Note: Questa fic
è
nata, cresciuta e morta per Chia_MARS
ed è stata pubblicata perché il mondo avesse una
prova tangibile del mio
affetto per lei, anche se lo dimostro in modi strani (e poi nella sua
copia c’erano
ripetizioni a non finire, dovevo redimermi).
E’
ambientata durante la 4x01 e sostanzialmente è la
“scena del bagno”. Un po’ di
angst a caso, giusto perché la 4x08 era troppo felice. Il
riferimento a Twilight è tutto per il vampiro Vladimir. Ti
amiamo, vampiro Vladimir.
Every once in a while I see your
face, I’m feeling half the man
Mickey
si chinò e raccolse la rivista dal pavimento sudicio. Aveva
chiuso a chiave la
porta – perché Mandy aveva la pessima abitudine di
non considerare il fatto che
in bagno potesse esserci qualcuno – e appurato che Svetlana
stesse dormendo:
aveva bisogno di silenzio e di riposo.
Dopo
una vita passata a disprezzare l’amore e a considerarlo una
favoletta per le
ragazzine ancora vergini, Mickey Milkovich si ritrovava a combattere
contro un
cancro che minacciava di divorargli il cervello e non gli permetteva di
dimenticare il nome di Ian nemmeno per un istante.
Aprì
il giornale a pagina 67, sull’immagine di una bionda in
bikini intenta a
strusciarsi sul parabrezza di un SUV e si ritrovò a
contemplare la foto di Ian
mentre una mano d’acciaio gli perforava il petto e andava a
stritolargli il
cuore.
Chissà
dov’era, quel figlio di puttana. Chissà se era
solo o con qualcuno, chissà se
era felice.
Mickey
infilò la fotografia nella fessura dello specchio,
all’altezza del proprio
volto, e rimase a fissarla, ricostruendo il corpo del rosso e
attaccandolo
mentalmente all’immagine.
Avrebbe
dato tutto – davvero, tutto – per poterlo stringere
o per potersi sdraiare
accanto a lui. Il bello era che non l’aveva mai neanche
fatto! Troppo
orgoglioso, troppo etero, troppo testa di cazzo, ecco cos’era
stato. Non l’aveva
abbracciato, non l’aveva guardato dormire e nessuna di quelle
altre stronzate
alla Twilight che però lo avrebbero fatto sentire
dannatamente bene. Oltretutto
gli rodeva non poco il fatto che il vecchio bastardo che si era sentito
in
dovere di pestare avesse trattato il suo
Ian nel modo in cui lo avrebbe dovuto trattare lui. Se lo immaginava ad
accarezzargli i capelli e a dargli nomignoli buffi, anche se in
realtà non
aveva bisogno d’immaginarlo: lo aveva direttamente visto.
Strinse
i denti e si concentrò di nuovo sul viso di Ian. Magari
qualcuno si stava
facendo scopare da lui proprio in quel momento, in una cuccetta,
soffocando i
gemiti per non farsi scoprire dai superiori. Probabilmente Ian era
sopra quello
stronzo anonimo e senza volto, con i capelli rossi umidi di sudore e il
bacino
che scattava in avanti. Nonostante gli provocasse una fitta di gelosia
non
indifferente, quel pensiero era dannatamente eccitante.
Mickey
si piegò in avanti e si fece scivolare una mano nei
pantaloni della tuta, senza
interrompere il contatto visivo con la fotografia. Cominciò
a muovere la mano,
lentamente, mentre Ian chiudeva gli occhi e piantava le unghie nelle
cosce
dello stronzo; serrò la mascella e strinse la presa,
aumentando il ritmo. Ian
si lasciò sfuggire un sospiro e gettò la testa
all’indietro e Mickey notò che
lo stronzo senza volto aveva intrecciato le ditta alle sue per
incitarlo a
continuare.
Ian
era felice e si sentiva amato, Mickey ne era sicuro. Amato come forse
non si
era mai sentito assieme a lui.
La
massa di sentimenti che si ritrovava nel cervello ebbe uno spasmo e lui
estrasse con furia la mano dai pantaloni per poi sbatterla
violentemente contro
lo specchio, tanto l’unico modo in cui riusciva a dimostrare
a Ian il suo amore
era menandolo, no?
Fanculo.
Persino le sue fantasie erotiche gli si ritorcevano contro.
Da
dietro la porta chiusa la voce di Svetlana gli domandò se
fosse tutto a posto.
Tutto a posto un cazzo, visto e considerato che i ricordi di Ian in
uniforme
avevano pensato bene di prendere d’assalto la sua mente e di
certo non gli
avrebbero dato tregua per il resto della notte.
Svetlana
gli intimò di fare in fretta e Mickey afferrò la
rivista, la aprì a pagina 67 e
vi ripose dentro la foto.
Uscì
dal bagno e barcollò fino alla camera da letto, ignorando i
gemiti di Mandy e
del surrogato di Lip.
Figli
di puttana. Tutti quanti.
Chiese
mentalmente scusa a sua madre per l’insulto e si
lasciò cadere sul materasso
sfondato, pregando chiunque fosse il bastardo lassù di non
tormentarlo con
sogni che comprendessero Gallagher in divisa mimetica e parabrezza dei
SUV.
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