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1 Introduction
L'inspiegabilità
del fatto che si fosse svegliata di soprassalto alle sette e mezza di
una domenica mattina qualunque la portò a fare una breve
riflessione che l'aiutasse ad ipotizzare la causa plausibile di tale
irrimediabile disgrazia. Per quanto si sforzasse di affibbiare la
colpa ad un accidentale – e di discutibilissimo gusto –
scherzo del destino, la sua fin troppa consapevolezza verteva
insistentemente su di un solo ed unico nome: Neal.
Quale
oltraggiosa offesa poteva avere inferto al mondo per non meritarsi
del salutare riposo?
Come
figlia non aveva mai rappresentato un problema; il lavoro, che le
aveva permesso fino ad allora di mantenersi, la rendeva quantomeno
soddisfatta; il suo bagaglio culturale le aveva sempre giovato nella
vita. Dunque perché i suoi sforzi non venivano ripagati?
Quel
lontano dodici Luglio duemilanove quando aveva gentilmente offerto a
Neal un'abitazione confortevole, che non coincidesse con la fredda ed
umida sabbia di cui erano costituite le numerose spiagge poco
distanti da casa sua, le era sembrato di essere stata piuttosto
limpida ed esauriente circa le regole per una convivenza pacifica ed
indolore, rigorosamente e professionalmente riportate su carta.
Doveva riconoscere che la Costituzione americana le faceva un baffo
in quanto a lunghezza, ma riteneva che tale sistema fosse il
migliore, se costretta a vedersela con un uomo giorno e notte.
Uno
degli innumerevoli punti stilati, forse il più importante,
esplicava chiaramente il bisogno, il diritto, il dovere di consumare
per lo meno otto, nove ore di sonno un giorno a settimana –
concesso un rincaro della dose, vietato il contrario, eccetto
richiesta validamente giustificata.
Non
era pazza. Liesel Petrova era per natura una ragazza impaziente il
cui inesistente autocontrollo aveva messo a dura prova i nervi di
molte persone.
Decise
di ignorare con estrema nonchalance il chiasso prodotto da quelli che
sembravano pezzi di vetro, frantumatisi probabilmente sul pavimento,
senza degnarsi neppure di sollevare una palpebra. Se avesse isolato
la propria mente ed accantonato l'istinto omicida che le stava
rodendo il fegato da minuti, con qualche probabilità sarebbe
tornata nel mondo dei sogni per non abbandonarlo più.
Contava
sul buon senso del suo adorabile coinquilino.
I
cori dell'alleluia risuonarono come un'eco lontana nel momento in cui
riuscì a sfiorare la soglia del Paradiso ma tale libidine fu
nuovamente e bruscamente interrotta della fine imprecazione –
degna di un vero principe – da parte del ragazzo al piano
inferiore.
Le
coperte furono gettate a terra con la grazia di un rinoceronte,
malamente scalciate dalle sue gambe, quasi in preda a convulsioni. Si
costrinse ad abbandonare il piacevole tepore che le aveva intorpidito
i muscoli con un grugnito piuttosto eloquente e raccolse tutta la
propria forza di volontà per poggiare i piedi al pavimento e
raggiungere la maledettissima porta. Questa venne spalancata in modo
tanto violento che per un momento temette di averla scardinata.
Ridusse
gli occhi a due minuscole fessure, infastidita dall'accecante luce
che oltrepassava le persiane della finestrella in corridoio e, preso
un bel respiro, cominciò a scendere i venti scalini che
l'avrebbero condotta al piano inferiore – nonché dalla
sua vittima incombente – con passo deciso e sgraziato.
Non
appena la sua vista venne violentemente a contatto con un paio di
mutande leopardate inchiodò bruscamente, perfettamente conscia
di aver raggiunto la sua meta.
Neal,
che parve non averla sentita, continuò ad imprecare e
borbottare maledizioni contro gli innumerevoli pezzi di vetro sparsi
sul pavimento della cucina tentando al contempo di toglierli alla
meglio – paletta e scopetto in mano –, elegantemente
piegato a novanta, così da offrire una visione generosa del
suo fondo-schiena maculato.
“Neal,
hai cinque secondi per trovare una valida scusa che mi spieghi cosa
tu faccia in piedi a quest'ora. E prega che mi vada a genio.”
pronunciò quelle parole con un tale autocontrollo che poté
sentire le tempie pulsare minacciosamente. Neal aveva nel frattempo
incontrato il suo sguardo. “Cinque...” prese a contare a
braccia conserte battendo un ritmo per niente musicale con il piede
sinistro.
“Oh,
buongiorno.” sorrise il ragazzo. “Metto a posto casa.”
annunciò come fosse la cosa più elementare e lodevole
del mondo.
Elementare,
sì; lodevole, senza ombra di dubbio. Se non fosse stato per un
piccolo ma rilevante dettaglio.
“È
domenica mattina.” commentò con tono incolore, ancora
non del tutto conscia di ciò che stava accadendo.
“È
il mio unico giorno libero.” si giustificò lui con una
veloce alzata di spalle.
Se
non fosse stata la sua dignità a fermarla, sarebbe
indubbiamente scoppiata in lacrime.
“E
dato che si tratta del nostro
unico giorno di riposo,
perché non porti quel tuo bellissimo culo in camera?”
I giorni di riposo
non potevano chiamarsi a quella maniera senza un valido ed ovvio
motivo.
Fremeva dalla voglia di
correre nuovamente nella sua stanza perché sentiva che il
sonno la stava lentamente abbandonando.
“La
casa era veramente uno schifo. Se non lo facciamo di domenica, quando
possiamo?”
“Di
domenica pomeriggio.”
ringhiò lei.
Neal schioccò la
lingua contro il palato, sorridendo appena.
“Ma
non fare la sciocchina. Di domenica pomeriggio si esce e si va a
prendere il sole al mare.” le disse, stuzzicandole il naso con
le dita. Lei lo arricciò infastidita.
“E
chi l'avrebbe deciso?”
“Io,
ora.” Il ragazzo riprese a raccogliere i frammenti di vetro
mentre continuava a parlare come nulla fosse. “Ho deciso che
oggi pomeriggio andremo a fare un bel picnic in spiaggia, ci
stenderemo su un asciugamano e prenderemo il sole fino ad ustionarci,
accompagnati da un sottofondo musicale che, te lo concedo, sceglierai
tu.”
Liesel lo guardava come
stesse assistendo ad un orso che ballava la Lambada americana.
Decise di reprimere il
fiume di parole che avrebbe tanto voluto fuoriuscire dalle sue labbra
rosee e carnose e sospirò, ormai decisa ad abbandonare la vana
impresa di farlo tornare a letto o la vaga speranza di poterlo fare
almeno lei. Si avvicinò alla credenza biancastra e ne tirò
fuori una tazza color lilla, gentilmente presa in prestito dal
ragazzo, per poi recuperare un po' di latte dal frigorifero. Non le
piaceva bere il latte caldo; trovava fosse troppo nauseante e quella
mattina, di nausea, già ne aveva a sufficienza.
Mentre in silenzio
sorseggiava la sua bevanda fresca – il bacino poggiato al
bancone – fece saettare lo sguardo sul pavimento ancora in
parte coperto da pezzetti di vetro che Neal stava pazientemente
facendo sparire.
“E
intanto hai distrutto il terzo bicchiere del servizio buono.”
constatò senza particolare entusiasmo.
“Io
e i tuoi servizi abbiamo un rapporto decisamente ostile.”
commentò Neal una volta chiuso lo sportello della spazzatura
dove aveva appena finito di gettare i vetri.
“Quelle
mutande mi sono nuove.” aggiunse Liesel. Conosceva fin troppo
bene la vasta collezione di intimo di Neal ma era sempre stata
convinta che il leopardato mancasse ancora all'appello.
“Acquisto
recente.”
Neal era un bel
ragazzo.
I capelli biondo
cenere, appena scompigliati, gli donavano l'aria un po' selvaggia per
cui l'intero mondo femminile – o quasi – impazziva. Le
sue iridi erano inondate di un blu marino, tendente in alcune zone al
grigio, in grado di destabilizzare le più deboli di cuore. Il
suo corpo piuttosto magro era dotato di qualche muscolo –
merito delle ore passate in palestra assieme a lei – e ben
proporzionato.
Il suo abbigliamento
poteva essere catalogato come appariscente, protagonista di
uno stile che richiamava a tratti il gotico ma con qualche tonalità
di nero in meno.
Non era un amante dei
piercing, eppure non aveva resistito alla tentazione di ornare il
sopracciglio destro con un anellino metallico e, un paio di anni
prima, riportare sulla pelle del collo la lettera iniziale del nome
di Liesel, forte simbolo della loro solida amicizia.
Liesel era tutto ciò
che Neal possedeva, o meglio, che gli era rimasto. Cresciuto in una
famiglia decisamente chiusa, per nulla elastica di fronte al mondo
che la circondava, si era visto costretto a fare le valige ed
abbandonare quella casa che ultimamente gli aveva strappato via
l'ossigeno. Sempre troppo stravagante, addirittura ridicolo per i
suoi genitori. Vi era sempre un troppo a completare i loro
aridi commenti.
Per non parlare del
giorno in cui decise di dichiarare la sua omosessualità.
Fu costretto a passare
attimi logoranti in cui i suoi pensieri avevano cominciato a vertere
pericolosamente attorno al suicidio. Sentiva di non essere più
in grado di gestire la situazione, di non averne più il
controllo e ciò aveva cominciato a fare seriamente male,
soprattutto se le poche persone che aveva attorno avevano deciso,
tutte, di voltargli le spalle.
Solamente Liesel non
aveva mosso un sopracciglio alla notizia. Tutto ciò che
era stata in grado di fare fu preoccuparsi per le gravi condizioni
del suo amico. Ricordava perfettamente il suo viso segnato dal dolore
e dalle lacrime che i suoi occhi continuavano a versare. Ricordava il
suo sguardo perso, arreso, scrutarla al di là della porta di
casa sua mentre i capelli gli cadevano scomposti sulla fronte,
fradici del temporale che aveva deciso di accompagnare il suo dolore
quella sera come in un film.
Liesel non impiegò
due secondi a decidere di prenderlo a vivere con lei. Non poteva
assolutamente permettere che il suo migliore amico perdesse ogni
speranza.
Ora, finalmente, lo
vedeva sereno: si era accettato per quello che era e si sentiva a suo
agio in mezzo alla gente. Nulla poteva renderla più felice.
“Stasera
invece vieni con me al Liquid Kitty?” le domandò
improvvisamente Neal facendole spostare di nuovo lo sguardo su di
lui.
Il Liquid Kitty era
attualmente uno dei locali più in di Los Angeles, a una
decina di minuti da Santa Monica dove Neal era solito incontrarsi con
i suoi conoscenti omosessuali. Era capitato più volte che
anche lei prendesse parte alla compagnia e non le fu difficile
trovare la presenza di quei ragazzi bizzarri particolarmente
gradevole.
“Ci
sarà anche Damian?” chiese curiosa mentre masticava
rumorosamente.
Damian: l'unico vero
motivo per cui Neal soffrisse ancora ogni giorno. Un amore non
corrisposto, un amore che nonostante tutto Neal continuava a nutrire.
“Già.”
si limitò a rispondere il ragazzo trovando un diversivo nel
panno bagnato con il quale prese a strofinare il bancone della
cucina.
“È
semplicemente pigro.”
Oh.
Avrebbe tanto voluto
tirarsi una sprangata sulle gengive per quella sua assurda uscita.
Pigro.
Non avrebbe potuto
trovare conforto peggiore.
Neal scrollò le
spalle scettico.
“Evidentemente
lo è solo con me.”
La ragazza non seppe
aggiungere altro e forse era meglio così. Era inutile
continuare a scavare nell'improbabilità. Per quanto provasse a
tirarlo su di morale con poche ed incerte speranze, tutto si rivelava
come sempre infruttuoso.
“Vado
a farmi una doccia.” tagliò quindi corto per evitare
altre frasi inutili ed imbarazzanti dopo aver carezzato la schiena
del suo migliore amico. Avrebbe capito.
“D'accordo.”
“E
vedi di non distruggere l'intera cucina.” sorrise poi, una
volta raggiunta la soglia, osservandolo con occhi furbi.
Neal aveva già
sollevato il dito medio.
Con un sorriso
impercettibile percorse nuovamente le scale – questa volta con
più grazia – fino a raggiungere la sua stanza ancora
immersa nel buio. Ormai decisa a rinunciare a qualche altro minuto di
sonno, lasciò che la luce la invadesse e che un po' dell'aria
che tanto amava respirare a Los Angeles la rinfrescasse.
Amava Los Angeles.
Amava la sua casa, amava il suo lavoro. Poteva tranquillamente
affermare di arrivare quasi ad amare la sua vita. Quel quasi
vedeva la mancanza di un uomo con il quale condividere tali gioie ma,
al contrario di ciò che la gente potesse pensare, Liesel era
felice così. La presenza di un esemplare fallo-munito,
e quindi inevitabilmente limitato, era l'ultima cosa di cui avesse
bisogno.
Era chiaro che la sua
fiducia nei confronti del genere maschile fosse alquanto assente. Che
fosse colpa del suo adorabile padre, tornato rapidamente in Bulgaria
il giorno della sua nascita senza averle mai concesso sue notizie?
Probabile. Che fosse colpa del suo ex fidanzato, scovato a letto con
un'interessante esemplare femminile che sfortunatamente non era lei?
Non era da escludere. Ad ogni modo, non si era mai posta il problema
di trovare la causa del suo essere così – come amava
definirla Neal – frigida.
Aveva imparato a non
offendersi più.
Il getto dell'acqua
calda sul viso la fece sospirare compiaciuta.
Doveva fare la spesa.
Lei e Neal non erano i campioni della cucina salutare e vedere il
frigorifero ospitare solamente la metà di una cipolla le aveva
fatto pensare che forse era giunto il momento di comprare
qualcosa. Doveva anche stirare. Ultimamente il cumulo di vestiti che
aveva preso posto sulla poltrona della sua camera aveva cominciato a
crearle qualche problema.
Non era mai stata una
persona disordinata ma il mondo avrebbe dovuto riconoscere che il suo
lavoro le portava via molto tempo prezioso che probabilmente avrebbe
potuto utilizzare per le faccende domestiche.
Fare la stilista era
ciò che aveva da sempre agognato, fin da quando era una
bambina e si divertiva a vestire in mille modi differenti le sue
bambole preferite. Lentamente la passione aveva preso il sopravvento
e, affiancata alla sua maturazione, era divenuta un obiettivo su cui
lavorare. Obiettivo raggiunto con successo, che le aveva permesso di
trovare un posto alla casa di moda Rodarte. Era forse stata la
più grande soddisfazione della sua vita; non avrebbe mai
accettato un lavoro per il quale sarebbe stata restia a svegliarsi al
mattino.
Io amerò il
mio lavoro, si ripeteva sin da adolescente, quando osservava sua
madre sbuffare all'idea di affrontare un'altra giornata in farmacia –
chiaro ripiego, poiché eredità di famiglia. Io farò
ciò che mi piace.
Ciò che la gente
conosceva di Liesel Petrova era anche la sua particolare
testardaggine. Ragazza ventitreenne di bell'aspetto ed apparentemente
di classe, nascondeva un lato di sé che molti uomini avevano
trovato terrificante. Nessuno era mai riuscito a levarle le parole di
bocca poiché sempre pronta a ribattere a provocazioni di
qualsiasi tipo. Mai nella vita aveva lasciato che qualcuno le
mettesse i piedi in testa e nonostante potesse essere annoverato fra
le qualità che un umano non doveva ignorare, il suo
caratterino focoso aveva incontrato non pochi guastafeste lungo il
suo cammino. Ormai solo Neal aveva imparato a comprendere ogni sua
sfaccettatura ma non si era mai posto il problema di insultarla
pesantemente o mandarla a quel paese quando necessario.
Quel
tuo atteggiamento distaccato e scontroso verso il prossimo ti farà
morire sola. Poi decideva di
indorare la pillola e aggiungeva: ed è ovvio che
l'unico stronzo a starti dietro sarò io.
Quelle sue affermazioni
erano sempre riuscite a strapparle un sorriso. Erano una
dimostrazione molto goffa dell'affetto che provava per lei e non
riuscivano mai ad ottenere l'effetto inizialmente desiderato.
Si avvolse un
asciugamano rosso attorno al corpo e si diresse allo specchio dove si
dedicò per qualche minuto al trucco. Far morire di infarto un
quarto della popolazione della Città degli Angeli di fronte al
suo viso distrutto non le sembrava carino.
La pelle olivastra, gli
occhi lievemente a mandorla, i lineamenti dolci erano testimonianza
delle sue origini bulgare, da parte di padre. Origini che mai nella
vita aveva esplorato. Suo padre era fuggito decisamente troppo presto
perché lei apprendesse anche solamente la lingua. D'altra
parte, le sue radici italiane materne le avevano permesso di parlarne
una seconda, oltre all'americano. Sua madre Mara si sposò con
il suo attuale marito americano Phil Lee in Italia e quando Liesel
compì tre anni, decisero di trasferirsi a Los Angeles, la sua
città. In California, Mara dette alla luce Steven Lee.
Quando il suo viso
acquisì nuovamente l'aspetto umano ricercato, decise che
poteva presentarsi al mondo esterno.
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Hello,
everybody!
Mi fa sempre un po'
strano tornare con una nuova storia eppure scrivere ed interagire con
voi mi era mancato.
Spero che possiate
apprezzare questo mio nuovo lavoro. Chi mi conosce sa quale impegno
io riponga in questa passione che mi porto dietro da anni e sa anche
quanto per me sia importante venire a conoscenza dei vostri pareri,
positivi o negativi che siano. Tutto fa crescere!
Che dire, spero
vivamente che questa storia vi possa piacere come le precedenti e che
io non abbia deluso per ora le vostre aspettative, anche se è
un po' troppo presto per dirlo. Mi piacerebbe conoscere anche nuovi
lettori, adoro leggere ciò che scrivete perché mi
sprona a proseguire.
Se avete voglia di
seguirmi in questo nuovo “percorso” sono contenta (:
Fatemi sapere che ne
pensate per ora! Un bacio.
Kyra.
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