Fatal Attraction

di Juuri
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Consapevolezza.

Quel pomeriggio il sole faceva capolino tra le nuvole, illuminando placidamente il cortile, dove gli studenti si riversavano e i colori delle loro sciarpe si confondevano.
L'inverno pian piano andava perdendosi, e il suo freddo veniva sostituito da un illusorio tepore primaverile, con il calore che accarezzava il volto dei passanti, e si divertiva a rammentare la stagione dei fiori ancora lontana, quando, con dolce prepotenza, interferiva tra il gelo di febbraio.
In quei momenti, James adorava guardarla. Capitava che, involontario, il suo sguardo si allungasse sul giardino, attratto dalla migliore delle calamite.
Si perdeva nel contemplarne i movimenti, dimentico del libro che aveva tra le mani, narrante di una lezione che mai sarebbe stata sua, distratto com'era dai capelli fiammanti di lei, mossi dal vento, che catturavano la sua attenzione ovunque. Si era sorpreso di come i suoi occhi ragionassero prima della mente, nell'istinto che li portava ad alzarsi al suo passaggio e girarsi verso la sua direzione: durante le partite di Quidditch, in tutte quelle volte che gli passava accanto, nella sua postura diritta qualche banco più avanti, in classe.
Lo impensieriva, lei, in ogni suo gesto, spingendolo a sfiorarsi le labbra con il pollice, distratto, inconsapevole, lì dove aveva ricordato com'era stato baciarla per la prima volta, e immaginato come sarebbe stato per tutte quelle dopo.
Quelle dopo che dovevano ancora venire, che sarebbero arrivate, a cui non smetteva di pensare. E la sua mente lo riportava al momento del loro primo bacio, quando ricordava come le labbra di lei avessero il sapore dell'estate, e dell'aria, lì dove l'estate e l'aria avessero avuto un sapore. Ed era impossibile associarle qualsiasi altra cosa di esistente, perché lei stessa, per lui, quasi non esisteva.
Si era reso conto di come James Potter stesse rivalutando le proprie priorità, perché era capace di introdurgli pensieri che prima non c'erano, e riportava nella mente di lui la necessità di starle accanto.
E lei lo sapeva. Perché James era le sue giornate storte, e la capacità di raddrizzarle.
E James l'amava. L'amava da sempre. L'amava come non aveva mai amato nessun'altra.
Quello, era amore.


Angolo.
Non so cosa sia. In realtà avevo solo voglia di scrivere, e l'ispirazione per continuare “Moments” non arrivava. Quindi, eccomi qui. E credo che sarà una raccolta, per tutte quelle volte che non so cosa scrivere, e che mi usciranno cose del genere.
Mi scuso se è simile, per contentuti ed argomenti, ai precedenti. Ma, come ho detto su, dovevo solo sfogare e... be', James e Lily aiutano. Chissà che prima o poi non mi decida a pubblicare anche su qualcun altro.
Grazie per essere arrivati fin qui. <3
Juuri.





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