Salve ^__^
Rieccomi... e inizio ringraziando di cuore - ma di cuore davvero -
tutti quelli che hanno commentato il primo capitolo di questa
fiction... sia qui che sul LJ... grazie davvero!!
Vi lascio alla storia, comunque..
*...L'incantatore...*
Capitolo II
Kurogane aspettava vicino all’ingresso delle stanze della
principessa. L’alba non era sorta da molto, e corridoi del
palazzo erano silenziosi.
La luce del sole si faceva pian piano strada attraverso le finestre,
colorando di un rosa tenue le pareti bianche. Era un’alba
limpida, serena, con il sole che si alzava piano dalle colline boscose
intorno al castello. Uno spettacolo che avrebbe rasserenato qualsiasi
animo tormentato dal nero della notte.
Ma Kurogane aveva vegliato, nel suo turno di guardia, e le tenebre non
erano qualcosa che potesse spaventarlo… erano un nemico da
controllare e tenere a bada.
I suoi occhi fissi sul buio, i suoi sensi pronti a percepire il minimo
rumore nell’oscurità lo avevano aiutato a tenere a
bada i pensieri e le emozioni che gli si agitavano dentro.
Li aveva tenuti il più lontano possibile e non aveva cercato
di farci chiarezza… c’erano solo pochi punti saldi
che continuavano a tornargli in mente, e attorno a questi, un marasma
di confusione…
Il mago era morto. Il giovane che era arrivato a palazzo la sera prima
non era che il suo alter ego dimensionale… quanti ne avevano
incontrati, nel loro viaggio? Persone che condividevano
l’aspetto e l’anima, ma… che non erano le stesse.
Eppure… Kurogane aveva imparato ad essere sincero, rispetto
ai suoi sentimenti. E sì, sapeva di essere sconvolto.
Perché rivederselo davanti così…
all’improvviso…
Osservò la porta vicino a lui. Avrebbe aspettato
lì fino a che Tomoyo non fosse uscita. Non si sentiva
affatto stanco, nonostante la nottata passata in bianco… e
poi, non sarebbe riuscito a dormire, in ogni caso.
Ma non dovette aspettare tanto.
Sentì dei passi, al di là della parete sottile, e
poi la porta si aprì lentamente, lasciando uscire una delle
ancelle. Questa sobbalzò non appena vide il ninja, immobile
contro la parete.
“Di’ alla principessa che voglio
parlarle.” disse, secco.
L’ancella, che si stava avviando a fare una qualche
commissione, annuì in fretta e ritornò dentro. Un
momento dopo, era di nuovo sul corridoio, facendo cenno a Kurogane di
entrare.
Il ninja entrò a passo deciso nell’anticamera.
Gli appartamenti di Tomoyo erano ancora in penombra, ma alcuni
luccichii alle pareti sottolineavano la ricercatezza
dell’arredamento: finissime porcellane, e due grandi specchi
dalle cornici intarsiate.
La principessa gli venne incontro avvolta in una lunga veste da camera
rossa, dove i ricami floreali sembravano intrecciarsi alle lunghe
ciocche di capelli scuri che, sciolti, si spandevano sulla sua schiena
e sul suo petto come una coltre morbida e splendente.
“Buongiorno, Kurogane.” Gli disse con un sorriso.
La miko non poteva saperlo, ma quelle erano le ultime parole che lui
avrebbe voluto sentirle pronunciare, come saluto.
“Principessa Tomoyo…”
“So perché sei qui stamattina. - rispose lei
annuendo – lasciami il tempo di vestirmi, e ne parleremo
meglio passeggiando in giardino, finché è ancora
fresco.”
Kurogane annuì e uscì ad aspettarla.
La notte prima, non aveva avuto il tempo di parlarle… Certo,
non poteva mettersi a disquisire con lei finché stava seduta
sul suo scranno, ma anche dopo, quando aveva cercato di chiederle
qualcosa, lei lo aveva zittito con un autorevole gesto della mano.
Maledizione, pensò, delle mani così piccole,
eppure dei gesti che non lasciavano mai spazio a nessuna replica.
Tomoyo non ci mise molto a uscire, il che lo sorprese…
solitamente, le ancelle impiegavano una vita a prepararla. Non era
bravo a valutare quel tipo di cose, ma gli parve che
l’acconciatura della principessa fosse meno accurata del
solito, e che portasse un numero minore di gingilli tra i
capelli… che avesse voluto sbrigarsi per parlare con lui?
Si avviarono verso l’uscita per il giardino interno, mentre
due delle dame di compagnia, composte e silenziose, li seguivano a
diversi passi di distanza.
Una volta usciti all’aperto, vennero accolti dal profumo
delle foglie umide di rugiada e dal cinguettio degli uccelli. Un merlo
zampettò sul vialetto davanti a loro, e sparì
saltellando in un’aiuola.
Il ninja osservò apertamente la principessa, aspettando che
parlasse. Ma Tomoyo sembrava avere difficoltà a trovare le
parole. Alla fine, esordì con un “Sappiamo bene
che tutto ciò che accade è hitsuzen.”.
Kurogane serrò le labbra. Odiava quella frase.
“Tu probabilmente vorrai chiedermi se avevo previsto qualcosa
del genere… ma, come ben sai, la risposta è
negativa. Non posso più vedere nei sogni, né
avevo mai sognato che a palazzo sarebbero arrivati loro, Kurogane.
Ma se nulla accade per caso, a questo mondo… e non
solo… allora sono certa che nemmeno quest’incontro
è privo di un significato.”
Il ninja pestò il piede con troppa foga, camminando. La
sapeva la storia dell’hitsuzen
e compagnia bella, maledizione.. l’aveva sentita fino alla
nausea. E inevitabile di qua, e non è un caso di
là…
“Sarebbe troppo sperare di capirne il significato, non
è così?!” fece alla fine. Ma non
c’erano fastidio o rabbia nella sua voce, c’era
semmai uno sfondo di frustrazione.
Se è hitsuzen,
a che serve pensarci, porsi dei problemi, tentare di cambiare la
situazione o anche solo di fare qualsiasi cosa…?
“Kurogane! – esclamò Tomoyo fermandosi
improvvisamente, e squadrandolo per bene – Niente accade per
caso… ma questo non significa che noi dobbiamo stare a
guardare il corso degli eventi, e subirli passivamente! L’hitsuzen esiste
solo perché esistiamo noi, le nostre scelte e le nostre
azioni. Qualsiasi significato abbia ciò che accade, siamo
noi a doverglielo trovare.” disse, con una certa allegria che
stupì il ninja, che tutto si sentiva fuorché
allegro.
“Ah… e comunque – continuò
riprendendo a passeggiare – sapevo il nome dei due
gemelli… anche se naturalmente non ero sicura che fossero
davvero loro…
che fai, ti fermi?”
Kurogane la stava guardando male, ma in due passi le fu di nuovo
accanto.
“Non prendertela – continuò la
principessa, sempre di buonumore – ma non me la sentivo
davvero di anticipartelo… insomma, non potevo esserne certa
io per prima e… non volevo darti troppi pensieri.”
“…pensieri?”
“Beh… Kurogane, come avresti passato queste ultime
settimane sapendo che stavi per rivedere Yuui?”
“Quello.. insomma, uno di quei due… no, nessuno di quei due
è il mago.” rispose asciutto Kurogane.
Tomoyo assentì. Forse era presto per spingere oltre il
discorso…
“In ogni caso, avresti potuto controllarti un po’
meglio, ieri sera… a quel tuo gesto, le guardie stavano per
scattare e arrestare quel poverino…”
Il ninja corrugò le sopracciglia, spazientito “Se
volevate che mantenessi la calma, forse avreste potuto lasciarmi il
tempo di prepararmi psicologicamente… e magari, per una
volta, dirmi cosa stava per succedere.”
“Era un incantesimo fatto per divertire, Kurogane…
non voleva certo farmi del male!”
Il ninja scosse la testa. Lo sapeva benissimo… ma non era la
prima volta che vedeva quella magia, e nell’altra occasione,
il mago aveva usato quell’essere alato per attaccarlo, mentre
difendeva Ashura-o…Tuttavia, prima che potesse rispondere
alla principessa, da qualche parte del giardino provenne una voce
squillante, affatto sconosciuta, che parlava in una lingua
incomprensibile.
Gli occhi del ninja, sotto il pesante elmo che portava, si incupirono.
La stessa Tomoyo sentì il cuore saltarle nel petto, ma si
controllò… ed anzi, le venne un’idea.
“Kurogane… credo mi farebbe piacere parlare a tu
per tu con il capocomico della compagnia… non è
che potresti mandarlo a chiamare? Io lo aspetterò nelle mie
stanze.” disse, sempre allegra, e senza aspettare la risposta
del ninja tornò sui suoi passi.
Kurogane la osservò allontanarsi, alquanto
contrariato… poteva aver perso la sua capacità di
vedere nei sogni, ma sicuramente aveva conservato quella di agire in
modo imprevedibile e misterioso.
Il ninja proseguì svogliatamente lungo il viale. Un ordine
della principessa era un ordine, anche se proveniva da un capriccio del
momento, ma ciò non cambiava il fatto che sapeva chi si
celava dietro ai cespugli fioriti di quel giardino, e che lui non aveva
nessuna voglia di incontrarlo e di parlargli.
La voce tornò a squillare, più vicina. Sembrava
allegro.
Ma stavolta Kurogane udì anche un’altra voce.
Più profonda, ma molto delicata e musicale. Il tono era
pacato, ma il ninja ne riconobbe immediatamente il timbro…
istintivamente, aveva di nuovo messo mano all’elsa della
spada, ma si trattenne.
No, quell’Ashura non aveva sicuramente compiuto stragi
né era in procinto di strangolare il mago o di cercare di
farsi uccidere da lui… lo sapeva… razionalmente,
ne era consapevole. Ma nella sua mente quella voce si legava
indissolubilmente alla parola nemico.
“Kurogane!” esclamò Souma raggiungendolo
silenziosamente alle spalle. La ninja gli si fermò accanto.
“La principessa Tomoyo mi ha detto che avrei dovuto
accompagnare una persona alle sue stanze… e che avrei dovuto
venire con te.”
Kurogane annuì brusco e riprese a camminare. Prima si era
fermato senza rendersene conto.
Finalmente, i due ninja svoltarono l’ennesimo di quel
giardino labirintico, e si trovarono davanti ad un piccolo laghetto su
di cui passava inarcandosi un grazioso ponte di legno intarsiato.
Il sole si era alzato, e le piccole onde che increspavano
l’acqua, create dalla brezza mattutina, sembravano tante
frammentate linee di luce.
Sul ponte, Ashura e Yuui – sì, perché
nel suo cervello quelle due figure erano indissolubilmente legate a
quei nomi – stavano osservando la superficie del laghetto, e
si voltarono immediatamente quando sentirono i passi dei due ninja
sulla ghiaia del viale.
Il ragazzo biondo si staccò immediatamente dal parapetto a
cui era appoggiato, ed esclamò “E’ il
cagnone rabbioso!!” correndo a rifugiarsi dietro Ashura, che
lo aveva redarguito con lo sguardo.
Kurogane aggrottò le sopracciglia, mentre sentiva un vago
nervosismo pervaderlo.. gli sembravano secoli che non provava
quell’irritazione così.. così..
fastidiosa… e quel cretino non solo gli aveva dato del
“cagnone rabbioso”, ma aveva parlato apposta nella
lingua di Nihon perché lui potesse capirlo.
“Buongiorno, signori. Stiamo cercando il capocomico della
compagnia.” esordì con garbo Souma, rivolta ad
Ashura, ignorando tranquillamente l’espressione scavolata sul
viso del compagno.
“Buongiorno a voi! Il capocomico… beh, sono io in
persona.”
“La principessa Tomoyo gradirebbe parlarle…
vorrebbe seguirmi fino alle sue stanze?”
“Ma certamente.” annuì Ashura con un
sorriso tranquillo. Si allontanò insieme a Souma, dopo aver
fatto un breve cenno al giovane mago.
Il ragazzo lo osservò allontanarsi con uno sguardo
eccessivamente preoccupato, poi rivolse un sorriso smagliante a
Kurogane, che non si era mosso e aveva sempre un’espressione
piuttosto arrabbiata.
Bene – pensò il ninja, racimolando quel poco di
calma che gli era rimasta, come preparandosi ad un combattimento
– era ovvio che Tomoyo voleva solo quello –
metterlo a tu per tu con il mago… no, il suo alter
ego… insomma, chiunque fosse… beh, se era questo
che lei voleva, l’avrebbe fatto.
“Non te la sarai mica presa perché ti ho chiamato
cagnone, vero?” fece quello tutto giulivo, saltando a sedere
sul parapetto del ponte.
In ogni caso, era sorprendente la somiglianza…
no… erano proprio uguali…
“E’ che ieri sera mi hai davvero ricordato un
grosso cane da guardia che si mette ad abbaiare per un
nonnulla!”
…parlava con un accento strano… i suoi occhi
celesti lo osservavano da sotto la frangia spettinata… due occhi azzurri…
no, in fondo, gli somigliava soltanto.
“Parli, oltre ad abbaiare?” chiese con aria
perplessa, piegando la testa da un lato.
“Piantala di paragonarmi ad un cane.” Fu la secca
risposta.
“Aww… beh, hai un nome?”
“Sì, ma preferisco non dirtelo.”
“…mmh… allora potrei chiamarti
Fido…?”
“E smettila! Non occorre che tu mi chiami in alcun
modo.” odiava, odiava il fatto di ritrovarsi davanti
quell’idiota che sembrava divertirsi. Perché no,
lui non si stava divertendo nemmeno un po’.
“Tu, piuttosto… sei Fay o Yuui?”
Il giovane lo guardò sorpreso, ma si esibì subito
in una mezza linguaccia.
“Segreto! – annunciò, divertito ma anche
un po’ seccato – Dovresti saperlo che non
è prudente rivelare il proprio vero nome al primo che
capita, no? E poi, nemmeno tu mi hai detto il tuo, signor
cane!”
Kurogane lo osservò, scontroso. A
quell’occhiataccia, il biondino sembrò raddolcirsi.
“Però… non so, tu chi preferisci che
sia, io?” ammiccò.
Kurogane sentì che qualcosa, in un’imprecisata
parte del suo essere, andava in frantumi.
Chi preferirei che fossi
tu…?
Ma al suo solito, reagì con un moto di stizza. Doveva essere
Yuui. Non credeva che anche il fratello gemello dell’idiota
potesse essere così antipatico.
“Mmh.. anche se in effetti sono un po’ ingiusto, in
questo… - continuò l’altro ammiccando
– in fondo io conosco il tuo nome.”
Allo sguardo minaccioso del ninja, il ragazzo biondo rispose con
un’alzata di spalle “La tua principessa ti ha
richiamato, l’altra sera… ti chiami Kurogane,
giusto?”
“Tsk.” Fu l’unica risposta del guerriero,
che si voltò a guardare il lago.
Il biondino lo osservò con aria interdetta.
“Sembri un po’ stressato, sai? Hai fatto troppi
turni di guardia extra a causa dei
festeggiamenti…?”
“Ma non dire idiozie. E’ che la gente come te mi da
sui nervi.”
La replica arrivò dopo qualche attimo. “Oh.. mi
dispiace.” Il ragazzo scivolò
giù dal parapetto e cominciò ad avviarsi con
passo silenzioso lungo le assi del ponte.
“E adesso dove te ne vai?!” esclamò
Kurogane, sorpreso. Il tono dell’altro era sembrato davvero
dispiaciuto.
“Beh, ti dò fastidio, no? Tolgo il
disturbo.” fece l’altro, incerto. Il sorriso
canzonatorio gli era sparito dal viso.
Kurogane respirò a fondo. Tomoyo gli avrebbe fatto la
ramanzina se avesse saputo che aveva fatto andare via il giovane per la
sua scortesia. “Sei Yuui, forse?”
Come se n’era andato, il sorriso riapparve sul volto del
ragazzo come una fiamma, mentre accennava due passi di danza verso il
ninja “Che importa, scusa? Non riusciresti a
distinguerci… però puoi chiamarmi Yuui, se vuoi!
Magari sono proprio Yuui, ehehe!”
Kurogane tentò di ignorare l’arrabbiatura. Un
dialogo normale, era questo quello a cui doveva mirare. Anche se
sicuramente l’arte della conversazione non era una cosa in
cui eccelleva.
“Quell’incantesimo di ieri… è
magia vera, non è così? Non è una
semplice illusione.”
Di nuovo, Yuui – beh, in ogni caso, nella mente del ninja
quel viso si associava indissolubilmente a quel nome… tanto
valeva chiamarlo così, no…? –
sembrò stupito dalla sua affermazione.
“Già, magia pura. Ma non era affatto pericolosa,
in ogni caso… non userei mai un incantesimo rischioso
durante uno spettacolo, credimi!” rispose con
foga… un po’ eccessiva.
Kurogane lo osservò. I suoi occhi rossi, così
fissi nei suoi, sembrarono fare impressione all’altro, che
subito distolse lo sguardo, mentre un sorriso furbo tornava a regnargli
sul viso.
Con un piroetta, batté le mani e l’uccello di
fuoco della sera prima si materializzò improvvisamente sopra
la sua testa.
“E’ una fenice!” esclamò
mentre questa gli si posava sulla mano.
Le piume sembravano ardere di un fuoco interno, composte da filamenti
che sembravano altrettante lingue di fiamma.
“E’ dello stesso scarlatto dei tuoi
occhi!” disse Yuui, che per un momento si era ritrovato ad
osservare il bagliore che quelle piume riflettevano nelle iridi del
ninja.
Fece volare l’uccello sul laghetto “E’
una creatura magnifica, no? Così aggraziata eppure
maestosa… ma anche così
fragile…” mosse le mani e la fenice si
tuffò verso la superficie del lago. Sfiorò appena
l’acqua, e svanì in uno sbuffo di fumo, generando
una serie di piccole onde.
“Ma sai… il bello della fenice, è che
rinasce ogni volta!” rise, voltandosi.
Kurogane seguì il suo sguardo e vide che l’uccello
era dietro di loro, appollaiato sul parapetto, intento a lisciarsi le
penne.
Lo sguardo del ninja si incupì per l’ennesima
volta. Quello non era un essere vivente, era una magia, solo per questo
poteva spegnersi e riaccendersi così. Una vita vera,
invece…
>>>
<<<
…una vita vera non è un’illusione, e
non la si riporta indietro con la magia.
Yuui lo sapeva, eppure quei giochetti con gli incantesimi gli piacevano
comunque.
Entrò nella stanza che condivideva con Fay. Il suo gemello
era seduto alla finestra, e osservava fuori con aria assorta.
“Ho incontrato un tipo un po’ strano,
prima… sai, voleva sapere chi ero. Ha pure indovinato che
sono Yuui. Ma tanto non importa, no?”
Si avvicinò a Fay e lo abbracciò, e
poggiò il volto sulla sua spalla “Può
credere quello che vuole… ma non può
distinguerci…”
Una mano di Fay si alzò ad accarezzare i capelli del
fratello… perché loro due erano una persona sola,
e niente li avrebbe divisi.
*...to be continued...*
Bene... ehm.. sì, comunque, riguardo a ciò.. un
po' di tempo fa, avevo chiesto su un forum che cosa ne pensavano di
questa possibilità... ovvero del fatto che esistessero un
Nihon!Yuui nonchè un Valeria!Kurogane... mi era stato
risposto che Yuko, (ma non ricordo il capitolo) dice che esistono delle
"anime uniche" e probabilmente Kurogane e Fay appartengono alla
categoria.. però, non è che venga detto
chiaramente...
..e no, non stavo dimenticando i ringraziamenti per Adrienne
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