Sentieri
Solitari
Prologo
Theresa Willsbourg
respirò a pieni polmoni l'aria fresca di febbraio.
La città
sembrava essersi finalmente svegliata, così come la natura.
Prese
uno scialle scuro e si coprì le spalle ed uscì ad
osservare il
piccolo giardino davanti a casa. Bisognava fare delle migliorie e
sistemare ciò che l'inverno aveva inevitabilmente rovinato,
con un
piccolo blocchetto e una matita leggera disegnò qualche
schizzo e si
appuntò qualche idea.
Ogni volta che d'estate
ammirava i risultati del suo lavoro nel piccolo giardino, si rendeva
conto della sua condizione di privilegiata.
Suo padre era un
deputato della Camera dei Comuni molto rispettato, aveva svolto
diversi incarichi importanti all'estero e si era reso protagonista di
alcune importanti leggi a favore dell'istruzione per i più
poveri.
Pur avendo investito sapientemente il suo denaro negli anni, l'attento
risparmio era necessario affinché potessero pagare la
costosa retta
universitaria di suo fratello Edward.
Così, William Willsbourg si
dedicava al giornalismo in qualità di caporedattore del
mensile
londinese "Hubbert News" che aveva un discreto
successo, traduceva testi, poesie e articoli tedeschi in inglese e
più raramente impartiva lezioni di latino ai figli di
qualche
collega con forti ambizioni.
I Willsbourg godeva di buona fama fra
i borghesi e gli industriali che risiedevano lungo il Tamigi e
Theresa non poteva essere più fiera della sua famiglia.
Lei si
dedicava come poteva alla cura della casa guidando i domestici con
piglio sicuro e delicato, e alla scuola per orfani di famiglie
benestanti o con una rendita dignitosa nella quale insegnava
letteratura, disegno e buone maniere. Avrebbe voluto lavorare anche
in periferia dove centinaia di poverissimi giovani e bambini
lavoravano notte e giorno in fatiscenti fabbriche cittadine; ma dopo
il terribile omicidio dell'anziano Pastore Patterson, colpito a morte
da uno dei suoi studenti dopo il rifiuto di dare un voto più
alto ad
un ragazzo, suo padre non voleva sentire parlare di attività
del
genere.
Quel poco che guadagnava lo versava in gran parte alle
Suore Orsoline di Saint Patrick che si dedicavano con grande
attenzione a questi ragazzi e alcune volte si domandava se fosse
abbastanza.
-Buongiorno signorina
Willsbourg!- gridò una voce che Theresa conosceva bene. Si
trattava
di uno dei bottegai che lavorava nella via, il signor Minelli di
antiche origini italiane, era un sarto di eccezionale bravura, talmente
bravo che spesso e volentieri confezionava abiti, camicie e
lenzuola alle famiglie più ricche e in vista della
città.
-Buongiorno anche a lei, signor Minelli. Come va con la
schiena? Le fa ancora male?- domandò Theresa avvicinandosi
alla
recinzione in ferro battuto che divideva la sua casa dalla strada
pubblica.
Il signor Minelli fece una strana smorfia che si
trasformò in un sorriso forzato. -Che le devo dire? Fa male,
ma sono
sicuro che sia uno di quegli acciacchi dell'età. Non sono
più
giovane come una volta.- le disse mestamente.
Theresa annuì e gli
sorrise affettuosa. -Non dica così, signor Minelli. Lei
è un uomo
che ha lavorato duro. Le sue fatiche giovanili chiedono solo il
pagamento del pegno. Dovrebbe andarne fiero.-gli si avvicinò
ed a
bassa voce. -Che ne dice se oggi pomeriggio venite a prendervi una
tazza di tè con noi. Mio padre torna presto ed è
sempre contento di
vedervi, porti anche il suo aiutante e sua nipote! Sono sicura che
gradiranno un po' di riposo e una tazza di tè.-
Il signor Minelli arricciò le
labbra e sembrò sul punto di rifiutare ma odiava contraddire
quella
ragazza posata e seria qual'era la signorina Willsbourg.
Annuì e le
promise che avrebbe partecipato e che avrebbe trascinato i due
ragazzi per una pausa dal molto lavoro che avevano da fare per la
stagione mondana.
Theresa lo salutò ricordandogli l'orario e
continuò il suo lavoro in giardino, non appena
delineò ogni spazio
e ogni possibile pianta, decise di rientrare e aiutare la cuoca,
l'ormai anziana signora Betsy, nella preparazione dei dolci,
occupazione che nonostante le perplessità di suo padre, le
piaceva
più della musica o del ricamo.
L'idea che con le sue mani potesse
creare qualcosa di buono come il pane o delle focaccine dolci, la
faceva sentire straordinariamente utile.
William Willsbourg si
tolse la giacca e la consegnò al maggiordomo che lo fissava
indispettito e si guardò intorno.
La residenza londinese dei Baroni
di Hamilton era sempre stata di una imponenza seconda solo alle case
della famiglia reale, i ricchi mobili e la cura maniacale colpivano
ogni dettaglio. L'unica nota dolente era la mancanza di un giardino,
tuttavia di Baroni di Hamilton possedevano altre dimore nella loro
contea dove erano soliti cacciare e passeggiare per tutto il tempo.
Per un attimo ricordò l'unica passeggiata intorno alla loro
dimora
di campagna che aveva fatto più di vent'anni fa con la donna
che poi
aveva sposato e reso padre due volte. Rammentò la
lussureggiante foresta
intorno a loro, le risate di quella donna semplice nonostante i
fronzoli dei suoi abiti e quel primo bacio arrivato quasi a sorpresa.
Una stretta stritolò per un attimo il suo vecchio cuore e si
diede
del sentimentale, si domandò cosa avrebbe detto sua moglie,
vederlo
lì dove erano stati cacciati e ripudiati, convocati dai suoi
stessi
parenti.
All'inizio temette che fosse uno scherzo, la lettera era
stata recapitata in uno dei suoi uffici a Londra e sembrava una busta
commerciale qualunque, forse qualche giovanotto dell'alta
aristocrazia trovava divertente la cosa, tuttavia il contenuto della
lettera lo preoccupò.
Sua moglie era l'ultima figlia di una lunga
serie di eredi che a causa dei loro eccessi e del disprezzo del
pericolo avevano incontrato la morte ancora fanciulli. Solo tre erano
sopravvissuti. Sua moglie, la sorella Lady Deawile con due figli
della stessa età dei suoi ragazzi e il Barone di Hamilton,
un uomo dedito al
gioco d'azzardo, famoso per essere stato protagonista di uno scandalo
di proporzioni gigantesche qualche stagione mondana prima. Aveva
sposato una donna di nobile lignaggio ma impoverita dall'Indipendenza
degli Americani, che dopo avergli dato un erede sano era fuggita in
una delle proprietà della sua famiglia in perenne ritiro
spirituale.
Il maggiordomo si sistemò il colletto e lo precedette
attraverso i diversi cunicoli dell'immensa casa.
-Sua signoria e
sua sorella Lady Deawile vi attendono nel loro salotto privato.-
disse il maggiordomo.
Quando li vide trattenne il respiro.
Sui
volti dei Baroni di Hamilton gli anni di scorribande ed eccessi erano
accentuati ad ogni ruga ed ad ogni piega del viso. Della figura
snella e agile di Lady Deawile era rimasto ben poco, mentre gli occhi
stanchi e cerchiati di nero del Barone di Hamilton non erano altro
che i segni di una malattia incubata per troppo tempo.
-Signor
Willsbourg, quanto tempo è passato, dieci anni?-
domandò Lady
Deawile agitando con fare compiaciuto un lembo dello scialle.
-Direi
quasi venticinque anni, Lady Deawile.- rispose seccato William.
-Non
si vuole sedere?- chiese il Barone alzando un sopracciglio e
spiegando appena un braccio verso una poltrona posta vicino alla
porta.
-No, grazie Barone. Sono certo di non essere stato invitato
per un tè da voi. Vi chiedo umilmente di spiegarmi il motivo
della
mia convocazione.-
Il Barone deglutì imbarazzato e fece uno
strano cenno alla sorella che si alzò e si
avvicinò alla finestra
dando le spalle.
-Avrete sicuramente letto del debutto della mia
adorabile figlia, Lady Germaine Deawile e del suo repentino
fidanzamento con il giovane Horace Sinclaire del clan Sinclaire ... -
William si sistemò nervosamente il polsino della camicia ed
interruppe la donna. -Non so di cosa voi stiate parlando, Milady.
Purtroppo non mi interesso di cronache mondane.-
Lady Deawile si
voltò appena, il volto inscurito da una gelida espressione.
-Dovete
sapere che Sinclaire purtroppo ci ha lasciato prematuramente. Il
giovane Sinclaire è morto tre settimane fa.-
-E' sempre triste
la morte di un giovane nobile, non trovate?- domandò il
Barone a
William.
Willsbourg preferì non commentare e chiese ai due di
spiegare nuovamente il motivo della sua convocazione.
-Volete che
vada dritta al punto? Va bene, vi accontento. Il giovane Sinclaire ha
... prematuramente toccato la mia adorata bambina.- Lady Deawile
tirò
fuori un fazzoletto e lo premette sul volto piangente. -La mia povera
ed innocente bambina è stata compromessa!-
gracchiò prima di
gettarsi sul divano. -Suo fratello maggiore, il Conte di Caithless
deve risponderne!-
-Come potete vedere, signor Willsbourg, la
famiglia ne è distrutta. Il Conte di Caithless è
un uomo ...
particolare. Non dedito alla mondanità o al divertimento di
nessun
tipo. Frequenta spesso i salotti politici a qui voi siete avvezzo.
Non mi stupirebbe se le vostre strade si fossero già
incrociate più
di una volta.-
-E con questo, Vostra Signoria?- commentò William.
-Qual'è la tanto urgente azione che volete da me, dopo
vent'anni di
ripudio?-
Il Barone alzò un sopracciglio e sorseggiò un po'
di
brandy che si era precedentemente versato.
-Caro cognato, quello
che vogliamo da voi è semplice. Vorremmo che convinceste con
la
vostra parlantina sciolta il Conte di Caithless a prendere in
considerazione di prendere in moglie la nostra cara Germaine
così da
rimediare gli atti brutali che suo fratello ha perpetrato
tranquillamente.-
Un silenzio imbarazzato calò nella piccola
sala, William non poté fare a meno di domandarsi cosa
avrebbe fatto
se al posto di Germaine vi fosse stata la sua dolce bambina, ma
quando gettò uno sguardo sul modo incontrollato con cui il
Barone
beveva un secondo bicchiere di liquore tutta quella compassione che
aveva provato era scomparsa.
-E cosa ci guadagno io, a fare il
vostro messaggere? Voi nobili non siete soliti a discuterne fra di
voi?-
La risata squillante e maligna di Lady Deawile riecheggiò a
lungo nella stanza. -Sciocco uomo comune, credete veramente che non
ci abbiamo già provato? Sinclaire non ha intenzione di
riceverci.
Dice che gli arrangiamenti del fratello non sono affari suoi, ha
voluto persino indietro l'anello!-
-Quello che la mia cara sorella
voleva dire, è che il Conte di Caithless è un
uomo schivo a causa
della sua terribile sfortuna. A corte e dintorni si sapeva del patto
fra i due. Il maggiore avrebbe ereditato ciò che gli
spettava mentre
il fratello avrebbe avuto un erede con una compagna degna del titolo,
per questo mia sorella è tanto dispiaciuta. Una simile
fortuna non
capita tutti i giorni nell'intricato mondo dei matrimoni. Il motivo
principale per cui abbiamo deciso di rivolgervi a voi è che
rappresentate in pieno ciò che il Conte sembra ammirare di
più
negli uomini: l'impegno politico per cause sociali immonde.-
-E'
divenuto un peccato mortale, Vostra Signoria?-
-Non direi, signor
Willsbourg. Sono convinto che riuscirete a convincere ad organizzare
un incontro fra di noi. D'altronde non frequentate entrambi il noto
club liberare "Boole's"?
Comunque, se riuscirete nel vostro
intento avrete la nostra riconoscenza.-
William si ritrovò a
ridacchiare. Non era solito sentire persone che si rivolgevano a lui
con quel tono, durante i primi anni in Parlamento, i nobili della
Camera dei Lords lo facevano quasi per sport. Era abituato a quel
tipo di trattamento.
Si tolse gli occhiali di corno, massaggiò la
fronte stanca e li inforcò con energia. -Bene, Vostre
Signorie, sono
grato a voi del tempo che mi avete concesso. Temo di non potervi
essere d'aiuto in questa impresa nonostante sia tremendamente
dispiaciuto della sventura della giovane Germaine. Sono sicuro che
potrete chiedere alle autorità locali aiuto nel caso in cui
vi sia
stata ... violenza. Pregherò spesso per la vostra cara
ragazza.-
Si
voltò ma fu interrotto dalla voce gracchiante di Lady
Deawile.
-Siamo sicuri che anche lei è preoccupato per la situazione
di sua
figlia Theresa. Cos'ha, ventisette anni ed non è ancora
maritata?
Conosciamo molti nobili e uomini con i mezzi disposti a sposarla senza
chiedere una dote. Potrebbe sistemarsi per sempre e non darle
più
noia!-
Se solo Lady Deawile si fosse fermata alla penultima frase,
William si sarebbe voltato curioso di sapere quale grande soluzione
coniugale avevano in mente. Ben sapeva che sua figlia, la sua dolce e
seria Theresa, meritava qualcosa di più di un impiegato o di
un
ufficiale militare, era una donna colta e decisamente semplice, ma
queste caratteristiche a Londra non sembravano essere apprezzate dai
più, persino gli operai cercava la bellezza spudorata del
trucco
pesante e dei bustini troppo stretti. Era preoccupato e desiderava
ardentemente di vedere la sua unica figlia femmina sposa e madre,
tuttavia era certo che ben pochi uomini potevano meritarla e a lui
non dispiaceva averla intorno ancora un po'.
S'inchinò con
rispetto verso i due signori, pronunciò ancora delle scuse e
finalmente uscì via.
Theresa sorrise vedendo
come il giovane assistente del signor Minelli, il signorino John
Ronchest, stesse tentando goffamente di corteggiare la bella ma
alquanto svampita nipote di quest'ultimo, la signorina Mary Minelli.
Era un quadro adorabile, l'amore giovanile, così intriso di
cortesia
e sincero affetto. Per Theresa era toccante vedere uomini e donne
uniti da qualcosa di più di un semplice accordo monetario.
Nonostante avesse un nome
rispettabile e una reputazione di ferro, gli uomini non facevano
certo la coda per lei, ormai da qualche anno si era messa in pace e
non aveva cercato nemmeno di sollevare la questione con suo padre o
suo fratello.
Si avvicinò alla finestra e si mise a fissare la
pioggia che cominciava a scendere dal cielo, gli occasionali passanti
si erano fatti improvvisamente rapidi, sgusciando via alla ricerca di
un riparo o di un ombrello.
Quando vide una ombra
familiare avvicinarsi verso il cancello di casa, decise di venirgli
incontro, lasciando in salotto i due giovani alle loro chiacchierate
intime e il signor Minelli al suo sonnellino pomeridiano.
Aprì la porta e respirò
a pieni polmoni l'aria fredda e trovò inebriante il costante
picchiettio delle piccole gocce d'acqua sul suo viso. Suo padre la
salutò con una mano e quasi corse verso il portone di casa,
era
ormai arrivato di fronte a sua figlia quando si accorse che la
ragazza fissava rapita una carrozza scura passare per la via.
Il signor Willsbourg si
voltò e vide il ricco stemma ricamato sulla portiera e la
costosa
livrea che indossava il cocchiere.
-Oh perbacco, una carrozza
della famiglia reale?- domandò William alla figlia.
Theresa scosse la testa.
-Non credo padre, sembra più la carrozza di un nobile d'alto
lignaggio. Strano che passi di qui per andare verso il centro
… -
Theresa notò che all'interno della carrozza qualcuno aveva
scostato
le tende e si era sporto per osservare l'esterno.
Dovette stringere gli
occhi perché non credeva bene a ciò che aveva
visto, un volto
completamente coperto da una maschera di cuoio.
Strinse lo scialle e
lentamente con gli occhi ancora puntati sulla carrozza seguì
suo
padre all'interno della dimora.
|