Qualcuno suonò alla sua
porta.
Non sapeva chi potesse essere, non
era solito ricevere
visite a sorpresa, ma piegò il giornale e si diresse
sbuffando alla porta,
interrogandosi su chi diavolo potesse essere a quell’ora
della domenica sera.
Aprì la porta di legno
scuro e si trovò davanti l’ultima
persona che si aspettava di sentir suonare alla sua porta.
Jimmy.
Sgranò gli occhi, stupito,
confuso e senza sapere cosa
pensare.
«Ciao, Thomas.»
lo salutò con un sorriso esitante, cullando
il fagotto che aveva tra le braccia.
«Jimmy? Che cosa ci fai
qui?»
Si erano lasciati, erano quasi tre
anni che non si vedevano,
ma Jimmy era diventato se possibile ancora più bello di come
se lo ricordava;
vederlo lo lasciava incapace di parlare, dopotutto non era ancora
riuscito a
dimenticarlo completamente nonostante il tempo trascorso da quando il
biondo
gli aveva detto che la sua famiglia non poteva accettare una situazione
simile
e che quindi sarebbe stato meglio per entrambi loro se ci avessero dato
un
taglio.
«Posso spiegartelo dentro?
Lei ha freddo.» accennò al
fagottino tra le sue braccia e i suoi occhi furono animati da un lampo
di
dolcezza.
«Lei?» chiese con
la fronte aggrottata nel tentativo di
capire.
Annuì e dalla coperta si
levò un debole vagito.
Sgranò gli occhi se
possibile ancora di più ma poi si scostò
facendogli cenno di entrare.
Jimmy varcò la soglia e si
guardò intorno, ritrovandosi
immerso in un’atmosfera familiare che gli era mancata in modo
tremendo «Hai
ancora il piano.» commentò stupito vedendo lo
strumento nell’angolo, lucido e
spendente proprio come lo aveva lasciato.
«Non sono riuscito a
liberarmene.»
«Ma tu lo odiavi.»
«Era pur sempre un bel
ricordo.» commentò abbassando lo
sguardo, e a vedere la sua espressione triste Jimmy si sentì
morire dentro.
«Scusami.»
mormorò avvicinandosi a lui, non osando però
toccarlo.
Annuì mogio ma poi si
riscosse e lo invitò a sedersi sul
divano «Suppongo che lei sia tua figlia.» disse
vedendo un ciuffo biondo che
sbucava dalla copertina.
«Lo è. Si chiama
Charlotte.» sollevò un angolo della bocca
in una specie di strano sorriso.
«E cosa ci fai in casa mia
con tua figlia?» inarcò un
sopracciglio.
«È una lunga
storia, ma soprattutto volevo scusarmi con te,
per come ci siamo lasciati.»
«Lo so già il
perché: non te la sentivi di deludere la tua
famiglia stando con me, va bene.» rispose acido; parlarne
riapriva quella
brutta ferita dai bordi frastagliati che ancora non si era rimarginata
del
tutto e che lo portava a sentire la mancanza di qualcuno al suo fianco
ogni
volta che andava a letto.
«È stato lo
sbaglio più grande che io abbia mai fatto.»
confessò
«Cosa?» non
poteva credere a una frase simile, soprattutto
non con la presenza lì accanto della bimba tra le braccia
dell’uomo che aveva
continuato ad amare.
«Mi sono sposato con una
donna che non ho mai amato, poi
abbiamo avuto lei ed è morta di parto. La mia famiglia mi ha
praticamente
imposto di risposarmi ad appena un mese dalla sua morte, ma mi sono
stufato di
ascoltare tutti loro pianificare la mia vita come se fosse la loro e
sono
venuto qui.»
«Perché proprio
da me?»
«Perché mi sei
mancato.» confessò guardandolo intensamente,
quasi incapace di resistere alla tentazione di toccarlo, di stringerlo
e di
farsi stringere come faceva una volta.
Thomas rimase zitto.
«Non… non
pretendo che tu mi perdoni, sono passati tre anni
e probabilmente tu ti sei rifatto una vita, ma quando mi sono trovato
qui
volevo… beh, scusarmi con te per come ho avuto paura di
espormi per la nostra
relazione.»
Lo guardò incuriosito ma
non disse niente lo stesso.
«Io… forse non
avrei dovuto venire qui, non è stata una
buona idea. Magari stai aspettando qualcuno o c’è
qualcuno che ti sta
aspettando di là.» farfugliò.
«Non
c’è nessuno di là.» lo
corresse, e in quelle poche
parole espresse quanto gli era mancato, quanto in quei tre anni fosse
stato
solo se non per qualche sporadica compagnia effimera.
«Non l’ho mai
amata e lei lo sapeva.» confessò dopo qualche
attimo di silenzio lasciandosi andare contro lo schienale del divano,
cullando
la bimba che dormicchiava tra le sue braccia «Sapeva che per
me non era altro
che un’amica, ma la cosa le andava bene lo stesso.»
«E allora perché
l’hai sposata?»
«Lo sai, Thomas. Se non
fosse stato per la mia famiglia non
avrei mai lasciato, lo sai.» ripeté voltandosi
verso di lui.
«Ma perché ora
hai cambiato idea?»
«Perché non ce
la facevo più. Mi mancavi, finalmente mi sono
liberato e ho pensato di tornare da te, ma non ho riflettuto molto
sulla cosa e
non so, non sono stato a pensare che tu forse fossi andato avanti senza
di me.»
«Non sono andato avanti
senza di te.» puntò gli occhi grigi
nei suoi comunicandogli quanto a parole non riusciva a esprimere a
causa del
proprio orgoglio.
Sbatté più
volte le palpebre senza sapere cosa dire, ma poi
posò la bambina accanto a sé e si sporse verso
l’altro, andando a baciarlo con
timidezza ma anche con decisione, prendendogli il viso tra le mani in
modo che
non provasse nemmeno ad allontanarsi da lui dopo quei tre anni in cui
gli era
mancato in modo indicibile.
Thomas si irrigidì di
colpo, non volendo cedere a quella
sensazione che lo aveva tormentato nei suoi ricordi per anni, ma non
poté fare
a meno di ricambiare quel contatto, finendo con lo stringere il biondo
a sé in
modo da rendersi conto non era solo un sogno che sarebbe svanito con i
primi
raggi dell’alba.
Proseguirono quel bacio a lungo,
esplorandosi di nuovo e
tornando a conoscersi, ma poi furono interrotti da un pianto acuto che
Jimmy
provò a ignorare.
«Tua figlia
piange.» gli fece notare Thomas mormorando
contro le sue labbra.
«Ha ancora un paio di
minuti di autonomia prima di diventare
assordante.» rispose prendendogli il labbro inferiore tra i
denti.
«Che papà
cattivo.» disse con tono di rimprovero, ma Jimmy
non accennò nemmeno ad allontanarsi da lui per consolare la
piccola così fu lui
ad alzarsi, a scavalcarlo e a prendere Charlotte tra le braccia,
cullandola
goffamente nel tentativo di farla calmare.
Il biondo sgranò gli occhi
vedendo la figlia tra le braccia
dell’uomo che non aveva mai smesso di amare, e non
poté fare a meno di sorridere
a quella vista così tenera «Devi tenerla
così.» si alzò anche lui e fece
spostare le mani grandi e affusolate dell’altro a sorreggere
la bimba nel modo
corretto.
La piccola al sentirsi
così avvolta e coccolata si
tranquillizzò subito e si accomodò fra le braccia
di Thomas, un Thomas
parecchio stranito dal proprio comportamento; tornò a
sedersi sul divano e in
breve si trovò la testa di Jimmy in grembo.
«Che stai
facendo?» gli chiese.
«Ti guardo.»
sorrise strusciando una guancia contro il suo
stomaco e passandogli le braccia attorno alla vita.
«Mi spieghi
perché sono io che mi sto occupando di tua
figlia?» domandò posandogli la
piccola al centro del petto, ma questa si mise a frignare disperata e
Thomas fu
costretto a riprenderla in braccio e a cullarla in un modo che gli
veniva
stranamente naturale.
«Perché le
piaci.»
«La piccola ha buon
gusto.» rise e la bimba emise un piccolo
“nghe” di apprezzamento allungando una manina verso
il suo viso; Thomas non
poté fare a meno di fissarla stupito quando un paio di
occhioni grigio-azzurri
incredibilmente simili ai suoi incrociò il suo sguardo
«Ma…»
«Sua madre aveva gli occhi
quasi uguali ai tuoi, se ho
sopportato questa situazione per tre anni è solo per
questo.» gli sorrise
aumentando la stretta delle braccia sui suoi fianchi.
Il moro non disse niente ma si
rilassò lasciandosi andare al
suo tocco, aspettando che la bimba si addormentasse prima di
adagiargliela sul
petto.
«Sta diventando tardi,
forse è meglio se noi andiamo.» disse
Jimmy sollevandosi cautamente per non svegliare Charlotte.
«Perché?»
chiese Thomas senza volere che il biondo se ne
andasse e lo lasciasse di nuovo solo.
«Sono le undici passate,
è ora che togliamo il disturbo.»
spiegò senza riuscire ad alzarsi dal divano, finendo con
l’appoggiare la testa
alla spalla dell’altro.
«Non mi state
disturbando.» lo avvolse tra le braccia e lo
strinse.
«Non possiamo restare qui
tutta la notte…» disse, ma
quell’idea, ora che l’aveva espressa, non gli
sembrava così male, ma non sapeva
dove lasciare la bimba e non poteva semplicemente andare a letto con
quella
persona che gli era mancata da morire sapendo che la sua piccola non
era al
sicuro nella sua culla; il problema era che se fosse tornato a casa
avrebbe
trovato la sua simpatica famigliola ce avrebbe preteso di sapere,
giusto per
conferma visto che tanto lo sapevano già, dove era stato con
Charlotte, senza
nemmeno pensare al fatto che lui voleva riprendersi la sua vita.
«Certo che
potete.» lo fece voltare verso di sé e si astenne
dal baciarlo, intrigato dalla sua adorabile espressione mesta, solo per
la
presenza della piccola tra di loro.
«E dove la metto a dormire?
Io so dove potrei restare questa
notte, ed è un posto che mi è mancato davvero
tanto,» un piccolo lampo di
malizia attraversò i suoi occhi azzurri «Ma lei
deve dormire nella sua culla.»
«Una volta i bambini li
mettevano a dormire nei cassetti…»
fece notare, ma poi posò lo sguardo sulla piccola e si rese
conto che non
sarebbe mai riuscito a mettere quella bambina quasi sconosciuta in un
cassetto
anche se questo voleva dire dover rinunciare ad avere Jimmy nel suo
letto
«Scherzavo, piccola, non ti mettiamo via come un paio di
calzini.» si rivolse
alla bimba che sembrava lo stesse guardando con aria di rimprovero.
Jimmy sorrise quasi estasiato a
vedere quelle due persona,
che a ben vedere erano le più importanti della sua vita,
così vicine e così
d’accordo «Non voglio andare via...»
mormorò accoccolandosi contro di lui dopo
aver posato Charlotte sul divano.
«Nemmeno io voglio che tu
te ne vada.» affondò il naso nei
suoi capelli dorati perfettamente pettinati.
«Ma non possiamo
restare… e nemmeno tornare là.»
concluse
con tono triste passandoli le braccia dietro le spalle, praticamente
sdraiandosi su di lui anche se erano entrambi seduti.
«Perché
no?» chiese mentre lo sguardo gli cadeva sulle sue
labbra così vicine che un minimo movimento sarebbe bastato
per unirle alle
proprie.
«Perché la mia
famiglia sa che sono stato qui con te.»
confessò cercando i suoi occhi.
«E
dov’è il problema?»
Si stavano avvicinando sempre di
più e a breve sarebbero
inevitabilmente finiti con il baciarsi di nuovo con la stessa
voracità di
prima, senza riuscire a parlare.
«Lo sai
dov’è il problema. È un problema
piuttosto grande
considerando che mi ha spinto a lasciarti tre anni fa.»
aumentò la stretta
dietro al suo collo e le loro labbra si sfiorarono, ma ora Thomas
voleva
sapere.
«E sarebbe?» con
una mano allontanò il viso dell’altro dal
proprio.
Jimmy esitò, ma poi decise
che glielo doveva, che dopotutto
dopo averlo lasciato senza una spiegazione decente se non quella del
rifiuto
della sua famiglia spiegargli tutto era il minimo che poteva fare
«Tre anni fa
quando mi sono opposto all’idea di lasciarti hanno minacciato
prima di
disconoscermi e poi quando hanno visto che non mi importava di farmi
passare
quasi per pazzo e di mettere te nei guai.»
«Cosa?» chiese
stupito.
«È per questo
che me ne sono andato: non volevo far finire
te nei guai per colpa della mentalità della mia
famiglia.»
«Tutto qui?»
«Fosse stato per me non me
ne sarei mai andato.» posò le
labbra sulle sue e Thomas le catturò in un bacio, finendo
con il trovarsi il
biondo completamente addosso, le mani di entrambi che andavano a
riscoprire
tutti quei punti che nonostante il tempo non avevano dimenticato; non
capirono
quanto rimasero così, a perdonarsi e a sanare
quell’enorme ferita che si era
creata con quella separazione forzata, fino a quando un pianto
disperato non li
interruppe di nuovo.
«Secondo me lo fa
apposta.» borbottò Thomas mentre Jimmy
prendeva in braccio la bambina ridendo.
Note della
Vecchia
Volpe
Sono tornata ad ammorbare questo
fandom con questa cosa, ma
non potevo farne a meno: riguardandomi le varie stagioni mi viene solo
voglia
di abbracciare Thomas, perché al poveretto non ne va una
giusta nemmeno a
pagare.
Spero che l’arrivo della
bimba non vi dispiaccia visto che
sto scrivendo anche il seguito di questa shot demenziale.
Un grazie particolare alla mia nonna
stalker stalkerata e a
tutti voi che avete letto <3
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