LIBRO III - Capitolo 35 La Signora degli Usci
Lo sguardo attonito di
Cerbero, di tutte e tre le sue teste, fisso su quell’insolita figura. Il tempo
sembra essersi fermato.
La vecchietta, dal corpo
nodoso e grinzoso quanto il suo bastone da passeggio, ha un braccio che termina
proprio in legno, da cui è ricavata una torcia accesa.
Si muove lentamente, ma
non sembra degnare il putiferio che la circonda e gli Echidnidi.
«Persefone! Figliola!» fa
invece rivolta al corpo che tutti avevano ignorato, disteso poco distante, con
tono sinceramente preoccupato ma senza riuscire a contrarre la faccia in modo
da dimostrarlo o senza poter affrettare il passo.
Ares, invisibile presenza
ancora sospesa sulla scena della battaglia, aveva osservato tutto, silenzioso,
non che qualcuno potesse sentirlo.
Continuamente questa
storia riesce a sorprenderlo: chi era ora quella figura così lontana dal
conflitto che aveva risolto, quasi inconsapevolmente?
E Persefone, non l’aveva
notata prima d’ora: era sempre stata nella sala del Trono? Dov’era allora
prima, quando vi era stato condotto da Thanatos?
Forse… era lei quel tepore
caldo che aveva avvertito quella volta?
Eppure adesso da lei non
sembra provenire che freddo, come di una fiamma consumata dalla notte.
La metà che ancora
conserva la bellezza del mondo dei vivi e dell’Olimpo in cui è nata sta
scomparendo; la sua pelle bellissima e delicata divorata dalla sua controparte
cadaverica nel modo in cui normalmente un cadavere viene logorato dal tempo e
dai vermi.
«Cosa ti è successo?» fa
la vecchietta, giunta al capezzale della donna e vedendole il sangue sgorgare
dalla ferita all’addome.
«Ade…» risponde debole la
sua parte viva, ma con un piccolo sorrisetto soddisfatto.
«Hai fatto bene a
chiamarmi» commenta la vecchietta, accennando ad un ciondolo a mo’ di piccola
porta che la dea regge nella mano sana.
«Qualcuno mi vuole
spiegare cosa sta succedendo?» ruggisce Cerbero.
«Come osi rivolgerti in
questo modo alla Signora degli Usci?» alza la voce Persefone.
«Ecate – la interrompe
quella – Potete chiamarmi Ecate»
«Lei ha il potere di
viaggiare ovunque in questo Mondo, persino tra il Regno dei Morti e quello dei
Vivi. E’ stata lei la mia via di fuga da questa prigionia in tutti questi anni
e lei la prima ad avvisare mia madre della prigionia! E’ la vostra via di fuga,
unica speranza di salvezza!»
«Già, perché sicuramente
quello stupido Dio della Guerra non ha pensato a come farvi uscire di qui!»
ride sprezzante il cadavere della Dea, corrodendo sempre di più la sua bellezza
come ruggine sul ferro.
Ares in effetti non ci
aveva pensato, e la frecciata lo coglie in pieno. Per dipiù chi l’aveva
lanciata per un attimo sembrava l’avesse guardato: che anche lei potesse
vederlo? Da morto a morto?
«Che senso ha!? – urla
Cerbero – E’ finita! La Guerra è persa prima di essere cominciata! Ares è
perso, il suo corpo in pezzi, e mio fratello è morto!»
«No, non è morto… sentiamo
ancora la sua energia vitale, per quanto debole» lo rassicura la bella
Persefone.
«Tu! Piccola meretrice!»
le urla contro il suo cadavere, in qualche modo oltraggiata.
D’un tratto Ecate sferra
un deciso colpo di bastone alla tempia incancrenita della sua protetta, facendo
svenire la sua parte morta senza apparenti ripercussioni su quella immortale.
«Mi stava proprio stufando»
commenta la Signora degli Usci.
«Ecate, sai che ora sarai
considerata nemica dell’Olimpo, vero? Verrai perseguitata e combattuta alla
stregua di loro alleata»
«Non mi importa, non
riusciranno a prendermi. E se questo è il fato che mi spetta per aiutare far
felice te e tua madre, così sia»
«Scusatemi! – interrompe
ancora Cerbero, stupito della calma delle due donne – Sono felice di sapere che
mio fratello è ancora vivo, ma non è ancora fuori pericolo, per non parlare di
Ares sarà fra le grinfie di Thanatos e che non ha più un corpo!»
«Ares è qui – risponde
Persefone, finalmente rivelando di poterlo vedere – Ma la questione del corpo…»
«Beh, una soluzione ci
sarebbe… - inizia Ecate - … Ares ha bisogno di un corpo… mentre vostro fratello
di uno spirito talmente forte da tenere in vita il suo… L’anima immortale di
Ares potrebbe sanargli le ferite…»
«Ma il corpo del mostro
non si può dire propriamente “integro”…» interviene Persefone.
«Sono sicura che un’anima
forte come la sua riuscirà a soprassedere alla mancanza di un braccio…»
«Hai sentito Ares? Dovrai
impossessarti del corpo del tuo alleato! Un piccolo trucchetto da spettri…»
Il Dio della Guerra,
finalmente tirato in causa, viene colto alla sprovvista come uno spettatore che
venga tirato su a forza dalla platea e condotto sul palco durante una tragedia.
Certo, entrare nel corpo
di qualcuno non si addice ad un Dio, ma è l’unica speranza.
«Aspettate un attimo! Cosa
succederà a mio fratello?»
«E’ privo di sensi e
debole ora, non se ne accorgerà, e una breve esposizione ad un’altra anima, per
quanto quella di un Dio, non dovrebbe intaccare la sua psiche…»
Preso un bel respiro, come
un mortale che si tuffi nell’acqua gelida e profonda, Ares si tuffa nel corpo
immobile di Chimera.
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