Fumo

di La Mutaforma
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Ha fatto l’ultima iniezione.
“Non voglio più” dice alla stanza vuota, ai libri consumati. E si accorge di essere solo.
I gomiti pungono, e ha paura di muoverli. Le dita tremano, così pallide da sembrare cenere.
Tossisce, e la schiena gli trema tutta.
Apre la mano, e non si sorprende a vederla sporca di sangue.
Richiude le dita su quel piccolo disastro di vita, e non spera nemmeno più che quel male sparisca come un incubo, come una crudele illusione.
Ma ha deciso che è l’ultima volta.
 
Ha acceso il fiammifero come con una magia. Il suo tenue sfarfallio gli illumina le pupille vuote; non potrebbe spegnerlo nemmeno con un respiro, nemmeno provandoci.
Protegge la sua piccola fiamma.
E pensa a quattordici candeline, mischiate tra rosa e blu, quelle che avevano trovato in casa.
“Voglio tornare a casa”
Lo sussurra come un desiderio, e la sua piccola stella cade sulle pagine ai suoi piedi.
È giusto così.
Ha pianto tra le sue braccia perché la sua vita non aveva senso.
Adesso lo vede. Nell’odore della carta bruciata.
La sua storia preferita.
 
 
 
Ha aspettato il tramonto, per non bruciare da solo.
O per altro, non sa.
Non chiede aiuto.
Questa è l’ultima volta. L’ultimo tramonto.
Finisce; non nella nebbia della sera, ma nel fumo. 




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