Briciole Parigine
Paris, 1894
« Approche, venite,
messeri e madame! »
Trillava una giovine
dal fisico sodo e asciutto, che piroettava con grazia in mezzo alla
piazza, mentre i lunghi nastri colorati che le stringevano due graziosi
mucci castani sopra la testa roteavano con lei in un turbine vivace.
« Venite a vedere lo spettacolo più esclusivo di tut le monde!
»
Disse ammiccando,
mentre un nugolo di plebei allungava incuriosito il collo. I bambini si
erano già raggruppati sotto il piccolo palco di legno.
« Io sono Tenten, venite tutti qua »
cantilenò la giovane, iniziando a tirarsi fuori dalle
piccole tasche nastri che sembravano non avere fine «
c’è qualcosa che vi stupirà!
» rise forte e, con un gesto veloce, tirò fuori
dalle tasche anche della polvere grigia che gettata in aria
provocò scompiglio.
Ma dopo pochi attimi,
la polvere si era diradata, e Tenten esibiva un diverso abito, con un
maglia che sembrava più che altro un incidente fra colori e
pantaloni aderenti verde acido, che scomparivano in scarpette da
giullare.
Iniziò a
roteare i lunghi nastri, in una coreografia mozzafiato. Sembrava avere
mille mani per quelle mille fasce che volteggiavano
nell’aria, si incrociavano e mischiavano. I bambini
ridevano, e sempre più gente si avvicinava,
sussurrando fra loro.
« Sono zingari »
« noi lavoriamo e loro fanno volare dei pezzi di stoffa
»
« sono sporchi, e malati »
« allontanate i bambini! »
« È magia nera! »
Tenten
avvicinò una mano all’orecchio, sorridendo
sorniona, e sbattendo le folte ciglia.
« Magia nera?
»
Cinguettò,
mentre con l’altro mano continuava a far muovere dei nastri.
« Oh, no, no, no » disse, offesa «
questo… è molto meglio della magia! »
E, come chiamati, dai
tendoni dietro il palchetto improvvisato spuntarono personaggi ambigui,
coperti da maschere, con gonne svolazzanti o pantaloni stravaganti,
tutti con paccottiglia al posto di gioielli che tintinnava, strideva,
luccicava.
I compagni circensi di Tenten scesero fra la folla, urlavando
e ridendo sguiatamente.
Nel frattempo Tenten,
con un balzo agile, salì sulle spalle di un omaccione dalla
faccia gentile e i capelli rossicci, entrato con gli altri suoi
compagni.
« Vai Choji! » gli disse all’orecchio. Il
ragazzo annuì, le prese le caviglie, e la lanciò
in aria. Tenten roteò con graziose capriole e giravolte,
seguita dagli ooooh degli
spettatori.
Mentre scendeva a terra, Choji la prese in braccio, poi la
lanciò nuovamente, e Tenten atterrò sulle spalle
di un ragazzo dietro Choji, dai canini acuminati luccicanti in quella
giornata di maggio, appena entrato.
Con un ennesimo salto,
la moretta sparì dietro il tendone.
« Piacere, Kiba è il mio nome, di questo cagnolino
sono il padrone! » intonò con voce forte il
ragazzo dai canini acuminati, mentre da dietro le sua gambe appariva il
muso tenero di un cagnolino bianco.
Fu accolto dal
gridolino eccitato dei bambini e, ben addestrato, il cane
andò a leccare le loro mani tese.
Kiba
posizionò cerchi, asticelle da saltare, e altro. Il cane
fece tutto quello richiesto, compresi salti difficili persino per gli
essere umani.
« Ma state attenti, miei cari signori, niente è
come appare, applaudite a priori! »
Il cagnolino
inarcò la schiena, abbaiò aggressivo e si
trasformò in una versione di se stessa tre volte
più grossa. Il sorriso appuntito del cane era molto simile a
quella del padrone.
I bambini urlarono di
paura, uno più piccoli degli altri si mise a piangere.
« Oh piccolo non disperare, Akamaru anche piccolo sa tornare!
»
Ubbidiente, il cane
riprese la sua forma minuta.
« Ehi Kiba, adesso tocca a noi! »
Gridavano gli altri
zingari, spingendolo scherzosamente verso il tendone.
All’improvviso,
scoppiarono alcune bombolette poste ai lati del palco, e quando i
coriandoli smisero si svolazzare, tutti gli attori erano spariti,
compresi gli attrezzi per Akamaru.
Rimaneva solo una
piccola figura accartocciata contro il tendono.
La figura si
alzò piano, facendo roteare i polsi. D’un tratto
partì una musica allegra e ritmata, suonata con chitarre
piccoli, tamburelli e flauti dai suoi compagni che erano ancora fra la
folla; la figura prese vita, e con una ruota veloce completata da un
salto all’indietro arrivò davanti alla folla.
Fece una bella e ironica riverenza al pubblico, tenendosi in
alto un lembo della gonna rossa, e mostrando spudoratamente il seno
appena sbocciato che si intravedeva dalla camicetta aderente e con
scollatura quadrata; un tripudio di scialli, collanine e fasce
completava l’abbigliamento.
Era una bella ragazza,
dai grandi occhi smeraldini e strambi capelli rosa. La gente li
indicava sogghignando maligna.
« Ecco Sakura, la più bella danzatrice del mondo!
Avanti tesoro, gira in tondo, gira, gira! » la
incitò Tenten, comparendo dalla cima del tendone –
chissà come ci era arrivata, poi.
Sakura rubò
con una linguaccia il tamburello a una zingara fra il pubblico, e
incominciò a suonarlo in armonia con i tintinnii dei
braccialetti alle caviglie e al polso.
In una danza compitata, mostrò la sua abilità da
contorsionista, portandosi entrambe le gambe dietro il collo e
camminando sulle mani.
Mentre scendeva in
spaccata, strizzò l’occhio a un ragazzo fra la
folla, un tipo alto e con una zazzera di capelli biondi in testa.
Il ragazzo, che sembrava un plebeo come gli altri, scattò
invece in direzione del palco, e accompagnò Sakura nel ballo.
Il biondo la fece
roteare su se stessa sempre più veloce, poi la prese in
braccio, la girò sulla schiena in posizione orizzontale, e
presa a roteare lui, così veloce che si vedeva solo una
sfumatura gialla e rosa.
Poi si fermarono in
posa, e il ragazzo rubò un bacio appassionato a Sakura.
Una testa mora fece
capolino da dietro la tenda rosso porpora.
« Sakura, Naruto, prendetevi una stanza! »
Gridò Kiba,
ampliando la voce con le due mani a forma di cono vicino alla bocca.
Questo scosse
l’ilarità generale.
Sakura fece un sorrisetto che aveva anche un non so che di imbarazzato.
Si perse un istante negli occhi cobalto di Naruto, e
riacquistò il coraggio per finire la scena.
« Che ci volete fare, Parigi è la città
dell’amore! »
Disse al pubblico,
stringendo la mano del ragazzo, che arrossì
impercettibilmente. Naruto fece un passo, ridendo imbarazzato, ma cadde
dal palco.
Il pubblico rise, soprattutto i bambini.
Quando risalì sul palco, aveva un nasone lucido e rosso al
posto del suo vero naso.
« Sakura, dammi un bacinoooo… »
gridò Naruto, la voce impastata per quel naso supplementare.
Tese le braccia e sporse le labbra, ma Sakura, con una finta
espressione disgustata, lo spinse all’indietro.
Il biondo cadde con un tonfo.
Gli venne lanciato un triciclo minuscolo, e Naruto
provò ad andarci sopra.
« Lo faccio per te, Sakura! »
Ma dopo pochi giri, cadde rovinosamente, con un ruzzolone studiato e
ridicolo.
I bambini piangevano
dal ridere.
Tenten
tornò sul palco, con un sorriso smagliante.
« Va bene, adesso però via, tocca anche agli
altri! Sparite! »
Sakura si sciolse uno
scialle viola dalla vita, lo aprì con un movimento ampio, e
lo adagio sopra lei e il ragazzo. In meno di un attimo, lo scialle
cadde a terra con uno svolazzo leggero.
Tenten prese lo
scialle, per far vedere alla incredula folla che sotto non
c’erano più i due fidanzatini. Si levò
un crosciare di applausi.
« Mi hanno preso alla lettera » constatò
sorpresa Tenten, mentre il pubblico rise di nuovo. « Credete
che sia finita qui? Ce ne sarebbe da far vedere per tutto il
dì…»
« Ma andate a lavorare. »
La interruppe una voce
femminile, proveniente dal pubblico.
Tenten ridusse gli
occhioni color cioccolato: « chi ha parlato? »
chiese.
Una ragazza si fece
spazio fra la folla. Portava sotto il braccio un grande cesto
contenente violette, bocche di leone e margherite di campo.
Dalla cuffietta candida spuntavano lunghi capelli biondi raccolti in
una coda bassa.
« Io. » disse solamente, mentre poggiava la mano
libera su un fianco.
Tenten si
inchinò beffardamente nella sua direzione « con
chi abbiamo l’onore di parlare? »
« Ino Yamanaka, e posso vantarmi di lavorare.
»
Rispose, alzando il
viso. Aveva un nasino alla francese, squisitamente
all’insù, un espressione spavalda e due grandi
occhi turchini.
Tenten la
invitò a salire sul palco.
« Vedi, Ino, anche noi lavoriamo. Solo che noi ci divertiamo
a farlo »
spiegò con un sorriso a trentadue denti « e non ci
ridurremo a vecchie zitelle che non hanno mai visto il mondo.
»
Concluse. Ino divenne
rossa dall’ira « come ti permetti, schifosa,
lercia, infimo scarto della società! »
Tenten
assottigliò le labbra, pronta per una rissa. Ma si
contenette: prima di tutto lo spettacolo.
« Su, su non ti arrabbiare! Guarda, per fare pace ti faccio
conoscere un mio amico, cosa ne dici? »
« Te lo ripeto, io devo lavorare. »
«Dai, due minuti! »
Dalle tende fecero
capolino tre ragazzi, uno portava due sedie, l’altro un
tavolo – che posizionarono sul palco – e
l’ultimo si trascinava stancamente, le braccia molle lungo i
fianchi.
« Ecco a voi, Shikamaru Nara! L’uomo più
intelligente del mondo! »
Ino inarcò
un sopracciglio chiaro: quello? Quello che continuava a sbadigliare e a
grattarsi il sedere sarebbe l’uomo più
intelligente del mondo? Si lasciò sfuggire uno sbuffo
scettico.
Tenten quasi la prese
da sotto le ascelle, e la fece sedere davanti a Shikamaru.
Lui
sbadigliò, poi disse: « ti chiami Ino. Fai la
fiorista, sin da quando eri bambina, perché anche tuo padre
è fiorista. Ti atteggi a donna di strada, ma brami al
perfetto bon ton delle aristocratiche. Sei frivola, a tratti
superficiale. Però ti piace stenderti sui prati, quando vai
a raccogliere i fiori, perché nascondi un animo profondo
sotto quella patina. Sei diffidente per natura, perché
è la strada che ti ha insegnato questo. »
Ino lo fissava a bocca
aperta, e si rendeva conto che c’era un silenzio assurdo.
« Cosa diavolo… »
Shikamaru non la fece
finire, e alzò il viso, incontrando i suoi occhi per la
prima volta. Sembrò leggervi qualcosa, perché per
un secondo perse quell’espressione annoiata.
« E hai un gran bisogno d’amore. »
La bionda
aprì e chiuse la bocca, bofonchiando un « che
cavolo dici », ma la discussione finì
lì, perché il pubblico iniziò a urlare
e a correre come topi in trappola.
« Sono arrivati! » gridavano.
Dal fondo della piazza arrivò un crosciare di zoccoli:
appartenevano a soldati a cavallo, con lucenti armatura addosso, che si
dirigevano spada sguainate verso gli zingari. Ma loro erano pronti.
Tenten tirò
fuori i suoi nastri, e a questi attaccò dei piccoli pugnali
che maneggiava con competenza incredibile. Attaccava un soldato dopo
l’altro, senza ucciderne nessuno.
Sakura
balzò su un cavallo insieme a un cavaliere, e diede un
portentoso calcio al conducente, disarcionandolo.
Akamaru si
attaccò alla gamba di un altro, e il suo padrone fece lo
stesso con il braccio del cavaliere.
Ino guardava
spaventata la scena, e vide per caso una carrozza in lontananza, con lo
stemma degli Hyuuga.
Chiaro. Erano stati
gli Hyuuga – loro che odiavano ogni tipo di confusione,
divertimento o quant’altro non nella norma - a
ordinare l’attacco, sguinzagliando persino
l’esercito reale. Alla fine, erano loro che comandavano,
mentre il Re faceva la bella vita a corte.
Ino prese
d’istinto la mano a Shikamaru, conducendolo a forza fuori da
quel bordello.
Per condurlo
a casa, il primo posto sicuro che le venne in mente, doveva passar per
forza vicino alla carrozza. Cercarono di essere invisibili,
appiccicandosi al muro, ma sentirono lo stesso molto bene le voci
provenienti dal cocchio.
« Capitano Uchiha, li voglio tutti fuori da Parigi. Vivi, o
morti. »
« Sì, signore. »
Ino, curiosa,
sbirciò nella cocchio, allungando il collo: Sasuke parlava
da cavallo a Neji Hyuuga; questo non era che il gelido nipote
dell’ormai defunto Hiashi Hyuuga, il vecchio capofamiglia, ma
la vera primogenita – Hinata, al fianco di Neji nella
carrozza – era troppo dolce e troppo debole per prendere il
comando.
E Neji non se l’era fatto ripetere due volte.
Ino fece segno a
Shikamaru di fare ancora più piano, e cercò di
sgattaiolare nei vicoli parigini. Erano quasi arrivati allo sbocco di
una stradina sicura, quando una voce tagliente e canzonatoria li
bloccò sul posto.
« Dove vai, Yamanaka? »
Ino si girò
lentamente, incontrando il muso sbuffante del cavallo.
Sasuke la fissava dall’alto al basso.
« Vado dove voglio, Sasuke. »
Rispose beffarda.
« Capitan Uchiha, per piacere. »
« Sasuke, guarda che quando Itachi torna dalla sua
scappatella con Shisui, ridanno a lui il ruolo di capitano, cosa credi?
»
Sasuke la fissava con
incredibile cattiveria: « non fare la furba con me,
Yamanaka… e chi è lui, un tuo amico? »
domandò con ironia, accennando con la testa a Shikamaru.
Ino
deglutì. Sasuke sapeva che era uno zingaro.
« Lui è il mio ragazzo. »
Rispose prontamente.
Prima che l’Uchiha potesse ribattere, arrivarono degli
schiamazzi piuttosto alti dalla piazza.
« Vai Sasuke, il dovere ti chiama. »
Sorrise vittoriosa
Ino, salutandolo con la mano tesa.
Sasuke
arricciò il naso, e poi si diresse verso gli schiamazzi.
Vedendo che arrivavano dalla Carrozza Hyuuga, spronò il
cavallo a correre.
Tenten
camminava sulle mani sopra la cocchio, acclamata dal pubblico.
Tutti i soldati si
diressero verso di lei, e Kiba ebbe il tempo di rubare Hinata e
portarla in piazza, ballando con lei e Akamaru.
« Ehi dolcezza! Sei troppo bella per un tipo così.
»
Hinata
arrossì furiosamente, lasciandosi trascinare come una
marionetta.
« È-è mio cu-cugino.
»
Balbettò,
nascondendo il viso fra le mani. I lunghi capelli le scivolarono in
avanti.
Kiba le tirò indietro la chioma corvina, le alzò
il viso con le forti e ruvide mani, e accarezzò le sue
pallide guance con i pollici.
« Allora ho ancora una speranza. »
Hinata si morse il
labbro inferiore, e lo seguì placidamente mentre Kiba la
trainava via dalla piazza rumorosa. Non urlò, ne
cercò di ribellarsi: chi l’avrebbe sentita, o
aiutata, in quel casino? E poi, difficile ad ammetterlo, la mano di
quel selvaggio sconosciuto era calda e rassicurante.
Nulla a che vedere con
la freddezza tipica dei suoi parenti.
Intanto i soldati
erano arrivati sul tetto della carrozza e Tenten, con una destrezza e
un’abilità incredibile, li fece fuori con qualche
calcio e legò gli altri con un nastro, buttandoli
giù in strada. Gli abitanti della Parigi povera la
acclamavano come se fosse un'eroina.
Poi la moretta
entrò nella carrozza, sedendosi composta vicino a Neji.
Lui si
allontanò velocemente, con un espressione disgustata.
Era una zingara, mentre
lui, lui era un nobile d’alto livello.
Tenten fece
finta di non capire perché lui si scostò, e si
odorò le ascelle.
« No, non
puzzo. »
Disse ridendo, poi gli
saltò cavalcioni e li prese il viso fra le mani.
Prima che potesse fare
altro, lo baciò con foga.
Aveva strani occhi
quel nobile – non sapeva che erano simbolo
dell’essere un Hyuuga – freddi e glaciali, ma erano
così, com’era quella parola inglese? Sexi. Sensuali.
Sensuelle, direbbero i francesi.
Il bello di essere una girovaga
è la moltitudine di lingue che si imparano,
pensò scioccamente, mentre accarezzava la lingua del ragazzo
con la sua – approposito,
chissà come si chiama?
Poi si
staccò, strizzando un occhio, e fuggì dalla
finestrella: ma venne afferrata da Sasuke, arrivato appena in tempo.
« Ehi! » gridò, scalciando.
« Ne ho presa una, Signore. »
« Capitano, pensi a recuperare mia cugine invece. »
Ordinò
Neji, sbucando dalla finestra.
« Ma… »
« Mia cugina, capitano. La trovi, immediatamente. »
Ribadì.
Sasuke
lasciò Tenten, che appena tocco terra, raggiunse i suoi
compagni per fuggire; non senza rivolgendo prima un ennesimo sguardo
significativo a Neji.
Si, non sarebbero
andati via così presto, da quella città.
Naruto e Choji,
insieme agli altri, combattevano sfoderano armi e agilità,
ma i soldati continuavano ad arrivare.
« Ritirata! » urlò Tenten, e in men che
non si dica, lei e i suoi compagni si mischiarono fra la folla,
dileguandosi. Si erano portati dietro tendaggi e costumi, ma il
palchetto di legno era ancora lì: i soldati lo distrussero,
tanto per fare qualcosa.
Sasuke e i suoi sottoposti intimarono la plebe ad andare alle loro
faccende, ma nessuno si premurò di ascoltarli troppo: quello
era un pettegolezzo troppo succulento per non sparlottare subito.
Ma, credetemi, a Paris
rien n'est étrange.
Basterà qualche settimana, e la storia dei misteriosi e
bellissimi zingari sarà dimenticata, una briciola fra le
mille strane storie di quella magica città.
Una briciola, come quelle del pane che la vecchietta pazza della casa
lillà divide con i piccioni.
Eppure, una briciola è composta da particelle ancora
più microscopiche.
Vi interessano? In fondo, ci sono storie più grosse,
più importanti.
Ma ricordate, è nelle cose piccole che si riconoscono i
grandi.
Non sottovalutate le briciole.
Naruto ©
Kishimoto-sensei
___
Sau ^^
Lo so, devo ancora aggiornare [shin], la mia prima raccolta, ma dovete
capirmi, devo scrivere una - la mia prima - ShikaTema, e visto che ci
sono scrittrice bravissime che dedicano anima e corpo in questa coppia,
voglio almeno fare una shot decente su di loro >.<
Quindi ho un piccolo blocco ^^ e quest'idea del circo a Parigi... e poi
intrufolarmi fra le piccole coppie che si formeranno... mi ha troppo
ispirata, non potevo resistere xD
In ordine cronologico, e non d'importanza, le coppie saranno:
ShikaIno - NaruSaku - KibaHina - NejiTen /piccolo spunto
SasuTema
Devo dire che con Tenten mi sbizzarisco!xD
Ultimo capitolo, sarà un epilogo semplice semplice.
La struttura è questa.
Gli aggiornamente saranno il più rapidi possibili, ma sabato
parto, quindi fino all'inizio d'agosto poi le mie longfic saranno
sospese.
Un bacio a tutti ^^
sa
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