Io Romeo Tu Giulietta

di Mirtilla27
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Milano. 14 maggio 2012.
Giulietta Capuleti sedeva triste e sconsolata sul divano, stava guardando uno di quei film che ti fanno rimpiangere l'amore. Ma lei era bella, eccome se lo era. I suoi lunghi capelli castano chiaro le incorniciavano alla perfezione il viso ed i suoi occhi verdi, profondi come un lago, contrastavano con il candore della sua pelle. Tutto in lei era perfezione. Era alta quanto doveva essere alta una signorina di appena diciassette anni, e le lentiggini che con fierezza portava sul volto, le davano un'aria fanciullesca, come se non fosse mai cresciuta.
“Giulietta, metti immediatamente via quel gelato! Se ti vede tua madre, mi licenzia e ti iscrive di corsa in palestra! E fai sparire anche la confezione, prima che si metta a contare le calorie che sono appena entrate nel tuo corpo!”, disse la tata della ragazza. Ebbene sì, Giulietta aveva una tata. Era stata cresciuta da lei ed era come se fosse la sua seconda madre. La vera madre della ragazza, non c'era quasi mai a casa, gestiva un'importante linea di moda e si occupava solamente della forma fisica e dei vestiti di Giulietta. La tata continuò il suo discorso mentre cercava di sistemare il salotto: "E vestiti, che tra pochi minuti arriva tuo cugino Tebaldo per aiutarci a preparare la festa di stasera. Da sola non riuscirò mai a fare tutto! Pietro! Gregorio! venite immediatamente qui a lucidare l'argenteria! E dite a quel fannullone di Sansone che se non si alza dal letto lo faccio alzare io! Forza! muoversi!". Giulietta non ne poteva più di tutto quel trambusto. Buttò via la confezione vuota del gelato e, strisciando i piedi, arrivò in camera sua. Si sedette alla specchiera e si guardò attentamente. Aveva gli occhi di suo padre, glielo dicevano sempre tutti. Lui le mancava molto. Soprattutto la sera, quando aspettava il suo bacio della buona notte, che, però, non arrivava mai. Sembrava l'unica in quella casa a sentire la mancanza del Signor Capuleti. Suo padre era morto qualche anno prima, un omicidio. Aveva perso la vita durante un attentato provocato dagli scagnozzi del signor Montecchi, ma le prove non erano mai state sufficienti per incriminare quel mostro, e l'omicidio di suo padre era rimasto impunito. Era un senatore, esattamente come il signor Montecchi, ed entrambi avrebbero voluto ottenere il ruolo di Presidente del Consiglio. Il signor Capuleti stava vincendo le elezioni, ma Montecchi era disonesto e, dato che la sua non era una delle reputazioni migliori, aveva paura di venire incarcerato. Diventare Presidente del Consiglio l'avrebbe tenuto lontano dalla galera, almeno per il momento. Non poteva permettere che vincesse Capuleti, così inscenò un finto attentato alla sede del Senato e lo uccise. Da quel momento, le famiglie dei Montecchi e dei Capuleti, nutrono un odio profondo reciproco




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