.
- -Non mi
insultare in italiano, non ti
capisco bene ancora...-
- Si
lamentò Anna incrociando le braccia
appena al di sotto del petto prosperoso.
- Armida
si limitò ad alzare gli occhi al
cielo, al momento era l'unica cosa che il suo cervello, annebbiato
ancora dal sonno, era in grado di fare e si diresse verso l'armadio
della coinquilina cominciando una rapida ed efficace selezione dei
vestiti.
- Trenta
secondi dopo aveva in mano una
gonna a balze, una maglietta che avrebbe di sicuro messo in evidenza
il seno di Anna e degli stivali con tacco.
- La
ragazza guardò tutti quei vestiti che
aveva trovato e che adesso teneva in braccio come se fossero stati
dei temibili serpenti a sonagli, così dopo avergli fissati
ancora
per qualche secondo li dette ad Anna, che la guardò con
tanto
d'occhi, mentre tornava a dormire del suo letto caldo senza aver
proferito una parola a parte il mezzo insulto in italiano.
- -Grazie
Armi..-
- Le
sussurrò all'orecchio prima che
questa sprofondasse nel mondo dei sogni.
- Era
successo di nuovo.
- Aveva
sognato ancora una volta il suo
appartamento a Firenze, il che era strano perché non sentiva
tutta
quella nostalgia.
- Ricordava
poco o niente della sua
infanzia, almeno fino ai cinque sei anni, e i suoi genitori erano
morti quando lei ne aveva una decina, le loro facce erano scolpite
nella sua mente e se le portava dentro come se fossero un'ancora che
la manteneva con i piedi per terra.
- Di lei
si era occupata una lontana
parente, che preferiva non parlare della mamma di Armida e di suo
marito, quindi la ragazza era cresciuta guardando le foto dei
genitori e inventando storie fantastiche sulla loro vita e sulla loro
prematura morte.
- Una
volta raggiunta la maggiore età e
ricevuti i soldi dell'eredità preferì staccarsi
dalla zia e vivere
per conto proprio, le era sempre piaciuto quel senso di
libertà.
- Ed un
giorno, mentre passava davanti alla
bacheca dell'università, vide quel volantino che le fece
prendere la
decisione più azzardata della sua vita.
- Conobbe
Anna dopo aver scelto il suo nome
a caso tra le persone rimaste nella lista, iniziarono a scambiarsi
email poi a parlare con Skype e infine Armida si era trasferita da
lei.
- Anna
l'aveva accolta a braccia aperte e
non ci volle molto che le due diventassero grandi amiche.
- Ma ogni
tanto Armida tornava a sognare il
suo intimo appartamento e le serate con le sue amiche a mangiare
schifezze e guardare film con protagonista il bel ragazzo di turno,
non che con Anna non facesse queste cose ma si sa... Casa rimane pur
sempre casa anche se si tratta di quattro stanze messe in croce.
- -Armi!-
- La sua
coinquilina richiamò la sua
attenzione dalla cucina facendola tornare alla realtà.
- -Farai
tardi a lavoro!-
- -Mi
sbrigo, ok!-
- Le
rispose di rimando.
- La
ragazza aveva trovato lavoro in un bar
vicino all'università, frequentato principalmente da
studenti, per
guadagnare qualche soldo e non dare fondo a tutti i risparmi che le
avevano lasciato i suoi e poi, doveva pur pagare qualcosa ad Anna.
- Si fece
una doccia veloce e si infilò i
primi jeans chiari e canottiera che trovò nell'armadio.
- Quando
arrivò nel cucinotto Anna stava
ancora bevendo il suo caffè annacquato... Ecco l'altra cosa
che le
mancava dell'Italia, il buon cibo e il caffè forte la
mattina con
una bella brioche.
- -In
bocca al lupo per il tuo
appuntamento- a quelle parole la vide intirizzirsi come un blocco di
ghiaccio -Verrete al Lucky's?-
- -Grazie...
Ma non ne ho idea-
- Cominciò
a ridere istericamente ma Armi
poteva capirla infondo, il ragazzo del tuo amore creduto impossibile
ti chiede finalmente di uscire e tu non puoi fare altro che sclerare
di brutto.
- -Anna-
la richiamò -Andrà alla grande,
sei una ragazza fantastica e sei bellissima, il che non guasta, e
ancora non ti sei accorta che metà campus ti sbava dietro-
- Lei
roteò gli occhi al cielo salutandola
con una mano e Armida non poté fare a meno di ridere di
gusto mentre
si chiudeva la porta alle spalle.
- Appena
uscita i suoni di New York la
schiaffeggiarono brutalmente.
- Andava
fiera del suo spirito di
adattamento ma tutti quei rumori la infastidivano un po' troppo la
mattina appena sveglia.
- Il loro
appartamento, come il Lucky's,
era appena fuori del campus dell'università e fortunatamente
non era
stato danneggiato, almeno non troppo, dagli ultimi recenti e
catastrofici eventi che avevano colpito la città.
- Camminò
a passo svelto fino al bar e
salutò il proprietario che ricambiò il saluto con
un sorriso a
cinquantasei denti.
- Jack
era un ragazzone moro, bello da far
paura e... Gay, già...
- Armida
e Anna avevano trovato un grande
alleato per le loro serate a base di cioccolata e film e poi
conoscendo praticamente tutti riusciva a farti imbucare in qualsiasi
festa.
- -Oggi
è il gran giorno eh...-
- Ridacchiò
riferendosi ad Anna e al suo
appuntamento.
- -Ti
giuro che non ce la facevo più a
sopportarla- gli urlò lei dal camerino dove si stava
cambiando
mettendosi la divisa che Jack le obbligava ad infilarsi -Ci credi che
stamani mi ha svegliata alle quattro per decidere cosa mettersi?!-
- Il
ragazzo ridacchiò di cuore mentre
Armida tornava nel locale principale legandosi il grembiule dietro la
schiena.
- -Tu
non puoi capire Jack...-
- -Se
parli in italiano non ti capisco,
tesoro-
- Ridacchiò
ancora ottenendo l'effetto di
farle alzare gli occhi al cielo.
- Quella
mattina alzavano tutti gli occhi
al cielo... Forse speravano di vederci qualcosa.
- Il
lavoro procedeva alla grande quella
mattina finché non arrivò un gruppo di cinque
ragazzi, verso l'ora
di pranzo, che ad Armida non piacevano per niente.
- La
ragazza si appoggiò al bancone dato
che c'era un attimo di quiete e dette un ultima occhiata al gruppo.
- -Si
vede dalla tua faccia che sei
schifata-
- La voce
di Jack la fece voltare verso il
ragazzone che stava asciugando alcuni bicchieri.
- -Non
posso farci niente se il mio viso
riflette troppo quello che penso-
- Ridacchiò
lei che ormai era abituata a
quel tipo di commenti da parte sia di Anna che di Jack, una volta le
dissero addirittura che avrebbe anche potuto non parlare tanto erano
eloquenti le sue espressioni.
- Poi
qualcosa alla televisione la distolse
di nuovo dai suoi pensieri e Jack si trovò a seguire quello
sguardo
smeraldino.
- -...
Queste sono solo alcune delle immagini dell'attacco a New York e dei
paladini che l'hanno protetta...-
- La
cronista continuava a parlare sopra le
immagini di video amatoriali e non che erano stati fatti durante
quella mezza invasione.
- -...Il
gruppo di eroi si fa chiamare Avengers e...-
- E a
quel punto Armida smise di ascoltare
e guardò solo le immagini di quel gruppo eccezionale che li
aveva
salvati, c'era però chi aveva il coraggio di dare la colpa a
loro.
- Certo,
i danni provocati non erano da
poco, ma se non ci fossero stati loro che cosa sarebbe successo
all'intera città e ai suoi abitanti?
- -Quel
Thor è un gran bel pezzo di manzo-
- Jack
faceva sempre quel commento tutte le
volte che un' immagine del biondo dio del fulmine appariva da qualche
parte, e non si poteva certo dargli torto.
- Diamine...!
Sembrava che quel gruppo di
super eroi fosse stato scelto in base al loro aspetto fisico invece
che alla loro abilità a far roteare martelli magici o a
diventare di
un bel verde brillante e grosso come tir.
- Quello
che però incuriosiva di più
Armida era Tony Stark, aveva letto articoli e guardato anche
l'intervista di qualche anno prima dove aveva rivelato, tra il caos
generale, che era Iron Man e il carattere di quell'uomo che sembrava
avere tutto bè... Stuzzicava il suo interesse.
- Fu di
nuovo portata alla realtà
all'improvviso però stavolta furono le urla quasi isteriche
della
sua migliore amica e quelle di Jack che cercava di attirare la sua
attenzione e trattenere Anna che sembrava pervasa da una furia
omicida.
- -Anna
calmati!! Che diavolo è
successo?!-
- Armida
le si avvicinò immediatamente e
vide i sorrisi sadici e gongolanti del gruppo di ragazzi di prima
insieme a Eric, a giudicare dalla situazione ormai vecchia fiamma di
Anna.
- I
capelli biondi e lunghi di Anna
sembravano formare un'aura intorno alla sua testa quando si
voltò
con gli occhi fiammeggianti verso di lei.
- -Questo
coglione aveva fatto una
scommessa con i suoi amici- la bionda vide la sorpresa negli occhi di
Armi -Doveva portarmi a letto entro due giorni e poi lasciarmi a
bollire nel mio brodo-
- Gli
altri studenti che erano nel bar, per
fortuna non troppi in quel momento, guardavano la scena curiosi di
quello che stava succedendo.
- -Ok
An... Adesso ti porto di la e poi
andiamo a casa-
- Ancora
un po' riluttante la bionda la
seguì.
- -Andiamo
italiana...!-
le urlò dietro
Eric -Era solo uno scherzo innocente, ma se vuoi...- prese un polso
di Armida facendola voltare verso di lui -Possiamo divertirci in tre-
- E
sghignazzò insieme al suo branco di
amici idioti.
- Arm
sentì la rabbia che le ribolliva
dentro e poche volte si era ritrovata a lottare contro se stessa per
non uccidere qualcuno, ma quell'idiota non accennava a lasciarle il
polso, così con l'altra mano, che prima stringeva le spalle
della
sua amica, prese il vassoio che aveva posato poco prima sul bancone e
con un movimento fulmineo glielo diede in testa.
- L'intero
bar si zittì all'istante e
l'unico rumore erano i respiri pesanti della mora e il ridacchiare
sommesso della bionda.
- Sul
vassoio era rimasta stampata la
faccia di quel coglione mentre i suoi amici si affrettarono ad uscire
prima di ricevere lo stesso trattamento.
- -*-
- Fury
tamburellava con le dita sul tavolo
di vetro che aveva davanti.
- Quella
mattina era successo di nuovo, e
ancora non voleva credere alle immagini che aveva visto registrate da
una telecamera di sicurezza di un bar, i sensori per l'energia che
avevano installato in punti strategici sul tutto il continente
avevano rilevato qualcosa, nella zona dell'università di New
York.
- La
volta precedente era accaduta la
stessa cosa poco lontano dalla lettura di quella mattina ma avevano
esitato ad intervenire in massa poiché l'energia era poca e
poteva
essere un falso allarme anche se poi aveva mandato un solo agente per
controllare.
- Passò
in rassegna la parte degli
Avengers che era arrivata dopo che li aveva chiamati, come al solito
Tony Stark doveva fare la sua entrata ad effetto così decise
di
iniziare quella riunione.
- -Allora
signori- cominciò -Vi ho
convocati perché dalla fine dell'attacco dei Chitauri ad
oggi
abbiamo rilevato una quantità di energia, che sembra
provenire da
Asgard, ormai non più trascurabile e sembra aumentare-
- Guardò
per qualche secondo i presenti
per assicurarsi delle loro reazioni.
- -Vuole
dire che in città sono rimasti
dei Chitauri?! Ci sono in giro quei cosi?-
- Chiese
allarmato Capitan America.
- -No-
intervenne l'agente Romanoff -Non
sappiamo spiegarlo ma quando questa energia diventava rilevabile
dagli strumenti si manifestava in luoghi frequentati alle volte da
molte persone ma non è mai successo niente di grave in quei
momenti,
niente interventi della polizia, niente morti, niente...-
- -Aspettate!-
la interruppe il dottor
Banner -Volete dire che pensate che questa forma di energia provenga
da un umano?-
- -Nella
mattina di oggi abbiamo appurato
che sì, è un essere umano a produrre
quell'energia anche se non
abbiamo capito come-
- Rispose
Fury e fece partire il filmato.
- Quando
la ragazza mora prese il vassoio
per poi calarlo violentemente sulla testa del malcapitato nella sala
si diffusero delle risate poco velate.
- -Che
cosa mi sono perso?!-
- La
porta della sala dove erano riuniti si
aprì, lasciando entrare Tony Stark con i suoi immancabili
occhiali
da sole.
- -Stark-
lo richiamò Fury -Quando
qualcuno ti dice un orario dovresti rispettarlo-
- -Non
è nel mio stile- guardò i presenti
-Legolas, Vedova Nera, Capitan Ghiacciolo, omino verde...-
- Salutò
tutti con un cenno.
- -Mi ha
appena dato dell' “omino”?-
- Chiese
a bassa voce Banner all'agente
Romanoff che si limitò ad una bella scrollata di spalle.
- Fury
passò in rassegna ancora una volta
quegli uomini straordinari che era riuscito a riunire e che poi gli
facevano perdere il sonno, specialmente il signor Stark, ne sapeva
una più del diavolo ma non riuscivi mai a capire cosa gli
passasse
in quella sua testa da genio.
- -Dobbiamo
entrare in contatto con la
ragazza-
- Nessuno
fece caso alle parole del capo
dello S.H.I.E.L.D., continuarono invece la loro discussione sui
nomignoli che Tony aveva appena affibbiato alla squadra, il
più
indignato era Rogers... Essere chiamato “ghiacciolo”
non
faceva parte dei suoi programmi della giornata.
- Nick
Fury alzò l'occhio buono al cielo e
ricominciò a tamburellare con le dita sul tavolo,
iniziò a pensare
che la sua autorità non fosse così rilevante in
quel momento,
nessuno lo stava a sentire, dannazione!
- Si
guardò per qualche secondo attorno
sperando che quella accozzaglia di persone diventasse conscia della
situazione, ma la cosa non avvenne, così con tutta la
compostezza
del mondo prese la sua pistola e sparò un colpo verso
l'alto, anche
se sapeva che sparare proiettili a caso in una stanza chiusa non
fosse una cosa saggia da fare.
- Ma a
mali estremi, estremi rimedi.
- -Signori!-
iniziò -Se avete finito con
le vostre ciance, e non volete anche del té con i biscotti,
gradirei
la vostra attenzione-
- I
presenti, come se fossero stati
addestrati a farlo, si misero a sedere tutti insieme e nello stesso
tempo.
- Fury
annuì finalmente soddisfatto e fece
partire di nuovo il filmato della telecamera di sicurezza a beneficio
di Tony Stark che prima non era presente, impegnato forse a costruire
qualche nuova diavoleria.
- Una
volta finito di vedere il filmato
anche Iron Man ebbe la stessa reazione degli altri, iniziò a
sghignazzare di fronte alla forza che aveva usato quella ragazzina.
- -Agente
Hill-
- Il capo
dello S.H.I.E.L.D. la invitò ad
entrare.
- -I
fascicoli sulla ragazza che mi ha
chiesto-
- Lasciò
sul tavolo sei copie, una anche
per Thor, e uscì di nuovo dalla stanza tornando al suo
lavoro.
- I
presenti sfogliarono il contenuto e
Tony rimase stupito dai risultati che la ragazza stava ottenendo alla
New York University.
- -Lo
trovo ironico- Stark lasciò
volutamente la frase in sospeso aspettando che qualcuno gli chiedesse
di continuare, ma ormai lo conoscevano bene e chiedere avrebbe solo
contribuito a fare aumentare il suo già immenso ego -Questa
ragazza
studia mitologia norrena... Vale a dire i nostri amici di Asgard,
secondo voi ci potrebbe essere di qualche aiuto?-
- -Non la
stiamo cercando per farla unire
al gruppo- intervenne Steve -Ci serve per capire se l'energia
proviene da lei, come vuole che ci muoviamo signore?-
- Chiese
rivolto a Fury.
- -Agente
Romanff, agente Barton inizierete
a tenere d'occhio la ragazza già da stasera-
- I due
annuirono in sincrono scambiandosi
anche un veloce sguardo.
- -Non
credo sia una buona idea mandare in campo i vostri agenti, signor
Fury... La fareste scappare o nel peggiore dei casi uccidere, senza
neanche spiegarle il motivo. Ci vuole qualcuno con del fascino..-
- -Tipo
lei signor Stark?-
- Chiese
Fury alzando il sopracciglio dell'occhio buono.
- -Non
mi tiro mai indietro in queste occasioni ma mi duole ammettere che ci
vuole qualcuno un po' più giovane-
- Passò
in rassegna con lo sguardo i presenti nella sala.
- Banner
sarebbe stato più un pericolo pubblico che un aiuto,
Legolas...
Meglio lasciar perdere.
- -Potremmo
mandare Capitan ghiacciolo!-
- Sentendosi
chiamato in causa il capitano alzò lo sguardo sui presenti.
- Tony
si pentì subito della proposta, conoscendo le ragazze d'oggi
quella
in questione lo avrebbe masticato e poi sputato senza troppi
complimenti, lasciando Capitan findus disorientato.
- -Raperonzolo
non c'è mai quando serve?-
- -Il
dio del tuono ha altro a cui pensare in questo momento-
- -Fare
da baby sitter al fratello squilibrato?-
- -*-
- Jack
e Armida avevano chiuso il Lucky's e adesso stavano preparando
qualcosa da mangiare.
- Ogni
tanto si radunavano alla tavola calda di Jack e passavo le ore a
raccontarsi la giornata e a ridere con un buon bicchiere di vino in
mano che la maggior parte delle volte diventavano anche di
più.
- -Dovresti
incorniciare quel vassoio, dico davvero Jack-
- Rise
An assaporando il vino di quella sera. Avevano deciso di aprire la
scorta che aveva portato Armida dopo essere tornata in Toscana per
qualche giorno, del buon Chianti faceva bene sia al palato che
all'anima.
- -Io
l'appenderei ad una parete- disse lui -Come trofeo di caccia della
nostra Armi! Avete visto come se n'è andato con la coda tra
le
gambe?!-
- E
tutti risero.
- Armida
non aveva fatto altro che seguire il suo istinto, che di solito la
faceva finire nei guai, ma Eric si sarebbe vergognato troppo a
raccontare di essere stato preso a vassoiate in faccia da una ragazza
che era la metà di lui.
- Sorseggiò
anche lei un po' di vino assaporandone il gusto deciso che le
ricordava le colline toscane.
- -Però
Arm, me lo devi dire adesso- Anna
la riscosse dai suoi pensieri -Come fai ad essere così
lucida nelle
situazioni di crisi? Io stavo per mettermi ad urlare dall'isterismo e
non sarei stata di aiuto, suppongo-
- Rise un
po' sguaiatamente, evidentemente
il vino cominciava a circolare nelle vene e ad avere effetto.
- -Hem...
Adrenalina...?-
- Provò
a rispondere Armida, tanto sapeva
che qualunque cosa avesse detto sarebbe stata usata contro di lei,
quindi era meglio non sbilanciarsi troppo.
- -Non
dire bischerate- Jack
aveva appena usato una delle prime parole toscane che Arm gli aveva
insegnato -Secondo me sei uno di quegli alieni che ci hanno invaso
pochi mesi fa!-
- La
ragazza lo guardò veramente sorpresa
per quella affermazione e si ripromise di non far bere più
di tre
bicchieri di vino ai quei due pazzi, cominciavano a vaneggiare e poi
era lei quella che ci doveva fare i conti... Anche con i tassisti che
gli riportavano a casa.
- Armida
rise di gusto.
- -Mi
consideri così poco attraente
Jack?!-
- Chiese
risentita. Essere paragonata ai Chitauri, non le faceva molto
piacere, specialmente se quei cosi somigliavano
a delle lucertole non molto in salute.
- Armida
rabbrividì, una cosa era studiare
sui libri un'altra era scoprire che quelle divinità
esistevano
davvero e avevano i controcazzi, se mi passate il francesismo.
Avrebbe tanto voluto sapere che cosa c'era di vero nei libri che
studiava e invece cosa aveva bisogno di essere riscritto.
- -A dire
il vero ti considero una delle
ragazze più belle che abbia visto-
- Rispose
il ragazzone cercando di rimanere
serio, cosa che non riuscì prontamente a fare.
- Armida
roteò gli occhi al cielo ma dopo
pochi secondi si unì alle risate dei suoi amici; ormai erano
le una
di notte passate e anche se il giovedì era il giorno di
chiusura del
Lucky's, Jack aveva bisogno di riposare per recuperare le fatiche di
una settimana intera.
- La mora
iniziò a mettere un po' a posto
mentre gli altri due finivano la bottiglia di Chianti brindando alla
sua salute, erano pazzi, su quello nessuno poteva obiettare, ma erano
le prime e le migliori persone che potesse trovare in un luogo
sconosciuto come la Grande Mela.
- Giovedì.
- Alla
fin dei salmi erano tornate a casa
alle quattro di mattina e quando Armida riuscì finalmente ad
aprire
gli occhi era già mezzogiorno passato, guardò per
qualche secondo
il soffitto cercando di capire come mai lo trovasse così
interessante in quel momento.
- La mora
riuscì a voltare la testa di
lato e cercare la sagoma di Anna ancora addormentata in quelle sue
pose strane a cui aveva fatto tante foto e di cui la sua amica non
conosceva l'esistenza, ma le coperte in disordine rivelavano che
l'amica bionda si era già alzata e molto probabilmente stava
mandando a fuoco la cucina.
- Si
alzò e fece una doccia veloce,
indossò i pantaloni di una tuta e una canottiera. La
primavera stava
lasciando lentamente il passo all'estate e la calura iniziava davvero
a farsi sentire.
- Fortunatamente
quel giorno aveva solo un
incontro nel tardo pomeriggio con il suo professore di mitologia
così
poteva prendersela con calma e recuperare la mezza sbronza della sera
precedente.
- Come
aveva pensato, Anna era in cucina e
stava litigando con le pentole che in quel momento stavano avendo la
meglio sulla povera ragazza.
- -Non so
come tu ci riesca- iniziò Armida
-Ma fai sembrare l'arte di cucinare una battaglia... Prima che
arrivassi io come facevi a mangiare?-
- -Andavo
da Jack-
- Rispose
candidamente.
- La mora
alzò gli occhi al cielo e si
mise al lavoro. In pochi minuti due bei piatti di pasta erano serviti
in tavola.
- -Sono
ingrassata di tre chili da quando
sei arrivata, te ne rendi conto?-
- -Qualche
giorno fa mi hai detto che ne
eri contenta perché ti erano finiti tutti nelle tette, An-
- Armida
rise mentre la bionda le faceva il
verso ottenendo solo il risultato di farla ridere di più.
- Nessuna
delle due sembrava avere voglia
di fare qualcosa di utile quella sera ma entrambe avevano degli
impegni, quindi dovevano farsi forza e vincere la pigrizia che le
abbracciava come una dolce coperta.
- La
prima ad uscire di casa fu Anna che
doveva seguire delle lezioni fino alle sette di sera, la mora invece
aveva l'appuntamento con il professore alle cinque, poteva
prendersela con più calma.
- -*-
- -Dobbiamo
chiamare il biondino-
- Disse
Stark con cipiglio sicuro e per chi non l'avesse capito, il
“biondino” in questione è Thor.
- Erano
di nuovo tutti riuniti nella sede newyorkese dello S.H.I.E.L.D. e
stavano cercando di organizzarsi per avvicinare la ragazza senza
procurarle un trauma psicologico o cranico, con gli elementi che
facevano parte del gruppo non si poteva mai sapere.
- -Questa
energia proviene dal suo mondo...- fece una pausa ad effetto
-È del
tutto normale far intervenire lui-
- -Ma
la ragazza è umana-
- Intervenne
Steve Rogers.
- -Per
quanto mi duole ammetterlo devo dare ragione a Stark questa volta...-
- Aggiunse
Bruce.
- Quando
facevano quelle riunioni diventava ancora più teso; l'altro
si agitava come se sentisse che da un momento all'altro dovesse
succedere qualcosa di brutto... Dopo l'ultima esperienza con Loki e
il suo esercito era pronto ad affrontare Lucifero in persona.
- Qualche
secondo dopo un tonfo sordo rimbombò per l'edificio e le
luci
tremolarono.
- -C'è
Thor con suo fratello, signore-
- La
voce dell'agente Hill all'interfono ruppe il silenzio che era calato
nella stanza.
- -Lasciali
passare-
- -Anche
Loki, signore...?-
- -Anche
Loki-
- Maria
Hill non credeva che quella fosse una mossa molto saggia ma il capo
era lui così lasciò passare i due fratelli di
Asgard.
- -*-
- Loki
non aveva molta voglia di tornare sulla terra ma il dio del tuono e
il padre degli dei non gli avevano lasciato molta scelta al riguardo:
o seguiva Thor su Midgard o la sua punizione si sarebbe allungata.
- Quando
entrarono nella stanza la tensione era così palpabile che il
dio
dell'inganno credette di poterla toccare e nutrirsi di quella
sensazione così forte, gli era sempre piaciuto riuscire a
disorientare le persone che gli stavano attorno, non importava che
sentimento riuscisse a provocare nei suoi interlocutori, l'importante
era che l'attenzione fosse tutta su di lui.
- -Perchè
hai portato tuo fratello, Thor?-
- A
parlare era stato Occhio di Falco, aveva già un freccia
incoccata
nel suo arco e puntata direttamente al cuore del dio che non fece
alcuna piega suscitando rabbia nell'animo dell'agente Barton.
- -Heimdall
ha visto che mi stavate cercando e mi ha riferito anche la
situazione, così ho portato Loki-
- Il
dio dell'inganno sorrise, quel sorriso che poteva significare tutto o
niente. Era il sorriso di chi porge un mazzo di fiori e nell'altra
mano, dietro la schiena, ha un pugnale.
- Loki
si divertiva sempre tanto con i midgardiani.
- -Ma
era proprio necessario portare il fratello psicopatico?-
- Il
dio si voltò verso l'unico possibile proprietario di quelle
parole
così sarcastiche, Tony Stark lo stava fissando senza
vederlo, negli
occhi del miliardario sembrava esserci il ricordo dell'attacco alieno
e del suo volo dalla torre Stark.
- Le
labbra del dio dell'inganno si distesero ancora di più; era
bello
essere ricordato dai propri nemici.
- -Loki
conosce meglio di chiunque altro su Asgard questo tipo di energia e
ha le conoscenze necessarie, amici miei-
- Nessuno
era stato convinto dalle parole di Thor, ma agli occhi di quei
patetici umani il suo caro e
adorato fratello era un dio giusto e
indistruttibile e per più
di una ragione era meglio non farlo arrabbiare.
- Loki
non capiva l'attaccamento che provava il suo stupido fratello per
quel mondo così insignificante; gli umani non facevano altro
che
affaccendarsi tutta la vita per delle cose inutili ed effimere...
Effimere come lo erano le loro esistenze.
- -Ha
passato due anni nelle prigioni di Asgard!!- la voce tonante di Thor
lo riportò alla realtà, evidentemente si era
perso alcune parti del
discorso -Costretto ogni minuto a subire...!!-
- -Basta
così- disse calmo, al dio dell'inganno non interessava far
sapere ai
suoi nemici le suo pene -Ai tuoi amici non
interessa, e mi hai
portato in questo mondo per un'altra faccenda, non per litigare con
dei bambini midgardiani-
- Nessuno
apprezzò quel commento, lo vide dai loro occhi e dalle
mascelle
serrate ma nessuno osò muovere un muscolo contro di lui.
- -Aspettate-
il silenzio venne interrotto dal dottore che aveva un altro essere
dentro di se, se non ricordava male si chiamava Banner -Qui sono
passati appena sei mesi dall'attacco alieno-
- Loki
pensò che non tutti i midgardiani erano degli stupidi,
qualcuno
usava anche il cervello che gli era stato donato.
- -La
punizione che ho dovuto subire ha alterato la percezione che avevo
del tempo- e indicò la propria testa con un dito -Era questo
che
voleva dire mio fratello, per
la mia mente sono passati quasi due anni ma in realtà solo
pochi
mesi a quanto pare-
- Il
dio dell'inganno era stato breve e conciso e, cosa di cui si sorprese
anche lui, la frase non conteneva nessun insulto verso il gruppo
degli Avengers.
- -Bene
signori... Risolverete le vostre questioni in un altro momento,
adesso voglio la ragazza-
- Loki
si voltò verso il direttore dello S.H.I.E.L.D., che fino a
quel
momento non aveva proferito parola, ma nella sua voce aveva percepito
qualcosa di strano, e non solo lui evidentemente, perché
anche il
gruppo lo guardò . Il suo unico occhio buono sembrava
nascondere...
Che cos'era? Ooooh certo, sorrise tra sé, l'aveva
riconosciuta.
- Paura.
- Paura
di rivivere quegli attimi di sei
mesi prima.
- Grazie
al padre degli dei aveva passato
gli ultimi due anni a convivere con quel sentimento, la mente
squarciata dal dolore, dalle immagini che Odino gli faceva vedere
e poi, quando tutto sembrava finito, l'incubo
ricominciava.
- -Quindi
chi si butta nella mischia?-
Stark lo riportò di nuovo alla realtà -Eviterei
Banner e il
capitano, io sono troppo famoso e riconoscibile... Rimangono i due
assassini pazzi e la coppia di fratelli shakesperiani-
- Il dio
dell'inganno e Thor si guardarono
alzando un sopracciglio.
- Salve!
^^
- grazie
mille a tutti quelli che si sono presi la briga di leggere questo
primo capitolo
- -si
inchina-
- spero
che vi sia piaciuto e che la storia vi incuriosisca almeno un po'
- alla
prossima
- ciauuu
- M_Wonnie
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