Il secondo (cap I)
“Voglio un bambino… - House entrò nell’ufficio
di Cuddy, come al solito senza bussare – ma dove sei?”
“Qui!” Cuddy comparve da dietro il
vetro, alzandosi dalla poltrona con in mano una cartella.
“Diavolo di donna, sempre a
giocare. Non lo sai che qui siamo a lavoro? – ricevette solo mezzo sguardo
accigliato – Comunque..voglio un bambino!”
“Per scambiare diagnosi o portarlo
al parco?”
“Beh io non è che possa aiutarlo a
giocare a calcio, però…se stiamo seduti forse…la prima opzione è la più
probabile!”
“Ascoltami, devi fare la diagnosi
del tuo paziente. Ho chiamato mia madre, può tenere la bambina e noi..”
“Ahhh…che cosa hai preparato raggio
di sole? Una nottata di sesso violento e sfrenato? - House la prese tra le
braccia ed iniziò a tracciare qualche bacio qua e là, dove trovava punti di
pelle scoperti. – Iniziamo adesso?”
CAPITOLO I
In quel momento entrarono i
ducklings e Wilson “Oh scusate…to..rniamo dopo?”
“No Wilson, entrate! - Cuddy si
staccò dalla presa di House dando cenno a tutti di sedersi e si rivolse
all’uomo – Li ho chiamati io, così possiamo fare la diagnosi e curare il
paziente perché tu, molto pigramente, ti attardi a farlo”.
“E Wilson a che serve?” guardando
l’amico che rispose con uno sguardo vago.
“A tenermi ferma dall’ucciderti
quando sparerai delle cretinate!”
“Sei così sicura che lo farò!”
“Sono sicura che non potrai evitare
di fare lo scemo come tuo solito!”
“Che donna…sa come eccitarmi!”
disse guardando Foreman che non poté far a meno di sorridere.
“Ecco appunto! - disse Cuddy. Si
sedette sulla scrivania, incrociando le gambe in quella gonna che era diventata
troppo corta adesso, scoprendo le cosce perfette. – Allora ipotesi?”
House finalmente si mosse andando
verso Cuddy, sempre con quel sorrisino malizioso.
“Voglio un bambino” le disse
“Voglio una diagnosi” rispose lei
“Ti darò la diagnosi se mi darai il
bambino”
“Ti darò il bambino se mi darai la
diagnosi”
“Ehi, se ci concentrassimo sul
caso?” Wilson era lo spartiacque tra i due. Ogni volta che litigavano o
superavano il limite di battute consentito alla lucidità della situazione,
Wilson era sempre presente a fermarli o quanto meno a farli ritornare sulla
retta via.
“Pensa a qualcosa House e potremo
parlare di tutto quello che vuoi, tu ed io a casa, davanti ad un camino acceso
e un buon vino” Cuddy sapeva come stuzzicarlo, bastavano le promesse di baci,
coccole e sesso a farlo concentrare su un caso perché potesse trovare la
diagnosi. L’eccitazione era la sua adrenalina.
“Pericardite!” disse infine
“Ma…non ha…nessun sintomo della
pericardite!” disse Cameron cercando tra i fogli le prove della sua
affermazione.
“Lei ha chiesto un pensiero, non
uno che combaciasse con i sintomi…” rispose House indicando Cuddy.
“Se guardiamo le analisi…”
“Sssscusami. Stavo parlando. I
giovani non rispettano più l’autorità – rivolse uno sguardo a Cuddy – Allora lo
facciamo qui o nel mio ufficio?”
“Fa..cciamo cosa?”
“Il bambino…perché non mi ascolti
quando parlo? Lo so che sei troppo presa a guardarmi le tette ma…no
aspetta…quello sono io!” con sguardo dubbioso.
Dopo due ore, riuscirono finalmente
a formulare una diagnosi sensata, iniziando una cura adatta.
“Bene, iniziate la cura,
andate…quanto a te, allora questo bambino?”
“Fermi!”
“Vuoi farlo davanti a tutti? Ah
donna tu sei…non ci sono parole per descriverti…” le strinse le braccia
cercando di baciarla.
“Voglio che gli facciate ulteriori
analisi prima di iniziare la cura, voglio essere certa. Andate!”. I ducklings
guardarono House.
“Sìsì…fate tutto quello che vuole.
Wilson…la porta!”
“Buon divertimento!” rispose
l’amico
“Wilson…!!!” disse Cuddy scioccata.
“Allora qui? Perfetto!” House
lasciò il bastone e iniziò a slacciarsi i pantaloni tirandoli giù.
“House…tira su i pantaloni, è tardi
e voglio tornare a casa!”
“Dai solo 30 minuti!”
“30 minuti? Facciamo anche 5..”
sorrise lei spegnendo la luce.
“Diciamo 7?” ribatté lui
rialzandosi i pantaloni.
“Andata!” lasciarono l’ospedale
mano nella mano.
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