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2
o
Un
uomo, se ne stava silenzioso, sul cassero di poppa. I suoi occhi penetranti,
d’un azzurro profondo, scrutavano l’orizzonte perfettamente piatto. La brezza
marina gli scompigliava i folti capelli, castano dorati, che erano stati
raccolti elegantemente. Qualche ciocca ribelle, gli ricadeva sulla fronte,
mentre la coda, si arruffava col vento. L’uniforme che portava, era stata
indossata scompostamente;
La
giacca blu, rifinita in oro, era slacciata sul petto, assieme al gilet ed alla
camiciola, lasciando scoperta una parte di petto. Il bordo dei candidi calzoni,
invece, spuntava dagli stivali neri lucidi, che arrivavano fin sotto il
ginocchio.
Alcuni
spruzzi d’acqua, gli bagnarono il volto, perfetto e candido, facendogli
corrugare la fronte. Immerso profondamente nei suoi pensieri, non si accorse
nemmeno d’una presenza alle sue spalle.
<<
Cosa ti turba, Matthew? >>, chiese una voce, sgorgata dal nulla.
<<
Chi ha il dominio del mare, ha il dominio di tutto >>, si limitò a
rispondergli.
Aveva
riconosciuto quella voce. Apparteneva al medico di bordo, il signor Joseph
Beaumont, nonché, uno dei suoi amici più fidati.
Lentamente,
si girò verso di esso, e guardandolo dritto negli occhi, disse: << I
francesi stanno avendo la meglio. Secondo i miei calcoli, hanno un distacco
dall’Ember Rose, di tre settimane >>. Il dottore lo guardò
sbalordito. Era una cosa gravissima: se la nave francese sarebbe arrivata per
prima, la flotta britannica che gli aspettava dall’altra parte, sarebbe stata
spacciata.
<<
Tre settimane? Signore Iddio… è terribile! >>.
<<
Già… ma la cosa peggiore, è che l’Ember Rose non può permettersi di
superare i 5 nodi, con il mare così irrequieto >>.
Joseph
tentò di rispondergli, ma una voce estranea giunse alle loro orecchie. Entrambi
si girarono, notando in piedi, davanti a loro, il secondo ufficiale Burton Howe.
<< Capitano Keller… la direzione e la velocità del vento sono cambiati. 3
nodi in direzione Sud Est >>, disse in tono formale, mentre porgeva un
plico di pergamene. Matthew, cominciò a riflettere su ciò che doveva fare,
rigirandosi scrupolosamente tra le mani, il pacco che gli aveva consegnato Howe.
<<
Dica a Morgan di puggiare. Cazzate le vele di prua, e preparatevi
a bordeggiare in direzione 30°15’ S e 10°25’ E. >>, ordinò
Matthew.
<<
Si signore >>, rispose Howe, lasciando il Capitano ed il dottore, per
preparasi ad andare ad eseguire i nuovi ordini. Matthew intanto avanzò,
mettendosi a fianco del timoniere. Scrutò i suoi uomini che attendevano con
trepidazione, i suoi ordini. Preso più fiato possibile, e con tono di comando,
disse << Fissare il tangone! Posizionare la sartie di
sicurezza! Issare la randa e aprire di più la vela di trinchetto!
Preparasi al bordeggio! Muoversi! >>.
Il
dottore rimase stupito nell’osservare come i comandi del capitano, venivano
eseguiti così velocemente ed alla perfezione. Era il più giovane Capitano della
Marina inglese, aveva ricevuto molti onori direttamente dalla regina ed era
magnifico nel suo lavoro. Matthew discendeva da una famiglia, che da generazioni
si tramandava questo mestiere, così pericoloso, eppure così affascinante.
Abitava in una villa poco fuori Bristol, vicino a quella dei suoi genitori, che
negli ultimi anni lo avevano visto pochissimo. Matthew apparteneva al mare.
Quando si trovava sulla sua nave, sapeva come ammaliare i suoi uomini. Lo
ammiravano, ed eseguivano qualsiasi suo ordine, senza esitazione. Non era
cattivo nell’impartire ordini, ma severo. Inoltre sapeva come farsi rispettare
senza alzare la voce. Aveva tutte le qualità d’un gran leadership. Inoltre a
bordo dell’Ember Rose, sua nave personale, aveva molti amici che facevano
parte dell’equipaggio. Uno di questi era il dottore, poi c’era il secondo
ufficiale, lo scalco, che veniva direttamente da casa sua e il
guardiamarina.
In
due minuti, l’Ember Rose, era pronta. Matthew suggerì a Joseph di
rientrare con lui in coperta, mentre veniva eseguita l’operazione di
bordeggio.
Nel
mentre, nel pancia dell’Ember Rose, Jacklynn dormiva ancora beata.
Improvvisamente, due braccia
robuste, la sollevarono di peso dal pavimento. << Ma guarda un po’cosa
abbiamo qui! >>, disse un uomo con voce roca. Intontita da tutto quel
trambusto, si svegliò di soprassalto, cercando di capire cosa stesse
succedendo;
Davanti
a lei, c’era un uomo rozzo e malconcio. Sul viso, aveva barba incolta e
pungente. I capelli erano tutti arruffati ed unticci, mentre gli abiti pieni di
macchie di grasso.
La
stava guardando con un ghigno per niente rassicurante, ed una mano poco
delicata, le si era avvinghiata attorno al polso per trascinarla via dalla
stiva.
Jacklynn
tentò di opporre resistenza, puntando i piedi sul pavimento. Ma il legno,
evidentemente lucidato, le fece slittare i piedi. L’uomo rise di gusto, ed
osservandola le disse:
<<
Che cosa credete di fare? Siete così magra che potrei piegarvi come uno
stecchino! >>.
<<
La prego, mi lasci andare. Le prometto che scenderò immediatamente da questa
nave >>.
<<
Oh non si preoccupi Miss. Scenderà, scenderà… Eccome se scenderà! Ma prima venga
a fare una visitina al Capitano! >>, rispose l’uomo, dandole un forte
strattone per farla avanzare più velocemente. Jacklynn tentò nuovamente di
opporsi, ma era tutto inutile.
<<
Vi scongiuro, fatemi scendere e basta! >>, disse sull’orlo della
disperazione. Voleva soltanto tornarsene a casa, e per farlo non doveva far
altro che scendere lungo la passerella, dalla quale era salita. Ma quell’uomo
non era dello stesso avviso. << Su andiamo, il Capitano rimarrebbe deluso,
se prima di andarvene non passate a salutarlo! >>.
Matthew
e Joseph, erano nell’accogliente alloggio del Capitano, intenti a sorseggiare un
ottimo weasky. Un leggero bussare alla porta, li fece interrompere. Matthew,
rivolse uno sguardo alla soglia, prima di dare il permesso di entrare. <<
Avanti! >>.
La
porta si spalancò di scatto, facendo entrare il calafato Jeff Lewis, che teneva
in braccio una donna. << Mi lasci! Mi metta subito giù! >>, urlò,
dimenandosi Jacklynn.
<<
Per Diana! >> esclamò stupefatto il dottore, che si alzò di scatto dalla
sedia, facendola quasi ribaltare. Matthew invece, sbigottito, ma al tempo stesso
infastidito dalla scena, domandò secco:
<<
Che cosa sta succedendo? >>.
Lewis
s’interruppe all’istante, e guardando il suo Capitano negli occhi, si affrettò a
rispondere: << Signore, ho trovato questa donna nella stiva. Cosa devo
farne? >>. A questo punto Matthew, notando che la ragazza si stava
dimenando con fervore, ordinò con voce severa:
<<
Lasciala andare! >>.
Il
calafato, fece come ordinatogli. Non appena fu posata a terra, Jacklynn si
scostò con uno strattone, e più furiosa che mai, si girò di scatto, incontrando
due occhi, azzurri come il mare, fissi su di lei. A quella vista, l’ira, venne
sostituita dall’imbarazzo. Non aveva mai visto un uomo così bello;
I
suoi occhi, sapevano leggerti nell’anima, e il sopracciglio destro leggermente
rialzato, gli conferiva un’aria tremendamente sexy.
<<
Come vi chiamate? >>, domandò Matthew, continuando a scrutarla. Un brivido
intenso attraversò il corpo di Jacklynn, sentendo quel timbro di voce così caldo
e profondo. Deglutì, e chiuse gli occhi un istante, cercando di calmarsi.
<<
Che cosa volete da me? >>, ebbe il coraggio di domandare, tenendo gli
occhi fissi sul pavimento, evitando così di arrossire.
<<
Prima di tutto, esigo che rispondiate alla mie domande. Ebbene? >>, disse
Matthew avvicinandosi a Jacklynn, tanto che essa poté notare la pelle tonica del
petto, resa visibile dalla camicia slacciata. A quel punto, il viso le andò in
fiamme e il respiro divenne affannoso.
<<
Io, sono… mi chiamo… Jacklynn Charissa Bradford >>, rispose balbettante.
<<
Che cosa siete venuta a fare a bordo della mia nave? >>, domandò Matthew,
cercando di tenere un tono minaccioso nella voce.
<<
Niente! Assolutamente niente! Mi sono addormenta nella stiva. Ora la prego, mi
lasci andare! >>
<<
Ci tenete così tanto ad affogare? >>.
<<
A-affogare? Ma cosa state dicendo!? >>, domandò confusa Jacklynn, non
riuscendo a capire cosa volesse dire Matthew. Per la prima volta, riuscì ad
alzare gli occhi su di lui, lanciandogli un’occhiata confusa.
Matthew,
capì che c’era stato qualche malinteso. Infatti, si era immaginato che una
creatura così bella, non poteva essere un clandestino.
<<
Miss Bradford… vi trovate a bordo dell’ammiraglia della flotta britannica… in
pieno Oceano Atlantico. Cosa credete che vi accada se decidessi di buttarvi
fuoribordo? >> disse, ammorbidendo il tono della voce.
Jacklynn
rimase un attimo spiazzata da quella rivelazione. Rielaborò le parole del
Capitano, con scrupolosità, cercando di capire in che situazioni si
trovasse;
Si
trovava a bordo dell’H.M.S.
Ember Rose, in pieno Oceano Atlantico, assieme a più di cento soldati
capitanati da un uomo affascinante e tremendamente scontroso, lontano miglia e
miglia da casa e senza che la sua famiglia sapesse dove si trovava.
Improvvisamente,
le mancò il respiro.
<<
Oh mio Dio… Capitano, io non avevo intenzione di salpare! >>, fece
disperata Jacklynn, quasi sull’orlo delle lacrime.
<<
Bhè, io non aveva intenzione di salpare con lei! >>, le rispose astioso,
sentendosi accusato dal tono che aveva usato Jacklynn.
Jacklynn
fece per ribattere, ma un tossicchiare alle loro spalle l’interruppe, facendoli
voltare. Entrambi erano così presi l’uno dall’altra, che si erano completamente
scordati della presenza del Dottor Beaumont. << Ehm, vogliate scusarmi…
invece di discutere, perché non cominciamo sul da farsi per risolvere la
situazione, alquanto imbarazzante della signorina? >>, disse Joseph, nel
tentativo di aiutare Jacklynn a fronteggiare Matthew.
<<
Sono mortificata d’avervi arrecato disturbo. Se mi riportaste indietro… >>
disse Jacklynn.
<<
Portarvi indietro? Tks… ha voglia di scherzare? Io ho una missione da compiere
qui, e non intendo disobbedire ad un ordine per voi >>, le rispose duro
Matthew, ma Jacklynn non si lasciò intimorire, ripartendo all’attacco. <<
Capitano, le chiedo solo di riportarmi a Bristol, non di rinunciare alla sua
missione! >>.
<<
Sentite, è gia tanto che non vi abbia buttata fuoribordo, quindi a meno che non
vogliate tornare al porto di Bristol a nuoto, dovrete restare qui. Credetemi,
neanche io impazzisco all’idea della vostra presenza qui a bordo >>.
Jacklynn gelò sul posto, ascoltando quelle parole senza il minimo tatto.
Mortificata, annuì con la testa bassa.
Dopo
poco, il tossicchiare del Dottore si fece risentire nuovamente, mentre lanciava
occhiate taglienti a Matthew. Poi rivolgendosi a Jacklynn, chiese:
<<
Cosa ne direste, Miss Bradford, se l’accompagnassi nella nostra infermeria, in
modo che possiate rinfrescarvi e rilassarvi un attimo? >>.
<<
Le sarei molto grata. Sono in condizioni pessime >>.
Joseph
le sorrise, poi successivamente le si avvicinò, porgendole un braccio, che
Jacklynn afferrò immediatamente. Nel mentre, Matthew stava osservando tutta la
scena, poi, prima che i due, lasciassero la stanza, richiamò l’attenzione del
Dottore dicendogli: << Joseph, che sia solo in infermeria. Non ho piacere
che gironzoli per la nave… non vorrei che l’intero equipaggio si rivoltasse
>>.
E
così dicendo, i due si voltarono per uscire, ma improvvisamente, Jacklynn si
girò di scatto, facendo spaventare un poco il Dottore.
Alzò
lo sguardo verso Matthew e gli domandò: << Capitano? Potrei sapere il
vostro nome? >>. Matthew, sorpreso dalla domanda, la fissò intensamente,
notando quanto affascinante potesse essere, nonostante fosse sporca e malconcia.
L’abito, che un tempo doveva essere d’un rosa pallido, era pieno di fango, ma
l’acqua che lo aveva ristretto, evidenziava ancor di più le curve seducenti.
Jacklynn sentì il suo penetrante sguardo su di lei, ed arrossì
violentemente.
<<
Matthew… Matthew Keller >>, gli rispose infine. Jacklynn, sollevata
dall’aver ricevuto una risposta, alzò la testa, ed i loro sguardi si fusero.
Rimasero così per alcun istanti, fino a quando Joseph non riscuotè Jacklynn, per
lasciare la stanza.
Jacklynn,
s’immerse in una vasca piena d’acqua riscaldata, dove finalmente si poté
rilassare completamente. Nell’ultima mezz’ora, la sua vita era cambiata
totalmente;
Non
riusciva ancora a credere che fosse confinata su d’una nave, in rotta per la
guerra, e che forse, non avrebbe mai più rivisto la sua famiglia.
Improvvisamente, una lacrima solitaria le solcò una guancia. Con un dito,
l’asciugò, come se fosse stata una mosca dispettosa. Non poteva permettersi di
piangere e mostrarsi debole. Specialmente agli occhi del Capitano Keller, che
sembrava non averla molto in simpatia.
Era
un uomo molto affascinante. I suoi occhi blu indaco, le trasmettevano delle
sensazioni indescrivibili, toccandola come una dolce carezza. Questo fatto,
faceva confondere molto Jacklynn, poiché il carattere, sembrava l’opposto di
quello che le trasmettevano gli occhi.
Scacciò
bruscamente questi pensieri dalla sua mente, ed accorgendosi che l’acqua nella
vasca si stava raffreddando, intuì che doveva essere a mollo da parecchio tempo.
Con gli occhi, cercò l’asciugamano ed i nuovi vestiti che le avevano
consegnato;
Sfortunatamente
dei suoi abiti, era rimasta solo la biancheria. La gonna ed il corpetto, erano
stati gettati, perché a causa della pioggia, s’erano completamente rovinati.
Jacklynn
esaminò i nuovi indumenti, e se li provò. Magra com’era, non era però priva di
curve femminili, che le crearono dei problemi con gli stretti pantaloni di
cotone pesante simili, per colore, alle vele. Dovette faticare per infilarli
sopra i mutandoni poiché non avrebbe mai indossato quel tessuto grezzo a diretto
contatto con la pelle, che si sarebbe di sicuro irritata.
Dopo
averli abbottonati, si esaminò sul piccolo specchio da barba per valutare il
risultato. Girandosi di qua e di là, notò che il davanti era abbastanza volgare
da farla arrossire, ma quando si guardò il dietro ansimò sbalordita: i pantaloni
evidenziavano tutti i dettagli, separando le natiche come una seconda pelle e
stringendosi nella fenditura nel mezzo. Fortunatamente, il dietro della camicia
era lungo, anche se non molto, da coprile i fianchi, permettendole di indossare
i pantaloni in modo decoroso, anche se le aderiva perfettamente al seno. Gli
stivali fortunatamente, andavano benissimo.
Nel
mentre sul ponte, se ne stava Matthew, piuttosto confuso. Non aveva mai provato
delle emozioni simili per nessuna donna. Cosa aveva di diverso dalle altre?
Quando
aveva incontrato per la prima volta quegli occhi, così profondi ed intensi,
aveva avuto come la sensazione di essere da tutt’altra parte.
Intanto,
aveva gia informato l’equipaggio della presenza di Jacklynn sull'Ember
Rose, e che gli avrebbe accompagnati per tutta la durata del viaggio.
<<
Allora? Cosa te ne pare di Miss Bradford? >>, chiese Joseph, riscuotendolo
dai suoi pensieri. << Bhè, è una donna… >>, buttò lì sul vago.
<<
Wow… ma che occhio! >>, lo schernì.
<<
Non intendevo in quel senso. Era un modo piuttosto ristretto per dire che avrà
delle serie difficoltà su questa nave >>, gli rispose, guardando l’immensa
distesa blu davanti a loro.
<<
Perché ti comporti così? Non ti ha fatto niente di male… >>.
<<
Senti non posso permettermi di fare il galantuomo, invitandola ogni pomeriggio
alle quattro a sorseggiare thè alla vaniglia con annesso cucchiaino d’argento!
Io qui ho dei doveri! >> gli rispose con voce dura. Poi, accorgendosi
d’essere stato piuttosto maleducato, nei confronti del suo amico aggiunse:
<< Scusami. E’ che… in verità non so come comportarmi. Ho paura che
allontanandomi dal ruolo di Capitano, dopo non sia più in grado di ragionare
razionalmente >>.
<<
Capisco… anche se dubito che tu possa sbagliare >>.
<<
Tu dici? E dimmi un po’... mi è sembrato che a te, Miss Bradford andasse a
genio! >>, disse Matthew in tono scherzoso.
<<
Naturalmente. E’ una bella donna, intelligente e simpatica. Non è come tutte le
altre, quindi… insomma non voglio rimanere da solo per tutta la vita >>,
gli rispose Joseph, tentando di non essere troppo sfacciato. Matthew avvertì che
lo aveva detto a posta riferendosi a lui, così gli chiese:
<<
Ti stai riferendo a me per caso? >>.
<<
Bhè… sì! >>, rispose tranquillamente Joseph, poi notando che Matthew aveva
alzato un sopracciglio aggiunse << Andiamo… quanti donne ha provato a
farti conoscere tua madre? E quante hai rifiutato? >>.
<<
Io la mia donna ce l’ho gia… >>.
<<
Santo Cielo Matt… è una nave! >>, sbottò esasperato Joseph.
Matthew,
si volse e guardandolo negli occhi disse << Lo sai come stanno le cose.
Quando un uomo trascorre la propria vita sul mare, dopo non riesce più ad
adattarsi alla vita sulla terra ferma >>. Joseph non rispose, limitandosi
a guardarlo con rassegnazione, dispiaciuto per il destino del suo amico. Matthew
ricambiò lo sguardo, posandogli una mano sulla spalla.
Repentinamente,
il brusio sul ponte, creato dai membri dell’equipaggio cessò. Matthew e Joseph
si voltarono dubbiosi, notando Jacklynn avanzare verso di loro. Tutti rimasero a
bocca aperta, primo fra tutti Matthew, che si ritrovò cervello e respiro
intrappolati, e non fu una sorpresa che Jacklynn avesse risvegliato i suoi
appetititi maschili e quelli del resto dell’equipaggio.
Avanzò
verso di lui, abbozzando un timido sorriso. << I vestiti di Flip sono
sorprendentemente comodi >>. Matthew si sarebbe maledetto per aver
concepito quell’idea;
Si
trovava davanti un corpo molto attraente infilato in un paio di pantaloni. I
calzoni da maschio avevano cospirato per renderla ancora più femminile e
desiderabile. Era una donna d’una bellezza seducente. I capelli lunghi fino ai
fianchi si arricciavano in brune onde brillanti intorno alla sua snella figura,
mentre gli occhi grandi e morbidi, lo fissavano turbati. << E’ meglio che
non si faccia vedere così dai mai uomini. Potrebbe essere troppo, per loro
>>. L’espressione corrucciata di Matthew la fece quasi tremare. Non
riusciva a capire la causa di tanta rabbia e azzardò:
<<
E’ dispiaciuto perché me li sono messi? Eppure Flip mi ha detto che voleva che
gli indossassi >>.
<<
Dispiaciuto difficilmente descrive ciò contro cui sto lottando ora
>>, poi accorgendosi di ciò che aveva appena detto, si riprese cambiando
argomento << Spero si sia sentita a sua agio >>.
Jacklynn
fece per rispondere, ma venne interrotta da qualcuno affianco a loro, che aveva
fatto rotolare una palla di cannone. Matthew si voltò, notando il suo mozzo
fermo goffamente a metà del ponte, incapace di dire una parola. La mandibola gli
era scesa lentamente mentre fissava Jacklynn ammutolito.
<<
Questo è Jed Rice >>, annunciò Matthew;
Quel
giorno era gia stato sgridato abbastanza per aver mancato di etichetta. <<
E’ il mio mozzo, e una brava persona che di solito compie il suo dovere>>,
diede una pacca sulla nuca del ragazzo, <>.
Le
gote di Jed divennero rubizze. << Mi scusi Capitano, Miss… Lady…
>>.
<<
Miss va bene >>, lo informò Matthew. Non aveva mai visto nessun membro del
suo equipaggio così colpito da un bel viso prima di allora. Poi però dovette
ammettere che neanche lui era rimasto del tutto lucido quando l’aveva vista per
la prima volta. <>.
<<
Si signore. Vado subito Capitano >>, replicò il mozzo, ubbidendo con gran
prontezza.
Matthew
riportò la sua attenzione su Jacklynn, che lo fissava, in attesa. << Bene
Miss Bradford, ora che vi siete sistemata… Avete fame? >>.
<
Tanta! >>, rispose Jacklynn sorridendogli per aver intrapreso un argomento
poco formale. << E voi? >>.
<<
Affamato. Spero voglia accettare di unirsi assieme ai miei ufficiali per la
cena… >>. A Jacklynn si spalancarono gli occhi, sorpresa da quell’invito,
poi cercando di rimanere impassibile gli ripose << Certamente Capitano
>>.
I
tre ufficiali presenti quella sera, avevano un’età compresa fra i ventitré e i
ventinove anni. Era presente Burton Howe, il commissario di bordo Bernard
Diggory ed il tenente Cody Pullings. Oltre a loro naturalmente, c’era anche il
dottore.
Gli
occhi degli uomini brillarono compiaciuti alla vista di Jacklynn, ma mantennero
una rispettabile riservatezza dopo che Matthew ebbe detto loro, che era sotto la
sua tutela, e, con modi galanti, le baciarono la mano. I loro gradi furono
subito accantonati quando la invitarono a chiamarli con i nomi di battesimo, e
il gruppo entrò presto in un’amabile e tranquilla conversazione.
Le
pernici, servite con una salsa delicata erano eccellenti;
Dopo
averle assaggiate, Jacklynn chiese d’essere presentata al cuoco. Quando entrò,
si fermò meravigliato vedendo finalmente Jacklynn. << Mademoiselle
le è piasciuta la cucina plus raffinè che abbia mai gustato in tutta la
sua vita? Leroy ha cucinato questo scibo specialment per lei… >>,
annunciò un piccoletto energico con i capelli neri, occhi neri scintillanti,
baffetti neri. Sorrise in apprezzamento di tanta bellezza e si premette una mano
sul petto. << Mademoiselle, dovete perdonare le
capitaine per non aversci pensato. Sono Leroy Fairfax, cuoco de le
capitaine Keller >>. Fece con la mano un elegante svolazzo e
interruppe ogni ulteriore presentazione.<< E voi siete Mademoiselle
Bradford; le capitaine ha dimenticato di menscionare che siete la plus
belle creatura del mondo >>.
Jacklynn
rise divertita all’allegra esuberanza dell’impettito ometto, ma quando vide
Matthew farsi scuro in volto, ebbe la precisa sensazione che fosse seccato con
il cuoco. Si era forse risentito ad essere rimproverato per aver mancato di
presentarli adeguatamente? Oppure non apprezzava che il cuoco stesse facendo
tutti quei complimenti all’ospite?
Non
trovando una giustificazione al malumore di Matthew, Jacklynn si rivolse al
cuoco e rispose cordialmente: << Enchantè de faire votre connaissance,
Monsieur Fairfax >>.
I
baffi di Leroy fremettero con infinito piacere appena sentì parlare la sua
lingua con tanta eleganza. Era ovvio che era stato un distinto francese ad
insegnare alla signora a pronunciare le parole così divinamente.
Ansioso,
cominciò a declamare un fluido francese, ma Matthew alzò subito una mano per
fermare quel profluvio d’eloquenza. << Per favore! Parlate in inglese per
noi poveri sfortunati che non conosciamo una gran varietà d’idiomi >>.
<<
Excusez-moi capitaine… >>, cominciò il cuoco.
<<
Leroy, ti prego! >>, lo rimproverò Matthew con impazienza, il sopracciglio
sollevato e minaccioso.
<<
Mi perdoni >>, si scusò il piccoletto umilmente. << Temo d’aver
perso la testa, quando cette mademoiselle mi ha risposto nella mia lingua
>>.
<<
Controllati, se puoi >>, lo ammonì Matthew. << So che Miss Bradford
è bella, Leroy, ma è mia ospite e preferirei che non venisse messa in imbarazzo
dal tuo ardore >>.
<<
Oh, non lo vorrei per niente al mondo >>, esclamò Leroy, e voltandosi fece
un inchino a Jacklynn e lasciò la stanza.
Prima
della fine della serata, tutti e cinque gli uomini si divertirono a veleggiare
su vari argomenti per ottenere una risposta arguta da Jacklynn. Al momento di
andarsene, i quattro ufficiali si esibirono di nuovo in un baciamano, sotto
l’attento sguardo del Capitano, e salutarono felici ringraziando entrambi per la
piacevole serata.
Subito
dopo Matthew divenne pensieroso e Jacklynn osò chiedergli: << Ho fatto
qualcosa di sbagliato Capitano? >>.
Lui
emise un sospiro e si poggiò sullo schienale della sedia. << Penso che
dovremmo chiarire un paio di cose… >>.
Jacklynn
lo guardò in volto, notando che era ancora scosso. << Ditemi… non intendo
certo prendermi delle libertà senza il vostro permesso >> gli ricordò.
<<
Come ben sapete, passerete molto tempo con noi. E per cercare di rendere questo
periodo il più piacevole possibile, dovremmo cercare di collaborare insieme
>>.
Jacklynn
fece un cenno d’assenso con la testa, e finalmente riuscì a calmarsi. Quando
Matthew le aveva rivolto quello sguardo così pensoso, si era preoccupata, non
riuscendo a capire cosa avesse potuto fare.
<<
Condivido con lei Capitano. Cosa devo fare? >>.
<<
Tanto per cominciare, esigo che obbedisca a qualsiasi mio ordine, non posso
permettermi che interferisca nella missione. Secondo, le devo chiedere di vagare
il meno possibile per la nave, potrebbe distrarre qualcuno… compreso me.
Naturalmente, potrà essere scortata da Jed sul ponte, quando vorrà prendere un
po’ d’aria fresca >>.
<<
Si Capitano.>> rispose in tono formale Jacklynn, un po’delusa dalle parole
di Matthew. Subito dopo le balenò in mente la questione dell’alloggio. Timorosa,
alzò gli occhi verso Matthew e chiese: << Ehm… cosa… dove mi devo
sistemare? >>.
<<
Le cederò la mia cabina >>, disse alzandosi dalla sedia.
<<
Ma se uso la sua cabina, lei dove dormirà? >>.
<<
Legherò un’amaca negli alloggi del mio secondo >>.
Jacklynn
sentì un moto di colpa. Non voleva costringere il Capitano a cedergli la sua
cabina, solo perché lei era una donna. Alzandosi anch’essa dalla sedia, gli andò
in contro e disse:
<<
Capitano, non voglio che vi scomodiate così tanto, e poi, cosa ne penserà il
signor Howe? >>.
<<
Il signor Howe russa così sonoramente che non si accorgerà nemmeno di me
>>.
<<
Temo che la mia presenza a bordo le stia creando un gran disturbo, Capitano
>>.
<<
No se farà ciò che le dico senza discutere. Ora mi segua >>.
Matthew
scortò Jacklynn sino hai suoi alloggi. Aprì la porta, e scostandosi la fece
entrare per prima. Jacklynn, si ritrovò nuovamente nella prima stanza in cui era
stata sull’Ember Rose. Matthew si avvicinò ad un armadio, e tirò fuori
una vestaglia bordeaux, d’un tessuto pregiatissimo. << Sarebbe meglio che
indossasse questa sopra gli abiti… >> disse passando il dorso della mano
sulla vestaglia avvolta sul braccio.
<<
Per adesso è il meglio che posso offrirle. Non appena avrò un po’ di tempo,
ordinerò a Jed di trovarle qualcos’altro da indossare oltre alla mia vestaglia
>>.
<<
E’ una bella vestaglia >>, mormorò Jacklynn con un sorriso, accarezzandole
la morbida manica ed indossandola. Lui lanciò un’occhiata alla sua snella
figura, ammirando tutto quello che l’indumento conteneva. << Di sicuro non
è mai stata così bella addosso a me >>.
Jacklynn
sentì le guance imporporarsi, e Matthew, detto ciò, lasciò la stanza concedendo
a Jacklynn l’intimità di cui aveva bisogno per raccogliere le idee.
Colta
ad un tratto dalla consapevolezza di occupare il regno d’un uomo del quale era
infatuata, si alzò dalla cuccetta e si guardò intorno con un senso di riverenza,
mentre muovendosi fece oscillare l’abbondante vestaglia che lui le aveva
lasciato.
Un’impercettibile
profumo d’acqua di colonia, tenue eppure stranamente interessante le provocò
certe deliziose fantasie su Matthew Keller.
Un
sorriso le si disegnò sulle labbra alla sensazione di beatitudine che la invase.
Con gli occhi che le brillavano, valutò il buon gusto degli interni e
l’arredamento elegante che contribuiva al loro fascino maschile. Gli alloggi
assomigliavano all’uomo: belli, puliti, distinti, eppure aperti al mondo e alle
avventure, come le finestrelle poste sopra la passeggiata di poppa, da cui si
aprivano spazi sconfinati.
Lo
scrittoio imponente –di solido mogano intagliato a mano, con un piano di pelle-
era il pezzo d’effetto. Matthew l’era apparso piuttosto solenne, lì dietro. Per
un momento si accomodò fra i braccioli della sedia, e scoprì con sua grande
sorpresa che riusciva a toccare il pavimento solo con la punta dei piedi.
Incuriosita,
scorse i titoli dei libri attraverso le antine di vetro delle librerie poste ai
lati delle finestre, e con stupore vi trovò un’eccellente collezione di
biografie poesie e narrativa mescolate a testi sulla navigazione.
Nella
cabina c’erano anche un tavolo e quattro sedie sotto una lanterna appesa al
soffitto, e qua e là numerosa cassapanche, senza dubbio contenenti i beni del
Capitano. Il cavalletto da barba, stava vicino ad un vano della parete, lasciato
socchiuso.
Jacklynn
stette un attimo in silenzio a guardarsi intorno ancora una volta. Era tutto
così affascinante. Non avrebbe mai pensato che una nave potesse essere così
accogliente.
Stanca,
decisa che era giunto il momento di prepararsi per andare a dormire;
Si
intrecciò i capelli, si tolse i vestiti e lavò la camiciola e la biancheria
intima. Scivolare nel letto nuda era una cosa che non aveva mai fatto. Le sembrò
peccaminoso, ma non aveva abbastanza abiti da usarne per dormirci.
Si
sorprese invece, a scoprire che infilarsi fra le lenzuola era un’esperienza
piuttosto piacevole, soprattutto con il profumo sfuggente di Matthew, che le
provocò sensazioni mai provate prima.
RINGRAZIAMENTI:
Niacara07: Ti ringrazio moltissimo per le recensioni che hai lasciato nelle
mie fanfic. Sei stata oltremodo carina e per quanto riguarda il gradimento dei
miei scritti, ne sono davvero felice. Cercherò di aggiornare il più velocemente
possibile, non vorrei farti morire di curiosità. Purtroppo tra il cavallo e i
corsi di recupero di mate, ho ben poco tempo da dedicare alla tastiera ed al
computer. Tutte le storie che ho pubblicato le avevo scritte anni fa. Le più
recenti sono: In nome del Re e Corolle di Ciliegio. Mi auguro di riuscire ad
entusiasmarti il più possibile! Alla prossima... baciotti.
Grazie anche a chi ha solo letto, perchè denota moooolto coraggio!!!!!
:-)
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