Perché
devo essere
felice?
…
una volta mi venne
spiegato il motivo…
- Hei
tu! Mewtwo, che fai qui fuori a quest’ora?-, una
voce lo fece sussultare dai suoi pensieri e il Pokemon si
voltò.
Una ragazzina dall’aria
birbante e gli occhietti vispi lo
osservava con un grosso sorriso stampato in faccia.
- Ciao
piccola Irene.- rispose affabile
- Non
festeggi con noi? Abbiamo vinto l’ultima medaglia,
manca poco alla lega!- disse entusiasta la ragazza poco cresciuta.
- Il
mondo è bello? Secondo te, chi vive deve essere felice
di vivere? Anche se si soffre?- chiese calmo l’essere che le
stava di poco
avanti, seduto sull’erba del prato, con la testa rivolta alla
luna che,
dolcemente, rischiarava la notte fredda.
La ragazzina sorrise e si
affiancò a Mewtwo, sedendosi
anch’ella sul prato inumidito. Guardava il suo compagno con
occhi accorati, il
suo sguardo luccicava rivolto verso il cielo e la mano che, delicata,
sfiorava
l’arto altrui.
- Non
sperare di non piangere, perché è impossibile.-
esclamò lei, osservando l’occhio vacuo del suo
compagno – Ma non dubitare
neanche della felicità! Se di tanto in tanto non si
piangesse, non si
conoscerebbe il valore dell’asciugarsi le lacrime con le
proprie forze. Così
come, se non si cade, non ci si può alzare, e se, invece,
stessimo sempre in
piedi, non sapremmo il valore di quella fortuna. Si impara a gioire di
quello
che si ha quando lo si perde e poi si cerca di riconquistarlo con le
proprie
forze.- concluse.
Il Pokemon la osservava ora con occhi
gentili, forse
commossi, ma questo al buio non si poteva sapere. Si sorrisero e Irene
gli tese
la mano, per aiutarlo ad alzarsi. Poi, lenta, si allontanò,
dirigendosi verso
la tavola imbandita per la particolare occasione.
Mewtwo la osservò da
dietro allontanarsi, rimanendo
immobile, fermo come la nuda roccia. Alzò un ultima volta il
viso al cielo. La
notte era più serena del solito quella volta. Certe volte,
quando l’animo è
calmo, ci si accorge di particolari futili eppure appassionanti come se
più
concreti e forti del solito.
… mi
ricordo che mi dissero che la vita è bella…
Per molto non ci ho
voluto credere, ma ora non è così.
Una volta ho pianto,
ma ora non sono triste.
Una volta ti ho
persa, ma ora sei qui.
Finchè tu
ci sarai, pronta a tendermi la mano, quando alzo il mio
sguardo al cielo, e pronta a sorridermi, allora anche io
sarò lì per te.
Siamo separati ma
siamo un’unica cosa.
Anch’egli, così,
s’avvio in direzione della festa,
lasciandosi dietro quelle paure che di tanto in tanto attanagliano un
cuore
fragile, e che lo rendono più forte.
|