Prologo
Camminò
a passo sicuro sentendo con piacere il suono dei suoi tacchi battere
deciso il
terreno asfaltato. Sebbene stette attraversando vie strette e quasi
totalmente
all’oscuro si sentì a suo agio. I suoi ricci
molleggiavano al ritmo del passo mentre
un cappotto color cremisi mostrava un vestito in seta lungo fino alle
ginocchia
con disegni floreali in oro.
Senza
farsi notare scivolò per una porta secondaria che si
stagliava sotto ad una
scritta al neon: “La locandiera”.
Si
ritrovò in un locale ben arredato, anche nei minimi
particolari, e dall’aria
sofisticata. Porse il suo cappotto all’uomo alla sua sinistra
e si lasciò
guidare verso il bancone dall’abitudine.
Vide
i suoi occhi smeraldini splendere per un istante nel riflesso dei
bicchieri.
«Un
B-25, per favore» ordinò con disinvoltura. Un uomo
con una massa muscolare da
far invidia ad un praticante di body building la squadrò.
«Intendete
forse un B-52?».
«No,
ho detto quello che
intendevo. Un B-25»
sottolineò con voce sensuale.
Il
barista le porse dentro ad un tulipano( è un tipo di
bicchiere, largo e ampio,
ma sinuoso utilizzato per servire succhi di frutta n.d.a) una strana
bevanda
liquida color della pece e lei prese il bicchiere dirigendosi ai bagni.
Una
porta sbarrata da dei nastri fu abilmente aperta senza essere notata e
l’ospite
furtivo vi entrò. Nel nuovo buio sentì un
movimento alla sua destra.
«Sarei
interessata alla vostra bevanda, signorina»
pronunciò una voce metallica.
«Dovreste
conoscerla bene, ha fatto molti morti, non è
così? B-25?» appena finì di
pronunciare il numero un sentiero illuminato da luci soffuse incastrate
nel
terreno le indicò la via.
«Sempre
la solita scena» bofonchiò fra i denti.
Una
porta liscia di marmo fu illuminata di una luce argentea, al fianco un
tubo
iniziò a sbucare dal terreno. Il liquido scuro fu versato
dentro e la porta si
produsse un rumore di meccanismo, ma niente la aprì.
Sbuffando, senza fatica
apparente, la figura femminile aprì il passaggio pesante in
pietra candida.
L’interno
fu quello che ai giorni attuali verrebbe definito come un
“salone esclusivo di
un club”. Un estraneo avrebbe tranquillamente affermato che
quello dovesse
essere un club per sole donne poiché i maschi sembrarono
essere banditi fra
quelle quattro mura.
Con
movimenti che per un uomo sarebbero stati incantevoli la nostra donna
misteriosa si diresse su un palchetto al fondo della sala dopo aver
ordinato un
bicchiere colmo di liquido scuro. Quel bar pieno di bottiglie di
diverse forme
non offriva altro che una sola bevanda: sangue.
Si
sedette in un tavolino rialzato con rifiniture in legno da fare invidia
a
qualunque artista che non ne fosse l’artefice. Lì,
seduta con aria distratta,
una donna dai lineamenti giovanili disegnava freneticamente con
velocità rapida
su un taccuino, costeggiata da piccoli
fogli sparsi ovunque perfino sul terreno.
I
capelli raccolti in una treccia disordinata che le andava fino al
fianco le
corniciavano il viso corrucciato in un espressione di attenzione
intensa nei
gesti che faceva.
Senza
essere degnata di uno sguardo si mise seduta spostando alcuni
foglietti.
Assaggiò con piacere il liquido scuro e ristoratore.
Non
si rivolsero neanche una parola fra di loro perché sapevano
che la disegnatrice
era muta.
Come
se fosse stata chiamata guardò verso l’alto e si
fermò. Schiacciò un bottone
sotto la superfici del mobile e una taschina uscì silenziosa
mostrando un sfera
in vetro.
Tutte
le presenti fermarono le loro attività: se parlavano si
zittirono, se ridevano
chiusero le bocche, se suonavano si ammutolirono e porsero le loro
attenzioni
alla ragazza dai capelli bruni intrecciati.
Sollevò
il braccio e cullò la sfera, immagini nebulose iniziarono a
comparire e
fulminee e confuse: una profezia.
Pallida e tremante
poggiò la mano sulla donna
in rosso e come se le avesse trasmesso un brivido tremò.
«Chiamate
la corte reale! Notizie per il re!» urlò
spaventata.
Alcune
iniziarono a commentare fra di loro e le altre chiesero come mai si
dovesse
comunicare tale notizia al re.
La
donna vedendo che non fu ascoltata aggiunse: «Mie simili, un
maschio della
nostra specie è comparso e sembra dotato di
poteri». Per l’incredibilità delle
sua parole la gente si pietrificò. Era il caso di crederle?
Lo sapevano tutti
che una cosa del genere non poteva esistere, ma notando la tensione
nelle due
donne e il loro respiro mozzato una donna iniziò ad
allontanarsi e lentamente
iniziò un viavai frenetico.
«Fatima,
ne sei sicura?» domandò la donna riccioluta. La
ragazza con la treccia annuì.
«Che
fortuna che avuto tua sorella-, commentò- o forse dovrei
dire sfortuna»
aggiunse in tono più basso.
Lontana
in un rifugio lontano dal mondo una ragazza starnutì nel
sonno abbracciata da
un corpo maschile.
Yeah,
ho fatto questo prologo finalmente. Scusate ma ci è voluto
un po’ per pensare
come strutturare la storia e sono ancora indecisa xD allora che ne
dite? Mmmh, forse
dovrei smetterla di chiederlo xD spero che sia di vostro gradimento e
grazie
per aver letto fin qui <(_ _)>
Tsubasa_rukia3
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