Berlino
Berlino
Berlino è casa
Berlino è famiglia.
Berlino semplicemente è:
la senti, la percepisci.
Grande, splendida,
immensa, Berlino è vasta, ricca di storia e di monumenti; Berlino
non nega mai la visione del cielo che l'avvolge.
È nata come un semplice
villaggio per pescatori.
È stata il centro del
potere nazista.
È stata ridotta a un
cumulo di macerie.
Ora è la capitale della
Germania, dell'Europa, della modernizzazione. La città del
cosmopolitismo e delle biciclette.
Quasi del tutto devastata
è stata ricostruita mattone su mattone da donne e bambini.
È un miracolo vivente.
Sei lì, la guardi.
Non è solo una città
bellissima, ma è anche la rappresentante di sogni e speranze, è
l'essenza della vita. Se è stato possibile tutto ciò, perché non
provare a lottare, a sperare e a costruire?
È casa perché c'è
spazio per tutti. Ovunque tu stia, trovi il tuo posto, il tuo
respiro.
È forte perché è rinata
da sudori, fatiche e sacrifici; perché si è rialzata quando aveva
ormai raggiunto l'abisso.
È famiglia perché ti
accoglie per ciò che sei.
Credo che il fulcro del
viaggio della memoria sia stato essere lì, in quella città.
Mentre camminavo
spensierata, svincolata dalla realtà; mentre respiravo l'aria
frizzante e andavo contro il gelido vento che disordinava ogni cosa e
persona; ho riflettuto, ho pensato. Mi sono immersa in me stessa.
Mentre,
durante la notte, ubriaca di euforia camminavo dietro gli altri per
tornare all'hotel prima che si facesse alba; mentre, sdraiata,
guardavo l'immenso cielo azzurro; mentre dalla cupola del duomo
ammiravo l'intera città avvolta dal tramonto; mi sono immersa in me
stessa.
E ho maturato una
consapevolezza che, in realtà, ho sempre avuto.
La vita è solo una, si
sa. E allora perché vivere tanto per vivere, invece di vivere per
sogni e passioni? Perché vivere desiderando la normalità e tutto
ciò che purtroppo non si ha avuto, invece di andare avanti e
accettare?
Ho capito cosa potrei fare
in futuro, perché anch'io, come ogni comune mortale, ne ho uno e ho
il diritto di sperare e di pianificare.
No, non è vero perché
no, non posso permetterlo.
Le delusioni a cui sono
andata incontro mi hanno resa ciò che sono. Ed io ho molto paura di
imbattermi in altri, perciò vivrò l'oggi, impegnandomi per un
possibile domani.
Questo viaggio mi ha
traumatizzata allo stesso modo di anni fa, ma mi ha regalato un
sconvolgimento piacevole.
Da allora mi ero rifiutata
di crescere, ma da ora lo farò di nuovo: crescerò.
Angolino mio:
se avete dovuto sorbirvi una simile
cosa è colpa di Bloomsbury: è stata lei a suggerirmi di scriverlo.
E le sono davvero grata, perché è un'ottima idea raccogliere un
intero viaggio in poche righe. Ogni parola è dosata, pensata e
toccata con il cuore.
È una flashfic davvero molto
personale... magari il passaggio finale non ha neanche senso, perché
è un finale, ma ho voluto lasciarlo così, perché io non ho ancora
davanti a me la strada nitida nitida e non so cosa mi aspetta il
futuro. Per questo ho lasciato il pezzo finale molto incerto.
Ringrazio chiunque abbia speso del
tempo a leggerlo.
Un abbraccio,
Elsker.
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