Note
autrice: ecco
un’altra one-shot su The
Host.
Sono
contenta di vedere la sezione riempirsi *_* Continuate così
<3
Comunque
vorrei ringraziare tutti quelli che hanno recensito le
mie altre fiction, siete davvero gentili. Spero davvero che vi piaccia
anche
questa.
E’
incentrata sulla Cercatrice, sul suo viaggio per arrivare alla
Viandante, fino al momento della cattura. Quindi, missing
moment.
Commenti e consigli come sempre graditi.
Campagna
di Promozione
Sociale - Messaggio No Profit:
Dona
l’8‰
del tuo tempo alla causa pro recensioni.
Farai
felice milioni di scrittori.
Fear ~
-SEEKER-
Guardai
il
panorama desolato che circondava l’autostrada. Sbuffai,
premendo con forza l’acceleratore.
Stavo superando il limite di velocità ma non sarebbe stato
un problema. Non mi
avrebbero fermato. Superai l’ennesima serie di rocce grezze e
scure, che
lasciarono nuovamente spazio al deserto.
Continuai
a fissare la strada, quella sottile striscia grigiastra che tagliava
l’Arizona,
e intravidi in lontananza una stazione di servizio. Controllai la
cartina- il
posto si chiamava Picacho Peak- e decisi di fermarmi. Doveva essere
quello il
posto. Avevo cercato per giorni, senza ottenere nulla.
Ma
ora
ero certa che avrei trovato qualcosa, anche se le altre anime avevano
rinunciato ad aiutarmi nella ricerca.
“Non
troverai nulla”. Sussurrò lei.
-
Chiudi
quella dannata bocca.- intimai, a denti stretti.
Spostai
il
piede dal’acceleratore e rallentai, fermandomi davanti al
chiosco ai piedi dell’altura.
Scesi dalla macchina e l’aria secca e calda mi
colpì, mozzandomi quasi il
respiro. Aprii leggermente il colletto della giacca nera.
Raggiunsi
a grandi passi il chiosco e vi entrai, fissando l’uomo al
bancone. L’aria
condizionata all’interno del locale non cambiava la
situazione e il caldo era
ancora insopportabile.
Mi
avviai
decisa verso di lui. Non appena gli fui vicina mi accolse con un
sorriso.
-
Salve.
-
Salve.-
gli risposi, cordiale.
-
Posso
fare qualcosa per lei?
- Sto
cercando una persona- cominciai. - e penso che possa essere passata di
qui, non
molto tempo fa.- conclusi, nella speranza che l’uomo si
ricordasse di lei. Quanto
tempo era passato?
Quando
aveva
deciso di rinunciare al suo viaggio verso Tucson?
Continuando
a cercare avevo perso la cognizione del tempo, e questo dipendeva anche
dal
trovarmi in mezzo ad una landa desolata al centro
dell’Arizona.
- Si
chiama Viandante, il suo ospite è una giovane ragazza sui
vent’anni, pelle
olivastra e capelli castani. So che non è molto ma devo
assolutamente trovarla.
“Non
la
troverai”. La sua voce mi innervosì.
“Ti
ho
detto di stare zitta.” Le ripetei, minacciosa.
“E
io non
lo farò.” La sua risatina mi riempì la
testa. “Non mi distruggerai.”
“Invece
sì.
Ti ucciderò, Lacey.”
“Voglio
proprio vedere come farai, mia cara
Cercatrice.”
-
…ed è
uscita dicendo che sarebbe andata a fare trekking. Le ho detto di
tornare
presto ma da allora non l’ho più rivista.-
Le
parole
dell’uomo al bancone mi fecero ritornare alla
realtà.
-
Come?
Quando è successo?
- Un
po’ di
tempo fa, non ricordo di preciso quando. Qui non passa molta gente
quindi
ricordo quella ragazza. Ma non so proprio dirle quando è
passata da Picacho
Peak.
-
Grazie
mille.
Feci
per
voltarmi ma ricominciò a parlare.
- Ha
fatto qualcosa di male?- chiese, preoccupato.
“Certo
che no. E’ solo la Cercatrice che la vuole
trovare.” La
voce acuta di Lacey riempì nuovamente la
mia mente.
- No,
non
si preoccupi.- dissi. Le anime non fanno
mai nulla di sbagliato, tranne lei. E io, pronta a tutto pur
di trovarla.
- Non
le
conviene cercarla in mezzo al deserto vestita così. - mi consigliò
l’uomo, premuroso. --Con quei
vestiti non farà altro che attirare il calore.-
Gli
rivolsi
un cenno e uscii.
Raggiunsi
velocemente il fuoristrada. Ero vicina. Da settimane ormai andavo da
San Diego
a Tucson, per trovarla.
“Perché
sei
così testarda?” il tono di Lacey era pervaso di
ironia. “E’ morta, arrenditi
una buona volta.”
Inserii
la chiave nel quadro e accesi il motore.
- Non è morta. - affermai,
decisa, mentre
la rabbia cresceva dentro di me. - E tu stai zitta, ora ne ho davvero
abbastanza.-
“Allora
uccidimi, squagliatela.”
Sussultai
a quella parola.
-
Scordatelo.
Non scapperò. Non ti lascerò vincere. Ti
ucciderò, ti annienterò. Stanne certa.
E non avrò bisogno di lasciare il tuo
corpo. -
“Sai,
rispondere
a quello che dico non ti aiuterà. E non puoi ignorarmi. Non
riuscirai a
uccidermi, Cercatrice.” Un’altra risata acuta.
“Sei debole, Cercatrice. Chissà come
reagirà il Guaritore quando saprà il tuo
segreto.”
Per
un
istante persi il controllo del fuoristrada, concentrata
com’ero sulle parole di
Lacey, la mia ospite. Un senso di
disgusto accompagnò quella parola.
Non
la
volevo. Non era forte, si lagnava sempre. E sin dall’inizio
era rimasta nella
mia mente, come una mina pronta ad esplodere.
Più
tentavo
di cacciarla, più lei era decisa a rimanere, ad attaccarsi
al suo corpo, per
proteggerlo. Per molto tempo avevo creduto che l’unica
opzione era squagliarmela, un gesto
troppo infimo
per me, una Cercatrice sicura e testarda.
E
quando la
Viandante mi si parò
davanti, capii che avrei potuto lasciare quel corpo senza problemi.
Prendere il
suo corpo, raccogliere i suoi
ricordi
e scovare altri umani. E tutto questo mi avrebbe aiutato a staccarmi da
quella
lagna di Lacey senza dare nell’occhio, senza sembrare una
codarda.
Per
un
istante non sentii più la presenza dell’ospite e
potei concentrarmi sulla
strada. Il sole aveva cominciato a calare, tingendo di rosso sangue il
cielo e
illuminando le pareti dell’altura di fronte a me in modo
sinistro.
*
Passarono
giorni dal mio arrivo a Picacho Peak. Camminai sotto il sole cocente
per ore,
senza arrendermi, e come unica compagnia la voce insistente di Lacey
che mi
torturava.
Non
sapevo
cosa era peggio: trovarsi in mezzo al nulla e alla calura senza viveri
o
sentire in continuazione la sua voce acuta che si lagnava o che mi
lanciava
frecciatine.
Dopo
quello
che sembrò il quinto giorno di viaggio, nel bel mezzo del
deserto, e mentre i
miei muscoli urlavano dal dolore pensai per la prima volta di lasciare
perdere.
All’orizzonte
tutto mi appariva straniero, anonimo. Dietro di me si estendeva il
deserto,
rosso per la luce del tramonto. Davanti a me due vette gemelle della mesa, che sembravano fluttuare sulla
sabbia del deserto come un miraggio.
“Dovresti
arrenderti.”
- E
morire?- risposi, ironica. Dalla mia gola, talmente secca dopo aver
respirato
per tutto quel tempo l’aria calda e secca del deserto,
uscì solamente un suono
distorto.
Lacey
rise. “Sai, mi fai pena. Ma preferisco vederti morire,
piuttosto che sentirmi
triste per te.”
Tossii,
ma la voce non tornò.
“Preferisco
morire così, piuttosto che squagliarmela.” Le
risposi, mentalmente.
Mi
trascinai
per qualche metro, mentre il sole spariva del tutto ad ovest. Presi
l’ultima
bottiglia che mi era rimasta e bevetti, svuotandola del tutto.
Ora
era
davvero la fine.
Mentre
le
tenebre accoglievano nel loro abbraccio il nulla in cui mi trovavo,
accesi la
pila che avevo portato con me, illuminando il cammino davanti ai miei
piedi.
Fu
solo
circa un’ora dopo, un’ora di vagabondaggio sulla
sabbia, che le sentii.
Voci. Voci umane.
Non di anime, ne ero
certa. Nessuna anima si sarebbe sognata di vivere in un luogo del
genere. Noi
anime siamo socievoli, vogliamo stare in mezzo ai nostri simili.
Spensi
la
pila e mi avvicinai al luogo da cui provenivano le voci.
Portai
rapida
la mano verso la pistola, pronta ad attaccare. Ero debole, il mio corpo
quasi
più non rispondeva ai miei comandi ma una nuova speranza
nacque in me.
E io,
alimentata da quella nuova piccola fiamma, non potevo rinunciare.
“Non
farlo.” La voce di Lacey mi pregò in tono
supplice. “Lasciali stare.”
“Faccio
solo il mio dovere.” Con la mano libera afferrai la pila,
pronta a illuminare i
volti degli umani.
“No!”
urlò, ma non la sentii.
Mi
lanciai
in avanti e il fascio di luce illuminò le figure davanti a
me ma non mi
soffermai a guardarli.
Qualcuno
urlò,
una donna, un altro si lanciò verso di me, pronto a
proteggerla. Lanciai a
terra la pila, che illuminò i piedi degli altri presenti.
Otto, dieci, dodici. Li
contai velocemente.
Erano
troppi.
La persona che intanto si era lanciata verso di me mi
afferrò per la giacca,
mentre io fissavo gli altri, e mi lanciò a terra. Mi
aggrappai alla sua maglia
e lo trascinai sulla sabbia compatta con me.
Lo
sentii
afferrarmi per il collo e graffiarmi la pelle mentre le voci degli
altri si
fecero concitate. Qualcuno si avvicinò, con la mia pila in
mano, e mi illuminò
gli occhi. Urlai e li maledii, mentre colui che mi teneva per il collo
non
mollava la presa.
Alzai
lentamente
la mano che impugnava la pistola e la puntai diritta davanti a me.
Sentii il mio
assalitore smettere di respirare quando sentì il metallo
freddo dell’arma sulla
sua testa.
- Non
far- lo sentii pregare ma premetti il grilletto.
Il
suono
dello sparo riecheggiò nel vuoto, facendo calare il
silenzio. Anche Lacey non
disse nulla. Una sostanza liquida mi colpi il volto, mentre il corpo
esamine di
colui che mi aveva buttato a terra cadeva scomposto alla mia sinistra.
Mi
passai
la mano sulla faccia, pulendomi dal suo
sangue.
La
donna
che prima aveva urlato ruppe il silenzio, dopo quella che
sembrò un’eternità.
-Wes!-
urlò, disperata. -No, Wes!-
Il
suo
urlo straziante fu l’ultima cosa che sentii.
Mentre
tentavo
di rialzarmi, sentii una mano sulla mia bocca, seguita da un odore
pungente.
E in
un
attimo il buio mi avvolse.
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