Fandom:
Katekyo Hitman Reborn
Rating: Per tutti
Personaggi/Pairing: Lancia, Dino, Famiglia
Vongola.
Tipologia: OneShot
Avvertimenti: Family
Fluff, OneShot
Genere: Generale, Sentimentale,
Introspettivo, Malinconico
Disclaimer: Personaggi, luoghi,
nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho
elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di
proprietà di Akira Amane, che ne detiene tutti i diritti.
Questa
storia non è stata scritta a scopo di lucro ed è stata
scritta per celebrare il compleanno di Lancia.
FROM
THIS HEART, I SAY THANK YOU
Per
la prima volta dopo, tanto tempo, Lancia si sentiva felice.
Che
quella sarebbe stata una giornata speciale, in effetti, non l'avrebbe
mai immaginato.
Ma
quando, quella mattina, era suonato il campanello del piccolo
appartamento in cui viveva e dalla porta erano piombati all'interno
sia Vongola che Cavallone... Beh, avrebbe dovuto intuirlo.
FLASHBACK
Un
trillo fastidioso era penetrato nei sogni di Lancia che, infastidito,
aveva cercato di ignorarlo, tentando di immergersi ancora di
più
nell'oceano dei sogni in cui era stato a galla per tutta la notte.
Ma
era stato tutto inutile.
Chiunque
ci fosse dall'altra parte, non sembrava desistere, e neppure sembrava
avere intenzione di andarsene tanto presto.
Sulle
prime, l'uomo rifletté sul fatto che poteva essere un
piazzista, ma
una rapida occhiata all'ora sulla sveglia gli fece accantonare
all'istante il pensiero: quale venditore porta a porta comincerebbe
il suo giro alle 6 di un freddo mattino di Dicembre?
Con
uno sbuffo, mentre il misterioso seccatore continuava il suo
concerto, scivolò giù dal letto, sfregandosi gli
occhi e cercando
di orientarsi nella stanza buia.
Ancora
rintronato per l'improvvisa levataccia, Lancia si mise addosso la
prima camicia pescata dal cumulo di abiti sul pavimento e si
avviò
lungo il corridoio, tremando per il contatto dei piedi sul marmo
gelido.
Alcune
voci concitate, le riusciva a udire finalmente, sembravano parlare in
giapponese oltre la porta.
E
c'erano poche persone di sua conoscenza in grado di parlare quella
lingua.
Due
in particolare, che lo accolsero con un gran sorriso non appena ebbe
spalancato la porta.
“Vongola...
Cavallone...” balbettò lui, stupefatto di vedere i
due giovani
Boss sul pianerottolo squallido, freddo più del suo stesso
appartamento e deserto.
“Scusaci
per averti buttato giù dal letto a quest'ora
indecente!” esclamò
Dino, visibilmente allegro e su di giri mentre abbracciava il
fratellino: “Ma ci serve il tuo aiuto.” concluse
per lui Sawada,
che indossava un elegante completo di sartoria color della neve.
Era
da parecchio che non vedeva entrambi, in effetti.
E
doveva ammettere che il Decimo-un-tempo-quindicenne-ora-ventenne, era
cambiato molto dall'ultima volta in cui si erano visti di persona.
Il
Cielo dei Vongola lo afferrò gentilmente per un polso,
spingendolo
dentro casa, senza abbandonare quel sorriso gentile che faceva il
paio con quello del biondo al suo fianco: “Devi prepararti in
fretta, abbiamo poco tempo. Romario e Hayato ci aspettano di
sotto.”.
FINE
FLASHBACK
“Perché
quell'espressione assente, Lancia-dono?”.
Nel
mentre della confusione generale in cui era immerso, Lancia si
riscosse dai suoi pensieri grazie alla voce di Basil, che gli si era
avvicinato con un bicchiere pieno di liquido trasparente in mano.
Il
giovane agente del CEDEF glielo porse, sedendosi poi accanto a lui,
sulla sedia lasciata libera da uno Tsuna scomparso all'improvviso
nella cucina dell'HQ Vongola.
A
fare cosa, non era dato saperlo.
“Stavo
pensando.” replicò l'uomo, sorridendo appena con
lo sguardo che
indugiava sulle decorazioni appese in ogni angolo della sala da ballo
in cui si trovavano riuniti: i Cavallone, i Vongola e lui, assieme
per festeggiare il suo compleanno.
“Sawada-dono
e Dino-dono hanno organizzato tutto da settimane.”
incredibile
quanto Basil fosse in grado di vedere dentro le persone: “Ci
siamo
impegnati tutti per aiutarli dal momento che ci tenevano
tanto.”
sorrise il giovane accondiscente, “L'hanno fatto
perché sono
sinceramente affezionati a te.” ammise lui.
Lancia
sentì il cuore balzargli in gola.
“Quando
hanno saputo che oggi sarebbe stato il tuo compleanno, non hanno
fatto altro che preparare, organizzare, sistemare cose... Sawada-dono
si è anche addormentato sulla sua scrivania più
volte.” ridacchiò
l'italiano: “Volevano così tanto festeggiarti che
non si sono
fermati davanti a nulla.”.
Lancia
non stentava a crederlo: conosceva il Decimo Vongola da tempo e
sapeva che, quando una cosa gli entrava in testa, difficilmente si
sarebbe arreso prima di portarla a compimento.
Quel
ragazzino un tempo vigliacco e spaventato ora era cresciuto in un
uomo capace e in gamba, una persona che lui stesso avrebbe volentieri
seguito in capo al mondo.
Ma
fu quando, sia Dino Cavallone che Sawada rientrarono nella sala
gremita di persona che Lancia credette di sentire il proprio cuore
fermarsi per lo shock: “BUON COMPLEANNO!” gridarono
all'unisono i
due, portando tra le braccia un pesante vassoio, la torta che vi si
trovava sopra era stupenda.
Panna
e cioccolato, doveva essere stata una mano estremamente malferma a
farla ma ciò acuiva soltanto la sensazione di calore nel
petto del
festeggiato, che venne sospinto in avanti da un Basil sorridente in
mezzo alla calca di Guardiani e Cavallone, i quali facevano a gara
per dare il loro contributo di auguri e pacche sulla schiena.
Lambo,
poi, nonostante ormai avesse compiuto dieci anni, gli si era
attaccato alla schiena con entusiasmo infantile, gridandogli nelle
orecchie quanto fosse felice di vederlo e di poter giocare con lui.
Certe
cose non sarebbero mai cambiate, pensò Lancia, notando con
malcelato
orgoglio l'Anello del suo Boss campeggiare sul petto di Sawada
Tsunayoshi, come a mostrare il suo legame con loro, con lui; e non
era difficile intuire la volontà dello stesso Decimo di
ereditare il
ricordo di quella sua Famiglia spezzata nel sangue, di caricarsi
sulle spalle anche quel suo peccato e alleggerirne l'anima.
Tutto
perché lui era fatto così.
E
lo stesso Lancia non poté esimersi di sussurrare un vago e
commosso
“grazie”, un grazie che sgorgava puro dal suo cuore
mentre
soffiava le candeline che affollavano la glassa di guarnizione.
Un
“grazie” sincero che spalancava le porte ad un bel
futuro che lo
attendeva.
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