16
dicembre – sei
mesi prima
Quando
Riven la vide
rimase a bocca aperta.
In
effetti, era raro
vederla vestita così elegantemente.
Lei
era un
maschiaccio, e soprattutto una ragazza molto semplice, indossava
spesso pantaloni larghi e maglie scure, non fu facile per lui
abituarsi a quella vista.
Quando
camminava o
si allontanava dalle ragazze per prendersi un drink, Musa sentiva
troppi sguardi su di sé: capiva che il suo vestito attirava
evidentemente l'attenzione di molti.
Sentiva
gli sguardi
pungenti delle ragazze e i gridolini di stupore delle invidiose,
insieme agli sguardi ammirati e spesso irritanti dei ragazzi.
Ciò
che aveva
sempre odiato di più degli uomini era il fatto che la
squadrassero
da testa a piedi, nemmeno fossero dei radiologi.
Ma
quella sera Musa
decise di sopportare, in fondo non sarebbe accaduto molto presto un
altro party elegante come quello.
A
volte osservava
Riven e sorrideva: il suo viso era un misto di gelosia e ammirazione,
un insieme di emozioni che probabilmente non sapeva nemmeno lui come
gestire.
La
serata trascorse
tranquillamente tra chiacchiere e risate per circa un'ora, quando la
fata andò a prendere da bere per l'ennesima volta.
Sentiva
la testa
pesante, ma sapeva di poter reggere ancora per un po'.
In
fondo, sul suo
pianeta era quella la tradizione.
Ubriacarsi
tanto per
poi vomitare altrettanto era segno di sacrificio.
Sai
di non reggere
l'alcol, ma bevi ugualmente per fare compagnia ai tuoi amici.*
Lei
aveva condiviso
sempre passivamente quest'idea, ma in fondo un'altra serata
così
quando le capitava più?
Pensò
che non
sarebbe stato un male esagerare una volta nella vita.
Così
bevve di nuovo
tutto d'un fiato, quando vide Riven avvicinarsi a lei.
“Ehi,
basta!”,
le sussurrò divertito.
Musa
non capì, lui
aveva bevuto quanto lei se non di più, e adesso le diceva di
smettere?
Lo
guardò
contrariata, riempiendosi di nuovo il bicchiere.
“Quel
ragazzo mi
sta irritando moltissimo”, sussurrò
improvvisamente Riven.
“Quale
ragazzo?”,
chiese la fata di rimando.
“Quello
che sta
fissando le tue gambe da mezz'ora”
Musa
guardò nella
direzione in cui guardava il ragazzo, e notò effettivamente
uno
specialista che la osservava affascinato.
Lei
gli sorrise
apertamente e lui si girò imbarazzato.
“Ci
sono un sacco
di ragazze qui che si vestono sempre come delle prostitute e questo
deve guardare proprio te?”, disse Riven con tono aspro.
Musa
scorse una
punta di invidia nella sua voce, ma dopo averci riflettuto qualche
minuto, decise di ignorarlo e continuare a godersi la serata.
“Sei
geloso, per
caso, Riven?”, gli chiese quando notò che il
ragazzo aveva
ricominciato ad osservarla maliziosamente.
“Posso
togliergli
ogni speranza, se lo desideri”, gli disse con un sorriso
sulle
labbra.
Lui
si girò
confuso: “E come?”
“Così”
E
dopo aver detto
questo, si lasciò andare ad un lungo bacio appassionato.
Strinse
i suoi
capelli, accarezzò il suo viso, mentre le loro lingue
ballavano una
nuova danza.
A
pensarci bene, non
si erano mai baciati così.
E
soprattutto non in
pubblico, perché lei non aveva mai voluto.
Quando
si
staccarono, Riven pensò che la fata avesse evidentemente
bevuto
troppo.
Musa
si girò e
osservò il ragazzo, che li guardava allibito.
“Pensavi
che fossi
single, eh?”, gli disse ridendo.
Riven
la prese per
un braccio, tirandola indietro.
Se
prima pensava che
Musa avesse bevuto troppo, in quel momento ne aveva avuto la
conferma.
“Musa,
sei
ubriaca, non ascoltare quello che ti viene in mente”
Ma
lei, in tutta
risposta, cominciò a ridere e a baciarlo alternativamente,
così lui
la prese tra le braccia e la portò, con il permesso della
preside,
nella sua camera.
Lei
continuava a
ridere come un'ubriaca persa, e quando Riven la stese sul letto,
cominciò a guardarla mentre rideva senza fermarsi.
Pensò
alla ragazza
tanto seria e determinata che era, assolutamente diversa da quella
che aveva davanti in quel momento.
Pensò
che raramente
l'avrebbe rivista in quello stato.
Osservò
ammirato i
suoi occhi neri lucenti, attorniati da un ombretto rosa pallido che
le donava meravigliosamente.
Sembrava
veramente
una fata bellissima, come quelle delle favole.
Il
suo vestito color
pesca risaliva sempre più, lasciando spazio alla fantasia
dei
ragazzi che la guardavano.
La
osservava
contorcersi dalle risate su quel letto, sembrava proprio una pazza,
non era da lei.
Trasportato
da
quelle risate, cominciò a sorridere anche lui, osservando
sempre più
avidamente la sua bellezza.
Poi,
improvvisamente, lei gli prese una mano, portandosela al collo, sulle
braccia, sui seni, facendogli toccare lentamente tutto ciò
che le
apparteneva e che non gli aveva mai permesso di toccare in questo
modo.
Sorridente,
Musa
prese l'altra mano e se la mise su una gamba, sulla coscia,
facendogli esplorare l'interno del vestito sempre più.
Lei,
eccitata da
questo gioco erotico quanto lui, cominciò di nuovo a
baciarlo
avidamente, mordendogli le labbra, succhiandole e leccandole come se
fosse stata l'ultima cosa che avrebbe fatto nella vita.
Così
quel gioco
erotico li travolse improvvisamente, li fece stendere su quel letto e
li portò ad amarsi
per la prima volta come mai era successo prima.
*
In Giappone è tradizione: chi non regge l'alcol beve
comunque e di
conseguenza vomita.
Ma
vomitare è segno di bontà e sacrificio,
perché significa che ci si
è sacrificati per i propri amici pur sapendo di non reggere
l'alcol.
Scusate
se paragono la cultura giapponese a quella della fata, ma Musa
ha tratti orientali, così mi sembra interessante modificare
i fatti
in questo modo.
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