Giorno spezzato
“ogni cosa nasce per creare qualcos’altro nel mondo.
Noi non creiamo, noi distruggiamo.
È contro natura.
Ci dicono allora che siamo crudeli.
Siamo dalla parte sbagliata, ci dicono, le nostre idee sono
sbagliate, noi siamo sbagliati”
Bellatrix tira un’altra profonda boccata dalla sua
sigaretta.
Solleva un sopraciglio, pare valutare le parole. Sa gia che
la logica ferrea di Lucius non sbaglia, non ha mai sbagliato. Non le interessa.
Motivazioni e alibi, non ne può più.
Il Signore Oscuro è il suo Signore e questo le basta.
Ride tra se, lei che non si è mai piegata davanti a nessuno,
uomo o donna che sia, ora ripone tutta la sua cieca obbedienza in quella figura
misteriosa.
Non può fare altrimenti, il potere magnetico che ha sempre
esercitato su di lei si fa sempre più forte.
Vive in sua funzione. Lo sa bene e ne è felice, lo ha deciso
da sola, il marchio nero è il segno che lo mostra.
Ricorda ancora in modo spaventosamente nitido la prima volta
che ha visto Lui.
Ne aveva sentito parlare, da Lucius, da Severus, da sua
sorella Narcissa. Sapeva che era un grande mago e che donava grandi poteri ai
suoi accoliti. Ne era affascinata.
Faceva ancora l’ultimo anno a Hogwards, era sgaiattolata
fuori dal castello per un passaggio segreto, con Narcissa e Lucius.
All’ inizio era solo curiosa, non lo credeva poi così
potente, era comunque disposta ad ascoltarlo con interesse valutando i
possibili vantaggi da trarne; quando poi lo aveva visto tutti i suoi sensi si erano
tesi al massimo facendole capire che la situazione era più meritevole di
attenzione di quanto pensasse.
Alla fine della serata si era ritrovata in ginocchio ai suoi
piedi, supplicandolo di poter rimanere per sempre al suo servizio.
Dopo una settimana il marchio nero era impresso sul suo
braccio.
Dopo una mese era diventata una delle suo più intime
seguaci.
Rodolfus ovviamente l’aveva seguita.
Non se ne è mai pentita: il Signore Oscuro è la sua vita.
Sprofonda nella soffice poltrona nera, la sigaretta è quasi
finita, la getta a terra e la calpesta con il tacco degli stivali.
Osserva la situazione.
Lucius seduto sulla sua solita sedia a schienale alto sta
ancora parlando.
Parla bene Lucius, ha sempre parlato bene.
Ha un modo di porsi unico; è impeccabile, con i capelli
pettinati all’indietro e la schiena ritta.
Pare sempre a suo agio in qualsiasi situazione o luogo,
atteggiamento che alcuni trovano affascinante, altri solo terribilmente
arrogante.
Non da segni di nervosimo, mai. Le sue mani sono sempre immobili,
gli occhi non tardiscono i suoi sentimenti: sono freddi e duri come specchi ,
pare ti leggano l’anima, ma non ti danno nulla delle emozioni del loro
proprietario.
Narcissa siede davanti a lui su di un divanetto rosso,
giocherellando con un accendino d’argento. I capelli, raccolti a crocchia
accentuano la magrezza del suo viso pallido.
Narcissa è labbra, che tende a morsicare un po’ troppo
spesso e occhi, dal movimento più frenetico del dovuto.
Gelida ma fragile come un fiore troppo delicato per essere
colto, come una precaria scultura di ghiaccio; Narcissa conserva il suo fascino
sottile anche nell’ansia. Narcissa che serra i denti e stringe le mani,
Narcissa che ha freddo, Narcissa che sgrana gli occhi e ascolta Lucius.
Narcissa, bambina crudele.
Severus è appoggiato alla finestra, li osserva, la sua
espressione è vuota.
Vuota.
Tutti ricordano Severus Piton come un ragazzo decisamente
passionale, vivo, che non faceva mistero delle sue emozioni, positive o
negative che fossero. Ora quel ricordo sta scomparendo così lentamente e
inesorabilmente come il nuovo, distante Severus si sta presentando
prepotentemente ai loro occhi e alle loro menti.
Tutti loro sono cambiati alla fine, tutti sono maturati ,non
si può più tornare indietro e gli anni della scuola sono solo un ricorso
evanescente.
“è ora”
Bellatrix si alza in piedi decisa.
Devono incontrare gli altri, Alistar, Barty; devono vedere
Lui.
Ancora, un’altra missione, altri babbani da eliminare, altri
nemici da intimorire.
La porta si spalanca. Rodolfus Lestrange entra a gradi
passi.
“è tutto rimandato” dice accendendosi una sigaretta “ tutto
rimandato” ripete sedendosi su un bordo del tavolo.
“in che senso?” la voce di Severus risuona monotona e priva
di inflessione.
Tutta apparenza.
Aspetta una risposta.
Rodolfus alza le spalle “pare abbia trovato i Potter.. se ne
vuole occupare personalmente. Non so altro.”
Severus non tradisce alcuna emozione.
Una maschera impenetrabile, tutta apparenza.
La vita stessa è apparenza.
D’istinto si porta una mano all’avambraccio destro dove il
marchio del Signore Oscuro non pulsa, non ora, Rodolfus non mente.
Il suo gesto non sfugge all’altro.
“non ti fidi di me?” le voce di Rodolfus è venata d’ ira.
Non ha un minimo di autocontrollo, Bellatrix lo guarda con rimprovero.
“no, mi fido” sogghigna.
Non calare la maschera.
Tutta apparenza.
Rodolfus si calma, la sua rabbia non dura mai molto, se ne
và così facilmente come arriva.
Fuma lentamente la sua sigaretta, il silenzio pesa su tutti,
la tesione sale: Narcissa si torce le mani per poi smettere ad un’ occhiata
indispettita di Lucius che mal sopporta questi segni di debolezza tanto meno
dalla moglie. Severus è ancora appoggiato alla finestra troppo immobile.
“mi chiedo perché abbia voluto occuparsene Lui, potevamo…” incomincia
a dire Rodolfus
“rodolfus!” sibila la moglie “ricordati di chi stai
parlando!”
L’uomo tace indispettito, lei risprofonda nella sua poltrona
nera.
Il silenzio è opprimente.
Narcissa si alza all’improvviso:
“qualcuno gradirebbe un caffè?” la sua voce pare sicura,
forse più per compiacere Lucius che per una reale tranquillità.
Non sono tranquilli.
“certo Narcissa, ci farebbe molto piacere” è Lucius a
parlare per tutti con un falso sorriso.
Narcissa esce.
Tutto è così lento, troppo lento.
Ancora silenzio.
“se non se ne fa nulla io allora me ne andrei..”
“Severus!”la voce di Bellatrix contiene quasi una punta di
isterismo.
Lei non perde così il controllo da molto tempo.
“ma non lo senti? Non lo sentite? Dannnazione, che ci sta
succedendo?”
“che ci succede?” ripete ancora gurdandosi intorno.
“nulla Bella nulla.” La voce di Lucius pare rassicurante “ci
aspettavamo di vedere il Signore Oscuro invece non sarà così allora..”
La nostra droga.
L’idea si affaccia alla mente di tutti, simultaneamente.
Lui è la nostra droga.
Non ne possiamo fare a meno.
Noi gli abbiamo regalato la nostra anima.
La nostra anima, dannazione!
“è il centro della mia vita” pensa Bellatrix “anzi è la mia
vita, Lui è la mia vita”
E così sarà per sempre.
Lucius sente l’aria vibrare.
Emozioni, quante emozioni.
Lui si ciba di emozioni, lo rendono vivo. Anche quell’ansia
cieca e ingiustificata è meglio del vuoto dentro la sua anima.
Ha sempre avuto ciò che desiderava, quando lo desiderava,
così come aveva sempre avuto quella fame di emozioni per saziare il nero dentro
il suo essere.
Fame in parte sopita in gioventù: a scuola era stato
diverso.
Felice?
E ora?
Narcissa, la sua Narcissa si divide tra ansie e crisi di
panico. Una volta non era così.
Hanno un bambino, nato da poco. Draco, un erede come egli
aveva desiderato, quando lo aveva desiderato.
Come sempre aveva avuto ciò che voleva.
Come sempre.
Al diavolo, l’ansia sta contagiando anche lui.
Dove è il Signore Oscuro?
La loro personalissima droga
Severus Piton deve uscire di li e informare Silente.
Certo la tentezione è forte.
Potter fuori gioco, ma …
No
Non fino a questo punto.
Poi Lily non deve morire.
Lily non deve morire, si concentra su questo.
E poi volente o nolente ha ancora un vecchio debito con
Potter.. e molti e più recenti debiti
con Silente.
Al diavolo quella indecisione.
Si alza e si avvia alla porta.
“Severus siediti” La voce di Lucius è solo apparentemente
gentile.
Non calare la maschera.
Severus non tradisce alcuna emozione, non gli riesce
difficile ormai.
È inevitabile, si siede.
Potter dovrà cavarsela da solo.
“allora Rodolfus” Lucius non vuole che il silenzio ritorni a
pesare su di loro “come ha fatto il Signore Oscuro a trovare i Potter?”
“il custode segreto li ha traditi, mi pare” Rodolfus si
siede a sua volta.
“che era il custode?” anche Bellatrix prende posto al
tavolo.
“non lo so.. avrei detto tuo cugino, ma..”
“ma mio cugino è troppo stupido per tradire il suo adorato
amichetto!”
“infatti, lo credo anche io” Severus conferma “idioti quei
due”
Narcissa torna con il caffè.
Sorride avvicinandosi ai quattro.
Si ferma all’improvviso.
Il vassoio le cade di mano.
“il marchio” sussurra.
È la prima a sentirlo. Forse perché è la più sensibile?
Pulsa. Ma non è nero.
Sanguina.
Sanguina ancora.
I Mangiamorte si osservano, un attimo, poi scattano insieme.
Si alzano.
Fine?