soul.
Prendo nuovamente un
lungo respiro, tenendo gli occhi chiusi e permettendo al mio naso di
sentire tutti gli odori che sono presenti nella mia stanza: non voglio
uscire di casa, avrei preferito andare a scuola che vedere sempre
quello psicologo che due volte a settimana mi riempie di parole e delle
sue teorie senza senso. Non sa niente della mia vita e di
ciò che realmente provo: come potrebbe mai sentirsi una
ragazza dopo aver trovato il proprio fratello morto?
Mi
ricordo ancora la scena, lui era lì steso a terra ed il
sangue lo circondava. In mano aveva un coltello e la sua gola un grosso
taglio. Trovarlo morto è stata l'esperienza più
brutta della mia vita, mi sono sentita sola e dispersa, mi manca
così tanto, senza di lui sono vuota, era il mio piccolo Jake
ed era l'unico che riusciva a capirmi.
Allungo
la mano verso il comodino accanto al mio letto, cercando goffamente il
mio cellulare e dopo aver fatto scontrare la mia mano contro la
sveglia, riesco ad afferrare l'oggetto ricercato. Lo accosto ai miei
occhi e spingo il pulsante al centro in modo da far illuminare lo
schermo: sono le nove e mezza. Sono nuovamente in ritardo, come al
solito. Mi alzo a fatica, infilando i piedi nelle mie calde ciabatte
color rosa e porto una mano alla bocca, sbadigliando. Apro
completamente gli occhi e molto lentamente riesco ad arrivare in bagno,
mi tolgo frettolosamente il pigiama, aprendo poi l'acqua nella doccia e
- senza farla riscaldare - entro, prendo il bagnoschiuma passandomelo
su tutto il corpo per poi lasciar scorrere l'acqua, rilassandomi al
rumore che emette. Chiudo gli occhi per qualche minuto, muovendo la
testa a destra e a sinistra, canticchiando una ninna nanna che cantava
sempre mia madre a me e a mio fratello.
«
Clarissa sbrigati, sei in ritardo! » urla mia madre con un
tono di voce irritato.
Sbuffo
roteando gli occhi al cielo e chiudendo l'acqua, uscendo poi dalla
doccia, prendendo un asciugamano ed avvolgendolo attorno al mio corpo
per coprirmi. Esco dal bagno camminando a passi lunghi e pesanti,
avvicinandomi poi all'armadio, tirando fuori i primi vestiti che mi
capitano davanti agli occhi. Mi vesto velocemente e mi pettino i
capelli disordinati torturandomi il labbro ad ogni nodo che incontro.
Dopo aver fatto il lavoro che impiegava più tempo, prendo il
telefono che è posato sulle coperte viola del mio letto e lo
infilo in tasca, uscendo poi dalla mia camera e scendendo al piano di
sotto dove trovo mia madre in piedi di fronte alla porta che mi guarda
con le braccia incrociate al petto e sbattendo il piede a terra. Ha uno
sguardo molto infastidito dato che sono di nuovo in ritardo. Sospiro e
mi avvicino, cercando di sfuggire alla sua furia come una preda dal suo
predatore.
«
Sei di nuovo in ritardo. » dice sbuffando infastidita.
«
Lo so mamma, lo so e se mi fai la solita predica arriverò
ancora più in ritardo. » rispondo, rimanendo seria
e cercando di mantenere un tono di voce infastidito come il suo.
«
ci vediamo dopo, non tardare. »
Mugolo un
misero "mhmh" ed esco di casa, sbattendo la porta alle mie spalle.
Scendo i tre gradini davanti al mio appartamento e poi mi avventuro per
le strade di Londra. Lo studio non è molto lontano, quindi
non avrei tardato così tanto come mi aspettavo. Sfilo da una
tasca dei miei jeans sia il telefono che le cuffiette, infilandole poi
accuratamente nel cellulare, facendo partire la musica. Cammino fino al
luogo dove sarei dovuta arrivare puntuale come al solito e suono al
citofono. Una voce femminile risponde, aprendo i cancelli e
permettendomi di entrare dentro la struttura.
Arrivata
allo studio, mi reco nella sala d'attesa e mi siedo accanto a un
ragazzo con i capelli ricci di color marrone scuro e molto disordinati,
non riesco a vedere bene i suoi occhi ma credo li abbia verdi. La sua
carnagione è abbastanza chiara ed i lineamenti del suo viso
sono definiti alla perfezione: è veramente un bel ragazzo.
Vorrei tanto rivolgergli la parola, ma ho paura di disturbarlo quindi
poso la testa sul muro ed aspetto il mio turno guardandomi attorno.
Dopo
venti minuti esce il mio psicologo dalla stanza dove tiene le sue
sedute e posa lo sguardo su di me, sospirando e scuotendo piano la
testa. Giro il volto verso di lui ed incurvo le labbra in un lieve
sorriso, alzando le spalle.
«
Signorina Hale, sei di nuovo in ritardo. Ho fatto entrare prima di te
quel ragazzo, se sarei rimasto ad aspettarti sarei morto qui.
» dice tutto d'un fiato, continuando a guardarmi con aria di
sufficienza.
«
Lo so, mi scusi, ma ora sono qui. » rispondo, premendo le
labbra tra di loro per appiattirle.
«
Già, entra pure dentro che abbiamo solo mezz'ora a nostra
disposizione. »
Mi alzo e
mi reco verso la porta dello studio, guardando un'ultima volta il
ragazzo che mi stava precedentemente seduto accanto per poi entrare
nella stanza.
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