Ispirato da TRUST di Hoshikawa Makoto
(EFP)
Nagisa e Honoka. Due vite per una missione.
Lo stordimento durò
poco, anche se non si sentiva perfettamente a posto. Le ferite erano
superficiali, ma non aveva avuto il tempo per fasciarle e alcune
continuavano a sanguinare: probabilmente aveva perso più
sangue del previsto. Ma l'adrenalina non tardò a farla
rialzare.
Si trovavano in uno
strano posto, sembrava l'interno di un castello, pieno di colonne e
corridoi, ma di dimensioni enormi.
E la cosa strana era
che non ci fosse alcuna luce, eppure riusciva a distinguere i
dintorni.
Come se ci fosse un
lieve alone luminoso di cui però non riusciva a distinguere
l'origine.
Si guardò
intorno rapidamente, incrociando per un attimo gli occhi della
compagna.
Fu sufficiente, a
Nagisa e Honoka, per rassicurarsi a vicenda.
--State tutte bene? E
dove accidenti siamo?--
La prima domanda era
rivolta un po' a tutte, ma anche senza una risposta verbale poteva
vedere che si stavano tutte riprendendo.
L'altra domanda era
invece rivolta ad una sola persona: quella che le aveva portate lì.
Non ricevendo risposta
Cure Black provò ad insistere.
--Allora, Cure Sword?
Dove siamo?--
La ragazza interrogata
finì di guardarsi intorno prima di rispondere.
--Non lo so.--
Ammise alla fine.
--Allora è il
caso di chiudere il discorso.--
Annunciò
battagliera Cure Black.
Subito Sword si mise in
guardia, con la spada minacciosamente puntata.
Le altre guerriere
Pretty Cure arretrarono di un passo mettendosi in guardia a loro
volta: anche se come guerriere avevano una forza, una velocità
e un'agilità superiori ad un normale essere umano, restavano
delle combattenti dilettanti.
Qualcuna aveva fatto
sport e alcune avevano praticato arti marziali, ma non c'era paragone
con Cure Sword, che si era addestrata in un'accademia militare per
tutta la vita.
Eppure Cure Black non
fece niente di particolare, a parte assumere una posa volutamente
aggressiva.
--Tu! Ti sei alleata
con il nemico per attaccare le tue compagne!--
Accusò
minacciosa.
--Dovevo salvare il mio
popolo.--
Replicò la
ragazza armata di spada. La sua non era una scusa, e probabilmente
non avrebbe risposto ad altre domande.
--E per farlo hai
attaccato noi. Messo a rischio i popoli dei nostri mondi.--
Non ci fu risposta.
--Allora sei una
stupida! Avresti potuto chiedere aiuto.--
Per un breve istante
sembrò che Sword non intendesse rispondere, poi parlò.
--Solo la migliore
dell'Accademia può diventare Cure Sword. E come Pretty Cure ho
una forza infinitamente superiore a quella che ho normalmente. Le mie
compagne e i miei subordinati non potrebbero...--
Cure White la
interruppe risolutamente.
--Anche un piccolo
aiuto è meglio che niente. Hai detto che il Guardiano ti ha
mostrato l'imminente attacco di un nemico soverchiante: avresti
potuto organizzare le difese. E un nemico tremendamente forte, beh,
ognuna di noi l'ha affrontato. Anche quando sembrava non esserci
alcuna speranza.--
--Ma ti rendi conto? Ti
sei fidata di quello che diceva uno sconosciuto e lo hai aiutato a
combattere altre Pretty Cure. A catturarle o forse peggio? Non hai
pensato che potesse ingannarti?--
Aggiunse Cure Black.
--Conosco benissimo il
nemico che avrei dovuto affrontare.--
Ribatté stizzita
Sword.
--Allora sei indegna di
essere una Pretty Cure. Sei solo una vigliacca.--
A queste parole Sword
passò all'attacco. Tutte fecero un movimento per proteggersi,
ma Black e White rimasero immobili.
Solo all'ultimo istante
Black si mosse leggermente, schivando di un soffio la lama della
spada, che le graffiò comunque la guancia.
Approfittando del
momento, Nagisa afferrò con la mano l'arma e tirò a sé
l'avversaria sbilanciandola.
L'attimo dopo il suo
pugno fece volare Cure Sword contro una colonna piuttosto lontana.
--Non hai pensato che
avresti potuto chiedere aiuto a noi?--
A queste parole Cure
Sword si bloccò: forse il suo orgoglio l'aveva accecata,
impedendole di vedere alternative. Forse si era lasciata influenzare
dalle sue paure e si era lasciata ingannare.
Adesso provava una
strana sensazione: come se quel pugno le avesse snebbiato la mente.
Era una stupida:
dov'era finito il suo onore? Poteva davvero accettare di salvare il
suo popolo condannando altri innocenti? Eppure la sua regina glielo
aveva detto più volte, sia all'investitura che
successivamente, anche di recente: potevano vivere senza onore?
Ma ormai era troppo
tardi per rimediare.
Al momento si sentiva
solo confusa.
Percependo che Sword
non intendeva più attaccarle, le ragazze si rilassarono
leggermente.
I minuti successivi
furono tranquilli, almeno per i loro standard.
Tutte cercavano di
capire dove fossero, scambiandosi opinioni e teorie.
Tuttavia l'ambiente non
dava indicazioni.
E visto che restare
ferme non sembrava utile, decisero di muoversi seguendo quello che
sembrava un viale tra alte colonne.
Ad intervalli vedevano
delle costruzioni simili a nicchie sul muro, anche se muri non ce
n'erano.
Sembravano tutte vuote,
ma all'improvviso ne trovarono una con all'interno una figura.
Guardando meglio si
accorsero che la nicchia conteneva una sfera trasparente, così
perfetta da apparire quasi invisibile. Ma all'interno si vedeva una
figura umana. La cosa strana era che il costume si vedeva
chiaramente, ma il viso restava come offuscato.
--Anche le altre
nicchie hanno una sfera trasparente.--
Annunciò Cure
Peach.
--A giudicare dal
costume questa è una Pretty Cure, anche se non la riconosco.--
Constatò Cure
Bloom.
--Potrebbe trattarsi
delle ragazze che sono scomparse.--
--Quindi sono
prigioniere qui?--
--Proviamo a
liberarle.--
Propose Cure Egret.
--Non credo sia una
buona idea. Se romperete il cristallo le ucciderete.--
Proclamò una
voce alle spalle del folto gruppo di guerriere.
Un nuovo personaggio
era comparso improvvisamente senza che nessuna riuscisse ad
avvertirlo.
--Bene, bene, bene.
Finalmente siete arrivate.--
--E tu chi sei?--
--Sono il
quarantaduesimo Guardiano dell'Equilibrio. Sono io che vi ho fatto
arrivare qui. E sono anche quello che definite Nemico.--
--Che cosa? E perché
ci hai attaccato?--
--Per riportare la
pace.--
Tutte lo guardarono
stupefatte.
--Che stai dicendo?--
--La verità.
Tutti i mondi stanno degenerando, e per salvarli c'è un solo
sistema: eliminare il vero nemico che li minaccia.--
--Beh, ma allora perché
ci attacchi?--
Chiede Cure Egret
anticipando la domanda di tutte.
--Non avete capito:
siete voi il nemico.--
Gli animi si scaldano
immediatamente, ma ancora le guerriere non attaccarono: prima
volevano capire.
E il Guardiano decise
di dare qualche spiegazione.
--All'inizio le Pretty
Cure erano poche e intervenivano raramente. Ma con il passare del
tempo siete aumentate di numero e intervenite sempre più
spesso. Basta guardarvi: in nessun epoca si sono mai incontrate così
tante guerriere protettrici di mondi diversi. E più voi
intervenite più i mondi cambiano e più diventa
necessario il vostro intervento. È una spirale senza fine che
porta solo a continui conflitti. La soluzione mi pare evidente.--
--Vuoi eliminarci? E
chi difenderà i vari Giardini?--
Sbottò Black
quasi scandalizzata.
--Pensate di essere le
paladine del bene? Quale arroganza! Siete solo delle patetiche
ragazzine che non sanno niente del mondo.--
Forse era il tono
saccente, ironico e pieno di disprezzo, ma Cure Black si ritrovò
lanciata all'attacco.
E dietro a lei Cure
White; naturalmente.
A poco a poco anche
tutte le altre guerriere si impegnarono nella lotta.
Ma dopo un lungo
scontro dovettero fermarsi ansanti.
--È inutile. Vi
osservo da molto tempo e conosco ogni vostra mossa. Ogni vostro
attacco mi è noto. Non potete battermi.--
Ma nonostante il tono
sicuro, il guardiano scomparve improvvisamente.
Tutte si guardarono
attorno, mentre rifiatavano, temendo un attacco a sorpresa.
Ma i minuti passavano
senza che accadesse nulla.
--Non sembrava
spaventato, e nemmeno preoccupato. Escluderei che ci abbia lasciate
perché impegnato in qualcos'altro.--
--Sono d'accordo con
te, White. Ma non capisco questa sparizione. Ci aveva messo in
difficoltà. Perché non ha insistito fino alla nostra
disfatta?--
--Non conosciamo
esattamente il suo piano, quindi non sappiano quali sono le sue
intenzioni. Forse voleva guadagnare tempo, Black. Avrebbe potuto
insistere con i suoi emissari, o inviarci contro un'altra Pretty
Cure, come Sword.--
White fece una breve
pausa osservando la ragazza in disparte: non aveva partecipato alla
lotta e sembrava incerta come tutte.
--Ma ci ha portato qui
lui!--
Insisté Black.
--Forse abbiamo reagito
in modo diverso da quello che si aspettava.--
Intervenne Cure Rouge,
dubbiosa delle sue stesse parole.
--Sappiamo troppo poco
per ipotizzare qualcosa di concreto. È un vero peccato che
Mipple e Mepple non siano con noi.--
Diverse Pretty Cure non
capirono subito il significato delle parole di White, tanto
tranquillamente le aveva pronunciate.
Ma presto si accorsero
che tutti i loro compagni provenienti dai diversi mondi erano
spariti.
--Ma allora come
possiamo essere ancora trasformate?--
Chiese Cure Egret
quando il panico si calmò.
--Beh, è una mia
ipotesi, ma probabilmente i nostri compagni fanno da catalizzatori
dei Superpoteri per permetterci di trasformarci. Ma una volta che
indossiamo i panni di Pretty Cure, possiamo usare i nostri poteri
anche senza di loro. Infatti per tornare normali loro non
intervengono.--
--Spero che stiano
bene. Se il Guardiano voleva solo noi potrebbe aver fatto loro del
male dopo averli separati da noi.--
Un certo nervosismo
serpeggiò nel gruppo a quelle parole.
--In ogni caso dobbiamo
rintracciare quel Guardiano. Ho l'impressione che durante lo scontro
stesse arretrando in quella direzione: potrebbe essere una trappola,
certo, oppure un invito a procedere.--
--Andiamo allora.--
Corsero a lungo, quasi
perdendo la cognizione del tempo.
--Credo di capire
perché sia sparito.--
--Davvero White?--
--Stiamo correndo da un
bel po' e non siamo ancora arrivate. Se avessimo continuato a
combattere avremmo fatto molta meno strada.--
--Hai ragione.--
--È tutto a
posto Black?--
Era strano che glielo
chiedesse.
Ormai si conoscevano da
anni e avevano sempre combattuto assieme. Non avevano neanche bisogno
di guardarsi per sapere tutto quello che dovevano sapere l'una
dell'altra.
Era ovvio che White si
fosse accorta che qualcosa non andava.
--Non sono sicura.
Sento uno strano pizzicore sottopelle da quando siamo qui. E più
avanziamo più aumenta. Non ho idea di cosa sia. Ma sento che
mi sprona ad agire. E tu?--
--Come te, solo che più
avanziamo più mi sembra che i miei sensi perdano sensibilità.
Ma è più un'impressione che un fenomeno reale.--
--In ogni caso dobbiamo
andare avanti.--
--Si.--
Anche se si sentivano
fremere, le due amiche si imposero una corsa regolare, in modo da non
trovarsi sfiancate in caso di pericolo.
E le altre Pretty Cure
si adeguarono al loro ritmo, abituate com'erano a considerarle le
loro guide.
Fu una corsa senza
tempo, l'unica cosa che indicava un qualche progresso era la presenza
ad intervalli delle nicchie che avevano già visto, ma
stranamente riuscivano a vedere altri 'viali' più vicini, come
se si stessero avvicinando al centro di quell'enorme spazio.
E proprio al centro si
trovavano due nicchie enormi: alte colonne delimitavano uno spazio
interno vuoto al cui centro si trovava una lucida pedana.
Erano perfettamente
simmetriche, ma all'interno di una, vicina al centro della pedana, si
trovava un anonimo serbatoio metallico.
E proprio questa
differenza rompeva l'armonia del posto e gli conferiva l'aria di un
cantiere.
--Sembra che siamo
arrivate al centro, ma non c'è nessuno.--
--Restiamo in guardia,
Cure Peach. Non credo che il guardiano abbia deciso di andarsene
lasciandoci qui da sole.--
Per qualche istante
osservarono l'ambiente che le circondava cercando di trarre qualche
informazione.
Ma il guardiano
ricomparve improvvisamente.
--Che cos'è
questo posto?--
Chiese ruvidamente Cure
Black.
--È il palazzo
che permetterà di riportare la pace.--
--Spiegati.--
Ordinò Cure
White.
Il guardiano la guardò
perplesso, ma annuì.
--In origine esistevano
due entità, Darkness e Light, in perfetto equilibrio e in
pace. Ma nel corso del tempo accadde qualcosa e le due entità
si frantumarono in quelle che chiamo Schegge di Luce e Schegge di
Tenebre. Sfortunatamente le Schegge di Luce, estratte dai corpi
ospiti, si dissolvono e non sono più recuperabili. Almeno per
me. Ma grazie a voi adesso si possono ricostituire le due entità
primordiali.--
--E pensi che ti
aiuteremo?--
--Con le buone o con le
cattive.--
--Lo vedremo.--
Tutte le Pretty Cure si
gettarono all'attacco, pur ricordando il precedente deludente
scontro.
Si rendevano conto di
intralciarsi a vicenda, anche senza i richiami di Black e White.
Erano tutte abituate ad
affrontare nemici ben più massicci che di solito apparivano
uno alla volta.
Il Guardiano era un
essere umano, o almeno ne aveva l'aspetto, e sembrava abituato ad
affrontare molti avversari contemporaneamente.
L'affermazione secondo
cui conosceva tutte le loro mosse si stava dimostrando vera: si
infilava nei loro attacchi quasi senza essere sfiorato e le colpiva
duramente.
In breve tempo
restarono solo le guerriere del Giardino della Luce.
Come forza e velocità
pura, altre guerriere le superavano; e come agilità non erano
ai primi posti.
I loro poteri erano
limitati, e anche il fatto di poter attaccare, e persino
trasformarsi, solo in coppia le rendeva più vulnerabili.
Quello che restava era
solo l'esperienza, anche se in quel caso non valeva molto; l'istinto,
che sembrava sempre più un sesto senso; e la ferocia nel
combattere.
Tutte se ne stavano
rendendo conto mentre riprendevano fiato: non combattevano con
l'ingenua illusione di proteggere il mondo, la giustizia o il bene; e
nemmeno con il nobile intento di proteggere le compagne o i loro
cari. Dai loro movimenti, dai loro sguardi, dai loro respiri,
traspariva la feroce volontà di abbattere l'avversario;
nient'altro.
Ad un certo punto Cure
Black scagliò un pugno violento, ma il Guardiano riuscì
a tirare Cure White al suo posto. Pur vedendo cosa stava per
accadere, Black non si arrestò ma anzi approfittò
dell'istante di sconcerto di fronte alla sua risolutezza per calciare
il Guardiano.
E subito dopo White,
anche se stordita, afferrò Black e la fece ruotare per
lanciarla nuovamente all'attacco con un calcio volante.
L'impatto fu tremendo e
l'uomo volò fino ad una delle maestose colonne, che ne
interruppero bruscamente la traiettoria.
Immediatamente le due
tornarono all'attacco, ma la distanza da percorrere diede al
Guardiano un istante per riprendersi.
--Hai colpito la tua
compagna.--
Sussurrò
stupefatto.
--Non è la prima
volta.--
Risposero in coro le
due.
--Allora devo cambiare
sistema.--
E prendendole in
contropiede saltò ai piedi di Black facendola ruzzolare a
terra.
Non le fece alcun male,
perché in tanti anni aveva imparato a cadere, ma la ragazza si
sentì sollevare e lanciare lontano.
White stimò che
non fosse necessario il suo aiuto, ma quando calciò il
Guardiano non trovò resistenza, anzi: venne sbilanciata e
lanciata via.
Atterrò subito
al centro di una delle pedane, ma invece di scivolare o rimbalzare
via, vi si immerse fino alle ginocchia, come se fosse un fluido denso
e trasparente.
Non si spaventò,
ma si guardò intorno: il Guardiano si era fermato e osservava
anche lui la caduta di Cure Black che atterrò frantumando il
serbatoio posto sull'altra pedana.
Un fluido denso e
nerastro ne fuoriuscì imbrattando Black, che cominciò a
gridare.
--Cure Black!--
Non rispose subito,
troppo impegnata a gridare il suo dolore.
--Cure Black!--
Ripeté White
cercando di divincolarsi senza successo.
--Che cos'è
quella cosa, Guardiano?--
--Non ti preoccupare:
non le farà troppo male. Deve essere il suo benvenuto alla
sorella maggiore.--
--Che cosa?--
Non ci fu una risposta
immediata, ma il grido di Black si esaurì, come se lo stesse
soffocando per cercare di sopportare il dolore.
--Stai cercando di
resistere, ma è inutile.--
--Maledetto! Che cosa
le stai facendo?--
--Niente di
particolare. Ormai non devo fare più nulla: tutto procederà
da solo. Al di là del mio controllo.--
A questa risposta tutte
le Pretty Cure si fermarono.
--Intendi dire che non
sei tu a dirigere quella cosa?--
--Assolutamente no. Il
processo sarà rapido, ma se mi lasciate spiegare forse
capirete ed eviterete di agitarvi inutilmente.--
--E allora fallo.--
Gridarono diverse voci:
sentire le urla di Cure Black, che si era sempre dimostrata la più
resistente, stava destabilizzando tutte.
--Vi ho già
detto che le Schegge di Luce si polverizzano se vengono estratte, per
questo le lascio nei loro portatori rinchiusi nei cristalli. Ma le
Schegge di Tenebre sono diverse: una volta estratte perdono la loro
identità, ma cercano di resistere trasformandosi in una massa
informe. Riunendosi spontaneamente con altre Schegge per rafforzarsi
e continuare ad esistere. Quel liquido che vedete è appunto il
risultato finale di tutte le Schegge che ho raccolto finora. Ed è
irresistibilmente attratto da te Cure Black: quello che cerchi di
toglierti è solo un aspetto materiale illusorio. Non potrai
mai liberartene, perché ormai è entrato in contatto con
la più grande Scheggia di Tenebra che sia mai esistita.--
La ragazza si
immobilizzò di colpo guardando il Guardiano sbigottita.
--Hai capito bene,
ragazza. In te c'è la Scheggia di Tenebra più grande, e
unita a quelle che ho raccolto io, ha raggiunto la massa critica per
richiamare tutte quelle disperse nel mondo.--
--È impossibile.
Black è una Pretty Cure.--
--Sei un'ingenua, Cure
Passion. Le Schegge non hanno nulla a che fare con il bene o il male.
Perfino tra di voi solo due o tre hanno una Scheggia di Luce, e
raramente i vostri nemici avevano una Scheggia di Tenebra. Nemmeno i
cosiddetti Sovrani delle Tenebre le avevano.--
--Che cosa succederà
adesso?--
Chiese White tenendo lo
sguardo fisso sulla compagna e leggendole le domande nello sguardo.
--Niente di
particolare: la tua amica è diventata la sede della
concentrazione più alta di Schegge di Tenebre. Ora si stanno
fondendo e la loro forza riunita sta attirando tutte le altre.
Scommetto che se si sforza riesce a vedere le ombre muoversi verso di
lei.--
--Ma non avevi detto
che cercavi l'equilibrio perduto?--
--Certo. Ma adesso sta
giungendo da solo.--
Fece una piccola pausa,
comprendendo benissimo la curiosità che suscitava.
--Light e Darkness
devono essere sempre in perfetto equilibrio: adesso che Darkness si
sta ricostituendo, inevitabilmente lo fa anche Light. Tu ora ti trovi
nella focale di questo castello: tanto più cresce la presenza
di Darkness, tanto più le Schegge di Luce si riuniscono
spontaneamente. Infatti, guardati: stai cominciando a splendere.--
Era vero infatti: tanto
più il liquido nero si espandeva sul corpo di Black,
rendendola sempre più una figura nera e indistinta; tanto più
White sembrava brillare di luce propria.
--Stai dicendo che io
ho una Scheggia di Luce?--
--Affatto: tu non ce
l'hai. Anzi, non ce l'avevi: come ti ho detto sei sulla focale e
quindi sei diventata il loro nido. Il corpo che diventerà
Light. Sei stata scelta per puro caso: se ci fosse finita un'altra
sarebbe andato bene lo stesso.--
--Eppure prima...--
--La Scheggia in Cure
Black reagiva alla presenza di quelle nel serbatoio. Tu invece
reagivi alla sua reazione. Penso si tratti di un fenomeno simbiotico
che si è instaurato tra di voi.--
--Quello... che stai...
facendo... morte...--
La voce di Black si
fece sentire, anche se spezzata da qualcosa di diverso del dolore.
Ormai era stata
completamente ricoperta dalla strana sostanza e stava diventando
sempre più simile ad un'ombra solida.
--Stai resistendo
inutilmente Cure Black. Quando Darkness si risveglierà, a
momenti ormai, anche tu cesserai di esistere. Sarai l'ultima vittima,
e poi tornerà l'equilibrio. Immolati con tranquillità.--
Tutte le guerriere
erano paralizzate dall'orrore. Volgevano gli sguardi alternativamente
da White, ormai sempre più simile ad una luce solida, a Black,
sempre più un'ombra nera.
--Sarà...
tempo... morte...--
Ma ciò che Cure
Black cercava di dire restò oscuro a tutti.
In brevissimo tempo la
possessione fu completa e il silenzio sembrò un sinistro
presagio.
--Finalmente!
Finalmente l'equilibrio!--
Il Guardiano gridò
di gioia.
--Ah! Che cosa mi sta
succedendo?--
Il grido di Cure Sword
fece voltare tutte. Era rimasta al margine della battaglia,
osservando rapita la furia delle guerriere del Giardino della Luce. E
si accorse di invidiarle un po': nella loro lotta avvertiva una sorta
di gioia selvaggia che lei non aveva mai sentito.
Ma ora, per quanto la
sua espressione suggerisse il suo timore, rimaneva immobile.
--Non riesco a
muovermi.--
Spiegò la
ragazza.
Tutti gli sguardi
conversero sul Guardiano, che per una volta sembrò incerto.
--L'equilibrio
assoluto equivale alla stasi. Al non scorrere del tempo. Praticamente
alla morte.--
La voce sembrava quella
di Black, ma con un'eco e un riverbero ultraterreni. In un certo
senso faceva accapponare la pelle.
--Era questo che
cercava di dirti Cure Black. Devo dire che è molto
resistente per essere un'umana.--
L'essere scese dalla
pedana e si avvicinò al bordo della nicchia.
--Più noi ci
ricostituiamo più il tempo si ferma. Quella ragazza è
sul limite dove il tempo ancora scorre, per
questo riesce a parlare; ma presto anche tutti voi resterete
bloccati.--
--Tu sei Darkness?--
Quella che doveva
essere Cure Black non rispose subito, ma si guardò intorno.
--Io sono Dark, se
vi serve un nome.--
--E non puoi impedire
tutto questo?--
--Sciocca. La
mia stessa esistenza determina tutto questo.--
--Ma allora cosa
possiamo fare?--
--Nulla.
Almeno finché restiamo all'interno di questo castello.--
Un accenno di sollievo
percorse i volti delle guerriere.
Ma un'altra voce spazzò
via le loro speranze: quella di Light, che aveva ormai preso il posto
di White.
--Non illudetevi.
Qui dentro i nostri poteri sono incanalati una contro l'altra. Ci
paralizzano a vicenda e rinforzano la struttura stessa di questa
prigione. E la nostra forza è incomparabile con la vostra: non
avete alcuna possibilità di creare un varco.--
Il Guardiano annuì:
dall'espressione si capiva che non gli interessava restare bloccato
per sempre pur di raggiungere il suo scopo.
Anche se non volevano
crederci, tutte si rendevano conto che era davvero così: pur
senza averle viste in azione sentivano che quelle due creature erano
di gran lunga superiori a tutte loro.
--Forse loro non ne
hanno la forza, ma noi possiamo frantumare questo posto.--
La voce di Cure Black
risuonò nuovamente, anche se stanca e come soffocata.
La nera sagoma sembrava
tremare leggermente.
--Davvero notevole.
Ben detto Cure Black. Ma il corpo umano si spezzerebbe nel
tentativo. Possiamo sentire chiaramente i vostri corpi, e non hanno
la forza per farcela.--
Light rispose con
dolcezza, quasi commossa dal tentativo di Cure Black di mantenersi
cosciente.
--Allora prestateci la
vostra forza per sostenere il nostro corpo. Almeno finché non
avremo aperto un varco.--
Parlava più
fluidamente, come se Dark le avesse lasciato un po' di spazio.
--La vera domanda è:
riuscirete a sopportare la nostra forza?--
--Mettici alla prova e
lo saprai subito.--
Per tutta risposta Dark
si avvicinò ad una colonna e vi appoggiò la mano.
Subito un urlo di
dolore proruppe dal corpo mentre una macchia di sangue si allargava
sulla pietra.
--Tu ed io siamo una
cosa sola e questo spazio mi blocca completamente. Per me è
solo una prigione, ma tu hai sentito cosa può fare al tuo
corpo. Inoltre, ammesso che possiamo uscire da qui, cioè che
tu resti viva nel passaggio, dovrai sopportare un dolore non
inferiore per spezzare le mura del castello. Io posso sostenere il
tuo corpo, Cure Black, ma il dolore lo sentirai tu.--
Dark parlava senza
difficoltà, ma quando tornò la coscienza di Black si
avvertì la sofferenza che ancora provava.
--Mettimi... alla
prova.--
Riuscì a dire
alla fine d'un fiato.
--Aspetta. Lascia fare
a noi.--
Cure Rouge cercò
di prendere tempo, ma si accorse che il loro raggio d'azione era
ormai limitato: quasi tutte le Pretty Cure erano bloccate.
--Non possiamo
aspettare: quando il tempo sarà completamente bloccato allora
sarà come essere morti. E per uscire da quella situazione ci
sarà un solo modo: rinascere.--
Light parlava sempre
dolcemente, e le sue parole non sembravano indicare qualcosa di
spiacevole. Eppure alla parola 'rinascere' si fecero tutte
preoccupate. Forse per il tono che aveva usato, o forse per quello
che voleva implicare: non sembrava una cosa positiva.
--Aspetta Light!
Basterà che lo faccia una sola.--
--Cosa intendi Black?--
Cure Egret era incerta.
--Basterà che si
muova una sola di noi per rompere l'equilibrio. A questo punto lascia
che lo faccia io. Dark!--
--Come vuoi.--
Cure White sembrò
tremare, come se cercasse di muoversi, ma Light era un'entità
che non poteva essere sopraffatta.
Il corpo di Dark si
diresse al lato opposto della nicchia e poi partì di scatto,
correndo più veloce che poteva, ben oltre il limite di Black.
Uscire dalla nicchia fu
veramente questione di un attimo, eppure l'urlo della Pretty Cure si
levò altissimo. La ragazza cadde in ginocchio ansante.
Aveva ripreso il
colorito originale, anche se sembrava parecchio pallida, ma aveva i
capelli neri e anche il suo costume era completamente nero. Anzi:
sembrava quasi tinto con un'assenza di colori.
--No! Non puoi essere
uscita.--
Il Guardiano avanzò,
ora veramente arrabbiato, per riportare indietro la ragazza, ma le
sue compagne si pararono di fronte a lui.
--Sciocche. Avete già
visto che non potete fare niente. Questa volta non vi risparmierò.--
Se prima aveva
combattuto con un'aria quasi distratta, adesso era minaccioso.
--Non credo
proprio.--
Light avanzò
tranquilla, uscendo dalla propria nicchia senza apparente difficoltà.
Anche lei ritornò
ad essere la Cure White che tutte conoscevano.
Ma anche in lei erano
avvenuti i cambiamenti notati nella compagna; solo in bianco.
Il costume era di un
candore che abbagliava, e così pure i capelli e l'iride degli
occhi.
--Ma cosa...? Come può
essere?--
--Sei tu lo sciocco.
Senza Dark a bilanciare il mio potere questo luogo non è
niente di speciale. Certo io non posso fare molto, ma queste
Pretty Cure hanno i poteri adatti.--
Proseguì
avvicinandosi alla figura a terra.
Il Guardiano era
immobile: per la prima volta non aveva idea di cosa aspettarsi.
--Anche voi
Guardiani siete stati molto arroganti. Avete dedotto la nostra
esistenza e anche in che modo ricostituirci. Perfino in che modo
bloccarci. Ma non vi siete chiesti la cosa più importante:
perché.--
--Perché?--
Chiese infine l'uomo
con l'espressione di chi non sa nemmeno di cosa parla.
--Il perfetto
equilibrio è la stasi. Io e Dark lo avevamo compreso. Per
questo avevamo pensato di spezzarlo: qualunque cosa ne sarebbe
derivata sarebbe stato molto meglio di quel limbo di morte. Certo,
molti eccessi che si sono verificati non piacciono né a me né
a lei, ma abbiamo notato molti miglioramenti.--
Proseguì dopo un
istante, come rispondendo ad una domanda precisa.
--No, non siamo
coscienti del tempo passato nel senso che intendi tu. Semplicemente
le nostre Schegge lo hanno vissuto e noi, come loro somma, 'sentiamo'
di averlo vissuto. Non è una cosa facile da capire per voi
umani.--
--Si. L'essere il
mio corpo ospite ti permette di accedere parzialmente al mio
pensiero. Io invece ho pieno accesso a te.--
Light si rivolse alla
sua controparte che si stava rialzando.
--Come vogliamo
procedere?--
--Nel modo più
ovvio.--
--No. Non vi permetterò
di rompere l'equilibrio.--
--Sei solo un pazzo
ossessionato dalla sua follia. E comunque non puoi più
muoverti: ormai il tempo resta solo intorno a noi. Le altre Pretty
Cure sono soltanto coscienti.--
--Allora non
perdiamo tempo.--
Le due entità si
presero per mano.
--Gran Fulmine
Nero.-- --Gran Fulmine Bianco.-- --Ai nostri ordini.--
I due fulmini scesero
immediatamente nel palmo delle mani, ma l'attacco fu diverso da
quello conosciuto: due linee di luce distinte, nera e bianca, si
diressero contro lo stesso punto del castello, collidendo e creando
un'esplosione devastante.
La voragine che si aprì
sembrò non avere alcuna conseguenza: all'esterno tutto era
immobile.
Le due entità si
avviarono senza fretta verso il varco.
--Non preoccuparti
per loro: appena fuori di qui provvederemo a scinderci. A quel punto
il tempo riprenderà a scorrere. Le tue compagne saranno un po'
stordite perché non è normale mantenere coscienza
quando il tempo è fermo.--
--Il Guardiano? Lo
elimineremo.--
Ci fu qualche attimo di
silenzio, come se White stesse facendo qualche rimostranza.
--La mia natura
aborre la sofferenza inutile. Ma se è necessario, non vedo
perché non eliminare le minacce. Comunque lui non è un
essere umano, anche se ne ha preso l'aspetto. Ma vedo che per te non
conta, del resto amavi un abitante dell'oscurità. Inoltre si è
dimostrato troppo pericoloso per voi e dubito che la tua amica sia
disposta ad affrontare di nuovo una prova come questa. Se lo
eliminiamo adesso in futuro questa minaccia sarà completamente
scongiurata: la storia dei Guardiani tu non la conosci completamente.
Tolto di mezzo lui non ci sarà più nessuno a cercare
l'equilibrio. Se invece trasmettesse le sue conoscenze ad altri, non
sono sicura che altre 'ospiti' avrebbero la vostra forza o il vostro
coraggio. Ricordatelo: se la tua amica fosse morta nel passaggio il
Guardiano l'avrebbe riportata nella nicchia e saremmo rimaste
bloccate.--
--Non è così
semplice: con lei morta il potere di Dark sarebbe rimasto concentrato
nella focale oscura, in pratica avrebbe continuato a bloccarmi.
Certo, avresti potuto provarci anche tu, ma il rischio sarebbe
stato lo stesso.--
--Potrebbe aver già
trasmesso le sue conoscenze? È vero. E poi i fanatici sono
capaci di tutto. D'altra parte non possiamo lasciarlo andare:
ricomincerebbe subito a darvi fastidio.--
--Non ci sono altre
soluzioni.--
Anche se sentivano solo
le risposte di Light, le altre Pretty Cure non avevano difficoltà
a comprendere tutto il dialogo. Ma a replicare fu Dark.
--Una soluzione
alternativa è lasciarlo andare.--
--Che stai dicendo
Dark?--
--Non sono io. È
la proposta di Black. Del resto perché no? Abbiamo cercato una
soluzione diversa dal limbo per un tempo infinito: possiamo farlo
ancora.--
--Non sopporterei un
tempo infinito a fissarti, Dark; non dopo aver visto come è
diventato l'universo.--
--Perché dopo
la fine del tempo, avverrebbe la fine dell'universo, White.--
--Quello che vuoi
fare è diventare responsabile di ciò che abbiamo fatto.
E io non voglio assumermi questa responsabilità.--
Replicò Dark.
--Lo abbiamo fatto
assieme.--
--C'eravamo solo
noi. E ti ricordo che il tempo non scorre.--
Le ricordò Dark.
--E va bene. Lo
lasceremo andare. E adesso diamoci da fare.--
--Non ci vuole poi
molto. Comunque non significa che se ne andrà senza una
piccola lezione.--
Il sogghigno sul volto
di Black significava che anche la Pretty Cure era d'accordo.
Giunte all'esterno le
due sollevarono le braccia e un lampo iridescente esplose attorno a
loro.
--Era dall'inizio
del tempo che non lo vedevo. E adesso, prima di salutarci, pensiamo a
questo individuo.--
Con un rapido movimento
Dark scagliò un flusso d'energia contro il Guardiano,
scagliandolo in un'altra dimensione.
--Non preoccuparti,
Cure White. È ancora vivo. E se è così bravo
come credeva, potrà tornarsene a casa. E forse comprenderà
la sua follia.--
Rimasero ancora per un
po' a osservare il panorama.
--A quanto pare vi
siete riprese.--
--Non mi sento per
niente bene.--
Ammise debolmente Cure
Peach a nome di tutte.
--Addio Light. È
stato quasi un piacere rivederti. Vi lasceremo qualche
ricordino, ragazze. E adesso, Cure Black, scoprirai
cos'è davvero il dolore.--
Fu questione di pochi
attimi, ma il dolore che provò la ragazza non fu minimamente
paragonabile con ciò che aveva sentito prima.
Quell'urlo divenne un
ricordo incancellabile nelle menti di tutte le altre guerriere.
Al contrario Cure White
venne liberata da Light molto dolcemente, come un alone che si
disperde. Ma all'ultimo istante un sottile raggio raggiunse Cure
Black.
Il castello si disgregò
svanendo nel nulla, ma nessuna si preoccupò troppo della cosa,
tutte troppo provate per fare qualsiasi cosa.
__________________________
Trascorsero le ore
successive chi in ginocchio, chi accasciata, chi distesa,
chiacchierando e scambiandosi impressioni in attesa che Cure Black si
riprendesse.
Quando infine si
svegliò era notte fonda, ma si sentiva ancora debole, stordita
e dolorante.
--Da quello che posso
vedere è molto tardi.--
--Già. Hai
dormito parecchio.--
--Eppure non mi sento
per niente riposata. Ah!--
--Stai attenta, Black.
Non so esattamente cosa abbia fatto Light, anche se sembra che ti
abbia ristorato: prima che il suo raggio ti colpisse eri in agonia.
Però le ferite non sono guarite.--
Cure Black si tastò
il volto e si osservò la mano fasciata.
--Mi sento ancora
dolorante, ma niente di grave. E visto che non ci sono più
nemici, credo che possiamo tornare alle nostre identità.--
--Hai ragione Nagisa.--
La coppia si voltò
verso Cure Sword.
--E tu, come ti
chiami?--
--Io... una volta...
avevo il nome di Estella.--
--Significa Stella.--
Commentò Honoka
dopo un attimo di riflessione.
--È un bel nome.
Ascolta: credo che dovrai darmi un paio di giorni.--
Tutte guardarono
perplesse Nagisa.
--Se venissi adesso,
credo che sarei solo d'intralcio. Altro che aiutarti.--
--Stai... stai dicendo
che...--
Cure Sword impiegò
qualche istante per capire cosa volesse dire Nagisa. E il suo stupore
era immenso.
--Te l'ho detto, no? Se
hai bisogno di aiuto, siamo pronte ad aiutarti.--
Sword cadde in
ginocchio piangendo.
--Su, su. Non è
il caso di fare tante scene. Giusto ragazze?--
Tutte fecero cenni
d'intesa. Forse non tutte erano entusiaste, ma nessuna si sarebbe
tirata indietro.
--No. Non sarà
necessario.--
Cure Sword si rialzò,
di nuovo fiera e determinata come non l'avevano mai vista prima.
--Vi ringrazio. Ma mi
avete insegnato che non c'è da vergognarsi a chiedere aiuto.
Parlerò alla mia regina e allo stato maggiore dell'esercito.
Riusciremo a respingere il pericolo che ci minaccia. E se saremo in
difficoltà, verrò a cercarvi.--
--Mi raccomando, non
esitare.--
--Vi ringrazio.--
Aprì un portale
per tornare al suo mondo ma si fermò voltandosi indietro.
Ma il sorriso di Black
e White, e di tutte le altre, le riscaldò il cuore e la fece
sorridere a sua volta.
--Vi giuro che
riusciremo a vincere.--
--Ecco. Questo è
lo spirito.--
Sorrise Nagisa.
La salutarono tutte
finché non scomparve, poi Nagisa barcollò.
--Avrei bisogno del tuo
aiuto, Setsuna. Non penso proprio di poter camminare per tornare a
casa.--
--Certo. Ci penso io a
portare tutte a casa. Dove volete andare esattamente?--
--Credo sia meglio il
giardino di casa mia.--
Suggerì Honoka.
--D'accordo. Voi
aspettatemi qui.--
--Aspetta. Vorrei
ringraziare tutte.--
--Lascia stare
Nagisa.--
Intervenne Peach.
--Siamo noi a dovervi
ringraziare.--
--Allora uno dei
prossimi giorni organizziamo una festa da qualche parte.--
--Si.--
Si scambiarono saluti
ancora per un po', poi Setsuna attivò il suo potere e
trasportò Nagisa e Honoka nel giardino.
--Grazie infinite,
Passion.--
Disse Nagisa usando per
abitudine il nome da Pretty Cure dell'amica: avevano già
rischiato un paio di volte di farsi scoprire dai giornalisti, e non
ci tenevano a perdere quel po' di tranquillità che avevano
ancora.
--Già: da sole
non so proprio come avremmo fatto.--
--Scherzate? Siamo noi
che siamo in debito con voi. E, onestamente, devo dire che non avrei
mai potuto fare quello che avete fatto voi.--
--Non esagerare. È
stato solo un caso che fossimo noi...--
--No. Me ne sono resa
conto da quando avete affrontato il Guardiano. Noi non abbiamo la
vostra forza e il vostro coraggio.--
--Stai dicendo delle
sciocchezze, Passion. Se ti fossi trovata al nostro posto avresti
fatto lo stesso.--
--Io non ne sono
affatto convinta. Non so come spiegarlo, è più una
sensazione: ma noi saremmo rimaste schiacciate dalla presenza di
Light e Dark. Lo hanno detto anche loro.--
--Guarda, sono troppo
stanca per fare discorsi complicati, o anche solo per ascoltarli.
Diciamo che è andata bene. E speriamo che non sia necessario
mettere alla prova la tua teoria.--
--Sono d'accordo con
Nagisa. È inutile discuterne ancora. Ognuna ha fatto la sua
parte.--
Passion le fissò
in silenzio.
--E va bene.--
--Ecco, brava. Adesso è
il momento di riposarsi. E ti ricordo che hai ancora le altre ragazze
da riportare a casa.--
--Va bene.--
--E non dimenticate di
chiamarci quando avrete organizzato la festa.--
--Contaci Nagisa.--
Meno di un minuto dopo
Cure Passion era sparita.
--Cavoli, mi sono
dimenticata di Mipple e Mepple. Dove sono?--
--Li abbiamo cercati
dappertutto, ma non li abbiamo trovati.--
--Che gli sia successo
qualcosa?--
Nagisa litigava spesso
con Mipple, ma gli voleva anche molto bene.
--Tranquilla. Abbiamo
ricevuto un messaggio dal Giardino della Luce: sono tornati là
a causa dell'interferenza del Guardiano. Stanno bene.--
--Meno male. Quindi
torneranno subito?--
--Fra un po'.--
Nagisa annuì e
si guardò con aria critica.
--Questo costume
completamente nero, credevo sarebbe sparito dopo che Dark mi ha
lasciato.--
--Credo sia uno dei
ricordini di cui parlavano. Per fortuna occhi e capelli sono tornati
normali.--
Si concentrarono un
momento, lasciando svanire la trasformazione.
--Adesso dobbiamo solo
trovare una scusa per le ferite.--
Nagisa si guardò
la mano fasciata: la sentiva pulsare più di prima, come gli
altri graffi.
--Per quello che può
valere.--
Commentò con
tono amaro.
--Non sarà
necessario.--
La voce alle loro
spalle spaventò entrambe le ragazze che si voltarono di
scatto.
Non avevano neanche
controllato se c'era qualcuno nei dintorni, ma erano così
esauste che non ci avevano proprio pensato.
Per questo non
riconobbero subito la voce, che si rivelò essere quella del
padre di Nagisa.
Accanto a lui c'era
tutta la famiglia e la nonna di Honoka.
Il silenzio notturno
calò nel giardino per lunghi minuti.
--Sembra una scena da
film western.--
La voce di Nagisa
voleva essere allegra, ma si sentiva nel tono una grande stanchezza,
non certo dovuta alle sue condizioni fisiche.
--Forse dovremmo
parlarne dentro.--
Propose Honoka: era
incerta perché la nonna non faceva alcun cenno, limitandosi a
fissarla stupefatta.
Nel silenzio generale
le due amiche entrarono in casa seguite dalle famiglie e si diressero
verso la sala dove si riunivano solitamente per le feste.
Nagisa si appoggiò
al tavolo, mentre Honoka scelse una poltrona d'angolo lasciando il
divano agli altri. Solo Ryota si sistemò su uno sgabello,
quasi defilato: negli ultimi anni il rapporto con la sorella era
peggiorato, ma ora sperava in qualche miglioramento.
Anche con le luci
soffuse si notavano le condizioni delle due ragazze. Ma a parte le
ferite e le bende insanguinate, colpiva l'aria esausta delle due.
--Forse dovremmo
parlarne domattina.--
Suggerì Rye, il
cui istinto materno aveva momentaneamente preso il sopravvento.
--No. Ho solo bisogno
di un caffè.--
--Ma, Nagisa...--
--Lo so benissimo che
il caffè mi farà stare male, dopo. Ma devo restare
sveglia perché parleremo. Adesso.--
Nagisa parlò con
tono amareggiato, come succedeva sempre in famiglia ormai, ma la sua
voce era ferma, quasi imperiosa. E guardandola negli occhi, la madre
capì che non l'avrebbe convinta.
Anche Honoka annuì,
andando a preparare la bevanda, e gli altri rimasero in silenzio.
Guardavano chi la
figlia, chi la nipote, chi la sorella o l'amica, chiedendosi dove
fossero finite le persone che conoscevano; quando fossero state
sostituite da queste due sconosciute.
Rimasero in silenzio,
mentre il tempo scorreva, incerti su come iniziare la discussione.
--Quindi voi due
sareste...--
Iniziò esitante
la nonna.
--Io sono Cure Black.--
--E io sono Cure
White.--
--Siamo le guerriere
del Giardino della Luce.--
Proseguì Nagisa.
--Cure Black e Cure
White? Ma sono le prime di cui si è cominciato a parlare!--
--Siamo diventate
Pretty Cure alle medie. Diciamo che tra tutte quelle in circolazione
adesso, siamo quelle con la maggiore anzianità.--
Ci fu un momento di
silenzio, mentre gli adulti cercavano di capacitarsi della
rivelazione.
--Sorellona... Com'è...
essere una Pretty Cure?--
Nagisa si volse con uno
sguardo piuttosto duro, ma che si addolcì.
A causa della sua
identità segreta aveva dovuto deludere più volte il
fratello, tanto che ormai lui la trattava come una semplice
conoscente. Il ragazzo, che ammirava fortemente le leggendarie
guerriere, era rimasto spiazzato nello scoprire che proprio una di
loro era la sua inaffidabile sorella.
--È strano...--
Per un po' non disse
niente, come se quella sola parola spiegasse tutto.
--Scopri di dover
affrontare dei nemici di cui non sai niente, e non sai perché
sei stata scelta. Non sai esattamente cosa si vuole da te e non sai
che cosa devi fare. Scopri di avere dei Superpoteri ma che tutti i
colpi li devi sopportare in prima persona. Combatti perché
vieni convinta che sia giusto, però non puoi raccontarlo a
nessuno. Vorresti vantarti della tua bravura, ma sai che se parli i
nemici attaccheranno i tuoi amici e la tua famiglia.--
Fece una pausa, mente i
suoi occhi sembravano vedere gli anni passati scorrere.
--Ti rendi conto che la
missione che ti hanno affidato è quanto di più
importante ti possa capitare, ma ti rendi anche conto che quella
missione ti sta distruggendo la vita. Devi abbandonare i compiti, o
gli allenamenti, a volte anche saltare la scuola, perché devi
intervenire. E poi devi nascondere i segni dei colpi ricevuti perché
nessuno ti faccia domande. E alla sera tardi, oppure nei giorni di
riposo, devi correre ad allenarti da sola per recuperare il tempo
perso. Devi studiare cose di cui hai saltato la spiegazione anche se
ti si chiudono gli occhi e vorresti solo dormire.--
Fece un'altra pausa, e
poi guardò il fratello con occhi di ghiaccio.
--E, più di
tutto, devi sopportare senza scuse la mancanza di fiducia di chi ti
sta intorno.--
Non c'era rabbia nella
sua voce, ma il suo tono amaro suonava come uno scoraggiato
rimprovero.
Si voltò verso
Honoka.
--Devi lasciare che ti
buttino fuori dai club che amavi perché non sei più
considerata affidabile. Lasciare che i pettegolezzi circolino senza
neanche provare a smentirli. Accontentarsi di essere nella media
quando potresti essere ai primi posti.--
Tornò a guardare
il fratello.
--Certo: è
esaltante sentire l'energia scorrerti nelle vene; sentire che i tuoi
colpi stanno facendo effetto, vedere cadere il nemico di turno. Però
l'esultanza del momento ti distrae solo per un po': ti rendi conto
che non hai più una vita, e non puoi essere una Pretty Cure a
tempo pieno.--
Si voltò un
momento verso Honoka.
--Chissà se per
Sword è più facile. Forse per Passion e le altre si.--
Scosse la testa, come a
scacciare altri pensieri.
--Ecco. Spero di averti
risposto Ryota.--
--Ma se è
così... doloroso, perché? Perché avete
continuato?--
Chiese il padre
amareggiato.
--Avreste potuto
alternarvi. Ci sono altre Pretty Cure.--
Continuò la
madre.
Entrambe le ragazze
scossero la testa.
--La nostra non è
una partita.-- --Finché i Superpoteri della luce sono con noi,
non possiamo far finta di niente.--
Risposero all'unisono.
--Ogni gruppo di Pretty
Cure si dovrebbe occupare di un avversario specifico, ma sempre più
spesso compaiono nemici che solo in collaborazione possiamo
sconfiggere. E noi non possiamo né vogliamo rifiutare il
nostro aiuto.--
Continuò Honoka.
--E per tutto questo
tempo non avete mai detto niente.--
La nonna era insieme,
sollevata, orgogliosa e dispiaciuta: la sua nipotina, ormai un
giovane donna, non solo aveva molto buon senso e non aveva preso una
cattiva strada; ma era addirittura un'eroina. Quello che la faceva
soffrire era che non si fosse mai confidata con lei.
--Mi spiace nonna. Ma
la vostra sicurezza veniva prima. E se vuoi, anche la nostra
sicurezza: più gente conosce la nostra identità più
il rischio che la notizia arrivi alle persone sbagliate cresce.--
--Hai ragione Honoka.
Almeno eravate in due.--
--È vero nonna.
Se fossi stata da sola non avrei resistito.--
--La penso allo stesso
modo. Sarebbe stato troppo pesante se fossimo state sole.--
Aggiunse Nagisa a bassa
voce.
Il silenzio era meno
teso ora.
--Che cosa farete
ora?--
Le due ragazze si
guardarono tranquille.
--Niente di
particolare. Per fortuna domani non c'è scuola, così
potrò dormire e rimettermi un po' in sesto. Anche Honoka ne ha
bisogno.--
--No, intendevo... beh,
con noi.--
--Cosa dovremmo fare?
Voi non parlerete di noi e tutto proseguirà come prima.--
--Ma.--
--Tutto proseguirà
come prima.--
La voce di Nagisa era
di nuovo fredda e imperiosa: i suoi occhi erano nuovamente neri e i
suoi capelli, pur restando castani, erano molto più scuri di
prima.
Una certa inquietudine
serpeggiò tra i familiari.
--Non c'è
bisogno che facciate niente perché non è cambiato
nulla. Certo, un po' meno rimproveri sarebbero graditi.--
Aggiunse più
conciliante Honoka.
--Volete continuare a
combattere?--
--Per il momento non ci
sono nemici. E comunque non vedo perché dovreste preoccuparvi:
abbiamo già affrontato situazioni molto pericolose e ne siamo
uscite vive.--
Nessuno poteva
controbattere.
--Adesso non
comportatevi in modo strano. Sono quasi le tre di notte e io ho
sonno, e tra un po' il caffè farà effetto. Penso che
adesso possiamo tornare a casa e dormirci sopra.--
--Vuoi dormire qui?--
--No, grazie Honoka. A
casa mi farò un bagno e forse mi rilasserò meglio. Ci
sentiamo.--
Le due famiglie si
salutarono e i Misumi si avviarono verso casa.
Preoccupati per
l'assenza della figlia, i genitori erano andati dalla signora Sanae
per cercare di capire dove fossero andate le due ragazze. E anche per
discutere della situazione, che negli anni era peggiorata. Erano
rimasti più del dovuto, e alla fine, convinti dall'anziana
signora, avevano chiamato anche Ryota per cenare tutti insieme.
Per fortuna, prevedendo
di rincasare tardi, avevano preso l'auto, perché Nagisa non
sarebbe certo stata in grado di percorrere la strada a piedi.
--Adesso se non vi
spiace mi faccio un bagno.--
--Se non ti spiace
potremmo farlo insieme. Una volta lo facevamo spesso.--
--Mamma... è un
modo per verificare come sto?--
--Beh, visto che sei
ferita alla mano, un po' di aiuto potrebbe servirti.--
--Va bene. Non ho
voglia di discutere.--
Per Nagisa era strano,
come ritornare bambina, fare il bagno con la madre.
Poteva immaginare tutti
i motivi della richiesta, motivi più che legittimi, e sapeva
che avrebbe subito un interrogatorio come alla polizia se lo sognano,
ma per una volta decise che non le importava.
Per un po' si lavarono
in silenzio: Nagisa aveva tolto le bende e stava controllando le
ferite e la mano; e Rye cercava di superare la sorpresa.
--Sei piena di
cicatrici e lividi.--
--Non preoccuparti:
l'ultimo scontro è stato un po' più duro del previsto,
ma guariranno presto.--
--Eppure vedo segni di
ferite più vecchie. Alcune di queste cicatrici spariranno fra
molto tempo, forse mai.--
--Ve l'ho detto. Anche
se possiamo sopportare colpi tremendi, i danni li subiamo lo stesso.
Per noi schiantarci contro un muro ha lo stesso effetto di sbattere
la testa su una porta per voi.--
--Ma la ferita sulla
guancia...--
--È stato un
incidente.--
--Pochi centimetri più
su e avresti perso l'occhio.--
--Immagino di si.--
Nagisa parlava con
calma, cercando di minimizzare.
--È stato uno
dei nemici?--
--Queste ferite? No:
qualche colpo di Cure Sword che non è andato a segno.--
Rye la guardò
sbalordita, così la ragazza aggiunse qualche dettaglio.
--Può succedere
nella confusione di una battaglia. Per esempio l'occhio nero di
Honoka è colpa mia.--
--E la mano? È
arrossata in modo impressionante, ma non sembra ferita.--
--Credo fosse una
barriera di energia. Mi fa solo male, anche se non come quando ce
l'ho appoggiata sopra. Mi sembra che migliori stando ammollo in
acqua.--
--Aspetta: usa questa
pomata.--
Per un po' la donna
spalmò l'emolliente, poi passò a medicare le altre
ferite.
--Grazie mamma. Mi
sento molto meglio.--
--E per tutto questo
tempo ti sei curata da sola?--
--In qualche caso mi ha
aiutato Honoka.--
--E come pensavi di
nascondere queste ferite?--
--Non lo so.
Onestamente non ci avevo affatto pensato.--
--Adesso come ti
senti?--
--Molto meglio.
Grazie.--
--Sai, mi dispiace
per...--
--Fermati. È
inutile parlarne ancora. Voi non avete sbagliato, mi dispiace solo
che abbiate dovuto soffrirne.--
--Ma voi..--
--Ascolta: voi avete
sempre fatto la cosa giusta. Purtroppo anche noi abbiamo fatto la
cosa giusta, o almeno ci sembrava. E le due cose sono andate in
conflitto. Non possiamo farci niente.--
--Avremmo dovuto
cercare di capirti.--
--Mettendomi nei vostri
panni, per quello che ci riesco si intende, non vedo come avreste
potuto comportarvi diversamente. Anzi: in un certo senso era anche
piacevole.--
Si fermò per
guardare negli occhi la madre.
--Si, insomma: sembrava
di avere una vita normale. E con i problemi di scuola, le uscite e i
ritardi senza spiegazioni, le amiche che mi hanno voltato le spalle e
il nemico che non sapevamo come gestire, ne avevo bisogno.--
--Quindi, a parte
Honoka, nessuno sa niente?--
La ragazza annuì.
--E le vostre compagne
Pretty Cure?--
--Noi siamo le più
anziane, anche se sembra ridicolo dirlo per due che devono finire le
scuole. Dobbiamo mostrarci forti e determinate. Per la verità
ero partita come una guerriera abbastanza brava in battaglia ma non
certo adatta a guidare il gruppo. Ma poi, con il passare del tempo,
le altre ci hanno visto come una guida. E noi stesse abbiamo preso
questo ruolo più sul serio. Sai, le altre credono che le
Pretty Cure combattano per grandi ideali.--
--E non è
così?--
--Si, certo. Ma fermo
restando il nobile desiderio, le nostre sono vere guerre. E in guerra
bisogna a volte essere spietati. Specie con se stessi.--
Rye abbracciò la
figlia, sentendo il dolore nella sua voce.
--Credo di averlo detto
mille volte oggi, ma non devi preoccuparti. Una volta che abbiamo
accettato questo ruolo, beh, abbiamo solo stretto i denti e tirato
avanti. Non è stato proprio così dura.--
Ma a dispetto delle
parole, la ragazza restò abbracciata alla madre.
Fu una parentesi di
calore.
--Basta adesso. È
molto tardi e dobbiamo andare a letto: io almeno casco dal sonno.--
--Dovrei dirlo io,
Nagisa.--
--Almeno potessi
dormire tranquilla. Perché poi il caffè mi fa questo
effetto? Non potrebbe tenermi sveglia e basta, come fa con tutti?--
--Da piccola avevi
avuto una fortissima intossicazione.--
--Davvero? Non me lo
ricordo.--
--Eri molto piccola. Ci
hai fatto preoccupare davvero, e per un bel po' di tempo ad ogni
piccolo disturbo ti portava all'ospedale per farti visitare.--
--Mi dispiace avervi
dato tutti questi fastidi.--
--Scherzi? Sei mia
figlia.--
--Ma cosa c'entra tutto
questo con il caffè?--
--A quanto pare hai
sviluppato una sorta di ipersensibilità alla caffeina. Se ne
bevi troppa, come stasera, e a stomaco vuoto, attivi una specie di
riflesso: il tuo corpo crede di avere un'intossicazione.--
--Cavolo, che
fregatura.--
--Comunque non credere
di essere la sola a risentirne. Molte persone ne ricavano disturbi di
vario genere; c'è addirittura chi ha creduto di avere problemi
cardiaci. Tu sei solo un po' più sensibile.--
Nagisa brontolò
sottovoce finendo di asciugarsi.
--Aspetta, Nagisa.
Prima hai detto che le amiche ti hanno voltato le spalle. Parlavi di
Rina e Shiho?--
--Già. Hanno
sparso la voce che mi ero montata la testa, e che non ci tenevo alla
squadra. Devo dire che ero, anzi sono, molto brava a giocare.
Purtroppo con tutti gli impegni come Pretty Cure avevo saltato molti
allenamenti, e anche molte partite. Il lato ironico è che era
un periodo abbastanza tranquillo, avevo seguito anche abbastanza
regolarmente gli allenamenti: avrei voluto giocare quella partita.
Non dico che avremmo vinto la finale, ma mi sarebbe piaciuto davvero
giocarla. Ma l'allenatore ha detto che il posto da titolare è
solo per chi se lo merita. E una retrocessione a riserva si concede
solo a chi ha qualche problema ma si impegna per migliorare. Quindi
io non avevo il diritto di essere una titolare né mi era
concessa una seconda possibilità come riserva. Cosa avrei
dovuto fare? Ho preso le mie cose e sono venuta via.--
Parlava con voce
distante, asciugando una lacrima che minacciava di scendere.
--Allora avevi detto
che ti eri stancata di giocare.--
--Cosa avrei potuto
dire? Ma la cosa che mi è davvero dispiaciuta è che
nessuna di loro si è più fatta sentire. Anche a scuola
non si sono più avvicinate, quasi fossi un'estranea. E lo sai
qual è la cosa comica? Che avevo deciso di lasciare la squadra
dopo la partita. Mi rendevo conto di stare diventando un peso per
tutte, ma speravo di avere un'ultima possibilità per restare
almeno amiche. Honoka almeno può dire di aver lasciato lei il
club di scienze.--
Rye l'avvolse con un
caldo asciugamano e la tenne stretta consolandola in silenzio.
--Immagino che sia
stata dura. Ma dall'anno scorso ti sarai fatta dei nuovi amici, mi
ricordo come sono le scuole, non sono così vecchia come puoi
pensare. Molti compagni non fanno caso ad una certa incostanza, anzi,
li attrae. Senza contare che tu sei una bella ragazza, e non lo dico
perché sono tua madre. Hai un bel corpo, o almeno lo riavrai
quando sarai guarita. Sono sicura che più di qualcuno si è
voltato a guardarti.--
Nagisa si irrigidì
un attimo, ma poi si rilassò: la sua freddezza di guerriera
bilanciava la sua timidezza; o forse quella era una notte di
sincerità.
--Beh, può
darsi. Non ci ho mai fatto tanto caso. A scuola non frequento
nessuno, solo il minimo indispensabile per stare in classe.--
--Ti conosco da quando
sei nata, tu non puoi tenere lontane le persone: le attrai.--
--Mi dispiacerebbe
deluderli come ho già deluso Ryota, o te e papà. E
forse ho anche paura di perderli come le altre ragazze.--
--Capisco che ti bruci
ancora, ma potresti provare a darti una possibilità. Farti dei
nuovi amici. Non hai detto che non ci sono più nemici?--
--Non so se riesci a
capire davvero mamma. A scuola le maldicenze su di me sono continuate
anche dopo aver lasciato il club. Sussurravano pettegolezzi su di me,
e anche su Honoka, a volte stupidi e a volte cattivi. E con il
rendimento scolastico che ho non potevo certo zittire nessuno. Almeno
con Honoka sono stati meno cattivi.--
--Già, è
vero: la scuola non è diversa dalla società. Ne ho
passate anche io qualcuna.--
La donna poi assunse
un'espressione maliziosa.
--Dì un po',
c'era qualcosa di vero nei pettegolezzi su te e Honoka?--
Nagisa rimase spiazzata
dalla domanda, poi cambiò espressione immaginando dove volesse
andare a parare.
--Ti dispiacerebbe
scoprire che a tua figlia piacciono le donne?--
--Non credo. Per una
madre viene prima di tutto la felicità dei figli, anche se
potrebbe faticare ad accettarla. Ma ricordo che c'era un ragazzo che
ti piaceva, o sbaglio?--
--Parli di Shogo? Io...
ecco... potrei chiamarla infatuazione. Lo vedevo bello, intelligente,
affidabile, e con un sacco di altre qualità. Forse adesso lo
ritengo troppo perfetto per piacermi davvero. Ma allora mi
imbarazzavo anche solo a stargli vicina. Credo si sia messo con una
di un'altra sezione. Onestamente mi brucia un po', ma non posso farci
nulla. Anche volendo non riuscirei a recuperare un'immagine positiva
per lui. Mi dispiace solo che ci sia andata di mezzo anche Honoka.--
--A volte parli di
Honoka in un modo... particolare: come se fosse la tua metà.--
Nagisa non rispose
subito: cercava le parole giuste per esprimersi.
--Credo che ora tu
possa capire. Siamo diventate Pretty Cure insieme. E abbiamo sempre
combattuto assieme. Abbiamo affrontato insieme tutti i nemici.
Abbiamo gioito e sofferto insieme. Abbiamo... si, abbiamo visto la
morte in faccia insieme. Due persone che vivono in questo modo, anche
se sono diverse tra loro, sviluppano un legame indissolubile. Ti
sembrerò arrogante, ma credo che neanche tu e papà
abbiate un legame come il nostro.--
--Hai ragione. Dopo
quello che ho visto posso capire, almeno in parte. Però
toglimi una curiosità: non vi siete mai confidate con le altre
Pretty Cure?--
--Ognuna di loro ha
affrontato difficoltà diverse. Ma finora non hanno dovuto
sostenere il conflitto tra il loro ruolo e la loro vita. Alcune si
sono rivelate alle loro famiglie, e questo le ha sicuramente aiutate.
Quando ci siamo conosciute avevamo cominciate a confidarci
reciprocamente, ed è stato molto bello... Abbiamo fatto anche
dei gravi errori... ma loro ci hanno seguito lo stesso... Un po' alla
volta ci hanno visto come le loro guide, quelle con maggiore
esperienza e che sanno cosa fare, anche quando le situazioni erano
sempre più difficili... Non trovavamo giusto caricare su di
loro i nostri problemi, anche se qualcosa lo hanno intuito. E poi...
non siamo tutte vicine, e quando ci incontriamo, spesso è solo
per combattere. Diventava difficile... farsi aiutare. E cosa
avrebbero potuto fare? Ci sono state vicine, e questo è stato
sufficiente.--
Nagisa parlava ormai a
se stessa, più che alla madre, ma dietro le pause e le
incertezze la donna riusciva a cogliere i sentimenti di quella figlia
così forte e così sensibile.
--Oh, Nagisa. Tu sei
una ragazza forte. Sono orgogliosa di te.--
__________________
La scuola. C'era stato
un periodo in cui le piaceva andare a scuola. Ma ora era solo un
luogo dove veniva tollerata o ignorata dai compagni; dove gli
insegnanti la guardavano con un certo disprezzo e dove i suoi sforzi
avevano i risultati peggiori.
Certo la ferita alla
guancia avrebbe attirato l'attenzione, ma tanto nessuno si sarebbe
interessato a lei. E ai rimproveri dei professori aveva ormai fatto
l'abitudine.
Quel giorno però
si sentiva meglio. Aver parlato con la famiglia la aveva rasserenata
più di quanto pensasse.
Per questo la
convocazione da parte di un insegnante per dopo le lezioni la lasciò
perplessa.
Nell'aula c'era già
un gruppo di altri studenti di anni diversi. Qualcuno lo conosceva di
vista, ma non riusciva a capire perché fossero tutti lì.
--Vedo che ci siete
tutti.--
--Professor Izumi, può
spiegarci perché ci ha riuniti?--
Come membro dell'ultimo
anno Honoka si sentì autorizzata a parlare per prima e, a
giudicare dagli sguardi, gli altri studenti erano d'accordo nel
lasciare a lei la discussione.
--Qualcuno di voi mi
conosce, visto che sono il suo insegnante responsabile, mentre io mi
sono interessato a tutti voi. Tutti voi siete a rischio di
bocciatura: o per lo scarso rendimento, o per le troppe assenze, o
per entrambe le cose.--
Parlava facendo girare
lo sguardo su tutti, facendo capire che conosceva bene la loro
situazione.
Ma nessuno abbassò
lo sguardo.
--Tuttavia ognuno di
voi ha il massimo rispetto per la scuola, infatti non ho chiamato
nessuno che avesse problemi disciplinari.--
--Professore, anche le
molte assenze vengono considerate un problema disciplinare.--
Lo corresse Honoka.
--Già. Hai
ragione Yukishiro. Diciamo allora che ho fatto qualche indagine su di
voi. Niente di particolare: solo qualche domanda ai colleghi, ai
vostri amici e compagni di classe. E in qualche caso alle vostre
famiglie. Quello che ho scoperto, come ho già detto, è
che tutti voi avete il massimo rispetto per la scuola. Però
tutti voi avete anche un... qualcosa... che ritenete di maggiore
importanza. Forse per qualcuno ho capito di cosa si tratta, mentre
per gli altri nessuno ne ha idea. Ma non è questo che mi
interessa.
Voglio dire che tutti
voi, pur avendo il massimo rispetto per la scuola, avete deciso di
sacrificarla per questo qualcosa. E tutti voi accettate le
conseguenze di questa scelta. È una cosa che vi fa onore.--
--La ringrazio a nome
di tutti, ma tutto questo a cosa ci porta?--
--Dritta al punto,
Misumi? Bene. Ho parlato con alcuni insegnanti e con il consiglio, e
ho ottenuto una possibilità.--
--Una possibilità?--
--Esatto. Si tratta di
questo: tutti i giorni, dopo le lezioni, verrete in quest'aula e
studierete da soli.--
--Delle ripetizioni?--
Gli studenti si
scambiarono occhiate perplesse.
--Nulla vieta che
studiate tutti insieme. Ci sarà sempre un insegnante a
controllarvi, in realtà per garantire a terzi la vostra
presenza. Ma soprattutto, a discrezione dei professori, farete dei
test che andranno a fare media. E, inoltre, il tempo che sarete qui
verrà conteggiato come presenza, e servirà a scalare le
vostre troppe assenze.--
--Perché?--
L'unica studentessa del
secondo anno diede voce alla domanda che tutti si facevano.
--Come vi ho detto,
questa è una possibilità, sta a voi trasformarla in
qualcosa di concreto.--
Non avrebbe aggiunto
altro, ma incrociò lo sguardo di Honoka e Nagisa e si sentì
obbligato a spiegarsi meglio.
--Questo è un
esperimento. Il preside ritiene che molti studenti al giorno d'oggi
abbiano troppi problemi per seguire un classico percorso scolastico.
Per questo anche quelli più che meritevoli rischiano di
rimetterci. Naturalmente molti insegnanti ritengono che sia dovere
degli studenti adattarsi e non sono disposti a fare concessioni. Per
questo io e il preside abbiamo selezionato un piccolo gruppo di voi
per creare questa classe speciale. Tra le altre cose ho dovuto
convincere anche altri insegnanti, perché da solo non avrei
potuto convincere il consiglio. Ufficialmente non c'è niente,
solo il permesso di usare l'aula fuori orario. Ma se otterrete dei
risultati, gli insegnanti che vi avranno seguito sono pronti a
sostenervi in vista degli esami. E se avrete dei buoni risultati
anche là, si potrà trasformare questo esperimento in
qualcosa di più.--
Si guardarono tutti un
po' preoccupati.
--Avete parlato degli
insegnanti, il consiglio studentesco non ne sa nulla?--
--È stato
informato, in maniera informale.--
--C'è qualche
problema?--
Chiese Honoka
osservando attenta l'insegnante.
--Beh, sembra strano,
ma non sarebbe molto contento. L'idea di un percorso di studi
alternativo viene visto come un affronto per quelli che invece si
impegnano nel percorso classico. E inoltre la scelta degli studenti
verrebbe vista come un modo per favorirli. In pratica rischiate di
passare ad una situazione anche peggiore.--
--Fantastico.--
Mormorò Nagisa.
--Intendiamoci ragazzi:
alcuni membri del consiglio studentesco ritengono che sia una buona
idea. E non hanno riserve neanche sulla vostra scelta. Ma la
maggioranza non è convinta. Se avrete successo, convincerete
anche loro.--
--Non hanno sollevato
obiezioni irragionevoli.--
Disse uno dei ragazzi
del terzo anno.
--Forse hai ragione,
Cam. Comunque, se non si oppongono, io intendo provarci.--
Replicò Honoka
convinta, mentre Nagisa annuiva decisa.
--Credo che vogliamo
provarci tutti. Ma che succede se saltiamo qualche giorno?--
--Beh, come vi ho detto
questo è un esperimento: non ci sono regole precise. Se aveste
potuto frequentare regolarmente, non avreste avuto bisogno di questa
occasione. In realtà è semplice: ogni giorni di
presenza qui conta per scalare un giorno di assenza. Ma se non ci
siete non succede niente.--
Tutti gli studenti si
guardarono annuendo.
--D'accordo. Quando
cominciamo?--
--Effettivamente è
quasi divertente, Honoka. Possiamo studiare, recuperare i compiti, e
recuperare le assenze. Se non fosse che poi a casa devo studiare
ancora per rimettermi in pari... Beh, così forse riusciamo a
farci ammettere all'esame.--
--Hai ragione. Con
queste tre settimane dovremmo riuscire a rientrare nella media. Ma
per l'esame è la valutazione dei professori che conta: non
tutti sono d'accordo con questo progetto.--
--Tu lo chiami
progetto, ma...--
--Yukishiro, Misumi.--
--Dica professor
Izumi.--
--Ho sentito il vostro
discorso e vorrei aggiornarvi: sembra che i miei colleghi siano
riusciti a fare un'ottima opera di persuasione. Voi due, e altri
vostri compagni, non dovreste avere problemi. Purtroppo per alcuni
sarà difficile, visto che continuano ad essere assenti.--
--Mi dispiace.--
--Non siete voi
responsabili. Ognuno di voi è venuto qui sapendo quali erano
le condizioni. A volte le occasioni che ci vengono offerte non
possiamo sfruttarle. Ma se questo non dipende da noi, nessuno può
criticare la situazione.--
--Ha ragione.--
--Voi due invece, mi
chiedo per quale motivo adesso siate così presenti. Avete
risolto il vostro qualcosa di più importante?--
--Per il momento si.--
--E non ne parlerete
nemmeno ora?--
--È meglio di
no.--
--D'accordo, come
volete. E adesso in aula.--
Stranamente erano
presenti tutti, e poiché l'insegnante di controllo era proprio
Izumi, passarono un po' di tempo a chiacchierare piuttosto che
studiare.
Sembrava una giornata
piacevole.
Improvvisamente una
serie di vibrazioni attrasse l'attenzione di tutti.
--Un terremoto?--
Una comprensibile
tensione si impadronì di tutti.
Ma dopo poco
l'espressione di Nagisa e Honoka cambiò.
--Non credo, sentite?--
Chiese la castana.
Effettivamente si
sentiva un rumore più sordo ad intervalli regolari.
--Cosa diavolo è
questo rumore?--
--Sembrerebbero dei
passi.--
Rifletté Nagisa
che si diresse alla finestra.
Alcune
sirene cominciarono a suonare più o meno in lontananza.
Ad
un tratto qualcosa di grosso sembrò precipitare di fronte alla
scuola.
--Tutti
a terra!--
Urlò
la ragazza voltandosi e spostandosi per coprire quanti più
compagni poteva.
Il
rombo dell'esplosione li avvolse prima che potessero muoversi, ma
fortunatamente solo i vetri sembravano averne risentito.
Molti
si trovarono pieni di tagli superficiali.
--Nagisa!--
Honoka
si precipitò verso la compagna vedendola appoggiarsi
pesantemente ad un banco.
--È... quasi...
tutto... a posto.--
--Hai una scheggia di
vetro nella schiena. Non muoverti o potresti spezzarla.--
Un'ombra oscurò
la stanza: un gigantesco... essere... stava crescendo di fronte ai
loro occhi.
--Professore Izumi,
provi la porta: dobbiamo andarcene da qui.--
Nuovamente il panico
aveva agitato tutti, ma la voce tranquilla di Honoka aveva riportato
la calma.
Anche i tremori dovuti
ai movimenti del Gigante non li spaventarono: erano troppo sorpresi.
--Toglimi questa
scheggia, Honoka.--
Chiese Nagisa con voce
sorprendentemente normale.
--È troppo
pericoloso: potrebbero restare dentro dei pezzi. E toglierla potrebbe
aggravare l'emorragia.--
--Lo so, Cam. Ma
camminare con questo nella schiena mi sembra peggio. Aiuta Honoka a
togliermi la maglietta: la userete dopo per fasciarmi.--
--Ma...--
--Andiamo Cam, non mi
dirai adesso che sono la prima ragazza che spogli.--
Il ragazzo esitò,
ma non rispose e si diede da fare. In due riuscirono a togliere la
maglietta della divisa scolastica, a togliere la scheggia e a
fasciare la ferita.
--Ecco fatto. Non è
il massimo, ma per un po' reggerà. Devo farti i miei
complimenti: non hai fatto un lamento.--
--Questo dolore è
poca cosa.--
Rispose distrattamente
Nagisa mente si voltava a guardare fuori.
Cam voleva chiedere
spiegazioni, ma notò allora che i capelli di Nagisa,
solitamente sul castano chiaro, quasi biondi, ora erano molto più
scuri.
Da quanto si vedeva
c'era altri Giganti in giro e si stavano muovendo seminando il panico
e facendo parecchi danni.
Quello davanti a loro
sembrava non potesse ancora muoversi liberamente, come se dovesse
completarsi.
--Sono laggiù.--
Mormorò Honoka,
e Nagisa guardò il punto senza nemmeno guardarla.
--La porta?--
--È bloccata.
Stiamo provando a sfondarla, il problema, da quello che si vede, è
che anche il corridoio è invaso da macerie.--
--Per fortuna l'aula ha
resistito.--
--Non ne sarei tanto
convinta: vedo delle crepe nelle pareti e mi pare che si stiano
allargando.--
Le due amiche si
guardarono a lungo.
--Beh, tre settimane di
pausa non sono state male.--
--Ora che ci penso: non
ho più visto Mipple e Mepple.--
--Dovrebbero stare
bene, ma senza di loro non possiamo metterci in contatto.--
--Però sento che
possiamo trasformarci lo stesso.--
--Dici che anche questo
è uno dei regalini?--
--Penso di si. Ma tu te
la senti?--
--Hei, lo sai con chi
stai parlando.--
Nagisa sorrise
impertinente.
Il silenzio in aula
fece voltare le due compagne: gli altri le guardarono perplessi.
--Adesso vedrete una
cosa interessante. Ma non dovrete raccontarla in giro.--
Ora anche gli occhi di
Nagisa erano scuri, quasi neri, e la sua voce era improvvisamente
imperiosa.
--Appena vi avremo
aperto un passaggio lasciate l'edificio e mettetevi al riparo.--
Si presero per mano,
come per rassicurarsi, poi alzarono le braccia.
--Gran Fulmine
Nero...-- --Gran Fulmine Bianco...--
--A noi i Superpoteri
della luce.--
Per un brevissimo
istante non accadde nulla, poi un'esplosione di luce e una di buio
avvolse le due compagne. E subito dopo due Pretty Cure erano al loro
posto. Per un breve istante rimasero immobili, come se fossero
leggermente stordite.
Senza una parola Cure
Black si avvicinò alla porta e con un solo pugno la fece
saltare.
Poi entrambe si
avvicinarono alla finestra.
--Direi di colpirlo dal
basso.--
Propose Cure White.
--Andiamo allora.--
Saltarono sul davanzale
e poi si lasciarono cadere.
Cure White atterrò
con grazia, mentre Black rotolò per attutire la caduta.
--La ferita?--
--È a posto.
Avete fatto una buona fasciatura.--
--Direi di saltare i
preliminari e colpirlo direttamente.--
--Esatto.--
--Gran Fulmine
Nero...-- --Gran Fulmine Bianco...-- --Doppio Vortice delle Pretty
Cure.--
Il mostro, colpito
direttamente da sotto, si sciolse letteralmente appena colpito.
--E uno.--
--Andiamo.--
Le due amiche partirono
di corsa per raggiungere le compagne impegnate negli altri scontri.
In mezzo alle macerie
scoprirono che c'erano altri nemici e anche se non erano molto
robusti furono alla fine costrette a dividersi.
Fatalmente uno degli
avversari colpì Black alla schiena e il dolore della ferita la
fece crollare a terra. Riuscì comunque a rialzarsi, ma
sembrava che il suo avversario si volesse adesso concentrare sulla
ferita. Per un po' Nagisa cercò di evitare i colpi, visto che
l'avversario continuava a girarle alla spalle, ma alla fine si
stancò. Strinse i denti e decise di ignorare il dolore: aveva
scoperto che poteva farlo, come chiudere il rubinetto dell'acqua,
anche se era rischioso. Subì un colpo e poi reagì
colpendo a tutta forza l'avversario che sfondò un paio di
pareti.
All'esterno riuscì
a trovare Honoka che si stava liberando degli ultimi nemici.
--Sembra che tu abbia
fatto piazza pulita.--
--E la tua ferita?--
--Credo che la
fasciatura resista ancora. Ma non so quanto posso reggere. Dobbiamo
finirla alla svelta.--
--Forza allora.--
Si avvicinarono al
luogo dove si stavano concentrando i Giganti, cercando di capire la
situazione.
A quanto pareva le loro
colleghe li stavano tenendo impegnati, ma sembrava che qualcosa le
disturbasse impedendo loro di usare attacchi veramente efficaci.
Inoltre sembrava che i Giganti potessero rigenerarsi.
Per qualche minuto
osservarono la battaglia cercando di comprenderne il ritmo: quel
tempismo nei movimenti, negli attacchi e nelle difese che permetteva
quasi di prevedere ogni mossa di amici e nemici. Era una cosa che
avevano appreso con l'esperienza e che si rivelava come una specie di
sesto senso.
--Adesso.--
Lanciarono il loro
Doppio Vortice colpendo in pieno uno dei Giganti. Non si sciolse
all'impatto, ma comunque crollò a terra iniziando a fumare.
Approfittando dell'occasione, le Pretty Cure che se ne stavano
occupando si rivolsero ad un altro Gigante che stava disturbando un
altro gruppo.
Ora la situazione era
più equilibrata, e con un altro attacco di Black e White, che
sbilanciò un secondo Gigante, le altre poterono finalmente
eliminarli uno per volta senza troppe difficoltà.
--Black! White! Grazie
dell'aiuto. Eravamo in seria difficoltà.--
--Sono certa che ce
l'avreste fatta da sole.--
--Piuttosto: cosa erano
e da dove venivano?--
--Non ne abbiamo idea.
Quando sono comparsi non sembravano una minaccia. Ma quando hanno
cominciato a muoversi hanno provocato parecchi danni.--
--E probabilmente anche
dei feriti.--
--Avete provato a
comunicare?--
--Tempo perso.--
--Allora dobbiamo
tenere gli occhi e le orecchie aperte.--
Ma a dispetto della
decisione nella voce, Black si lasciò cadere pesantemente su
un grosso rottame spaventando tutte.
--Black!--
La ragazza non rispose
subito, come se stesse recuperando le forze.
--Hai perso troppo
sangue.--
--Lo immagino, White.
Ho bloccato il dolore, ma non posso bloccare l'emorragia.--
--Se vi serve, hanno
sistemato un pronto soccorso mobile di fronte alla scuola superiore,
un chilometro da qui.--
Tutte scattarono al
sentire la voce sconosciuta.
Era una donna che stava
scendendo con cautela da un cumulo di macerie.
--Chi siete?--
--Ispettore Nogami. Voi
invece siete le Pretty Cure, giusto?--
--Esatto.--
--Da quanto ho sentito,
nemmeno voi sapete che cosa siano questi Giganti e da dove
spuntino.--
--C'erano anche delle
altre creature. Di dimensione umana.--
La informò
White.
--Li avete eliminati
voi? I nostri agenti non gli hanno fatto niente. Ed è rimasto
qualcosa? Sarebbe utile per le indagini.--
--Non abbiamo
controllato, ma probabilmente ci sono dei resti.-- --Vi suggerisco
però di fare la massima attenzione quando li esaminate.--
--Sarebbe più prudente che ci fosse qualcuna di noi se
troverete qualcosa.--
La donna fece cenno di
fermarsi.
--Un momento. Un
momento. Se parlate in questo modo non riesco a seguirvi.--
Le due Pretty Cure del
Giardino della Luce erano perplesse.
--Sembra che una
persona cambi continuamente altoparlante.--
Cure Dream scoppiò
a ridere.
--Ha ragione. Noi ormai
ci siamo abituate, ma le prime volte faceva un po' impressione.--
--Ehi!--
--Non potete negare che
alle volte sembrate una sola persona, specie quando affrontate una
battaglia.--
Le due ragazze non
risposero, ma si volsero all'ispettore.
--Questo però
pone un problema.--
--Beh, con tutti i
danni, non credo che qualcuno farebbe domande su una persona ferita
alla schiena.--
L'ufficiale rispose
intuendo la domanda.
--Certo, ma voi non
avreste difficoltà a risalire a noi.--
--Vero. Ma avete detto
voi che sarebbe utile la presenza di qualche Pretty Cure nel caso le
indagini si complicassero. Un collegamento dovremmo averlo: potrebbe
essere di reciproco vantaggio.--
White guardò il
resto del gruppo.
--Posso promettervi che
non indagherò su di loro.--
Black si alzò di
scatto, come non fosse ferita.
I suoi occhi erano
nuovamente neri e la sua aura risplendeva oscura.
White al suo fianco,
invece, era avvolta nel chiarore.
Entrambe guardarono la
donna cercando di capire se e quanto fidarsi. L'ispettore fece un
passo indietro, vagamente preoccupata, ma sostenne lo sguardo.
--D'accordo. Voi andate
pure ragazze.--
--Vi contatteremo
quando le cose saranno tornate normali.--
Appena rimasero sole,
Black si accasciò nuovamente.
--Non devi esagerare
con quel ricordino.--
--Mi farai la predica
un'altra volta.--
Mormorò con voce
debole Nagisa mentre scioglieva la trasformazione.
L'ispettore rimase
leggermente sorpresa osservandole, poi prese Nagisa per il braccio
sano e l'aiutò a camminare.
--Dovremo fare un po'
di strada, ma appena vedrò qualche agente ci faremo aiutare.
Non credevo che anche voi poteste restare ferite. A proposito, i
vostri nomi?--
--Non siamo
invulnerabili, ma quella ferita è successa prima di
trasformarci. Io sono Honoka e lei è Nagisa.--
--E ha combattuto in
queste condizioni?--
--Prima non era messa
così male. Ma la fasciatura che le avevo fatto si è
aperta.--
--Con un'emorragia come
questa mi chiedo come potesse stare in piedi.--
--Lei... può
bloccare la percezione del dolore, quando serve.--
Si arrestarono a
riprendere fiato, e fortunatamente vennero individuati da una squadra
di soccorso.
--I telefoni e gli
altri sistemi di comunicazione sono fuori uso. Eppure non credevo che
quei... cosi, potessero fare un danno simile. Voi ne sapete
qualcosa?--
--Se non c'è
stato sabotaggio da parte di quelli Piccoli, probabilmente sono i
loro residui a creare interferenze.--
--Hai ragione Honoka.
Adesso restate qui: un medico verrà a dare un'occhiata ad
entrambe: ne avete bisogno tutte e due.--
--Va bene. Aspetteremo
qui.--
La classe speciale era
tutta riunita, dopo una settimana: l'edificio scolastico era rimasto
parzialmente inagibile, e questo aveva creato un po' di problemi.
Cosa che aveva favorito Nagisa, bloccata a letto per tre giorni.
Quando la videro
entrare la salutarono tutti e si comportarono nel modo più
normale. Come se non sapessero nulla.
--Come va la ferita
alla schiena?--
--Bene. Ormai non mi dà
più fastidio.--
--Posso vedere?--
Nagisa guardò
Cam sorpresa.
--Beh, non eri tanto
imbarazzata quando ti ho fasciato.--
--Mettiamo le cose in
chiaro. Primo, Honoka mi ha fasciato; secondo, era una situazione di
emergenza.--
Rispose quasi seccata
per coprire l'improvviso imbarazzo.
--Beh, le ho dato una
mano. Non conta qualcosa?--
Nagisa lo guardò
irritata, ma guardandolo vide che era davvero preoccupato.
Così si voltò
sfilando la maglia dalla gonna.
--Tira su piano la
maglietta. Mi dà ancora fastidio.--
Il ragazzo si mosse con
attenzione e arrivò a scoprire la ferita.
--Forse dovresti...--
--Cosa c'è?
Perché ti sei bloccato?--
--Questo è
militare.--
La ferita era
chiaramente visibile sotto uno strato di gel che fungeva da cerotto.
--Militare?--
--Già, si versa
sulla ferita e in meno di un minuto il gel si indurisce, blocca anche
l'emorragia. Funziona come cerotto, benda e disinfettante. Ed essendo
trasparente permette di controllare la ferita senza toglierlo.--
--Sei esperto.--
--Non proprio. Come mai
te l'hanno messa?--
--Cosa vuoi che ne
sappia.--
--Era quasi svenuta. Le
hanno fatto anche una trasfusione di sangue. Comunque i medici hanno
usato questo gel anche su altri feriti.--
Spiegò Honoka
improvvisamente interessata.
--In caso di emergenza
immagino che siano a disposizione delle vittime di calamità.
Ma di solito è riservata solo alle squadre operative in
missione.--
--Non saprei cosa
dirti.--
Le due amiche si
scambiarono uno sguardo d'intesa.
--Eh, no. Adesso
spiegateci.--
--Cosa vuoi dire?--
--Quello sguardo che vi
siete scambiate. Ho capito benissimo che sapete qualcosa.--
--Non sappiamo
niente.--
--Non mentire Nagisa.--
Le due si guardarono
intorno: sentivano gli occhi di tutti puntati addosso.
--Non è che
vogliamo sapere i fatti vostri. Ma perdonerete una certa curiosità
ora che sappiamo chi siete.--
Nagisa appoggiò
una mano sulla spalla di Honoka, che si rilassò.
--Non è che
vogliamo... nascondervi chissà cosa. Semplicemente se Cam ha
ragione significa che sul posto c'erano anche delle squadre
dell'esercito. E per quanto siano veloci, non credo che potessero
essere già arrivati.--
--Aspetta un attimo:
non mi piace quello che stai pensando.--
--Sarebbe a dire?--
Chiese un altro.
--Può darsi che
l'esercito sapesse già qualcosa e si stesse muovendo per
controllare quei cosi Giganti. Quindi il governo sa sicuramente più
di quello che ha lasciato intendere dai comunicati.--
--E naturalmente c'è
anche la possibilità che fosse tutta un'operazione del governo
che ne ha perso il controllo.--
--Voi due non parlerete
sul serio?--
--Sono solo ipotesi. In
questi giorni abbiamo parlato un po' tra di noi.--
--Onestamente non
avevamo pensato all'esercito.-- --Ma questo cerotto è una
pista che potrebbe essere utile considerare.-- --Credo che
l'ispettore non ne sappia niente.-- --Ma potrebbe fare qualche
domanda.--
--Ferma. Ferma. Cavolo.
Quando parlate in questo modo siete impossibili. Fate venire il mal
di testa.--
Honoka sorrise.
--Non è la prima
volta che ce lo dicono.--
--E allora cosa
farete?--
--Per il momento nulla.
Ci sono alcune cose che dobbiamo chiarire.--
--E poi, non sapendo
nulla di quei Giganti, non sapremmo che cosa fare.--
--C'è
qualcos'altro, vero?--
--Mi spiace Cam. Questa
è... questo è qualcosa di cui non possiamo parlare.--
--Va bene. Ma se
vorrete parlare, noi saremo qui. Giusto?--
--Certo.--
Rispose il resto della
classe.
Il suono di un telefono
li distrasse.
A scuola era vietato
usare il telefono, ma Honoka rispose senza esitazione.
--Ispettore.--
--Si, siamo a scuola.--
--Certo, contatteremo
le altre.--
--Ci saremo anche noi,
non è lontano.--
--Ci saremo anche
noi.--
Ripeté decisa.
--Aspettate un attimo.
Nagisa non è ancora guarita, e nemmeno tu sei in perfetta
forma.--
--I Superpoteri della
luce ci sosterranno.--
--Un accidente: se
fosse così non sareste ridotte in quel modo.--
--Comunque non possiamo
lasciare in giro quei cosi. Andiamo Honoka. Tu chiama Passion, io
chiamo Dream.--
Avevano già i
cellulari in mano mentre uscivano.
Cam guardò gli
altri dubbioso.
--Bisogna avere
fiducia.--
Si affacciò alla
finestra e fece in tempo a vedere un'auto della polizia ripartire a
sirene spiegate.
Diede uno sguardo
all'orologio e tirò fuori dallo zaino uno strano dispositivo.
--Cos'è
quello?--
--Permette di
intercettare le comunicazioni della polizia. Non può
trasmettere, ma almeno potremo avere un'idea della situazione. Ma non
sono sicuro che servirà davvero a qualcosa.--
In effetti servì
a poco: capirono dove erano comparsi i Giganti e l'entità dei
danni perché Cam conosceva tutti i codici delle forze
dell'ordine, anche se non spiegò come li sapesse.
Alla fine l'allarme
rientrò, ma le ragazze non tornarono che molto tardi.
--Sono distrutta. E per
fortuna che le altre hanno eliminato gli ultimi due.--
--È vero. Ma non
credo dipenda dalle nostre condizioni fisiche.--
--L'hai avvertita anche
tu, vero?--
--Già. Quella
sensazione non è sgradevole, ma è indubbiamente un
sintomo di qualcosa.--
--Secondo me è
un ricordino di Dark e Light.--
Replicò
preoccupata Nagisa.
--Eccovi qui.--
--Cam? Che ci fai
qui?--
--Vi ho conservato le
cartelle.--
--Grazie.--
--E ne approfitto per
vedere se state bene.--
--Nagisa!--
La ragazza si voltò
sorpresa.
--Rina, Shiho.--
--Abbiamo saputo che
eri ferita gravemente.--
--Non vedo come questo
possa interessarvi.--
Rispose la castana con
voce neutra.
--Ma Nagisa. Noi...--
--Voi cosa?--
La sua voce era dura.
--Siamo... amiche.--
--Amiche? Amiche che mi
fanno cacciare dalla squadra? Amiche che non mi guardano nemmeno se
mi incontrano per sbaglio? Amiche che mi hanno creato il vuoto
intorno?--
Le due ragazze non
risposero. La preoccupazione iniziale lasciò il posto ad un
imbarazzo fortissimo.
--Noi... non
volevamo.--
--Per fortuna che non
volevate, altrimenti cosa mi avreste fatto?--
--La cosa ci è
sfuggita di mano e non sapevamo più come rimediare. Ma
l'abbiamo fatto per te.--
Esclamò alla
fine Shiho.
Nagisa la guardò
stupefatta.
--Eri sempre più
distrutta, temevamo che volessi strafare, come tuo solito, e che per
questo prima o poi saresti morta.--
--Per degli allenamenti
troppo intensi?--
Nagisa chiese
sarcastica.
--Per... il resto.
Quello che fate voi due.--
Nagisa si irrigidì
subito.
--Voi... sapete.... che
siamo...?--
--Lo immaginavamo. Le
vostre assenze coincidevano. Le tue ferite erano le stesse.--
--E per questo avete
pensato bene di spargere malignità su di me.--
--Noi volevamo...--
--Avreste potuto
semplicemente parlarmi. E avreste almeno potuto restare mie amiche.--
--Ma Nagisa! Noi...--
--È troppo
tardi.--
Sbottò Nagisa
con un tono a metà tra rassegnato e irato. Si voltò per
andarsene, seguita da Honoka e da Cam.
--Aspetta! Honoka! Ti
prego falla ragionare.--
--No.--
La risposta netta e
senza alcun calore spiazzò tutti.
Rina e Shiho la
guardarono ad occhi spalancati.
--A causa delle
maldicenze Nagisa non è stata solo cacciata dalla squadra.
Ogni circolo, sportivo e non, l'ha rifiutata. La fiducia verso di lei
è venuta meno sia da parte degli insegnanti sia da parte degli
altri studenti. D'altra parte voi stesse la tenevate a distanza quasi
vi vergognaste di lei.--
--Lo sappiamo, ma non
sapevamo più come venirne fuori. Shiori ci ha preso la mano.--
--Oh, lo immagino. E
quando lei ha volutamente frainteso il mio tentativo di mediare tra
Nagisa e Shogo, tentativo che aveva il solo scopo di mantenere almeno
la stima sportiva di Shogo verso Nagisa, è sembrato un
tentativo di rubare il ragazzo a lei.--
Se possibile le due
spalancarono ancora di più gli occhi.
--Non lo sapevate? Loro
due si sono messi insieme. Purtroppo devo ammettere che sembrano una
bella coppia. Il fatto è che anche la mia amicizia con Shogo
si è spezzata. Ma non mi rifiuto di aiutarvi per questo
motivo. E naturalmente tutto questo ha avuto delle conseguenze a
casa. Provate a passare almeno una settimana isolate e disprezzate da
tutti e poi, forse, potrete immaginare. Non credo proprio che
possiate capire davvero cosa avete fatto.--
Aggiunse poi in un
mormorio.
Honoka non aveva mai
alzato la voce: aveva sempre parlato con tono tranquillo. E proprio
questo dava un peso tremendo alle sue parole.
Le due compagne di
lotta si allontanarono senza aggiungere parola.
--Non c'è che
dire. Avete fatto un bel macello.--
Rina e Shiho si volsero
verso Cam.
--La soluzione più
semplice era parlare con lei. Mi domando perché non l'avete
fatto.--
--Non avrebbe mai
accettato di rinunciare alla squadra.--
--Voi cosa ne sapete?--
--Tu cosa ne sai? Noi
eravamo amiche di Nagisa fin dalle medie.--
--Quindi la conoscete
bene? Balle. La conosco da pochissimo, e non è
l'irresponsabile che pensate. Da quel poco che ho capito aveva già
pensato a ritirarsi dalla squadra. E se sapevate chi era, cosa faceva
davvero quando spariva, avreste dovuto parlarle direttamente e
sostenerla.--
--Ma tu...--
Cam si guardò
intorno per assicurarsi di non essere sentito da altri.
--Il giorno
dell'attacco dei Giganti si sono trasformate di fronte a noi per
salvarci. Ed erano così dispiaciute di doverlo fare che noi
abbiamo fatto finta di niente. Perché trattarle normalmente
era la cosa migliore. Comunque, se vi interessa davvero, Nagisa si
era ferita prima, per proteggere noi.--
Gettò uno
sguardo per vedere se poteva raggiungere le due e poi diede un ultimo
consiglio.
--Adesso come adesso
Nagisa è ancora troppo arrabbiata. Di certo non vi perdonerà,
ma forse, con il tempo, potrete costruire un nuovo rapporto. Ma non
pretendete di tornare come prima.--
--Aspetta.--
Ma Cam si allontanò
di corsa in cerca di Nagisa e Honoka.
Le raggiunse all'uscita
dell'edificio.
--Ci avete messo un bel
po' di tempo.--
--Abbiamo incontrato
delle ex amiche.--
L'ispettore Nogami le
scrutò per qualche secondo.
--Capisco. Se non altro
non avete avuto altri malesseri. Vero?--
--No. Niente di che.--
--E non vi siete fatta
qualche idea?--
--Probabilmente si
tratta di un ricordino di Dark e di Light. Ma dovremmo parlare con la
Regina.--
--Solo che non possiamo
contattarla.--
--Avreste forse bisogno
di Mipple e Mepple?--
Le due guardarono
sbalordite la poliziotta.
--Come fate a conoscere
questi nomi?--
--Diciamo che si sono
presentati loro.--
Disse la poliziotta
spalancando la portiera dell'auto.
I due esserini erano
seduti con aria preoccupata, ma si lanciarono subito in braccio alle
rispettive partner.
Per alcuni minuti i
quattro restarono solo abbracciati, scambiandosi l'affetto di
rivedere cari amici.
--Ma come siete venuti
qui? Se ci fosse stato qualcun altro...--
--Era una cosa della
massima urgenza. E la Regina ci ha assicurati che avremmo trovato una
nuova amica qui.--
--Beh, fa una certa
impressione incontrare degli esseri così bizzarri. Ma dopo
aver incontrato voi mi riesce più facile accettare la loro
esistenza.--
--Ehi! Chi sarebbe
l'essere bizzarro?--
--Buono Mepple.
L'ispettore non voleva offenderti.--
--Si, si. Capisco.--
--Piuttosto: cosa c'è
di così importante da farvi venire qui e farvi scoprire.--
--È per voi
due.--
--Cioè?--
Chiese Honoka
perplessa.
--Parla Mepple. Non
nasconderci niente.--
Mipple e Mepple si
scambiarono uno sguardo d'assenso.
--La Regina vuole
vedervi.--
--Trasformatevi con
noi.--
Le due ragazze si
guardarono intorno, ma a parte Saeko non videro nessuno.
Fecero come era stato
suggerito, ma un paio di grida le bloccarono.
--Mepple! Mipple! Che
succede?--
--Nulla di grave.
Tenetevi ancora per mano, conoscete la procedura.--
Pur preoccupate le due
amiche annuirono, ed in breve furono nel Giardino della Luce. Ma
questa volta la sensazione fastidiosa era molto più intensa,
quasi un vero malessere.
--Venite ragazze.--
La voce della Regina le
guidò fino ai piedi del trono.
--Regina. Siamo
contente di rivederla. Ma dove sono il Gran Consigliere ed il Custode
delle Pietre?--
--Stanno mantenendo
attiva la barriera che vi protegge.--
--Barriera?--
--Proteggerci da
cosa?--
--Da voi stesse.--
--Maestà, ci
spieghi per favore. È qualcosa che ha a che fare con Dark e
Light?--
--Esatto.--
Passò un attimo
di silenzio prima che la Regina si spiegasse.
--Dark e Light sono
entità ancestrali. I Grandi Fulmini sono una loro creazione.
Gli esseri umani non potrebbero utilizzarli, oppure ne trarrebbero
gravi danni. Ma le Pretty Cure sono protette dai Superpoteri della
Luce, quindi non ne risentono. Tra parentesi i Superpoteri non sono
una mia creazione: li ho raccolti e purificati, ma credo siano un
residuo di Dark e Light. --
--E adesso invece?--
--La possessione di
Dark e Light vi ha contaminato. Non molto, ma in modo
irreversibile.--
--E questa
contaminazione?--
Chiesero all'unisono,
preoccupate.
--Vi ha permesso di
sopravvivere alla possessione, anche se dubito che per altri sarebbe
servito. Ma una conseguenza è che ha legato a voi i Grandi
Fulmini. Per questo potete invocarli anche senza essere trasformate,
anche se subite comunque dei danni.--
--Per questo possiamo
trasformarci anche senza Mipple e Mepple?--
--Esatto. Perché
le Pretty Cure esprimano tutta la loro forza ho legato insieme
Superpoteri e Grandi Fulmini, quindi, normalmente, quando voi due
chiamate i Superpoteri essi vi raggiungono per rpimi e vi proteggono
dai Grandi Fulmini. Ma ora voi potete chiamare direttamente i Grandi
Fulmini, per fortuna con loro vi raggiungono anche i Superpoteri, che
così vi proteggono, anche se non completamente.--
--E questo malessere?
Adesso è molto più forte e coinvolge anche Mipple e
Mepple.--
--Questa è
l'altra conseguenza.--
La Regina aveva
un'espressione insolitamente seria.
--Spiegateci maestà.--
--Un essere umano è
composto da corpo e spirito, e la contaminazione ha influenza su
entrambi. Questo cambiamento impedisce che i Superpoteri si
armonizzino perfettamente con voi.--
Le due guerriere erano
perplesse, così la Regina aggiunse una spiegazione.
--Quando raffinai i
Superpoteri mi resi conto della loro forza e pensai che non dovessero
essere utilizzati da Dotsuko. Per questo feci in modo che si
armonizzassero solo con gli esseri umani: se fossero caduti preda dei
soldati delle tenebre non avrebbero potuto esprimere il loro vero
potenziale.
Ma la contaminazione
che avete subito impedisce che essi si armonizzino con voi come hanno
sempre fatto. E questa differenza corrode il vostro spirito.--
--E Mipple e Mepple?--
--Loro sono le vostre
controparti. Quando vi trasformate con il loro aiuto, sono loro a
catalizzare i Superpoteri, per questo siete più potenti. Ma
allo stesso tempo siete anche più esposte alla corrosione.--
--Quindi anche loro
vengono corrosi?--
--Oh no. Rimangono
sempre abitanti del Giardino della Luce. Soffrono solo per la forte
empatia che hanno con voi due.--
Le due amiche si
guardarono negli occhi.
--Quindi, se ho capito
bene, se ci trasformiamo con Mipple e Mepple loro soffrono e la
corrosione è al massimo; mentre se ci trasformiamo da sole
loro non ne risentono, subiamo i danni dei Fulmini e siamo
leggermente più deboli.--
--Esatto.--
--E questa corrosione?
C'è modo di... invertirla?--
--Sembra di no. Se non
vi trasformate può darsi che lentamente i danni guariscano. Ma
questa è una cosa che non sappiamo con sicurezza. Finora
nessuna Pretty Cure era stato posseduta da Dark e Light.--
Black rimuginò
le informazioni a lungo, camminando in cerchio attorno a White, che
preferiva riflettere restando immobile.
--A proposito. Perché
siamo ancora Pretty Cure?--
La Regina guardò
White incuriosita, ma fu Black a chiarire la domanda.
--Ormai sono passati
alcuni anni da quando ci siamo trasformate la prima volta. Pensavamo
di tornare ad essere ragazze normali, ma abbiamo incontrato sempre
nuovi avversari. Non siamo più le ragazze un po' ingenue che
eravamo allora. Ci siamo accorte che, rispetto alle altre Pretty
Cure, siamo meno... pure. Perfino Passion ha un cuore più puro
del nostro.--
--Me lo avevi già
chiesto una volta, Nagisa.--
--Ricordo. Lei disse
che era per qualcosa nei nostri cuori. Ma ripensandoci, non è
una risposta. Non fraintenda: siamo più che orgogliose di
essere Pretty Cure, pur con tutto quello che abbiamo passato. Ma
proprio per questo forse non siamo più... degne di esserlo.
Per questo ci chiedevamo come mai i Superpoteri restano con noi, a
parte la storia della contaminazione.--
La Regina sorrise.
--I vostri dubbi sono
un motivo sufficiente. Ma la verità è che avete
frainteso la mia risposta allora.
Non è qualcosa
che si cela all'interno del vostro cuore, ma qualcosa nel cuore
stesso.--
Si concesse un altro
sorrise vedendo le espressioni perplesse delle sue guerriere.
--I cuori degli esseri
umani sono pieni di sentimenti: alcuni positivi e altri negativi. E
come molti, voi sapete esprimere i primi e controllare i secondi. Ma
tutti i cuori, anche i più puri, sono sempre velati: ciò
che si cela davvero in essi non è mai chiaramente visibile. I
vostri cuori invece sono limpidi come cristalli. Possono soffrire e
graffiarsi, scheggiarsi per le difficoltà e forse spezzarsi;
ma nessuna forza potrà mai sporcarli. Anche in pezzi saranno
sempre limpidi. È questo a rendere così accecante la
vostra luce.--
--Oppure la nostra
oscurità.--
Commentò
cinicamente Nagisa.
--Tu lo sai, Cure
Black: Dark non è un'entità malvagia.--
--No, è il buio
prima dell'alba... La notte quieta in cui si riposa... Il buio prima
della nascita.--
--Sei diventata anche
una poetessa.--
Scherzò Honoka.
--Proprio la limpidezza
del vostro cuore vi dà forza e vi protegge.--
--Siamo solo due
ragazze.--
--Il male può
oscurare un cuore e renderlo cieco gettando ombre su di esso. Ma i
vostri sono limpidi: non c'è posto per creare ombre. Per
questo i Superpoteri sono ancora con voi.--
Nagisa fece un lungo
sospiro.
--Grazie Regina. Vi
chiediamo di salutarci il Gran Consigliere e il Custode delle
Pietre.--
--Spero che Mipple e
Mepple possano venire a trovarci.--
Aggiunse Honoka.
--Che cosa intendete
dire?--
Anche Mipple e Mepple
apparvero, curiosi e preoccupati.
--Immagino che lo
sappiate già: una nuovo pericolo minaccia il nostro mondo. E
non possiamo permettere che i nostri amici soffrano a causa nostra.--
--Ma continuare a
trasformarvi finirà per uccidervi.--
--Beh, le Pretty Cure
combattono sempre a rischio della propria vita.--
--Ma se saremo veloci,
forse faremo in tempo a battere questo nemico prima di subire danni
eccessivi.--
--È troppo
pericoloso.--
Ribatté la
Regina.
--Forse. Ma ora come
ora solo noi possiamo essere le Pretty Cure del Giardino della Luce.
Non possiamo rinunciare a questa forza se ce n'è bisogno.--
--C'è un motivo
se le Pretty Cure vengono definite Leggendarie Guerriere. E voi lo
dimostrate al meglio. Buona fortuna.--
--Grazie maestà.--
Tornarono sulla terra
esattamente da dove erano partite.
--Ispettore! Ci ha
aspettato per tutto questo tempo?--
--Non è poi
passato molto tempo. Ma voi siete molto pallide. Avete scoperto
qualcosa?--
--No. Era una questione
che riguardava solo noi.--
--Non aveva niente a
che fare con questo caso.--
--E quegli esserini?
Sono rimasti nel Giardino della Luce?--
--Si.--
L'ispettore era una
donna piena di intuito ed esperienza: capiva che c'era qualcosa sotto
ma che le due ragazze non avrebbero parlato.
Ed erano troppo in
sintonia per lasciarsi sfuggire qualsiasi informazione.
--D'accordo. Come
volete. Venite: vi accompagno a casa e vi aggiorno sulle ultime
novità. Magari con il vostro aiuto riusciamo a scoprire
qualcosa.--
Collaborare con la
polizia era una cosa che non avevano mai immaginato, ma riconobbero
che era utile. Sia perché ottenevano molte informazioni che
altrimenti non avrebbero saputo come ottenere, sia perché
saltuariamente potevano ottenere piccoli favori.
--È vero che Doc
non fa domande, ma anche lui guarda la televisione e legge i
giornali. Sono convinta che abbia già capito chi siete,
ragazze. La tua ferita alla coscia e la tua lussazione sono identiche
a quelle di Black e White quando hanno usato la Terapia Arcobaleno.--
--E quando avrebbe
visto...--
--Quando? In questa
città ci sono telecamere dappertutto. È già un
miracolo che nessuno abbia mai scoperto la vostra identità.--
--Hai ragione. Vorrà
dire che la prossima volta prima lo stendiamo e poi lo
purifichiamo.--
--Almeno ha detto
qualcosa?--
--Lo interrogheremo
molto presto, il tempo di risolvere una questione di competenza con
le forze di difesa.--
Saeko cambiò
discorso notando la strana espressione delle due.
--Qualcosa non va?--
--No, tutto a posto.--
--Non mi pare. Quel
tizio sembrava guidare i Giganti e quando siete riuscite a catturarlo
avete deciso di usare quella vostra Terapia per far sparire quella
sostanza verdastra che lo ricopriva.--
--Ci era parso che
potesse essere una persona soggiogata da una qualche forza malefica.
Per questo abbiamo pensato di purificarlo.--
--L'effetto è
stato notevole, anche se avete rischiato grosso.--
--Già, era molto
più resistente di quanto pensassimo.--
--Non sembra una
situazione nuova per voi.--
--Diciamo che è
esperienza.--
La risposta di Honoka
era spenta, come se ricordasse qualcosa di molto triste.
--Spero che teniate
conto anche di questa esperienza: potrebbe costarvi molto più
caro un'altra volta.--
--Hai ragione Saeko.
Ma, tornando al discorso di prima, non potremmo certo andare in
ospedale senza dare spiegazioni.--
--È vero. Dover
inventare qualche scusa sarebbe troppo complicato. E poi tutte le
segnalazioni arriverebbero al tuo ufficio e dovresti insabbiarle. Ti
risparmiamo un po' di lavoro.--
--Non scherzate
ragazze. Avrete capito anche voi che la situazione non è così
semplice. Non si tratta di nemici... magici... che potete distruggere
senza problemi. Sicuramente c'è qualcuno che sta indagando per
scoprire chi siete. E possibilmente mettervi fuori combattimento
prima che lo intralciate troppo.--
--Perché, credi
che altri nemici non lo abbiano fatto?--
Nagisa era irritata,
probabilmente per i punti e la fasciatura che le stringeva la gamba,
e stava alzando la voce forse più di quanto intendesse.
Fortunatamente
l'ufficio della poliziotta garantiva parecchia riservatezza.
--Non intendevo dire
questo.--
Rispose l'ispettore
senza esitazioni, anche se con qualche difficoltà: negli
ultimi tempi le due guerriere avevano espressioni sempre più
dure, che inquietavano perfino le loro compagne.
E nella vita di tutti i
giorni erano diventate brusche.
Per Nagisa, anzi,
sembrava che tornare al colore naturale di occhi e capelli fosse
sempre più difficile.
--Lo sappiamo cosa
intendi.-- --Questi esseri sono probabilmente guidati da qualche
essere umano, forse un'organizzazione criminale, forse addirittura
qualche struttura governativa deviata.-- --E diventa molto difficile
individuare delle persone normali.-- --Magari sono dei tuoi colleghi
che non si rendono nemmeno conto di cosa stanno per causare.--
--Tuttavia non credere che altri nemici che abbiamo affrontato non
usassero sistemi simili.-- --E poi sentiamo di poterci fidare del
Doc.--
Saeko alzò una
mano in segno di resa
--Ragazze, vi prego,
non parlate in questo modo. Ve l'ho già detto.--
Subito l'irritazione
delle due svanì.
--Scusaci Saeko. Non lo
facciamo apposta.--
--Lo so. È solo
difficile abituarsi. Come a tutto il resto. A volte mi sveglio e
penso che sia solo un sogno.--
--Purtroppo non è
così.--
Nagisa si distese
nuovamente sul divano.
--Sai, un lato positivo
c'è: almeno abbiamo finito gli esami. E magari non sarò
bocciata.--
--Ti eri preparata
bene.--
--Lo so. Peccato che
avessi un sonno arretrato...--
--Hai ancora difficoltà
a dormire, Nagisa?--
--Non proprio, Saeko.
Solo che non mi sento molto riposata quando mi sveglio.--
--Dovresti parlarne con
Doc.--
--Per dirgli cosa,
Saeko? Che la sensazione...--
La donna la guardò,
invitandola a concludere, ma la ragazza non aggiunse altro.
Anche Honoka aveva uno
sguardo serio, ma non sembrava intenzionata a fare commenti.
Rimase in attesa per un
po', infine sospirò scoraggiata.
--Sentite. È il
caso che parliamo chiaro.--
Le due amiche la
guardarono perplesse.
--Pensate di poter
andare avanti in questo modo? In qualche modo sembra che la vostra
forza stia aumentando, però anche i momenti in cui siete
distratte e come senza forze, stanno aumentando.--
--È solo un po'
di stanchezza. Non c'era mai capitato di dover combattere in modo
così continuativo.--
Minimizzò
Nagisa.
--Nemmeno le vostre
compagne ci credono. Mi hanno detto che sembrate più deboli
che in passato, anche se state recuperando. Però quei momenti
di appannamento non vi erano mai successi.--
--Te lo abbiamo
detto.--
La donna sospirò
di nuovo: a quanto pareva doveva essere brutale.
--Quanto vi resta da
vivere?--
Due paia d'occhi la
fissarono di colpo, quasi spaventati.
--Pensate che nessuno
abbia notato dei cambiamenti?--
Ancora nessuna
risposta.
--E poi Mipple e Mepple
mi hanno raccontato tutto.--
Questa volta furono le
due ragazze a sospirare.
--Dovevamo immaginarlo
che avrebbero raccontato tutto.--
--Perché non
volete farlo sapere? Di certo le vostre compagne vi avrebbero coperto
assai di più in battaglia.--
--A rischio di
scoprirsi loro stesse. Non avrebbe molto senso dare a noi un po' di
tempo in più se...--
--Non vi fidate delle
vostre compagne? Eppure sapete che anche loro, da quanto mi hanno
detto, hanno combattuto battaglie molto pericolose.--
--Lo sappiamo. Tra
tutte siamo forse noi le più deboli.--
--E allora?--
--Se vi hanno detto
tutto non c'è bisogno di spiegazioni.--
--Invece si. Se temete
di non essere affidabili, dovreste restare fuori dalle battaglie.--
--Beh, ti assicuro che
non cederemo certo nel bel mezzo di uno scontro.--
--Lo so Nagisa. Ma
allora spiegatemi: perché volete andare incontro alla morte?
Le altre ragazze sono preoccupate e mi hanno chiesto se so qualcosa.
Cosa dovrei rispondere? Che le loro care senpai cercano di suicidarsi
in grande stile?--
--Un'idea del genere
non ci è mai passata per la testa.--
Si affrettò a
chiarire Honoka.
--Non si direbbe.
Ragazze, per favore, ditemi la verità.--
Il tono caldo di Saeko
convinse le ragazze.
Nagisa guardò
Honoka e le fece un cenno affermativo.
--Lo hai detto tu
all'inizio: in questa guerra sono coinvolti sicuramente delle
persone, degli esseri umani. E quando combattiamo sappiamo benissimo
che possiamo ferirli o anche peggio. Non sono cose facili da
accettare. È meglio che siamo noi a sopportare.--
--Perché voi e
non loro?--
Ci fu un lungo silenzio
prima che la risposta arrivasse.
--Eravamo ancora agli
inizi della carriera, se si può dire così, quando
abbiamo dovuto affrontare un demone assieme a... due compagne.
Purtroppo alla fine un loro caro amico è morto. Era stato
trasformato in un mostro e non lo sapevamo. È stata una di
loro a colpirlo, ma la colpa è nostra: non ci eravamo
impegnate abbastanza.--
--Ci hanno accusato di
aver causato la sua morte. Cosa avremmo dovuto rispondere?--
--Abbiamo visto il loro
dolore, la loro tristezza, il loro odio.--
Ci fu qualche momento
di silenzio.
--Con il tempo abbiamo
ripreso i rapporti, ma non so se ci hanno davvero perdonato.--
Ammise Nagisa.
--Sappiamo benissimo
che il dovere delle Pretty Cure potrebbe richiedere la vita di ognuna
di noi. E nessuna di noi teme questa eventualità. Ma vivere
con il rimorso di aver ferito o ucciso delle persone, fossero anche
degli sconosciuti, vorremmo risparmiarlo a loro.--
Aggiunse Honoka
--Vi sentite
colpevoli.--
--Forse si. Anzi,
sicuramente. E d'altra parte loro sono ancora delle vere Pretty Cure:
perché rovinarle?--
--Cosa intendi dire
Honoka? Anche voi lo siete. Dite di essere le più deboli, ma
le vostre compagne dicono il contrario.--
--Non è una
questione di pura forza. L'esperienza conta. E poi siamo solo in due
e la nostra sintonia è molto migliore che in un gruppo
numeroso: invece di compensarci, ci rinforziamo a vicenda.--
--Ma ci sono altre
coppie tra le altre Pretty Cure.--
--Cosa vuoi che ti
diciamo? Sarà che a forza di combattere ci abbiamo preso
gusto.--
--Non mentire Nagisa.--
--E va bene. Sarà
che vogliamo finirla in fretta, nella speranza che ci resti un po' di
spirito e di corpo per vivere. Sarà che abbiamo davvero paura
di morire, e per questo saremmo anche disposte ad andare oltre i
limiti. Sarà che questo ci sembra comunque sbagliato.--
La ragazza guardò
la donna con aria incerta.
--Saeko, noi non
possiamo tirarci indietro: non ne siamo capaci. E quello che ci fa
davvero paura è che il timore di morire ci faccia fare cose
sbagliate. In altre occasioni sapevamo che poteva accadere come una
possibilità: adesso invece è una certezza se non
facciamo presto. Per questo non vogliamo perdere tempo; prima che la
paura ci faccia fare qualcosa di sbagliato.--
Nagisa non sembrava
voler aggiungere altro, ma Honoka proseguì, chiarendo il loro
pensiero.
--Sai che i Superpoteri
della Luce sono legati a noi. Se noi restassimo a guardare sarebbero
inutili. L'unico modo, come hai pensato, è che noi moriamo. Ma
allora forse toccherebbe ad altre ragazze diventare Pretty Cure. È
un grande onore, ma comporta anche molta sofferenza. Vorremmo
evitarla ad altre, se possibile.--
--Se vuoi dire che il
nostro è egoismo, che non vogliamo rinunciare a fare le
protagoniste, accomodati. Forse hai ragione. Il fatto è che ci
stiamo perdendo, o forse ci siamo già perse. Chi lo sa?--
Aggiunge Nagisa,
spaventata eppure aggressiva.
Sembrava quasi sul
punto di piangere.
E Saeko notò che
capelli e occhi erano di nuovo del colore naturale.
--Prima... prima di
arrivare a questo ufficio sono stata membro di diverse squadre
investigative. Ho visto molte cose brutte. Ho anche sparato per
difendermi, o per difendere i miei compagni. Non ho mai ucciso, è
vero, però posso capire quello che pensate.--
Si alzò e
raggiunse le due sul divano abbracciandole.
--Volete farvi carico
da sole di questo peso.--
--A chi dovremmo
chiedere aiuto? Siamo andate avanti in questo modo perché non
potevamo fare diversamente.--
--Ma adesso potete
chiedere aiuto.--
--È troppo
tardi. Non esiste una cura per la nostra condizione. E non possiamo
restare a guardare. Dobbiamo scoprire cosa sta succedendo e dobbiamo
eliminare questa minaccia. E per farlo dobbiamo combattere anche noi.
Se questo significa che moriremo presto, beh, te l'ho detto: abbiamo
già rischiato in tante altre occasioni.--
--Non è così,
ragazze. E lo sapete. Non pretendo di conoscere tutto, ma voi mi
sottovalutate. Non sono in questo ufficio perché sono una
bella donna. Avete detto di aver paura di perdere il controllo, di
fare cose che non vorreste fare. Non sarò la vostra Regina, ma
mi vanto di saper conoscere le persone. Anche se camminaste sul
limite tra giusto e sbagliato, non vi perdereste.--
Il silenzio era più
tranquillo.
--Sei molto gentile,
Saeko. Ma cosa sai veramente di noi? Ti hanno raccontato di Cure
Sword?--
--Si. E capisco cosa
pensate. Ma voi non farete lo stesso errore.--
--Come fai ad esserne
sicura?--
--Perché mi fido
di voi.--
--Stupidaggini.--
L'ispettore stava per
ribattere quando il suono dell'interfono la distrasse.
--Si?--
--È arrivato il
Maggiore Kusanagi delle Forze di Difesa.--
--Makoto?--
--Esatto.--
--Due minuti.--
Chiuse il contatto e
rimase immobile a pensare: chissà, forse era un segno del
cielo.
--Volete incontrarla?--
--È l'ufficiale
di collegamento che aspettavi? Quello che dovrebbe aiutarci con le
indagini?--
--Esatto Honoka. Spero
che ci dia una mano, ma potrebbe anche avere l'ordine di escludere la
polizia.--
--Può farlo?--
--Questo non dipende da
lei, ma certamente un suo rapporto avrebbe il suo peso, in un verso o
nell'altro.--
Per qualche momento le
due miche rifletterono scambiandosi solo un rapido sguardo.
--Ti fidi di lei?--
Saeko ponderò le
parole.
--È un'amica,
Nagisa. Ed è onesta.--
Le due amiche si
scambiarono un altro sguardo.
--Incontriamola adesso.
Non serve a niente perdere tempo.--
--D'accordo.--
--Falla passare.--
Ordinò Saeko
alla segretaria mentre si alzava per andare incontro all'amica.
La donna che entrò
era piuttosto alta e con un aspetto grazioso più che bello.
Aveva un'espressione felice, ma anche seria, e doveva essere una
donna abituata a combattere, a giudicare dal fisico e dal modo di
muoversi. Da un certo punto di vista assomigliava molto alla
poliziotta.
Abbracciò
calorosamente Saeko.
--È un sacco di
tempo che non ci vediamo. Ma non eri stata promossa?--
--Si, ma tutti mi
conoscono come Maggiore.--
--Dovremmo fare una
rimpatriata.--
--Se c'è anche
Kaori ci sto, ma le gemelle?--
--Non ti preoccupare:
sono troppo impegnate con le loro nuove storie.--
--Allora d'accordo.--
Si voltarono entrambe
verso le due ragazze.
--Lasciate che vi
presenti. Lei è Makoto Kusanagi, tenente colonnello delle
Forze di Difesa. Ufficiale di collegamento per questo caso.--
--Mentre loro sono
Nagisa Misumi e Honoka Yukishiro. Alias Cure Black e Cure White.--
Replicò Makoto.
Le due rimasero
spiazzate.
--E lei come lo sa?--
--È il mio
lavoro raccogliere informazioni. E voi vi siete messe parecchio in
mostra in quest'ultimo periodo.--
--Avremmo preferito
evitarlo.--
--È una cosa a
cui possiamo pensare.--
--Sarebbe a dire?--
--Questi sono gli
ordini che ho ricevuto: la questione di quei mostri passa sotto il
controllo delle Forze di Difesa. La collaborazione con la polizia
resta in piedi, almeno per ora. Cioè fino a quando non
scopriamo qualcosa di più. Per quanto riguarda le Pretty Cure,
dal momento che sono le uniche che riescono effettivamente ad
abbattere quei Giganti, devono essere contattate e convinte a
collaborare. Vista la situazione, e fino ad un cambiamento della
stessa, cioè fino a quando non avremo risultati senza di voi,
dobbiamo trattarvi con la massima cortesia.--
--Sembra tutto chiaro:
volete il nostro aiuto finché non riuscirete a distruggere
quei mostri in maniera autonoma. Ma durante e dopo?--
Chiese Nagisa.
--Durante e dopo?--
--Le armi tradizionali
non hanno efficacia, e non resta molto da analizzare dopo il nostro
intervento.-- --Anche il prigioniero ora è completamente
purificato, quindi dubito che possa servire a questo scopo.-- --Tutto
questo significa che per sviluppare delle armi adeguate dovrete
studiare noi. Saremmo le vostre cavie?-- --E una volta che questa
storia sarà conclusa torneremo nell'anonimato o saremmo
schiave delle Forze di Difesa?--
Makoto non diede segno
di essere infastidita dal modo di parlare delle due guerriere.
Le guardò solo
con attenzione, notando le espressioni decise e l'apparente calma che
conservavano
--Studiarvi sarebbe
sicuramente utile, tuttavia il comando ritiene che la priorità
sia eliminare quei Giganti: visto che funzionate, conviene usare voi.
La sostanza di quei Giganti, una volta colpita, non sembra creare
problemi, quindi verranno fatte analisi su quella e su eventuali
altri residui. Se riusciamo a trovare la base da cui partono, o che
li genera, potremmo sicuramente avere accesso a tutte le informazioni
che ci servono. Naturalmente vi daremo tutto il supporto che può
servirvi per affrontare le battaglia. Per esempio avreste bisogno di
una tuta più protettiva, e anche di qualche lezione di
autodifesa. Per il resto, l'idea è quella di una
collaborazione temporanea: quando tutto sarà concluso voi
sarete libere e non ci saranno più contatti.--
--Sembra troppo
bello.-- --Senza nulla togliere alla vostra buonafede, queste
condizioni sono troppo buone.-- --Vogliamo avere accesso a tutte le
informazioni anche noi.-- --E scegliere noi se e come intervenire.--
--E anche che le altre restino fuori dalla questione.--
--Le altre Pretty Cure,
di cui conosco alcune identità, si sono già rivelate
indispensabili.--
Replicò Makoto
con sguardo dubbioso: aveva notato l'espressione di Saeko e sapeva
che le due ragazze non erano così ingenue da poter affrontare
da sole quella minaccia.
--Vogliamo essere noi a
contattarle. E che non vengano registrate da nessuna parte.--
--Posso capire che
vogliate proteggerle, ma...--
--È piuttosto
semplice Makoto: è una combinazione tra sensi di colpa ed
istinto materno.--
L'ufficiale guardò
l'amica perplessa.
--Istinto materno?--
Honoka era perplessa.
--So a malapena che
cosa sia l'amore e tu mi parli di...?--
Nagisa si interruppe,
vedendo lo sguardo sicuro di Saeko.
--Forse è il
caso che ci fermiamo un attimo e chiariamo bene le cose, sia a Makoto
che tra di noi. Ci sono alcune cose, però, che vorrei tenessi
per te. Va bene?--
--D'accordo: tutto
quello che mi direte qui sarà confidenziale.--
La spiegazione
dell'ispettore fu lunga, ma chiara.
Honoka e Nagisa
dovettero ammettere che la poliziotta aveva indovinato molto più
di quanto si erano dette.
--Molte cose non te le
avevamo raccontate. Hai contattato le ragazze direttamente, vero?--
--E non parliamo solo
della questione che ci riguarda.--
--Potevate
aspettarvelo.--
--Si, certo. Non
abbiamo mai preteso di essere le uniche a parlare con la polizia. Né
di essere le uniche a fornirti informazioni, Saeko.--
A quel punto Makoto
intervenne.
--Devo correggere
l'opinione che mi ero fatta di voi. Posso capire il vostro modo di
agire e alcune vostre scelte. Riconosco che sapete guidare bene il
vostro gruppo, e come combattenti non siete male. Un vero allenamento
vi sarebbe utile, secondo me, anche se è piuttosto difficile
prepararne uno per voi. E in più siete molto realiste.--
--Grazie.--
--Ma pensate davvero,
con le condizioni che avete esposto prima, di mettere al sicuro voi
stesse e le vostre amiche?--
Nagisa non rispose
subito.
--Ci proviamo. Saeko ha
detto che siete onesta: credo che possiamo fidarci della vostra
parola.--
Honoka annuiva.
Makoto sorrise.
--Mi piacete. Davvero.
Dovrò studiare un po' la situazione, ma penso di potervi
venire incontro per qualcosa.--
--È già
qualcosa.--
--La ringraziamo.--
--Su, su. Niente
complimenti: chiamatemi Makoto. Piuttosto: parlate sempre in questo
modo voi due? Diventa fastidioso.--
--Scusaci. Ce lo dicono
spesso.--
--Immagino che sia
normale. Dite un po': non è che, oltre alle vostre compagne e
alle vostre famiglie, volete proteggere anche qualche fidanzato?--
Le due rimasero
perplesse.
--Istinto materno,
eh?--
Chiese ancora Makoto a
Saeko.
--Mi pare evidente.--
--Ma a noi no. Cosa
intendete dire con questo?--
--Non abbiamo mai...
beh, insomma, non abbiamo bambini.--
--Lo so. Scusatemi
ragazze. Ma Makoto ha capito subito cosa intendevo. Come voi due vi
capite al volo, anche noi abbiamo un nostro gergo per capirci. E poi,
non potete negare che il desiderio di proteggere le vostre amiche è
molto simile a quello delle madri che vogliono proteggere i propri
figli.--
--Può essere. Ma
ti pare che noi possiamo avere quell'istinto?--
--Il fatto di essere
giovani, o di non aver mai avuto rapporti, non significa nulla. È
un istinto naturale.--
--Può darsi. Ma
ti stai dimenticando che noi siamo guerriere.--
Makoto le guardò
con attenzione.
--Detto da altre,
farebbe ridere. Ma voi due lo siete davvero. E non parlo dei
Superpoteri. È la vostra anima, prima di tutto, che vi guida e
vi spinge. Anche il fatto che vogliate combattere a tutti i costi,
non è arroganza. Avete visto una possibilità, per
quanto piccola, e volete sfruttarla.--
--Dici?--
Nagisa era scettica.
--Certo: non siete tipi
da nascondersi mentre altri risolvono il problema. E sapete bene che
il vostro aiuto è necessario. Se anche ci fossero due nuove
Pretty Cure non avrebbero la vostra forza.--
--Non ne sai molto di
noi.--
--La forza è
anche qualcosa che dipende dall'esperienza e dall'istinto. Vi ho
viste combattere, e tanto mi basta. E poi non avete alcuna garanzia
che due nuove Pretty Cure saranno subito pronte.--
--Puoi girarla come
vuoi. Probabilmente è solo la paura che ci fa rischiare il
tutto per tutto.--
--Secondo un vecchio
detto, quando sfuggi alla morte in realtà le vai incontro.--
--Non è che
affrontandola ci siano tante speranze.--
--Forse no. Ma superare
la paura è una cosa che pochi sanno fare davvero. E da quanto
mi avete detto, la speranza vi ha sempre guidate alla vittoria.
Affrontare la morte significa, in un certo senso, sceglierla:
decidere come e quando arrendersi. Questa almeno è la mia
opinione.--
Makoto guardò
entrambe le ragazze con un sorriso.
--E voi due mi date
proprio questa impressione.--
Sia Nagisa che Honoka
erano incerte, ma non avrebbero saputo come esprimere i propri dubbi,
così si limitarono ad annuire.
Fu Saeko ad
interrompere il silenzio.
--Sentite: si è
fatto piuttosto tardi. Sarete anche le leggendarie Pretty Cure, ma
siete anche ferite. Vi faccio accompagnare a casa, così potete
riposarvi. Io e Makoto vedremo di chiarire i dettagli di questa
collaborazione, se vi sta bene.--
--Va bene. Ma non
occorre che ti scomodi: torniamo a casa da sole.--
--D'accordo.--
--Solo un'altra cosa.--
Entrambe si volsero
verso Makoto.
--Se potete, evitate di
parlare in quel modo: diventa irritante alla fine.--
Ma lo disse sorridendo.
--Che cosa ne pensi
Makoto?--
--In questa situazione
avrebbero potuto chiedere quello che volevano. Sono due ragazzine fin
troppo sagge.--
--Potrai tenerle al
sicuro?--
--Ci tieni, Seko?--
--Sono mie amiche. E
per quello che le aspetta mi fanno una grande tenerezza.--
--Certo chi ha una
malattia terminale non è in una situazione migliore.--
--Non è la
stessa cosa: se loro combattono...--
--Si, capisco cosa
intendi. E capisco anche il loro punto di vista. Ti ho detto che mi
piacciono. E non ho detto per scherzo che le considero vere
guerriere. Il generale Bakui, che è stato nominato
responsabile delle operazioni, è un tipo a posto. Lo
convincerò a darmi carta bianca su come gestire le Pretty
Cure.--
--Ti ringrazio, anche
da parte loro.--
--Aspetta a
ringraziarmi. Io darò tutto l'aiuto possibile, ma saranno loro
a combattere e a... consumarsi.--
--Per fortuna abbiamo
preso l'ultimo treno. Onestamente non me la sarei sentita di
camminare fino a casa.--
--Già. E anche
farci accompagnare da un'auto della polizia non mi sembrava una buona
idea. Chissà cosa avrebbero pensato i vicini.--
--Vista l'ora, forse
penseranno male lo stesso. Senti, visto che tua nonna torna domani
perché non ti fermi a casa mia?--
--Sei sicura che non
disturbo?--
--Ehi! Sei quasi una
seconda figlia per mia madre.--
Replicò allegra
la bionda entrando in casa.
--Grazie Nagisa. È
bello sentirsi accolta in questo modo. Purtroppo sai che i miei ormai
stanno divorziando. Non mi dicono nulla, ma ho quasi l'impressione
che mi incolpino di qualcosa.--
--Non devi pensarlo
neanche per scherzo, Honoka.--
--Mamma! Accidenti, mi
hai fatto prendere un colpo.--
--Tra gli adulti
possono venire a crearsi problemi di vario genere, ma non esiste che
i genitori si separino dai figli o a causa dei figli. Questo è
un legame indissolubile. Certo, possono esserci momenti di alti e
bassi, ma non dubitare mai del loro amore. O di essere tu la causa
dei loro problemi.--
--Grazie signora...--
--Alt. Cosa ti ho detto
e ripetuto?--
--Grazie Rye.--
--Bene. Venite, vi
preparo qualcosa di caldo. Immagino che non abbiate neanche cenato.--
--Effettivamente no.
Siamo state prese dai discorsi con Saeko e il tempo è
volato.--
--Capisco.--
La donna non chiese
altre spiegazioni: da quando aveva scoperto la doppia identità
della figlia aveva deciso di non forzarla se non voleva parlare.
--Stavo pensando che in
realtà non ci hanno risposto.--
--Saeko e Makoto?
Riguardo?--
--All'istinto
materno.--
--Beh, razionalmente mi
sembrava una spiegazione chiara. D'altra parte dubito che potrei
capire cosa intendono davvero.--
--Istinto materno?--
Non poté fare a
meno di chiedere la signora Misumi.
--Proprio così.
In pratica Saeko diceva che il nostro desiderio di combattere è
dovuto al nostro istinto materno. Solo che non ci sembrava una
risposta molto sensata.--
Rispose Nagisa
sedendosi con attenzione.
--Cosa hai fatto alla
gamba?--
--Niente di grave
mamma.--
Rye la scrutò
con attenzione, e poi osservò anche Honoka.
--Nulla di
preoccupante, Rye. Ci hanno già rimesso in sesto.--
--Parlavate di istinto
materno, e vi chiedevate cosa fosse, se non sbaglio.--
--Dove sono papà
e Ryota?--
Chiese Nagisa cercando
di sviare il discorso.
--Tuo padre è
andato ad una rimpatriata tra compagni di scuola.--
--Cavolo! È
vero. La fanno tutti gli anni.--
--E tuo fratello è
stato invitato ad una festa.--
--Invitato? Non sarà
quella Kasumi?--
--Sei gelosa Honoka?
Una volta aveva occhi solo per te.--
--Gelosa? Affatto, Rye.
Solo che l'ho incontrata un paio di volte e mi ha fatto una strana
impressione.--
--Forse allora è
lei ad essere gelosa di te. Ryota le ha parlato in termini
entusiastici di te.--
La ragazza guardò
dubbiosa la madre della sua amica.
--Mi rendo conto che la
vostra... attività, vi ha impedito di avere una vita normale.
E tu stessa non ti rendi conto del tuo fascino. Ryota aveva una cotta
per te, anche se magari Nagisa non te l'ha mai detto e lui adesso
negherebbe. E probabilmente Kasumi teme il confronto con te.--
--Ma io...--
--Non preoccuparti, per
una volta posso dirlo io. È una cosa normale. Tu non devi fare
niente.--
La donna sorrise
rassicurante.
--E adesso posso sapere
in che condizioni siete?--
Probabilmente Nagisa
avrebbe liquidato la domanda con una risposta brusca, ma qualcosa nel
tono della madre le fece cambiare idea.
--Honoka ha avuto uno
strappo alla spalla mentre tenevamo fermo un tizio che era stato...
contaminato.--
--E tu invece?--
--Ormai lo avevamo
purificato quando ha avuto una reazione e... mi ha... pugnalata alla
gamba.--
La donna sgranò
gli occhi. Ma non disse nulla.
--Ma ci hanno già
medicate.--
Si affrettò ad
aggiungere.
--Vedi, anche questa
frase con cui cerchi di tranquillizzarmi, è un esempio di
istinto materno.--
Rye guardò
entrambe.
--Una madre, ma anche
un padre, cerca sempre di evitare che i figli soffrano inutilmente.
Sappiamo benissimo che non si può farli vivere sotto una
campana di vetro, che devono farsi la loro vita autonomamente. Per
questo i genitori cercano sempre di proteggere i figli. Non tanto
perché non soffrano, ma perché invece di un dolore che
li distruggerebbe, ne sopportino uno che possa renderli più
forti. Non è qualcosa che si può insegnare, ma che
viene spontaneo. E voi due avete in abbondanza questo istinto. Anche
quando non parlavate della vostra identità, era una
conseguenza di questo vostro istinto: non volevate farci
preoccupare.--
--Ci fai troppo brave,
mamma.--
--Non credo. Posso
essere stata cieca, ma sapevo che c'era qualcosa di molto importante.
I tuoi occhi sono sempre stati limpidi, anche quando accampavi
scuse.--
--Mi dispiace.--
--Beh, non si può
tornare indietro. Però non potete nemmeno pretendere che le
persone che vi vogliono bene non si preoccupino per voi. Sapere cosa
fate, sapere cosa rischiate, ci fa preoccupare. Così come voi
vi preoccupate per le vostre amiche, e per noi.--
--Capisco cosa vuoi
dire, e mi dispiace. Non è giusto, ecco. Però...--
--Però se non vi
vedessimo forse ci preoccuperemmo meno.--
Nagisa spalancò
gli occhi.
--Ti conosco. Posso
immaginare cosa stai pensando. Per proteggere noi, tu e Honoka siete
disposte ad andare via di casa. Così noi dovremmo
accontentarci delle poche notizie che si sentono alla televisione o
che si leggono nei giornali. E magari un po' alla volta vi
dimenticheremmo.--
Le due amiche non
replicarono.
--Dovete imparare
ancora qualcosa sull'istinto materno: anche senza vedervi
continueremo a pensare a voi. Sarà più facile, ma solo
un po'.--
--Ecco... noi... Ci
dispiace.--
--Quello che ha detto
Nagisa, prima, è vero: sei una seconda figlia per me. E
vedervi andare via sarà certamente doloroso. Ma se questo
servirà a darvi un po' di pace, a nostra volta saremo più
tranquilli. E poi non sarà per sempre: conto che possiate
andare all'università senza problemi.--
--Ancora scuola? E io
che speravo di aver finito.--
Ma nonostante il tono
allegro Nagisa piangeva.
--Oh mamma.--
Si ritrovarono tutte e
tre abbracciate e in lacrime.
--Dovete ancora
crescere, ma sono così fiera di voi.--
Le due amiche sentivano
in qualche modo che con le lacrime se ne andava anche una parte della
loro vita.
Rye sentiva che c'era
qualcos'altro, che non volevano dirle: qualcosa di più
importante di tutto il resto. Ma ormai avevano deciso e sarebbero
andate fino in fondo.
________________________
--Tutto a posto
ragazze?--
--Si Maggiore. I
Giganti sono stati distrutti e i Piccoli non si sono visti.--
--Ottimo. Atterreremo
tra due minuti al punto convenuto. Avete bisogno di assistenza?--
--No.--
--Bene. Scenderà
una squadra di ricognizione: tenete gli occhi aperti.--
--Roger.--
Da quando avevano
iniziato a collaborare con i militari era molto più facile
intervenire, così i danni restavano limitati. Inoltre potevano
mettersi in contatto più facilmente con le altre guerriere, e
anche questo era molto utile. Makoto aveva garantito la segretezza di
quei contatti e l'intera squadra operativa faceva finta di non sapere
niente.
Il generale Bakui
pretendeva un rapporto dettagliato di ogni missione, ma aveva
lasciato al Maggiore piena libertà di gestire le operazioni.
Makoto inoltre aveva
predisposto per loro un allenamento speciale: non sapevano ancora se
dipendeva da questo oppure dalla maggiore coordinazione che avevano
con le altre guerriere, ma riuscivano ad abbattere i Giganti con
maggiore facilità. E anche quando affrontavano i Piccoli
risultavano più efficaci.
Visto che la situazione
sembrava tranquilla, le guerriere del Giardino della Luce congedarono
le loro amiche e in attesa della squadra delle Forze di Difesa fecero
un rapido giro nei dintorni.
La zona era in
periferia, e a parte l'edificio abbandonato, non c'erano altre
costruzioni.
--Notato niente di
strano?--
--No Maggiore. Adesso
tocca a voi intervenire.--
--Vorrei che restaste
in zona finché non avremo concluso la ricognizione. In questo
posto non c'è niente, quindi è strano che i Giganti lo
abbiamo attaccato. Potrebbe esserci qualcosa di nascosto.--
--Lo pensavamo anche
noi.-- --Però potrebbe essere un problema garantire la
sicurezza.-- --Questo edificio è piuttosto grande.--
Makoto annuì.
--Procederemo un piano
alla volta e poi controlleremo i sotterranei, se ci sono. Cercheremo
di fare il più in fretta possibile.--
--Non è la prima
missione Makoto. Ormai conosciamo la procedura.--
--Mi dispiace che
restiate trasformate.--
--Beh, forse è
prematuro parlarne, ma ci sentiamo più in forma. Forse
l'allenamento che ci fai fare ci aiuta a sopportare la corrosione.--
--Lo spero. E il nuovo
alloggio?--
--Ci troviamo bene.
Certo non è come essere a casa. Dobbiamo abituarci a tutto
l'ambiente e alle formalità, però non ci dispiace. Ti
ringraziamo ancora per avercelo procurato.--
--Sciocchezze. Era il
minimo che potessimo fare per voi. E da parte mia, e soprattutto del
generale, vi ringraziamo per aver ridotto il vostro modo di parlare
in coppia.--
Nagisa sogghignò
al ricordo.
--Cerchiamo di fare il
possibile, ma è forse la cosa che ci riesce più
difficile.--
--Credetemi ragazze:
tutta la squadra apprezza i vostri sforzi. Sergente!--
--Mi scusi Maggiore. I
ricognitori hanno concluso i controlli dall'esterno per ogni piano e
ci prepariamo ad entrare.--
--Procedete:
dall'ultimo a scendere. Due per piano con i segnalatori attivi.--
--Sissignore.--
L'ufficiale si
allontanò per trasmettere gli ordini, mentre Black e White si
avvicinavano, pronte ad intervenire in caso di guai.
Quella sera, il
Maggiore e Saeko si riunirono nell'alloggio delle due guerriere.
--Niente. Non abbiamo
scoperto niente. Quell'edificio era solo un rudere. E non abbiamo
trovato tracce neanche nei dintorni.--
--Eppure, se sono
comparsi i Giganti, non può essere stato un caso.--
--Magari era solo un
tentativo di depistarci. Tu hai qualche idea nuova, Honoka?--
--Stavo pensando ad un
paio di cose, Makoto. Perché i Giganti compaiono sempre in
sette? Per noi non significa nulla, ma magari il numero sette ha
qualche significato.--
--Sette è il
numero di membri di un certo tipo di squadre. Questa è la
prima cosa che mi viene in mente. Quelli che avete purificato
sembrano soldati, anche se non abbiamo ancora scoperto chi siano
esattamente. Sembra che la contaminazione serva per creare i Piccoli,
come se la sostanza 'succhiasse' le capacità e le
caratteristiche di una persona per creare un corpo invulnerabile alle
armi comuni.--
--Il risultato non
sembra un granché.--
--No, ma forse è
solo l'inizio del processo. Oppure è ancora in fase
sperimentale.--
--Potrebbero essere
mercenari.--
--Io non credo Saeko.
Se l'idea è quella di contaminarli per ottenere dei soldati
potenziati, il rischio è notevole. Le truppe mercenarie non
possono buttare i loro uomini in questo modo. Da quello che abbiamo
visto le persone contaminate perdono gran parte delle loro
capacità.--
--Allora qualche
esercito nazionale?--
--Più che altro
qualche ramo deviato, Nagisa.--
--Siamo al punto di
partenza.--
Sbottò la
castana aprendo il frigorifero e prendendo una lattina.
--Volete una birra?--
--Ehi! Da quando ti sei
messa bere?--
--Questo è
succo. Ma abbiamo qualche birra per gli ospiti.--
Le due ufficiali
accettarono di buon grado le lattine.
--E l'altra cosa che
pensavi, Honoka?--
--Ti ricordi il primo
Gigante, quello davanti alla scuola?-- --Certo. Non sembrava
completo, come se dovesse finire di crescere.-- --Però prima
abbiamo sentito una specie di boato.-- --Quindi sarebbe un proiettile
che viene sparato e quando si apre la sostanza comincia a crescere?--
--Avrebbe senso. Ma non abbiamo mai trovato traccia di proiettili.--
--Forse perché non li abbiamo mai cercati.-- --Potrebbero
anche non essere proiettili: vengono sparati così come sono.--
--E cominciano a crescere al momento dell'impatto perché si
svegliano allora.--
Nagisa e Honoka si
volsero verso le altre due e si bloccarono.
Saeko si copriva la
fronte con la mano e Makoto stava facendo cenno di fermarsi.
Le due capirono subito
di cosa si trattava.
--Scusate.--
--Chiederò ai
nostri esperti se avevano considerato questa ipotesi. Probabilmente,
con le cose strane che fa quella sostanza verdastra, non avranno
preso in considerazione questa ipotesi.--
--Mi avete detto che
qualcuno è rimasto contaminato dalla sostanza.--
Chiese Saeko.
--Esatto. Alcuni membri
della squadra erano stati investiti da quella sostanza quando le
altre Pretty Cure hanno distrutto uno dei Giganti e avevano
cominciato a reagire in modo strano. Non si sono trasformati, ma
qualche effetto lo hanno subito. Pensi che abbia importanza, Saeko?--
--Forse. Ci sono alcuni
interrogativi da chiarire: primo, perché i prigionieri sono
stati trasformati e i tuoi sottoposti no; secondo, da quanto mi avete
detto le altre Pretty Cure hanno una specie di allergia per quella
sostanza, ma non causa loro reazioni strane; terzo, perché a
voi due non fa niente?--
--Qualche idea
ragazze?--
--Le Pretty Cure sono
protette dai Superpoteri, che siano della luce o meno non cambia.--
--E quella sostanza
probabilmente agisce per accumulo, ne occorre una certa quantità;
oppure deve essere trattata in modo specifico per causare la
trasformazione.--
--E voi due invece?--
Ci fu un attimo di
indecisione prima che rispondesse Honoka.
--Beh, noi due siamo
già state contaminate da Dark e Light. Su di noi non fanno
effetto altre contaminazioni. Lo sai.--
--Aspetta un attimo.
Come fa a saperlo Makoto? Cosa avete combinato?--
Chiese leggermente
allarmato la poliziotta.
--Non ti scaldare
Saeko. Quando abbiamo riunito la squadra per questa emergenza abbiamo
pensato anche a loro. Potrebbe accadere che debbano combattere in
posti pericolosi, dove potrebbero esserci sostanze tossiche. Abbiamo
fatto alcuni test per vedere se c'erano reazioni allergiche; e anche
per prepararle ad eventuali intossicazioni. È stato allora che
ci siamo accorte che loro sono immuni alla maggior parte delle
sostanze.--
--Non me l'avete mai
detto. Quindi sareste invulnerabili?--
--Invulnerabili proprio
no, lo sai anche tu. Solo che la soglia di effetto è
altissima. Quello che farebbe effetto a loro ucciderebbe qualche
centinaio di persone. Tuttavia alcuni tipi di danni li subiscono
ugualmente.--
Saeko sospirò:
la sua amica aveva agito in modo corretto, doveva aspettarselo da
lei. E conoscendo anche le ragazze, doveva aspettarsi che le
avrebbero dato corda.
--D'accordo. Ammettiamo
che le sostanze normali non vi fanno niente. Come potete essere
sicure che quella robaccia verde è comunque innocua per voi?
Con l'allenamento che seguite avete superato la debolezza e gli
effetti collaterali della vostra contaminazione, ma sapete che c'è
e che aumenta progressivamente. Non potrebbe essere lo stesso per
questa sostanza? Potrebbe addirittura accelerare il processo.--
Fu Nagisa a rispondere,
con voce fredda e gli occhi completamente neri.
--Sentiamo
perfettamente la corrosione e a che punto si trova. E sentiamo che
siamo immuni alla 'verdaccia'. Ma questa immunità dipende dal
modo in cui siamo legate ai Grandi Fulmini e ai Superpoteri.--
--In pratica la stessa
corrosione ci protegge.--
Saeko abbassò
gli occhi, dispiaciuta.
--Ciò che vi
protegge è anche ciò che vi uccide.--
--Puoi metterla in
questo modo, se vuoi.--
Rispose tranquilla
Honoka.
--Siete anche in grado
di stabilire quanto...--
--Quanto ci resta? No.
Non arriviamo fino a questo punto. Dipende anche da quanto
combatteremo in futuro.--
Makoto guardò
entrambe con attenzione, ma non vide traccia di esitazioni.
--Sarebbe meglio se non
vi trasformaste, ma purtroppo sembra che solo la vostra Terapia
Arcobaleno abbia effetto sui soldati contaminati. I tentativi delle
altre sono stati piuttosto deludenti.--
--Forse perché
non sanno ancora tutta la verità. Impegnandosi molto di più
forse...--
Aggiunse Saeko.
--Credo che Passion,
Dream e qualche altra sospettino già qualcosa. Ma non dipende
dall'impegno che ci mettono. La mia impressione è che la
'verdaccia' sia sensibile ai nostri poteri di purificazione. Forse
perché anche noi siamo contaminate da qualcosa.--
--Che cosa suggerite?--
--Niente. Dobbiamo
intensificare le indagini, tutto qui.--
--Come avevi detto,
Black? Dobbiamo solo intensificare le indagini?--
Chiese l'ufficiale ad
una delle due ragazze presenti che indossavano una tuta tattica
completa di casco integrale. Non era la prima volta che le due
indossavano quelle tute, che tra le altre cose avevano il vantaggio
di nascondere le loro identità. Solo quelli della squadra
sapevano chi erano veramente; per tutti gli altri erano solo “Black”
e “White”, raramente Cure Black e Cure White.
--Ehi, io il mio
suggerimento lo avevo dato. Che ne sapevo che fosse così
complicato? E poi, scusa Maggiore, ma mi sembra di aver fatto
qualcosa anche io. Non sarò all'altezza di White, ma ho
cercato di essere utile.--
--Purtroppo non è
abbastanza.--
--Scusami tanto. Ma
questo non è il mio campo. Dovrei essere là fuori ad
abbattere Giganti e Piccoli.--
--Tutta da sola?--
--Oh, senti: sai
benissimo quello che possiamo fare. Tenerci qui non ha molto senso.--
--Ha un senso: è
un ordine, Black. Quindi torna su quei monitor e controlla la
situazione. White si occuperà degli aggiornamenti.--
Cure Black soffocò
una protesta.
--Agli ordini,
Maggiore.--
La sala operativa si
svuotò lentamente, e solo nel tardo pomeriggio rimasero da
sole.
--Bene: adesso che
siamo sole, vuoi spiegarci qualcosa, Maggiore?--
--Com'è la
situazione, Black?--
--Com'era cinque minuti
fa. In questa zona non c'è nulla, a parte quel laboratorio
abbandonato.--
--E là dentro è
tutto deserto e abbandonato. La traccia che abbiamo seguito era
falsa.--
Aggiunse Honoka,
altrettanto stanca della situazione ma meno scortese.
--Questo lo sapevamo
anche prima, White. Ma dovevamo averne la certezza. Adesso possiamo
restringere il campo nell'altra zona. E possiamo essere quasi certi
che là troveremo qualcosa.--
--Non intendevo questo,
Maggiore. Perché ci hai tenute qui? Potevamo fare la
ricognizione noi: ormai abbiamo imparato e saremmo state molto più
veloci.--
--Lo so. Ma ognuno ha
il suo compito.--
--Il nostro compito è
combattere, non fare indagini. O sostituire i tuoi tecnici quando
fanno finta di non stare bene--
Lo sfogo di Black
ottenne solo un sorriso ironico del Maggiore.
--Ti sei calmata,
Nagisa?--
--No. È da dieci
giorni che ci tieni al guinzaglio con delle scuse. Cosa c'è
sotto?--
--Niente di
particolare. Voglio solo vedere se sapete davvero cavarvela.
Combattere è la parte facile, dovreste saperlo ormai.--
--In questi ultimi mesi
ti abbiamo dimostrato quello che sappiamo fare. Non puoi pretendere
che siamo all'altezza degli altri della squadra nei loro compiti: hai
scelto i migliori.--
Rispose Honoka,
palesando la sua irritazione.
--Lo so, e tutto
sommato non ve la cavate male.--
--E allora dicci la
verità.--
La donna guardò
entrambe le Pretty Cure, ma non notò niente di particolare, a
parte che i loro occhi erano sempre più neri, o bianchi, così
come i loro capelli.
--D'accordo: la verità
è che dieci giorni fa avete avuto un malore.--
Le due amiche
sbiancarono di colpo.
--Siete cadute a terra
come due sacchi di patate e ci siete rimaste per qualche minuto. E
prima che accampiate scuse: lo so perché vi ho viste io.--
Osservò le due
con attenzione, cercando di ignorare l'inquietudine che provava
osservando degli occhi completamente neri o bianchi.
--È per questo
che ho ordinato delle analisi per tutti: ho fatto finta che ci fosse
un rischio di contaminazione, così voi non avreste fatto
storie. E l'ho fatto anche per sapere se qualcosa avesse avuto
effetto solo su di voi, giusto per stare sul sicuro. Bene, non
abbiamo riscontrato nulla, e per voi ha quasi senso, ma significa
anche che c'è una sola spiegazione.--
Ancora il silenzio fu
l'unica risposta.
--Black, White... Anzi:
Nagisa, Honoka, ditemi la verità. La contaminazione si è
aggravata?--
--Anche se fosse? Cosa
pensi di fare? Tenerci fuori? Ci siamo trasformate il minimo
indispensabile di volte, ma continueremo a farlo quando sarà
necessario.--
--Non c'è
un'altra soluzione?--
--Dopo tutto questo
tempo dovresti saperlo, Makoto: per distruggere quei cosi sono
necessarie le Pretty Cure, e per purificare i soldati ormai possiamo
intervenire solo noi. Non ci sono soluzioni alternative.--
--Possibile che la
vostra Regina non abbia qualche idea?--
--Teoricamente si
potrebbe usare un oggetto particolare che faccia da catalizzatore e
che potrebbe essere usato dalle altre.-- --Era un oggetto costruito
moltissimo tempo fa per le prime Pretty Cure. Sfortunatamente non è
stato ritrovato.--
--Ma allora...--
--Non pensarci nemmeno:
per costruirlo venne impiegato un bel po' di tempo. Molti anni.
Provare a rifarlo adesso sarebbe inutile.--
--Cure Passion, Cure
Dream, Cure Bloom e Cure Egret mi hanno chiesto se state bene. Hanno
notato qualcosa di strano in voi. Cioè, di molto più
strano di quello che avevano notato in precedenza.--
--Lo sappiamo.--
--Cure Egret e Cure
Bloom sono molto preoccupate. C'è qualcosa di particolare che
vi lega a loro?--
--Una vecchia storia.--
Rispose amara Nagisa.
--Non è
necessario rivangarla adesso.--
Troncò il
discorso Honoka.
--Come volete. Ma come
pensate di fare? Mi rendo conto del vostro problema, ma mi rendo
conto dei miei ordini. Usare la Terapia Arcobaleno su più
persone invece che su una sola cambia qualcosa?--
--Non più di
tanto.--
--Stai pensando di far
catturare i Piccoli dalle altre e poi portarceli tutti assieme?--
--Qualcosa del genere.
Problemi?--
--Come li trattieni?--
Makoto non rispose
subito: l'idea che aveva esposto le era appena venuta in mente, ma
non l'aveva ancora analizzata. L'obiezione di Honoka non era
sbagliata: solo le Pretty Cure riuscivano ad abbattere i Piccoli; non
c'erano prigioni adatte che potessero trattenerli in attesa di una
purificazione in massa.
--La situazione di
qualche giorno fa non fa testo.--
Riprese Nagisa
chiudendo il casco e avviandosi fuori della tenda.
--Come sarebbe a
dire?--
--Ricordati il nostro
accordo: decidiamo noi se e quando intervenire.--
--E non crolleremo
certo in mezzo ad uno scontro.--
Makoto dovette annuire:
che stessero male o che fossero ad un passo dalla fine, erano ancora
le loro uniche carte da giocare per scoprire qualcosa.
Anche se i soldati
catturati finora erano stati inutili, sembrava che avessero subito il
lavaggio del cervello, non si poteva escludere che qualche altro
prigioniero non si dimostrasse utile.
Inoltre le altre Pretty
Cure non riuscivano a purificare i soldati: per quanto ci provassero
i loro poteri non riuscivano a dissolvere quella sostanza, che Nagisa
aveva ribattezzato “verdaccia”, senza distruggere anche
il corpo ospite.
Per fortuna la prima
volta erano intervenute Black e White, altrimenti forse le loro
colleghe avrebbero ucciso il prigioniero. Ed avere delle Pretty Cure
in crisi era l'ultima cosa che serviva.
Makoto sospirò:
anche senza tutte queste considerazioni sapeva che non poteva fermare
Nagisa e Honoka. La volontà che trasmettevano con quei loro
occhi inquietanti piegava anche la sua, senza contare che nessuno
avrebbe potuto fermarle se avessero deciso di agire diversamente.
Se non altro aveva
guadagnato dieci giorni.
L'esplosione che
investì l'elicottero rischiò di farlo precipitare.
A quanto pareva erano
arrivati in qualche posto importante: i Giganti presenti ne erano la
prova.
--Chiama le altre.--
L'ordine venne da
Nagisa, ma l'operatore non esitò a mandare il segnale
indicato.
Intanto Honoka aveva
già aperto il portello.
--Coordina il trasporto
delle altre e organizza la sicurezza.--
Makoto annuì
semplicemente.
--White, Black. In
bocca al lupo.--
--Crepi.--
Saltarono giù
tenendosi per mano e trasformandosi durante la caduta.
Contavano di abbattere
il primo gigante con quell'attacco di sorpresa, ma quest'ultimo si
mosse con insolita prontezza.
Pur sorprese le due
guerriere tornarono subito alla carica, ma questa volta i movimenti
dei Giganti erano molto più fluidi e coordinati del solito.
Saltando in mezzo a
loro riuscivano a metterli in difficoltà, ma non riuscivano a
mettere a segno colpi efficaci.
--Cinque minuti prima
che il resto del gruppo arrivi.--
--Roger.--
Black e White comunque
non tentarono di prendere tempo: sentivano che era pericoloso.
--Cavolo! Si muovono
troppo in fretta.-- --Sembra che anche loro si siano allenati.--
--Piuttosto direi che chi li guida è migliorato.-- --Ho avuto
la stessa impressione.--
Si interruppero per
evitare la controffensiva dei Giganti.
--Allora è
meglio farli fuori in fretta.-- --No. Aspettiamo. Se chi li guida è
migliorato, forse possiamo ricavare qualche informazione.--
--D'accordo. Staniamolo.--
Continuarono a
combattere con maggiore difficoltà, come se i Giganti
riuscissero a metterle in gravi difficoltà.
Le altre Pretty Cure
arrivarono nei tempi previsti, ma anche loro si trovarono in
difficoltà contro quei Giganti: evidentemente la loro
particolare sensibilità veniva aggravata dalla grande quantità
di “verdaccia”.
Finalmente però
ne riuscirono ad abbattere due.
Stavano ancora
esultando quando apparve uno dei Piccoli.
E subito si dimostrò
un avversario molto più pericoloso.
--Dobbiamo eliminare
alla svelta i Giganti, oppure siamo spacciate.--
Richiamarono i Grandi
Fulmini e scagliarono il Vortice contro il gigante più vicino.
Il mostro però
si spostò all'ultimo istante schivando l'attacco.
Tuttavia le guerriere
non si preoccuparono e con maggiore determinazione aumentarono la
stretta delle loro mani. Il Vortice incredibilmente deviò
dalla sua traiettoria e andò a colpire un secondo Gigante.
--Questo non me lo
sarei mai immaginato.--
La voce forte, profonda
e distorta proveniva dal Piccolo.
Rimasero tutte
sconcertate, ma Black e White annuirono.
--Pensate voi ai
Giganti.-- --A questo pensiamo noi.--
Dall'elicottero Makoto
poteva seguire i vari scontri, ma si concentrò su quello di
Black e White.
Per quanto le avesse
fatte allenare, singolarmente esprimevano forse un terzo della loro
forza, e a quanto pareva lo sapeva anche quel Piccolo, che combatteva
cercando di tenerle separate.
Tuttavia l'impegno di
quello scontro doveva influire sul controllo dei Giganti, perché
si dimostrarono ora molto più gestibili, anche se sempre molto
agili.
Ad un certo punto il
Piccolo si trovò in posizione favorevole e calciò in
aria a tutta forza Black.
Se il pilota non fosse
stato più che attento la ragazza sarebbe stata ridotta a pezzi
dalle pale del velivolo, ma fortunatamente inclinò il mezzo in
tempo.
Black comunque urtò
violentemente la fiancata, sbalzando indietro l'elicottero e
proiettando fuori Makoto e l'operatore.
L'operatore restò
a penzoloni, fissato alla corda di sicurezza, mentre il maggiore
riuscì ad aggrapparsi al pattino del mezzo.
Era una posizione
scomoda, ma poteva ancora seguire la battaglia.
Quasi tutte le Pretty
Cure si erano bloccate vedendo l'impatto.
White invece accusò
un colpo violento, ma riuscì a difendersi da tutti i
successivi.
Per un istante Makoto
fu distratta da un pensiero estraneo alla battaglia.
Sebbene le due avessero
uno stile molto simile, Cure White preferiva i colpi volanti; ma
soprattutto aveva una grazie nei movimenti che sembrava danzasse,
anche se in realtà la sua difesa era impenetrabile.
Ma tutto questo durò
pochi istanti.
Anche se il pilota
manteneva l'elicottero inclinato, Cure Black scivolò giù,
afferrandosi all'altro pattino.
Per un lungo momento la
donna poté osservare la giovane: la bocca era sporca di
sangue, così come altre ferite macchiavano il nero del suo
costume, ma i suoi movimenti erano agili come al solito;
probabilmente aveva usato la sua facoltà di bloccare
completamente il dolore. Ma soprattutto vide i suoi occhi,
stranamente del colore naturale.
Qualunque cosa avesse
pensato di fare, o di dire, la ragazza aveva già eseguito una
capriola per usare il fondo del velivolo come appoggio e piombare
contro il Piccolo.
White era l'eleganza e
Black era la forza, ma in quel momento il termine esatto era furia.
Per quanto il nemico
fosse ben addestrato, veloce, agile e potente, si ritrovò in
balia di una belva che difende il suo cucciolo.
Era un paragone
calzante, pensò Makoto, notando anche che i Giganti si erano
fermati: un facile bersagli per le altre Pretty Cure.
Il Piccolo invece
veniva incalzato con colpi sempre più pesanti e non trovava
modo di replicare o fuggire nella combinazione perfetta di Black e
White.
L'ultimo colpo infine
lo fece crollare.
Black forse avrebbe
voluto infierire, ma White la tenne saldamente per la mano senza
parlare.
Infine le due amiche
cambiarono posizione.
--Gran Fulmine Nero.--
--Gran Fulmine Bianco.-- --Terapia Arcobaleno delle Pretty Cure.--
Il lampo iridescente
come al solito sembrò implodere verso il loro bersaglio e dopo
pochi attimi scomparve, rivelando un altro soldato svenuto.
La prima cosa che vide
Nagisa aprendo gli occhi fu un soffitto bianco.
Poi vide Honoka
addormentata che le teneva una mano.
Solo allora si rese
conto di essere più o meno completamente bendata.
--Come ti senti?--
Honoka aveva percepito
all'istante il suo risveglio.
--Piuttosto male.--
--Lo immagino.--
--Tu invece? Vedo una
fasciatura.--
--Qualche costola
incrinata. Per fortuna sei arrivata a salvarmi: un altro colpo e mi
avrebbe uccisa.--
--Ti stavi difendendo
bene.--
--Diciamo che è
andata bene.--
--Aggiornami.--
--Il soldato che
abbiamo purificato è stato identificato: si tratta di un
tenente delle Forze di Difesa.--
--Uno dei nostri?--
--Esatto. A quanto ha
detto il generale, che mi ha fatto un breve riassunto, si tratta di
un ufficiale messo in un ufficio per manifeste turbe psichiche che è
stato convinto a collaborare con un laboratorio sperimentale per
creare un super soldato.--
--Come avevamo pensato.
E la 'verdaccia'?--
--L'idea di Bakui è
che si tratti di scorie raccolte da uno dei nostri combattimenti.
Oppure materiale fornito da qualche vecchio nemico. Comunque stanno
ancora raccogliendo dati e ci terranno informate in caso di novità.--
--Quindi stanno già
intervenendo presso il laboratorio?--
--Purtroppo no: il
tenente ha le idee piuttosto confuse e i suoi superiori hanno fatto
un buon lavoro di copertura. Ma i nostri sono molto fiduciosi. Anche
che tu ti rimetta in sesto.--
--Che cos'ho
esattamente?--
--Qualche costola
rotta, stiramenti e lussazioni, per la maggior parte. Oltre
ovviamente a contusioni varie. Avevano qualche dubbio sugli organi
interni, visto che avevi sputato sangue, ma quelli sembrano a posto.
Intendono fare qualche altro esame per essere sicuri. Hai dormito per
due giorni, per la cronaca io mi sono svegliata stamattina, e adesso
devi dormire.--
--Allora ne
approfitto.--
--Vado a dormire anche
io: sono stanchissima.--
--Honoka.--
--Si?--
--Questo è un
ospedale militare?--
--Si. Ci hanno portate
qui con l'elicottero subito dopo la battaglia. Tu eri svenuta e io mi
reggevo a stento.--
--Chi altro sa delle
nostre condizioni?--
--Solo le altre
ragazze, la squadra e ovviamente il Generale.--
--Siamo sicuri che non
ci sia altro?--
C'era una nota di
preoccupazione nella sua voce.
Honoka esitò un
attimo, ma poi si chinò su di lei per guardarla dritta negli
occhi.
--Le operazioni per
rimetterti in sesto sono state un po' complicate perché anche
svenuta continuavi a tenere bloccato il dolore, ma perché
questo fosse un problema dovrai chiederlo ai medici. Anche gli esami
fatti in quel momento davano risultati assurdi, così li hanno
ripetuti. Gli ultimi li hanno fatti un'ora fa, ma non so ancora
nulla. Per questo hanno voluto fare gli stessi esami anche a me, per
avere un confronto. Ma non so quanto siano stati utili.--
--Avevi parlato solo di
lussazioni e fratture.--
--Una frattura nel
posto sbagliato può fare parecchi danni. Così come un
urto violento. E io ho detto 'per la maggior parte': c'erano anche
ferite più o meno profonde. Il timore era che avessi subito
dei danni agli organi interni.--
--Anche se blocco il
dolore riesco comunque a sentire il mio corpo: se avessi subito un
danno interno me lo sentirei.--
--Certo, ma lo terresti
nascosto. Fidati: una persona normale sarebbe come nuova in un paio
di mesi.--
--E noi?--
--I medici parlando di
tre settimane, ma secondo me ci metterai molto meno.--
--Grazie Honoka.--
Scese un silenzio
tranquillo tra le due.
--Stavo pensando che
nemmeno Valdés ci aveva conciate così male.--
--Già.--
--Quindi la spiegazione
è una sola.--
--Corrosione.--
Sussurrò Honoka.
--Mi è passato
il sonno. Vado a fare una passeggiata.--
La ragazza si alzò
lentamente, cercando di capire esattamente quanto fosse ferita e in
breve tempo si vestì.
--Vengo con te
Nagisa.--
Honoka impiegò
pochi minuti per prepararsi ed entrambe si diressero all'uscita.
--Ehi! Dove credete di
andare?--
La voce di un medico le
fece voltare.
--Non potete andarvene
in giro. Anzi: dovreste restare in camera.--
--Ci porti il modulo
per le dimissioni: non ha senso restare qui.--
--Ma non vi rendete
conto che...--
Il medico si zittì
appena vide gli occhi delle due.
--Va... va bene. Vi
preparo subito i documenti.--
--Ci prendiamo noi la
responsabilità, dottore.--
Aggiunse conciliante
Honoka.
--Ma guarda. Non sapevo
che ci fosse un ospedale nel quartier generale.--
--Perché non hai
studiato tutto il materiale che ci hanno fornito.--
--Ehi! Sai benissimo
che studiare non è il mio forte.--
--Secondo me a volte
fai finta di annoiarti.--
--Cioè in realtà
sarei una secchiona come te? Guarda che mi offendo.--
Passeggiarono
tranquillamente, come due ragazze qualsiasi.
--È un vero
peccato che Akane abbia cambiato città: avrei mangiato
volentieri qualcuno dei suoi Takoyaki.--
--E avrei rivisto
volentieri anche Hikari. Anche senza Superpoteri resta una cara
amica.--
--Vero. Ma ha preferito
seguire Akane e aiutarla a crescere suo figlio.--
--L'avrei rivista
volentieri un'ultima volta.--
--Ti dispiace,
Nagisa?--
--Mi dispiace per te.
Ho come l'impressione che la corrosione proceda più in fretta
a causa delle mie condizioni: se combattessi con maggiore attenzione
mi ferirei meno.--
--Non è così,
lo sai benissimo. Mi chiedo anzi come fai a combattere ridotta come
sei: le tue ferite impiegano sempre più tempo per guarire.
Certo paragonata alle persone normali guarisci ad un velocità
notevole, ma rispetto al solito sei lentissima. E bloccare il
dolore...--
--In realtà lo
blocco raramente. Penserai che sono una stupida masochista, ma a
volte è piacevole sentire il dolore scorrere nelle vene e
pulsare fino ad essere quasi insopportabile. Mi fa capire di essere
ancora viva.--
--Contro il Guardiano
avrei dovuto impegnarmi di più: se tu non fossi finita contro
il serbatoio delle Schegge di Tenebra non saresti rimasta contaminata
da Dark.--
--Ma forse sarebbe
stato peggio. Mi dispiace invece che tu sia stata investita da
Light.--
--Ehi! Siamo sempre in
coppia. Non potrei desiderare di meglio.--
--Grazie Honoka.--
Rientrarono negli
alloggi verso sera.
--Accidenti a voi. Dove
eravate andate?--
--A farci un giro,
Makoto.--
--Ah si? Ve ne andate
senza dire niente a nessuno? E se ci fosse stata un'emergenza?--
--Potevi chiamarci sul
cellulare.--
--E se vi foste sentite
male?--
--Avremmo chiamato.--
Le ragazze erano
tranquille, ma l'agitazione del maggiore le fece preoccupare.
--Vuoi spiegarci cosa
succede?--
--Succede che vi ho
lasciato troppa corda. Non potete andare e venire come se niente
fosse.--
--Abbiamo accettato un
accordo con voi per reciproco interesse. Ma non siamo diventate
militari. E nemmeno schiave o cavie da laboratorio.--
Replicò con
fermezza Honoka.
--Questo è vero.
Ma nell'accordo sono comprese anche delle regole da rispettare. E voi
due vi siete dimostrate delle irresponsabili.--
--Ascoltami bene
Makoto. Abbiamo fatto tutto quello che ci hai chiesto, anche quello
che non c'entrava niente con le battaglie. Abbiamo seguito le tue
direttive senza discutere; certo, i tuoi allenamenti ci hanno
aiutato parecchio, ma sono serviti soprattutto a non sprecare
qualcuno dei tuoi soldati.--
Lo schiaffo della donna
troncò la replica di Nagisa.
--Non osare Nagisa! Chi
credi di essere? Questa è una vera guerra, non c'è
posto per gli eroi.--
La ragazza non fece una
piega.
--Non c'è posto
per gli eroi? Hai ragione. Ti servono solo due burattini da usare per
spianare il campo.--
La donna afferrò
la maglietta della bionda, ma esitò prima di colpirla.
--Perché esiti?
Ti fa male la mano? Non lo sento nemmeno lo schiaffo di prima, pensi
che ti servirebbe darmene un altro? Oppure sai che siamo solo delle
pedine.--
Makoto rimase immobile.
Honoka intervenne
cercando di calmare la situazione.
--Vorresti farci
credere che non ci hai fatto seguire? Sono sicura che hai chiesto a
Saeko di tenerci d'occhio tramite gli agenti di polizia. E se ci
fosse stata un'emergenza ci avresti recuperate al volo; non sarebbe
la prima volta. Ti preoccupi davvero delle nostre condizioni?--
Makoto si ricompose.
--Si. Mi preoccupo
perché non state bene.--
--Te lo ha già
detto Nagisa: arriveremo fino in fondo.--
--Accidenti a voi! Non
vi rendete nemmeno conto...--
--Di che cosa? Ti hanno
forse dato l'esito degli esami che ci hanno fatto? Ti sei spaventata
perché secondo i medici siamo spacciate?--
La donna inorridì
alla completa indifferenza con cui parlava Honoka.
--Voi due... Voi
due...--
--Non abbiamo bisogno
di esami per sapere in che condizioni siamo.--
--I medici hanno
rilevato dei valori molto strani: secondo loro dovreste stare a
riposo assoluto e fare una robusta cura ricostituente. Per
iniziare.--
--Makoto, sai benissimo
che non servirebbe a nulla.--
--Honoka ha ragione. E
se la nostra esperienza e il nostro sesto senso hanno ragione, appena
scoprirete dov'è questo laboratorio dovremo attaccare con
tutte le nostre forze. Hanno tirato fuori questo tenente solo adesso:
non possiamo rischiare che ci siano altri soldati a questo livello.--
--Come accidenti fate
ad essere così tranquille?--
--Perché ti
stupisci? Con la tua esperienza immagino che abbia incontrate persone
in condizioni simili alle nostre.--
Makoto annuì.
--È vero. Ma
ognuna di loro era rassegnata, o arrabbiata, o frenetica, oppure in
pace. Voi due invece... è come se per voi il momento...
non...--
Tacque, incapace di
esprimere quello che pensava.
--Non pensarci.--
--Come noi non ci pensiamo.-- --Se ci sarà un dopo.-- --Ci
penseremo allora.--
Il silenzio che cadde
era stranamente tranquillo, come se non ci fosse posto per la
tristezza.
--Volete... volete
salutare qualcuno?--
--Abbiamo lasciato
delle lettere. Le troverai quando dovrai sgombrare il nostro
alloggio. Per il resto, ci affidiamo a te e Saeko.--
Qualcuno bussò
alla porta.
--Avanti.--
--Sergente! Ci sono
novità?--
--Ho i documenti
richiesti. Inoltre il generale chiede la sua presenza in ufficio. Ha
detto di riferirle che ci sono novità da analizzare con
attenzione.--
--D'accordo. Andiamo. E
voi due... non andate in giro senza avvertire.--
Aggiunse quasi
chiedesse un grosso favore.
--D'accordo.--
--Maggiore: posso
parlare in privato con loro?--
Makoto esitò, ma
annuì lasciando la stanza.
--Sergente? Qualche
problema?--
Chiese Honoka vedendo
che il sergente restava in silenzio.
L'ufficiale cominciò
esitante.
--Ecco. Poco fa vi ho
sentito mentre discutevate ad alta voce con il Maggiore.--
In fondo tutta la
squadra sapeva chi erano Black e White; molti forse conoscevano i
dettagli della loro collaborazione; ma nessuno sapeva quali fossero
le loro reali condizioni.
--Ci spiace avervi
disturbato.--
--No. Anzi. Sono io che
mi scuso: in tutto questo tempo ho sempre mantenuto un atteggiamento
diffidente verso di voi, supponendo che potevate permettervi di
rischiare più di tutti perché, a parte qualche lieve
ferita, non correvate particolari rischi.--
--Beh, in un certo
senso avevate ragione: possiamo permetterci certe cose perché
possiamo sopportare molto più di voi.--
--Tuttavia, pur senza
conoscere i dettagli, abbiamo avuto, tutti noi, un atteggiamento
piuttosto negativo verso di voi.--
--Immagino che sia
normale quando due novellini entrano in una squadra affiatata.--
--Questo si. Ma...--
Questa volta fu Nagisa
a replicare.
--Niente ma. Invece
sono io che devo ringraziarti: se non avessi spostato l'elicottero mi
avresti triturato.--
--Era il minimo che
potessi fare.--
--E lo stesso vale per
noi.--
Il sergente non
riusciva a capirle: parlavano con indifferenza di quello che avevano
rischiato e neanche sapere che non sarebbero vissute a lungo sembrava
scalfirle.
--Come fate? Vi ho
sentite dire al Maggiore che non ci pensate, ma è impossibile!
Davvero non avete paura di morire?--
--Perché: tu hai
paura di morire?--
--Maledizione. Si! Ho
paura di morire. È normale no?--
--Allora forse non
dovresti fare questo lavoro, non ti sembra?--
--Un accidente. La
paura mi mantiene attento. E anche se so che è rischioso, non
è affatto detto che morirò. Voi invece...--
--Noi siamo un caso a
parte.--
--Consideraci dei
mostri, se ti fa stare tranquillo.--
Gli occhi delle due
amiche stavano cambiando colore, così il sergente decise di
lasciar cadere il discorso: non sarebbe mai riuscito a sopportare i
loro sguardi minacciosi.
--Scusate se vi ho
disturbato.--
--Solo una cosa: non
raccontare a nessuno quello che hai saputo. Chiaro?--
La voce fredda di
Nagisa incuteva timore.
--Lo hai spaventato
Nagisa. In fondo era solo preoccupato per noi.--
--Mi faccio una doccia
e poi andiamo a mangiare.--
Rispose sviando il
discorso.
--Ricordati che quei
cerotti si sciolgono con l'acqua troppo calda. Io mi faccio un bagno.
Chiamami quando hai finito.--
--Va bene.--
La mensa era quasi
deserta, data l'ora non era strano, ma per abitudine presero un
tavolo d'angolo lontano da tutti.
--Ora che ci penso è
strano: a scuola ho sempre cercato i tavoli centrali.--
--È vero: eri
sempre al centro di ogni attività. Makoto ci ha insegnato che
è più prudente prendere posizioni vicino ai muri, per
essere più protette, ma non credo sia normale cambiare così
abitudine. In fondo diversi membri della squadra sono certamente più
addestrati di noi, e hanno anche più esperienza, eppure si
siedono sempre ai tavoli centrali.--
--Chissà: forse
vediamo questo posto come estraneo e non vogliamo inserirci troppo.
Anche se sono passati quasi tre mesi, qui praticamente non conosciamo
nessuno. Certo loro sanno chi siamo e noi sappiamo quali sono i loro
compiti, ma non c'è altro.--
--Vorresti andare a
mangiare da un'altra parte?--
--Forse Makoto non
sarebbe contenta.--
--Adesso ti preoccupi
della sua reazione Nagisa?--
--Non proprio. È
solo che sono stanca.--
Guardò l'amica,
che annuì: comprendeva benissimo a cosa si riferiva.
--Posso unirmi a voi?--
--Capitano. Prego. Solo
che non siamo molto di compagnia stasera.--
--Ho sentito dire che
il Maggiore vi ha strigliate.--
--Voci che girano.--
Si limitò a
commentare Honoka.
--Voi due come vi
sentite?--
Due paia di sguardi
indagatori si fissarono sul capitano.
--Ha saputo qualcosa?--
--A che proposito? So
che eravate ricoverate in ospedale per i postumi dello scontro e
adesso vi trovo qui. O hanno esagerato sulle vostre condizioni oppure
avete deciso di non curarvene.--
--Un po' e un po'.--
Replicò dopo un
po' Nagisa.
Il Capitano le aveva
sempre trattate in modo piuttosto familiare, a volte contrastando
Makoto per lasciare loro un po' di respiro, e con lui non riuscivano
ad essere brusche. Anche quando erano particolarmente irritate lui
non si scomponeva. Forse per questo si trovavano in difficoltà
a parlare con lui: si comportava sempre in modo diverso dagli altri.
--Non dovreste ignorare
le vostre condizioni: per quanto siate forti potrebbero mettervi in
difficoltà.--
--Lo sappiamo. Ma non è
niente di troppo grave. Tra qualche giorno saremo come nuove, giusto
in tempo per il prossimo scontro.--
--Sapete qualcosa?--
--Sappiamo che Makoto è
stata convocata dal generale e che stanno interrogando l'ultimo
prigioniero. Immagino che a breve sapremo da dove saltano fuori quei
Giganti e a quel punto chiuderemo la partita.--
--Ci sperate davvero?--
--In che senso?--
--Che tra poco
colpiremo la sede del nemico?--
--Direi che tutti qui
vogliamo finire presto questa storia.--
--Si certo. Ma finora
abbiamo solo sconfitto Giganti senza cervello. Credete davvero che
con le ultime informazioni potremo chiudere la storia?--
--Dobbiamo crederci.--
Ammise Nagisa.
--Perché?--
--Non abbiamo tempo.--
Rispose dopo una lunga
pausa Honoka.
Il Capitano non fece
una piega.
--Lo avevo immaginato.
Dalle vostre conversazioni, con il Maggiore e tra di voi, e dai suoi
commenti avevo capito che si trattava di qualcosa di grave.--
Le due amiche non
risposero.
--Anche molti altri
nella squadra hanno capito qualcosa. Con voi però è
difficile parlare.--
Ancora nessuna
risposta.
--C'è una cosa
che vorrei chiedervi. Non avete qualche rimpianto?--
--Rimpianti? Che
rimpianti dovremmo avere?--
Nagisa fu la prima
rispondere, dopo un lungo momento. Ma la sua risposta non smosse
l'espressione del Capitano.
Guardò Honoka,
che semplicemente si concentrò sul piatto.
--Abbiamo parecchie
cose da rimpiangere, ma non possiamo farci niente. Tutti i nostri
poteri non possono cambiare le cose. Quindi tanto vale non
pensarci.--
La sua risposta era
amara, ma la sua voce era sicura.
--L'ho pensato altre
volte guardandovi. Il nome di Leggendarie Guerriere vi calza a
pennello.--
Nagisa sospirò.
--Cos'è questa
specie di interrogatorio, Capitano? Vi ha mandato il Maggiore per
sondarci? Oppure è il vostro modo di dire addio?--
I suoi occhi erano
nuovamente neri e la sua voce suonava aggressiva, tanto da spaventare
il Capitano per una volta.
--Vi lascio.--
Continuarono a cenare
in silenzio per un po'.
--Vuoi tagliare tutti i
ponti Nagisa?--
--Almeno non mi faranno
pensare a quello che perderò.--
--Sei pessimista.--
--Perché, tu
pensi che supereremo anche questa?--
--La speranza è
l'ultima a morire, no?--
Nagisa sorrise, gli
occhi nuovamente normali.
--Sei sempre la solita
Honoka. Cosa farei se non ci fossi tu?--
--Quello che fai
sempre: stringere i denti e andare avanti.--
--Senza di te?--
--Ci riusciresti.--
--Non credo proprio.
Comunque è un discorso inutile. Siamo qui insieme, e andremo
avanti insieme. Fino alla fine.--
--Fino alla fine.--
La base operativa
ferveva di attività e diversi elicotteri erano pronti a
partire.
--Allora Generale,
quali notizie ci porta?--
--Abbiamo individuato
il laboratorio. Tuttavia non possiamo sapere con certezza quanti
avversari troveremo. Potremmo trovare Giganti, Piccoli normali,
Piccoli speciali come il tenente Ham, e semplici soldati armati fino
ai denti.--
--Sembra che sarà
una battaglia molto impegnativa.--
--Dovrete stare più
che attente: non siete invulnerabili e nemmeno antiproiettile. Noi
cercheremo di coprirvi al meglio, ma dovrete fare la massima
attenzione.--
--Come al solito.--
--Più o meno.--
--In che senso?--
Nagisa avvertì
subito che qualcosa non andava, ma quando venne afferrata da ambo i
lati rimase sorpresa.
Honoka subiva lo stesso
trattamento.
--Voi resterete qui. Il
Colonnello Kusanagi farà da collegamento con le vostre
colleghe e gestirà l'attacco.--
--Ma generale...--
--Niente ma. La
missione è troppo importante e non possiamo rischiare di
vedervi crollare al momento sbagliato. Inoltre non abbiamo bisogno di
purificare nessuno, le vostre compagne potranno abbattere quei
Giganti senza tante difficoltà. Quindi è inutile che
proviate ad insistere. Per sicurezza verrete rinchiuse in due stanze
diverse.--
Fece un sorriso
malizioso: ovviamente era al corrente del fatto che solo tenendosi
per mano potevano trasformarsi.
Le due ragazze
guardarono prima lui, poi si scambiarono un'occhiata e infine
chinarono la testa cessando ogni resistenza.
--Molto bene. Comunque
voi fate attenzione: sono fin troppo furbe per non tentare qualche
trucco.--
Vennero condotte in due
stanze da interrogatori e chiuse a chiave.
Anche se fossero state
in piena forma, e non ancora convalescenti, non sarebbero riuscite a
fuggire.
Dai vari rumori
riuscivano comunque a farsi un'idea dei preparativi e quando tornò
la quiete capirono che la missione era iniziata.
Senza di loro.
Per un po' girarono in
tondo attorno al tavolo, poi decisero di sedersi in attesa di qualche
novità.
A prima vista sembrava
che si fossero messe comode e stessero fantasticando ad occhi chiusi,
ma le guardie ebbero una sgradevole impressione: come se le due
ragazze fossero completamente esaurite.
Non passò molto
tempo prima che si riprendessero.
--Ehi. Si può
avere qualcosa da mangiare?--
--Si può avere
qualcosa da leggere, per cortesia?--
--Mi spiace ragazze. Ma
il Generale ha dato ordini tassativi.--
--Saeko? Cosa ci fai
qui?--
--Non mi pareva ci
fosse un'altra sala per gli interrogatori.--
Scherzò Nagisa.
--Non sono agli
arresta, scema. Ero passata per alcune questioni importanti e mi
hanno informata sulla situazione.--
--Quegli stupidi sono
partiti e ci hanno lasciate qui.--
--Lo hanno fatto per il
vostro bene.--
--Si, come no. Sono
solo dei malfidati che pensano possiamo schiattare a metà
missione.--
La voce di Nagisa
suonava allegra, ma Saeko sentì gli occhi farsi lucidi
pensando a quanto poteva essere profetica quella frase.
--Comunque che ci fai
qui? Oppure siamo già diventate delle pedine da scartare?--
--Non pensarlo nemmeno
Honoka. Abbiamo ricevuto alcuni rapporti aggiuntivi, sollecitati da
Makoto, e dovevamo discuterne. Ma il Generale ha deciso di anticipare
i tempi.--
--Possiamo sapere di
cosa si tratta?--
--Si tratta di
rifornimenti di materiali chimici per il laboratorio.--
--E cosa hanno di
straordinario?--
--Le quantità
sono enormi, molto di più di quanto era stato prospettato in
un primo tempo. Purtroppo non sono al corrente degli ultimi dati
raccolti. Sembra che la Difesa voglia tagliar fuori la polizia.--
--Benvenuta nel club.--
Commentò acida
Nagisa.
--Insomma Nagisa!
Perché ce l'hai così tanto?--
--Ho un brutto
presentimento.--
--E tu Honoka?--
--Anche io.--
Saeko esitò un
istante.
--Siete talmente
affiatate che potrebbe essere un trucco per farvi liberare.--
--Almeno facci leggere
quei rapporti. Mandali a video su questi terminali.--
--D'accordo.--
La lettura dei
documenti portò solo al rabbuiarsi delle loro espressioni.
--Avete trovato
qualcosa?--
--Solo la conferma al
nostro presentimento.--
--Potete spiegarvi
meglio?--
--Per quanto ne
sappiamo una delle prime cose che ha studiato quel laboratorio è
il modo di coltivare le 'verdaccia'. Non sappiamo niente del metodo
usato né delle reali necessità, ma, come hai detto,
tutte queste sostanze chimiche sono troppe. Là dentro c'è
molta più 'verdaccia' di quanto pensiamo.--
--Sempre che sia ancora
là.--
Aggiunse Nagisa.
--Che vuoi dire?--
--Secondo questo
rapporto sono stati consegnati anche una serie di veicoli elettrici
del tipo usato per i controlli nelle condutture sotterranee. Da qui
non possiamo controllare, ma tu puoi verificare se quell'edificio è
collegato con le fognature, oppure se sono stati fatti dei lavori che
potrebbero averlo collegato.--
--Datemi qualche
minuto.--
--Allora?--
Chiesero ansiose in
coro.
--Potrebbe essere come
dite. Ma è solo un'ipotesi. Dobbiamo fare altri controlli.--
--E quando pensi di
poterli fare? Saranno là fra poco.--
Replicò
sarcastica Nagisa.
--Sapete anche voi che
in questi casi vige il silenzio radio.--
--Certo. Ma dobbiamo
avvertirli.--
--Si troveranno di
fronte una forza superiore a quella che credono.--
--Dobbiamo raggiungerli
al più presto.--
--E come pensate di
fare?--
--C'era un elicottero
che aveva dei problemi al motore: anche se è stato revisionato
non credo l'abbiano usato. Con quello potremmo farcela.--
--In ogni caso dovete
restare qui.--
--Cosa?-- --Hanno
bisogno di tutto l'aiuto possibile.--
--Appunto. E voi due
non date garanzie in proposito. Inoltre, anche se non avevano questi
ultimi dati, dubito che non abbiamo preso in considerazione questa
ipotesi. Conosco Makoto.--
--Tu conosci Makoto, ma
il Generale aveva anche troppa fretta. Come fai ad essere sicura che
hanno preso tutte le precauzioni?--
--Ti sbagli Nagisa.
Conosco di fama anche il Generale. Per queste cose è molto
prudente.--
--E il nostro
presentimento?--
--Per quanto ne so
potrebbe essere solo la vostra smania di combattere. Inoltre Makoto
mi ha aggiornato sulla vostra situazione fisica.--
Non aveva bisogno di
aggiungere altro.
--Non sarebbe la prima
volta che combattiamo a rischio della vita.--
--Sentite: potete avere
tutti i poteri che volete, ma non vi farò uscire da lì
per sprecare la vostra vita.--
--Non la sprecheremo.--
La voce delle due era
cambiata: c'era una sicurezza che spaventò l'ispettore.
--Cosa intendete
dire?--
--Mipple e Mepple non
sono stati abbastanza chiari, oppure tu non hai afferrato un punto.--
--Il Gran Fulmine Nero
è legato a me, mentre quello Bianco è legato a
Honoka.--
--Lo so. E allora?--
--Un Fulmine per ognuna
di noi.--
Saeko impallidì,
scossa da un'intuizione.
--Ma i Grandi Fulmini
vi distruggeranno. Se vi tenete per mano il Fulmine di una protegge
l'altra, anche se solo in parte. Avevo capito che funzionava in
questo modo, e subite comunque dei danni. Ma così...
Fermatevi.--
--È l'unico modo
per convincerti.--
--Mettiti al riparo.--
Si appoggiarono al muro
che divideva le due stanze, praticamente sullo stesso punto.
--Gran Fulmine
Nero...-- --Gran Fulmine Bianco...-- --A noi i Superpoteri della
luce.--
Questa volta ci fu
un'esplosione terribile, fortunatamente circoscritta.
Le vetrate erano andate
in frantumi, ma nessuno era rimasto ferito.
Saeko si riprese subito
e avanzò nella prima stanza.
Individuò Nagisa
inginocchiata a terra che si stava riprendendo e attraverso il foro
sul muro poteva vedere Honoka nelle stesse condizioni.
Anzi: nella stanza ora
c'erano Black e White.
--Voi due siete delle
pazze. I Grandi Fulmini avrebbero potuto uccidervi questa volta.--
--Ci farai la predica
in volo. Andiamo.--
--La tua autorità
ci sarà utile.--
--La mia autorità?
Avete fatto tutto da sole! Certo che avete proprio spaventato i
soldati della base.--
Saeko si interruppe:
vide che le due guerriere avevano gli occhi chiusi ed erano come
abbandonate, esauste: due bambole con i fili tagliati.
--Voi due cercate
davvero di suicidarvi.--
--Ce lo hai già
detto una volta.-- --E ti abbiamo risposto che non ne abbiamo la
minima intenzione.--
La voce di Black e
White era debole, ma ferma.
--Se anche vi
addormentaste e decidessi di riportarvi indietro non servirebbe a
niente. Ormai siete al limite. Vero?--
--Quasi. Abbiamo ancora
un po' di margine.--
--Ma tu non pensare di
fare scherzi.--
Saeko le guardò
in silenzio: per quanto apparissero esauste sentiva che erano in
guardia. E per la prima volta notò quanto i due colori che le
caratterizzavano fossero intensi.
--Avete qualche
rimpianto?--
Chiese con voce dolce.
--Tutti a chiederci se
abbiamo rimpianti. Potremmo farti una lista lunga un chilometro.--
--Ma servirebbe a poco.
Solo a farci venire paura.--
Rimasero in silenzio
per il resto del volo.
--Ci siamo quasi.--
Istantaneamente le due
amiche si alzarono.
--C'è un favore
che vorremmo chiederti.--
--Dovresti riferire a
Cure Bloom e Cure Egret che ci dispiace. Ancora e sempre.--
--E se mai in futuro si
sentiranno meglio, chiediamo che ci concedano il loro perdono.--
L'ispettore guardò
entrambe in cerca di altri dettagli, ma Black e White saltarono
dall'elicottero.
Il loro arrivo
inaspettato fu comunque salutato con gioia: il laboratorio era difeso
da decine di Giganti e centinaia di Piccoli. Tra loro c'erano anche
soldati addestrati che tempestavano di colpi chiunque tentasse di
avvicinarsi.
Se i membri della
squadra sprecavano colpi, le Pretty Cure, dovendo continuamente
proteggersi, non potevano sferrare i loro attacchi con la massima
potenza.
--Black, White, come
avete fatto?--
Makoto era stupefatta.
--Ne parliamo dopo.--
--Dobbiamo togliere di
mezzo i Giganti, no?--
--Ci sono anche
parecchi Piccoli e almeno uno di speciale. Inoltre ci sono soldati là
in mezzo che sparano a tutto quello che si muove.--
--Vediamo se sanno
colpire dei bersagli mobili.--
--Non riuscirete mai a
distruggere tutti i Giganti.--
Tentò di
fermarle.
--Donna di poca fede.--
--Forse ci siamo arrugginite, ma ci stai sottovalutando parecchio.--
Black e White
scattarono in mezzo alla battaglia, schivando proiettili e colpendo
tutti i Piccoli che incrociavano.
L'idea era quella di
penetrare nell'edificio e da lì colpire i Giganti,
contemporaneamente avrebbero distrutto parte delle difese. Anche
senza usare i loro poteri le due guerriere, al pari di tutte le
altre, erano molto più forti di un essere umano: sfondare un
muro con un pugno era piuttosto facile per loro, così come
schivare una pallottola.
Il piano sembrava
buono, ma quello che Makoto chiamava Piccolo speciale arrivò
ben presto.
Si trattava di un
essere all'apparenza simile a quello che avevano già
affrontato, ma molto più pericoloso.
I suoi colpi e la sua
tecnica erano molto superiori, ma a quanto pareva anche questo non
poteva attaccare loro e guidare i Giganti contemporaneamente.
Le due guerriere
decisero così di alternare i loro attacchi difendendosi dal
Piccolo e colpendo i Giganti. Anche se non li colpivano in pieno, li
lasciavano in balia delle loro compagne.
Inoltre in questo modo
distruggevano le difese del laboratorio e i soldati nemici non
potevano più difendersi dalla squadra.
Le due amiche alla fine
decisero di concentrarsi solo sul Piccolo: non avrebbero resistito
oltre con quella tattica.
Fortunatamente gli
altri erano ormai in una condizione abbastanza sicura e non correvano
troppi pericoli.
Un po' alla volta i
difensori vennero distrutti o resi inermi, ma intromettersi nello
scontro che infuriava all'ultimo piano era impossibile.
Persino le altre Pretty
Cure faticavano a seguire i movimenti dei tre.
Alla fine comunque
White riuscì a sbilanciare il Piccolo e Black a calciarlo
oltre il tetto rendendolo finalmente un bersaglio.
Senza perdere un
istante scagliarono il Doppio Vortice per poi convertirlo nella
Terapia Arcobaleno.
Sapevano benissimo che
così facendo rischiavano di uccidere l'uomo che vi era
all'interno, ma non c'era altro per metterlo fuori combattimento.
L'impatto con il
terreno fu tremendo, ma quando il polverone si attenuò
poterono vedere il corpo immobile al suolo.
L'espressione delle due
era impenetrabile, mentre alcuni membri della squadra si avvicinavano
e controllavano le sue condizioni, ma si rasserenarono alquanto
quando venne fatto cenno che era ancora vivo.
--Direi che ce
l'abbiamo fatta.-- --Il resto lasciamolo alle altre.-- --Dovevo
portarmi dei tappi per le orecchie: già sento gli strilli del
generale e di Makoto.-- --Siamo ancora vive: il resto vedremo di
sopportarlo.-- --Hai ragione Honoka.--
Si sedettero
stancamente su una delle tante macerie che costellavano i dintorni e
rimasero a guardare l'edificio.
Anche se avevano
distrutto tutto quello che aveva a che fare con la 'verdaccia',
Giganti e Piccoli, non si sentivano tranquille.
La squadra e le Pretty
Cure si erano divise in gruppi ed erano penetrate all'interno.
Sembrava una
ricognizione come tante altre e a giudicare dai primi rapporti
sembrava che non ci fossero problemi di sorta.
Come previsto, il
Generale era andato su tutte le furie, prendendosela anche con Saeko.
Ma lei e il Maggiore
avevano alzato le spalle e avevano raggiunto le due ragazze.
E invece di
rimproverarle si erano semplicemente sedute accanto a loro.
--Tutto a posto
ragazze? Forse è il caso che torniate in infermeria.--
--Dipende: teoricamente
siamo evase, anche se il Generale non ha alcuna autorità su di
noi.--
--Lasciatelo sbollire e
dopo non si ricorderà nemmeno di avervi messo agli arresti.--
--È già
qualcosa.--
Rispose leggermente
tesa Black
--Non sembrate molto
soddisfatte. Eppure il successo dell'operazione è merito
vostro.--
--Ci hai insegnato tu
che si parla di successo solo quando un'operazione è
conclusa.--
--Avete ancora un
brutto presentimento?--
Intervenne Saeko.
--Esatto.--
--Forse avremmo dovuto
andare anche noi ma...--
--Riposatevi un po'.--
Saeko non aveva ancora
finito di parlare che un tremore seguito da un forte boato scosse
l'intera zona.
I vari gruppi di
ricognizione spuntarono come topi in fuga mentre una massa di
'verdaccia' filtrava all'esterno.
Alcuni soldati
dovettero essere trascinati in salvo mentre si contorcevano dagli
spasimi dovuti dal contatto con la sostanza. E anche le altre Pretty
Cure risentivano al massimo livello della strana 'allergia' che
quella sostanza causava loro.
Mentre in qualche modo
tutti venivano soccorsi, la sostanza si riunì sulla sommità
dell'edificio assumendo la forma di un Gigante veramente immenso.
I due ufficiali erano
letteralmente a bocca aperta e sentirono appena il commento delle due
guerriere.
--Peccato.--
Si volsero appena in
tempo per vederle saltare in una posizione più isolata.
--Gran Fulmine
Nero...-- --Gran Fulmine Bianco...--
Ma questa volta i due
Grandi Fulmini risposero con una forza immensa.
--Doppio Vortice delle
Pretty Cure.--
L'attacco era
infinitamente più potente: il bianco era accecante, sembrava
di guardare direttamente il sole, e il nero era piuttosto l'assenza
di ogni colore, così buio da dare l'idea di essere ciechi.
Il mostro sembrò
resistere all'impatto, ma immediatamente cominciò a
vaporizzarsi finché non ne rimase nulla.
Questa volta era
davvero finita, ma lo sguardo di tutti si concentrò in quello
che sembrava un cratere. All'interno di esso un'apparente foschia
nascondeva Black e White, ma tutti i presenti sentivano in cuor loro
quale fosse stato il destino delle due Guerriere del Giardino della
Luce.
Saeko e Makoto si
precipitarono all'interno e trovarono quello che temevano: le due
ragazze non erano più trasformate, ma si tenevano ancora
strettamente per mano.
--Morte?--
Chiese Makoto facendosi
forza.
--Vorresti provare a
rianimarle?--
Replicò Saeko.
--No. Vuoi occupartene
tu?--
--Si.--
--Grazie.--
Non c'era bisogno di
altre parole.
_______________________________
--Maggiore! Come stanno
Na.. Voglio dire Black e White.--
Passion fu la prima a
parlare, ma l'identica domanda e la stessa angoscia si leggeva in
tutte le Pretty Cure e in tutti i membri della squadra.
Makoto prese un respiro
profondo, cercando di ingoiare l'amarezza.
--Il loro intervento è
stato determinante. Hanno combattuto anche se erano ancora in
convalescenza. Non so se questo può aver influenzato...--
--Maggiore!--
Cure Dream a volte
sembrava una ragazza piuttosto leggera, ma ora parlava con l'autorità
di leader del proprio gruppo.
Anche se aveva gli
occhi lucidi, come se immaginasse già la risposta, la sua voce
rimase ferma.
Makoto esitò,
incerta se parlare chiaramente oppure cercare di indorare la pillola.
--Per quanto ne
sappiamo, non sono più vive.--
Quelle parole fecero
l'effetto di una doccia gelata.
--Che cosa significa?--
--Quello che ho detto.
Se preferite: Black e White sono morte. Va meglio così?--
Si volsero tutti verso
l'ispettore, che stava chiudendo un sacco di plastica.
Era chiaro dalla sua
espressione che qualcosa di spaventoso era davvero accaduto.
--Non è
possibile...--
--Non possono
essere...--
--Sono... sono...--
--Avevamo vinto...
perché?--
Erano tutte sconvolte,
ma Saeko ritenne che dovessero conoscere la verità.
--Ascoltatemi. Vi dirò
quello che so di Black e White. La possessione di Dark e Light le
aveva contaminate: i Superpoteri della Luce corrodevano i loro corpi
e i loro spiriti. Questo lo aveva rivelato la Regina della Luce.
Inoltre, sempre a causa della contaminazione, questi Superpoteri
erano legati a loro due; non era possibile toglierli e trasmetterli
ad altre. Per questo hanno combattuto con tutta la loro forza:
speravano di concludere questa missione prima di essere completamente
corrose. Ma così non è stato.--
Aggiunse con la voce
che tremava leggermente.
--C'è solo
un'ultima cosa. Bloom, Egret.--
--Si?--
Le due compagne si
riscossero leggermente.
--Mi hanno affidato un
messaggio per voi due: quando e se vi sentirete pronte, loro
chiedevano il vostro perdono.--
La coppia di guerriere
sbiancò al sentire quelle parole.
Per anni avevano
punzecchiato le due amiche rivangando quella storia.
Certo all'inizio le
avevano odiate, ma avevano capito in fretta non solo che l'odio non
avrebbe risolto nulla, ma anche che non era colpa di nessuno. Era
stato un incidente.
E con questa certezza
erano andate avanti abbastanza tranquille.
Non pensavano che le
loro senpai si tormentassero ancora.
Comprendevano
improvvisamente che la loro era stata una sottile tortura, non voluta
certo, ma comunque una tortura.
Chinarono la testa per
piangere.
--Ma certo. Noi le
avevamo perdonate da tanto tempo.--
--Ma... siamo state
ingiuste verso di loro.--
Continuarono a
piangere, imitate da tutte le altre.
--Saeko...--
--Le faccio portare da
Doc. Poi vediamo come dirlo alle loro famiglie.--
Makoto annuì.
--Sentite ragazze.
Black e White non volevano coinvolgervi in questa storia più
dello stretto necessario. Sapevano benissimo di aver bisogno del
vostro aiuto, ma volevano anche evitare che restaste legate alle
Forze di Difesa. Vi conviene ingoiare il dolore ancora per un po' e
andarvene. È la cosa più saggia che potete fare adesso.
L'intera squadra eviterà di parlarne in giro e io farò
in modo che le loro famiglie non vengano coinvolte. Se proprio sarà
necessario potrete contattare Saeko. Andate adesso.--
Erano tutti riuniti.
Pretty Cure e abitanti dei mondi fatati insieme a Saeko.
Era stata l'ispettore
ad organizzare l'incontro, sapendo che le ragazze avevano bisogno di
spiegazioni.
Al centro Mipple e
Mepple stavano riferendo quello che avevano già spiegato tempo
prima a Saeko.
--Quindi loro hanno
combattuto sapendo che...--
Mepple annuì.
--Ma perché non
ci hanno mai detto nulla.--
--Perché se lo
aveste saputo vi sareste distratte per proteggere loro.--
Rispose Saeko.
--Lei lo sapeva.--
Accusò Saki
--Si. Me lo avevano
raccontato. Ma sapevo anche che Nagisa e Honoka avevano ragione.
Avreste rischiato la vita per salvare loro. E questo non lo avrebbero
mai accettato.--
--Ma...--
--Io non sono una
Pretty Cure, ma non crediate che le persone normali non debbano
affrontare situazioni come questa. Personalmente mi è capitato
alcune volte. Non è mai facile, ma bisogna farsi forza e
andare avanti.--
Il silenzio era carico
di dolore.
--Allora, ispettore,
perché hanno scelto la morte? Perché non hanno
rinunciato?--
--Tu dovresti capirlo,
Saki.--
La ragazza restò
immobile.
--La morte di un amico
per propria colpa è devastante. Loro non avrebbero mai
accettato che qualcuna di voi morisse a causa loro. E rinunciare a
combattere significava aumentare le probabilità che questo
accadesse.--
--Quindi è colpa
nostra?--
--Sia Nagisa che Honoka
non lo avrebbero mai pensato. E non dovete pensarlo neanche voi. Se
qualcuna fosse morta durante gli scontri, la colpa non sarebbe stata
di nessuno. Loro mi hanno detto che ognuna di voi è pronta a
sacrificarsi per la propria missione, ma se fosse accaduto per
proteggere loro, per dare loro solo un po' più di vita, come
avrebbero sopportato questa colpa?--
Saeko girò lo
sguardo su tutte.
--I Superpoteri erano
legati a loro, non usarli sarebbe stata una fuga. E voi che le
conoscevate, sapete che non sarebbero mai fuggite. Hanno scelto
liberamente.--
--Non possiamo davvero
fare niente per loro?--
Setsuna era quella più
sconvolta.
--E cosa vorresti fare?
La morte è l'unica cosa che non può essere cambiata.--
--Per noi umani la
morte è così, ma forse la Regina della Luce, o qualche
altra Principessa...--
--Ti rendi conto di
cosa stai dicendo?--
Cure Passion stava per
replicare quando la mano di Cure Peach la fermò.
--Io... ho detto una
sciocchezza. Vi prego: scusatemi.--
--No. Noi tutte
comprendiamo. E se fosse possibile credo che ognuna sarebbe pronta a
fare l'impossibile.--
Tutti gli sguardi si
volsero verso la coppia di creature del Giardino della Luce.
Non era una vera
richiesta, ma piuttosto una speranza.
--Anche noi avevamo
fatto questa richiesta alla Regina. Se la Fiamma della Vita si
spegne, l'unico modo sarebbe che altri infondessero una scintilla.--
--Tante scintille fino
a ricreare una nuova Fiamma.--
Per un istante la
speranza si fece largo nei cuori di tutte, ma si spense subito.
--Ma la Regina non sa
come sarebbe possibile ottenere delle scintille. E una volta che le
avessimo? Sarebbe una nuova Fiamma, quindi una nuova vita, nel loro
corpo. È questo che vorremmo? Solo un corpo che si muove e
respira ma con uno spirito che non ha niente a che fare con loro?--
--E poi anche il loro
corpo è stato corroso. Daremmo una Vita ad un corpo per
vederlo morire di nuovo?--
Mipple e Mepple
parlavano lentamente, con la voce spezzata.
Rimasero in silenzio,
cercando di soffocare un dolore troppo grande.
Fu Makoto a parlare,
sorprendendo se stessa.
--Una volta mi hanno
detto che le Pretty Cure credono che con l'aiuto reciproco si possono
risolvere i problemi di tutti. Però non volevano crearne. Si
sentivano strane, come se da un lato avessero ragione nel loro voler
mantenere il segreto e da un altro stessero tradendo la loro natura.
Temevano che questa fosse una conseguenza della contaminazione che le
stava cambiando più di quanto credessero.--
--Una volta mi dissero
che temevano di perdersi, o di essersi già perse.--
Aggiunse Saeko.
--Loro... non si
sarebbero mai perse. Posso capire perché non volevano parlarne
con noi. Possiamo capirlo tutte. E comprendiamo quale sofferenza è
stata andare avanti con questo dubbio. Quello che vorremmo, è
che non fosse mai successo!--
Esclamò Cure
Dream dando sfogo alle lacrime.
Il tempo perse ogni
significato in quella stanza, eppure, dopo un tempo che parve
infinito, un suono aspro spezzò l'incanto.
Saeko rimase sorpresa
per qualche istante, prima di riconoscere il suo telefono.
Distrattamente lesse
chi era a chiamarla. Non si sentiva di affrontare problemi in quel
momento, ma si costrinse a rispondere.
--Doc?--
La telefonata si
protrasse mentre la donna restava in silenzio, accennando qualche
domanda.
--Cosa succede
ispettore?--
Saeko era trasognata,
tanto che dovettero ripeterle la domanda.
--Doc.. mi dice
che...--
--Che cosa ispettore?
Riguarda Nagisa e Honoka?--
Scosse la testa
cercando di convincersi.
--Si tenevano ancora
per mano, e non c'era modo di sciogliere la stretta. Avevo detto a
Doc di lasciarle così, piuttosto che ferirle per separarle.
Solo che adesso ha chiamato e mi ha detto che...--
--Che cosa?--
--Il loro corpi sono
ancora caldi.--
--Che cosa?!--
--Aveva provato a
separarle, e toccandole aveva sentito la pelle ancora calda ed
elastica.--
--Ma allora vuole dire
che...--
--Non illudetevi. Non
respirano e i loro cuori non battono.--
--Che cosa significa
allora?--
--Vi dirò la
verità, ma voi non fatevi illusioni. Doc sta controllando
perché gli era parso di sentire un battito, ma un battito
spartito tra le due. Come se avessero un solo cuore in comune. Però
non vorrebbe aver avuto un abbaglio. Inoltre non dimenticate che sono
state contaminate da Dark e Light: anche i loro capelli e i loro
occhi cambiavano colore quasi senza motivo. Non possiamo sapere se
quello che constatiamo adesso non sia una conseguenza, uno di quelli
che chiamavano 'ricordini'.--
--Non importa.--
Replicò risoluta
Cure Dream, con gli occhi scintillanti di fiducia.
--Se questa è
una possibilità, loro sapranno sfruttarla. Noi pregheremo
perché riescano ancora una volta vincitrici. È deciso.
Giusto ragazze?--
Tutte annuirono
convinte.
_________________________
In realtà
qualunque altro medico sarebbe impazzito cercando di capire cosa
stava succedendo.
Doc invece si limitava
ad annotare i fatti senza cercare di trarre conclusioni.
Trattandosi di due
Pretty Cure sospettava che la logica non avesse molto senso.
Per prima cosa aveva
notato che i loro corpi erano ancora caldi, nonostante fossero
passati tre giorni dal decesso.
Poi aveva notato che la
pelle era rimasta elastica e non c'erano alterazioni visibili dovute
alla decomposizione.
Il fatto che la stretta
di mano non si sciogliesse lo stupiva meno: in altre occasioni aveva
visto qualcosa di simile, anche se non a quel livello.
Ma quello che restava
davvero sorprendente era che il battito cardiaco era spartito tra le
due, come se un cuore si contraesse e l'altro si rilassasse. Era una
cosa fisicamente impossibile, ma non si sentiva certo di sezionarle
per scoprire se era davvero così. Del resto l'ecografia non
aveva rilevato nulla: c'era un battito ma non c'era movimento.
Curiosamente il battito
stava aumentando, come se si stesse normalizzando.
Probabilmente per
questo non si vedeva ancora il respiro.
Aveva anche pensato di
graffiarle, ma non era uscito sangue se non dopo alcune ore.
Infine aveva applicato
due encefalografi per rilevare l'attività cerebrale.
Come si aspettava tutte
le linee erano piatte, ma con il passare delle ore qualcuna mostrava
delle strane oscillazioni.
Per usare la sua
espressione: sembrava che qualcuno cercasse di sintonizzare una
vecchia radio analogica.
--Saeko! Non ti
aspettavo.--
--Ero qui vicino per
un'altra questione e ho pensato di passare per avere notizie.--
--Non ci sono state
variazioni in questa settimana. Solo un progressivo stabilizzarsi
delle condizioni vitali. Abbiamo battito, respiro e attività
cerebrale; solo che non sono costanti. A questo ritmo presumo che
impiegheranno almeno un altro mese per poter dire che sono soltanto
in coma. A quel punto penso potrai trasferirle in qualche centro
attrezzato.--
--Mi spiace crearti
tutti questi fastidi.--
--Non è poi un
problema: a parte occupare quei due letti è solo da ieri che
le flebo hanno cominciato a funzionare. Purtroppo non sono attrezzato
per una lunga degenza.--
--Quando riterrai che
possano andare in qualche clinica senza destare troppa attenzione
organizzerò il trasferimento.--
--Solo una cosa Saeko.
Queste due ragazze saranno in coma. Non c'è modo di sapere
quando e se si sveglieranno.--
--Io confido che lo
faranno. E comunque si meritano ogni cura.--
--D'accordo. Spero che
non succeda niente nel frattempo.--
--Hai qualche
notizia?--
--Niente di certo. Solo
chiacchiere da bar. Purtroppo ultimamente devo fare spesso delle
visite fuori e non mi piace lasciarle sole per troppo tempo. Tu sai
che qui sono già entrati degli estranei in passato. Non vorrei
che gli capitasse qualcosa. E anche se dubito che si sveglieranno,
non vorrei che avessero strane reazioni.--
--Vedrò di fare
qualche controllo aggiuntivo.--
--Ti ringrazio.--
--E tienimi
informata.--
Honoka tornò
alla coscienza come se si svegliasse da un semplice sonnellino.
Lasciò vagare i
propri sensi e per un fuggevole istante pensò di avere quattro
gambe.
La stranezza della
sensazione la fece svegliare completamente.
In realtà
sentiva forte la stretta di mano che si scambiava con Nagisa, che
riconobbe dal respiro al suo fianco.
--Da quanto sei
sveglia?--
Chiese con
tranquillità.
--Pochi minuti. Stavo
osservando questa stanza, non sembra un ospedale. Riesci a
muoverti?--
--Penso di si.--
--Mentre mi svegliavo
ho avuto la sensazione di “sentire” anche il tuo corpo.--
--Io invece ho sentito
il tuo, Nagisa. Non so cosa dirti però: forse è uno dei
ricordini che ci hanno lasciato. Oppure, come diceva il Guardiano, è
una specie di simbiosi che si è instaurata tra di noi.--
--Ti dirò: lo
trovo utile e... bello. So come stai e come ti senti; non ho bisogno
di interrogarti o guardarti. Se stai male o se ti succede qualcosa di
bello. Forse manca un po' di privacy, però non è una
sensazione così... precisa.--
--Lo so. Sento se
qualcosa ti turba o ti fa stare male, oppure se ti rende felice, ma
non va oltre. È bello, si. Hai ragione. Tuttavia non è
vero che manca la privacy: se tu sei felice in qualche modo lo sento,
ma non posso sapere perché lo sei. Se stai mangiando un
takoyaki o se stai baciando Cam.--
--Ehi, che esempi
fai?--
Chiese Nagisa stupita
ma non irritata.
--Ti ho vista baciarlo
con una certa passione.--
Nagisa non rispose
subito, ma replicò con voce stranamente tranquilla.
--Forse cercavo di
tirarmi su il morale. Cercavo un po' di coccole. E lui è stato
così dolce che... beh, ho trovato naturale baciarlo.--
Anche senza vederla,
sapeva che Honoka aveva inarcato un sopracciglio.
--Non dirmi che siete
andati...--
La replica dell'amica
fu limpida.
--No.--
--Come mai?--
--Non è che non
mi sentissi pronta. Solo che non volevo farlo come fosse uno sfogo,
oppure un ricordo in più di una cosa fatta per non averla
persa.--
Cercò di
spiegarsi la castana.
--Gli hai detto così?--
--In realtà sono
stata anche più chiara. E lui mi ha confessato di aver saputo
tutto da Saeko.--
--Saeko? Certo che per
una che pretendeva il massimo segreto è una gran
chiacchierona.--
--Cam mi ha detto che
Saeko non voleva rivelargli nulla, ma poi ha capito che era serio.
Per questo gli ha raccontato tutto.--
Honoka ci rifletté
per un po'.
--Tuttavia Cam mi
sembra un ragazzo che non si ferma prima di aver raggiunto il suo
scopo. Non aveva detto una volta che non si deve rinunciare a
qualcosa solo per la paura o la certezza che poi la si perderà?
Come l'ha presa?--
--Ha detto che non
capiva, ma se questo era il mio desiderio lo avrebbe rispettato.--
--Dì un po', se
la situazione fosse stata diversa, lo avresti fatto con lui?--
--Forse non ci saremmo
mai conosciuti. E comunque, forse si. E tu invece?--
--Io cosa?--
--Non fare la
santarellina con me, Honoka. Anche io ti ho vista, e con più
di qualcuno.--
Honoka rimase
spiazzata: non pensava che la sua compagna l'avesse scoperta.
--Non voglio restare
legata ad un fantasma. Kirya è sparito e non ho alcuna
garanzia che ritorni. E anche se tornasse, mi sono chiesta molte
volte cosa provavamo veramente l'uno per l'altra.--
--Quello che provava
lui non puoi saperlo per certo.--
--No, infatti. Ma io mi
sono convinta di aver avuto un'infatuazione per lui. Lo vedevo come
simile a me, forse anche più di te. E ci tenevo, esattamente
come tengo a te. Però... adesso è tutto cambiato. Credo
che lo vedrei come un caro amico, un fratello.--
--Capisco.--
Rimasero in silenzio
per un po'.
--Chissà quanto
tempo è passato. Teoricamente dovremmo essere morte, e non
credo che ci abbiano resuscitate. E se fossimo state in coma...--
--C'è uno
schermo sopra di me, vedo il riflesso. E mi sembra che la data sia di
due settimane dopo quel giorno. Secondo te è possibile?--
--Non mi sento tanto
diversa, se questo ha qualche importanza. Chissà cosa è
accaduto veramente?--
--Mi sento di nuovo
piena di energia, e riesco ad avvertire ancora la forza dei
Superpoteri della Luce.--
--Pensi che sia opera
della Regina? Diceva che non c'erano speranze.--
--Ho una teoria.--
--Sentiamo.--
--La corrosione era
dovuta ad una mutazione dovuta alla possessione. Questa mutazione ci
rendeva non perfettamente compatibili con i Superpoteri. Può
darsi che con l'ultimo attacco abbiamo superato questa mutazione.
L'abbiamo strappata via. Oppure può essere che ci siamo
adattate meglio. Hai presente quella storia del rodaggio degli
ingranaggi?--
--Quel fenomeno per cui
solo dopo un certo tempo di lavoro tutte le parti dell'ingranaggio
raggiungono la posizione ottimale?--
--Esatto. Certo per una
macchina attuale il rodaggio è praticamente nullo. Ma per noi
c'è voluto un po' di tempo.--
--E anche uno sforzo
niente male per adattarsi. Quindi secondo te adesso non corriamo più
rischi legati alla corrosione?--
--Penso di no. Ma per
averne la certezza...--
--Dovremmo
trasformarci. Però spero che non ci siano più minacce.
Almeno per un bel po'.--
--Sono d'accordo.--
Le due amiche
cambiarono espressione nello stesso istante.
--È entrato
qualcuno.--
--E dal rumore direi
che ha forzato la porta. Potrebbe aver solo perso le chiavi.--
--Ma perché
adesso è così silenzioso? Non senti qualcos'altro?--
--Sembrano dei gemiti,
ma sono troppo deboli.--
--Non mi sento molto a
mio agio con solo questo camice. Dici che suona qualcosa se ci
togliamo questi cosi di dosso?--
--Ho paura di si.--
Bisbigliavano
continuando ad ascoltare i vari rumori che provenivano da oltre la
porta.
Sembrava che chiunque
ci fosse stesse cercando qualcosa.
Dopo un po' sentirono
dei rumori più forti, come dei colpi.
--Allora vuoi deciderti
a parlare?--
Il rantolo che rispose
alla domanda fece decidere le due guerriere.
Il dispositivo medico
iniziò immediatamente a suonare appena le ragazze si
strapparono di dosso i vari sensori e gli aghi delle flebo.
Quando spalancarono la
porta si trovarono di fronte una scena terribile.
Una donna che portava i
segni di un pestaggio veniva scossa violentemente da un uomo
piuttosto agitato che la minacciava con un coltello.
--Ehi! Cosa pensi di
fare?--
La voce minacciosa di
Nagisa fece voltare il malvivente che restò prima stupito e
poi spaventato vedendo le due ragazze: Nagisa aveva gli occhi
completamente neri, così come i capelli; mentre Honoka aveva
entrambi bianchi. Ma soprattutto entrambe emanavano un'aura
minacciosa che avrebbe spaventato chiunque.
Il criminale rimase
paralizzato per qualche attimo, poi, appena le due allentarono la
loro aura, fuggì dalla porta senza curarsi di nulla.
--Va tutto bene?--
Chiese Honoka alla
donna.
La donna aveva tentato
anche lei la fuga, ma era inciampata e si era rannicchiata tremante.
Ma alla gentile domanda
aprì gli occhi riconoscendo le due degenti.
La paura era ormai
passata e anche se debole a causa delle percosse, la donna si medicò
con grande perizia.
--Voi due vi siete
appena svegliate, vero? Mi era parso di sentire gli allarmi poco
fa.--
--Si. Abbiamo pensato
di venire ad aiutarvi.--
--Avreste corso un bel
rischio.--
--Non credo proprio.--
Replicò
sorridendo Nagisa.
--A proposito. Io sono
Nagisa e lei è Honoka, ma forse lo sapete già.--
--Io sono Kaori. Doc mi
ha raccontato qualcosa di voi. Nell'ultimo periodo sono stata
impegnata e quindi non ci siamo mai incontrate prima. Scusate un
attimo: devo avvertire Doc di quello che è capitato.--
--Non sarebbe meglio la
polizia?--
--Beh, teoricamente si,
ma la vostra presenza potrebbe essere difficile da spiegare.--
--Nemmeno se chiami
l'ispettore Nogami?--
--Saeko? Hai ragione
Honoka.--
Kaori compose subito il
numero privato della poliziotta.
--Ah! Se cercate dei
vestiti c'è qualcosa nel ripostiglio in una scatola con i
vostri nomi. Altrimenti dovrete pazientare un po'.--
--Grazie.--
Sentirono la donna
iniziare la conversazione, ma non vi prestarono molta attenzione.
Trovarono la scatola
senza difficoltà, ma i vestiti non erano proprio in buone
condizioni.
--Cavolo, sono ridotti
piuttosto male.--
--Probabilmente dopo
l'ultimo colpo siamo cadute da qualche parte. Onestamente ho i
ricordi leggermente confusi.--
Nagisa annuì.
--A quanto pare non
credevano che ci saremmo svegliate.--
Kaori le raggiunse in
quel momento.
--Da quello che mi
hanno raccontato Doc e Saeko dovreste essere morte. Comunque quando
avete cominciato a dar segni di miglioramento tutti si sono detti
certi del vostro recupero. Solo che si pensava al mese prossimo. E
onestamente nessuno ha preso in considerazione i vestiti.--
--Niente di grave.--
--Saeko sarà qui
entro mezz'ora, o anche meno se guida come al solito. Doc invece sta
salendo adesso. Penso vorrà visitarvi, tanto per essere
sicuro.--
Subito dopo entrò
proprio il medico.
--Tu stai bene Kaori?--
--Si. Solo qualche
livido. Quel tizio pensava che tenessimo chissà cosa, qui.--
L'uomo scrutò
attentamente la donna osservandone le condizioni e il modo in cui si
muoveva.
--Niente di grave
sembra. Te l'ho detto altre volte di stare attenta e di farti
accompagnare dal tuo uomo.--
--Insomma, non sono una
donnicciola.--
--Va bene, va bene.
Tanto poi ci penseranno le tue amiche a farti la predica.--
Si volse verso le due
ragazze.
--È un vero
piacere vedervi in piedi. Spero che il vostro risveglio non sia stato
causato dall'incidente capitato a Kaori.--
--No Doc. Ci eravamo
svegliate da un po'. Ma ci siamo mosse quando abbiamo sentito che era
in pericolo.--
--Siete state voi a far
scappare quel tipo?--
--Si è solo
spaventato. Forse non si aspettava che ci fosse qualcun altro.--
Cercò di
minimizzare Nagisa.
Doc le osservava
attentamente.
--Faccio finta di
crederci. Ora, se non vi spiace, vorrei farvi una visita.--
--Se proprio deve.--
Sospirò Nagisa
suscitando le risate di tutti.
Quando Saeko arrivò
aveva un diavolo per capello.
--Voi due! È
tutta colpa vostra! Ve la metto in conto.--
--Di che parli Saeko?--
--Ci siamo appena svegliate.-- --E non siamo andate da nessuna
parte.-- --E a proposito di conti.-- --Ti ricordiamo che non abbiamo
un soldo.-- --A meno che non ci paghi qualcosa Makoto.--
Kaori rimase spiazzata
dal modo di parlare delle due ex-pazienti. Sentiva solo che se
continuavano le avrebbero fatto venire il mal di testa.
Anche Doc non sembrava
molto contento.
Saeko invece alzò
una mano in segno di resa.
--Va bene. Va bene.
Basta, per carità. Lo sapete che non sopporto quando parlate
in questo modo.--
Guardò prima una
e poi l'altra, e infine le abbracciò insieme.
--Saeko. Saeko!--
--Lasciaci respirare.--
--Scusate ragazze. Ma
sono così felice che vi siate riprese.--
--Beh, grazie. Anche
noi siamo contente di essere ancora qui.--
--Piuttosto, cos'era la
sfuriata di prima? Spero non ti sia successo nulla.--
--No, no. Niente di
grave. Ho solo sbattuto la macchina. Non preoccupatevi.--
--Stai bene?--
--Ma si. Quando si è
di fretta succede di non fare attenzione alle distanze. Ho
parcheggiato male, tutto qui.--
--Ci dispiace.--
--Scherzate? Adesso
dobbiamo solo avvertire le altre e le vostre famiglie.--
--Aspetta Saeko. Le
nostre famiglie cosa sanno?--
Chiese preoccupata
Honoka: la nonna non era in buone condizioni e temeva che la
preoccupazione la facesse aggravare.
--Nulla. Che avete
partecipato ad una missione piuttosto impegnativa e che adesso siete
impegnate in una seconda indagine.--
--Pensavi di tenere
nascosto il nostro decesso?--
Chiese Nagisa piuttosto
sorpresa.
--Ehi! Sono ottimista
io.--
Ribatté
scherzosa la donna.
--La verità era
che avrei avvertito le vostre famiglie personalmente. Ma per fortuna
Doc mi ha chiamato per informarmi dello strano comportamento dei
vostri corpi. E le altre Pretty Cure mi hanno assicurato che ce
l'avreste fatta anche questa volta. Perciò ho aspettato. Ed è
andata bene.--
--Aspettate un attimo.
State dicendo che loro due sono...--
Chiese perplessa Kaori.
--Cure Black e Cure
White. Ma non raccontarlo in giro Kaori.--
--E dovevano essere
morte? Ma...--
--È una cosa un
po' complicata.--
--Aspetta Saeko, anche
noi vorremmo essere informate. Vorremmo sapere cosa è successo
dopo.--
--Dovrei contattare
anche Makoto.--
--Prima c'è
un'altra cosa.--
Intervenne Nagisa con
aria seria.
--Sarebbe?--
--Potresti procurarci
dei vestiti? Quelli che avevamo non sono utilizzabili.--
L'ispettore sorrise.
Il generale Bakui le
osservò attentamente mentre si avvicinavano alla scrivania.
--Quindi siete ancora
vive.--
--Esatto generale.--
--Sono maledettamente
contento.--
--Beh, grazie.--
--Purtroppo non abbiamo
molto tempo, quindi salterò i preamboli: siete ancora Pretty
Cure?--
--Si.--
--E non ci sono più
controindicazioni?--
--Se intende problemi
derivanti dall'uso dei Superpoteri della luce, no.-- --Se intende un
uso senza criterio di questi, si.--
Il generale rimase in
silenzio per un attimo.
--Se non altro,
parlando lentamente, non è fastidioso. Comunque verrò
subito al punto. Abbiamo continuato le indagini mentre voi... beh,
non eravate tra i vivi.--
--Bella espressione
generale.--
--Non interrompere,
Black. Dicevo, dalle indagini risulta che una parte della 'verdaccia'
è stata portata via. Probabilmente venduta.--
--Venduta? Trafficanti
d'armi? Terroristi?--
Bakui annuì a
White.
--L'uomo che avete
catturato sa parecchie cose, ma non era a capo dell'organizzazione e
non è un esperto. Vi ricordate della missione al centro
commerciale abbandonato?--
Le due amiche annuirono
rabbrividendo internamente: quella volta era rimaste coinvolte in un
vero inferno di esplosioni. Se non ci fossero state tutte,
probabilmente non si sarebbero salvate.
--Bene. Il punto è
che quello era una specie di campo di prova. Tra i vari esperimenti
del laboratorio c'era anche quello di potenziare gli ordigni. I
dettagli non sono ancora chiari, ma aggiungendo quella sostanza a
qualsiasi esplosivo, la potenza aumenta di venti volte.--
Passò qualche
istante prima che Nagisa replicasse.
--Non sono sicura di
capire il punto. Può spiegarsi meglio generale?--
Bakui sorrise
all'onestà di Nagisa.
--Certo. La
'verdaccia', come la chiami, sfugge tuttora ai mezzi di controllo
usati normalmente. Se qualcuno la rivelasse, la scambierebbe per un
semplice agente contaminante. Le precauzioni prese sarebbero
insufficienti perché l'ordigno non verrebbe visto per quello
che è davvero: una bomba ad alto potenziale. Inoltre, potendo
farla passare per altro, potrebbe essere aggiunta in un secondo
momento. Forse riuscite ad immaginare cosa significherebbe per le
agenzie di sicurezza: finora si concentravano su carichi di una certa
importanza, ma da adesso ogni piccolo carico è importante.--
--Capisco che la cosa
diventa molto complicata.--
--Diventa ingestibile,
Black.--
--Immagino che lei
abbia una soluzione.--
--Non proprio, White:
soltanto logica. Dobbiamo recuperare quella sostanza prima che faccia
disastri. E prima che qualcuno impari a moltiplicarla.--
Le due lo guardarono
preoccupate, così aggiunse qualche altro dettaglio.
--Non è certo di
origine naturale. Da qualche parte deve arrivare. E come è
arrivata questa, potrebbe arrivarne dell'altra. Qualcuno sostiene che
ha un comportamento organico, quasi vivo. E se è viva, può
moltiplicarsi.--
--È una cosa
inquietante. Tuttavia potrebbe essere vero.--
--Bene. Il punto è
questo: abbiamo distrutto il laboratorio e stiamo raggiungendo tutti
i componenti dell'organizzazione che lo sosteneva. Purtroppo quella
venduta e quella scartata sono difficili da gestire.--
--Questo è solo
il preambolo, generale.--
Lo interruppe Nagisa.
Il generale notò
che i suoi capelli erano più scuri di prima.
--Il colonnello
Kusanagi mi ha informato che alcune Pretty Cure ora sono senza
poteri.--
--È così.
Quando una minaccia viene sconfitta di solito i Superpoteri tornano
nel mondo di origine.--
--Il vostro caso è
diverso, però.--
--Esatto.--
--In realtà
questo semplifica la questione.--
--Generale...--
--Hai ragione Black. Il
punto è questo: il Ministero della Difesa ritiene che sia
prioritario recuperare o distruggere con certezza quella sostanza.
Per questo ha autorizzato la squadra a continuare le indagini e
intervenire a discrezione. E nella squadra siete comprese anche voi
due.--
--Un momento generale.
Noi non siamo militari.--
--Per il bene dello
Stato.--
--Per il bene di
tutti.--
Replicarono ad una voce
le due Pretty Cure.
Una aveva i capelli
estremamente scuri, mente l'altra li aveva di un candore innaturale.
Bakui represse un
brivido.
--Sia come volete.
Tuttavia sarete d'accordo con me che la soluzione adottata finora
fosse la migliore per affrontare il problema.--
--Certo. Ma sembrava
una situazione temporanea.--
--Lo so. Ma nella vita
le cose si complicano sempre. Immagino lo sappiate.--
Prese alcuni documenti
e li controllò brevemente.
--Non cambierebbe molto
rispetto ad ora. Continuerebbe ad essere una missione speciale:
quindi non strettamente ligia ai regolamenti. Con l'aiuto
dell'ispettore Nogami sarebbe possibile acquisirvi in un modo
piuttosto elastico. Tecnicamente potreste essere inquadrate come
agenti di collegamento.--
--Le ricordo che non
siamo nemmeno agenti di polizia.--
--Questi dettagli
lasciateli a me, al colonnello e all'ispettore.--
--Non è che non
ci fidiamo. Ma non vogliamo essere obbligate in qualche modo a fare
quello che non vogliamo.--
--Andiamo! Avete sempre
fatto tutto quello che avete voluto? Sapete benissimo cosa vi aspetta
se accettate.--
--Vogliamo che ci resti
garantita la nostra libertà d'azione. Libertà di agire
o meno.--
--Accordato.--
--E vogliamo che le
nostre famiglie restino fuori da tutto questo.--
--Anche nel nostro
interesse conviene che non venga rivelata la natura di questa
missione. Accordato.--
Le aprirono la porta
due persone dall'aria vagamente inquietante.
--Si?--
--Sto cercando Cam.--
--Chi lo cerca?--
--Nagisa.--
La porta venne
spalancata e senza sapere come, la ragazza si trovò stretta in
un forte abbraccio.
--Meno male. Sei
viva.--
--Cam. Ehi! Lasciami
respirare.--
--Scusa. Entra dai.--
--Pensavo davvero che
non ti avrei più rivista.--
--Beh, ho impiegato una
settimana per trovare il coraggio di venire qui.--
--Una settimana?--
Cam le alzò il
viso per guardarla negli occhi.
--E nelle settimane
precedenti?--
Nagisa esitò
prima di rispondere.
--Diciamo che... non
eravamo tra i vivi.--
Il giovane sbiancò
a quelle parole.
Si guardò
intorno, e tutti i presenti nella sala si allontanarono con
discrezione.
--Ma adesso stai bene?
E Honoka?--
--Si. Siamo in forma
entrambe. Anzi, Honoka mi ha detto di salutarti.--
--Sapeva che saresti
venuta qui?--
--Sapeva che volevo
incontrarti. Si può dire che mi ha dato la spinta finale per
decidermi.--
--Sembra quasi un
addio.--
Nagisa esitò per
un attimo.
--È qualcosa del
genere.--
--Perché? Da
quanto si è saputo dai notiziari avete distrutto il
laboratorio e arrestato i colpevoli.--
--Questo è
quello che raccontano. Non posso spiegarti i dettagli, ma ho deciso
di continuare a collaborare con le Forze di Difesa.--
--Con l'esercito?--
--Si.--
Nagisa si voltò
per andarsene, ma Cam la afferrò per la mano.
--Aspetta. Riesco a
capire che ti senta responsabile, anche se non so bene di cosa. Ma
perché vuoi andartene? Possiamo ancora vederci, no?--
--Non capisci Cam.
Questa storia potrebbe andare avanti per dei mesi, o degli anni.--
--Ma non sarai
perennemente impegnata.--
--Si. Magari sarò
libera una volta ogni due mesi; oppure una all'anno.--
--Mi basta. Se puoi
concedermi questo, mi basta.--
--Cosa stai dicendo
Cam?--
--Sto dicendo che ti
amo.--
--Ci conosciamo
appena.--
Tentò di
replicare la ragazza presa alla sprovvista.
--Storie! Non è
una questione di tempo. Tu mi hai mostrato il tuo segreto e mi hai
salvato la vita; e io ti ho mostrato il mio: e tu non sei scappata,
non mi hai deriso. Hai cercato di capire.--
--Cam, non farmi
migliore di quello che sono.--
--Non ti sto
idealizzando. Tu sei la prima che dovrebbe saperlo.--
--Vedi? Stiamo già
per litigare.--
--Lo fai apposta
Nagisa. E lo sai che non è vero.--
Cam la abbracciò
più strettamente.
--Non mi importa di
quello che pensa la gente. Stai con me: solo questo.--
--Cam, ti prego.--
--Cosa c'è
Nagisa? Anche tu mi ami.--
Nagisa si sentì
tremare. Raccolse le idee prima di rispondere.
--Anni fa avevo una
cotta per Shogo Fujimura. Non avrei esitato un secondo a dire che lo
amavo, anche se vicino a lui mi bloccavo sempre. Ma adesso non ci
riuscirei.--
--Pensi ancora a lui?--
--No.--
--Allora lasciati
andare Nagisa. Forse ci conosciamo appena, ma possiamo scoprire tante
cose di noi un po' alla volta.--
--Non posso farlo Cam.
Io ho degli obblighi.--
--Sei obbligata a
rinunciare alla tua vita?--
--Non forzarmi Cam.
Sono una Pretty Cure, non posso pensare a me stessa, a quello che mi
piacerebbe.--
Cam la zittì con
un bacio, a cui la ragazza rispose con passione. Ma poi si tirò
indietro, spaventata.
Il ragazzo sorrideva.
--Guardati Nagisa. Tu
mi vuoi, come io voglio te.--
--No. Non è
così.--
Tentò di negare.
Cam si raddrizzò
e infine si sedette su un divanetto tirandosi dietro Nagisa.
--Guardati Nagisa.
Intendo guardati allo specchio.--
Nagisa obbedì,
ma poi si volse cercando spiegazioni.
--I tuoi capelli e i
tuoi occhi. Sono ancora del colore naturale.--
--Cosa vorresti dire?--
Chiese senza capire.
--Se davvero volessi
allontanarmi avresti assunto un aspetto diverso.--
--Non è una cosa
automatica. E poi...--
--Non cercare scuse. I
tuoi capelli e i tuoi occhi cambiano colore in base al tuo animo. E
adesso non l'hanno fatto.--
--Cosa vorresti
sentirti dire? Che mi è piaciuto il bacio? Ebbene... si: mi è
piaciuto. Che le... coccole... dell'altra volta mi sono piaciute? Si.
Non sono esperta come te in queste cose, ma mi piaceva. Vorresti
sentirti dire che vorrei rifarlo? Si. Va bene?--
Si fermò,
cercando di calmare i battiti del cuore.
--Allora perché
ti freni? Credi che ti voglia esperta in certe cose?--
--Quelle esperte ti
hanno stancato?--
Cercò di
scherzare Nagisa. Ma il suo ghigno triste, invece, commosse Cam.
--No Nagisa. Voglio che
tu non fraintenda te stessa.--
--Cosa... cosa stai
dicendo?--
--Tu pensi di essere
forte perché sei una Pretty Cure, non hai pensato che è
il contrario?--
--Non capisco.--
Mormorò la
ragazza.
--È la tua forza
ad averti permesso di diventare Cure Black. Tu sei una guerriera
nata, per questo hai attirato i Superpoteri della Luce.--
--Anche se fosse,
cosa...--
--Nagisa. Poco fa ti
sei tirata indietro da sola, non hai dovuto ricorrere ai tuoi
poteri.--
--Non ci voleva
molto.--
--Scherzi? Hai detto
che sono esperto. Beh, ho sentito la tua passione. Pensi che altre
sarebbero riuscite a fermarsi come te?--
La sua voce aveva un
tono malizioso, ma dolce, che fece sorridere la ragazza.
--Direi che sei tu che
stai fraintendendo te stesso. Cosa c'entra il nostro... desiderarci,
con...--
--Quando sorridi sei
molto più carina.--
--Piantala Cam. Non
farmi arrabbiare.--
--D'accordo. Ascolta.
Tu sai che in una battaglia c'è tempo solo per combattere, ma
in una guerra questo tempo è sorprendentemente limitato. Per
questo si può vivere anche in guerra. Tu sei una Pretty Cure,
e come tale senti la necessità di intervenire in questa
situazione. Bene. Ma sai anche che la maggior parte del tempo non
dovrai fare nulla. Nulla come Pretty Cure, intendo.--
Nagisa cercò di
replicare, ma Cam le fece cenno di attendere.
--Posso immaginare che
dovrai comunque occuparti di tante cose, ma ti resterà sempre
del tempo. Potrai contattare la tua famiglia, e i tuoi amici.
Potresti contattare anche me.--
Il silenzio tra i due
era tranquillo e sereno, ma Nagisa sentiva che doveva chiarire ancora
qualcosa.
--Ti ringrazio Cam. Sei
molto gentile con me. Per questo voglio dirti quello che sento.
Potrei fare quello che dici. Ma potremmo avere una relazione a
distanza? Un po' alla volta non ti sentirai trascurato? O meglio,
sarò sincera, non ti sentirò così lontano da
trascurarti?--
--Vorresti fare una
partita a lacrosse?--
Gli occhi di Nagisa si
illuminarono all'istante, ma poi la sua espressione si fece curiosa.
--Questo cosa
c'entra?--
--È un vero
peccato che tu non possa guardarti: avresti visto la risposta nei
tuoi occhi. Ciò a cui tieni veramente non lascerà mai
il tuo cuore. Come tu non lascerai il mio.--
__________________________________
--Dovrebbe essere da
queste parti.--
Commentò Nagisa
guardandosi intorno.
--Si, infatti. Eccolo
laggiù.--
Replicò una
ragazza di pochi anni più anziana. Anche se indossava abiti
civili, non poteva nascondere un certo atteggiamento marziale.
--Ora che mi guardo
intorno mi rendo conto di quanto siamo vicini alla mia scuola. Ma non
ero mai venuta da queste parti.--
--In due anni hanno
cambiato parecchie cose.--
Fu il commento della
sua compagna.
--Già. Se ci
penso mi fa uno strano effetto tornare qui adesso.--
--Nostalgia?--
--Forse.--
Entrarono nel piccolo
locale e ordinarono qualcosa da bere.
--Spero che almeno non
dobbiamo aspettare molto.--
--Tutto dipende da
quanto ci metterà a vuotare il sacco.--
--Potevamo incontrarci
da un'altra parte.--
--Non essere impaziente
Nagisa.--
--Nagisa!--
La voce suonava
dolorosamente familiare, e per un istante la ragazza si sentì
in subbuglio.
Ma dopo tanto tempo
aveva imparato a controllarsi, quindi si volse senza lasciare
trasparire le proprie emozioni.
Davanti a lei stavano
tre persone.
--Shogo?--
--Ciao! Come stai? È
da parecchio che non ci vediamo.--
Il giovane la salutò
sorridente, ma la risposta di Nagisa lo gelò sul posto.
--È vero. Ci
siamo appena intravisti l'ultimo anno. L'ultima volta che abbiamo
parlato sei stato piuttosto sbrigativo: hai detto, se non ricordo
male, 'questi metodi sono talmente vergognosi che anche tu dovresti
vergognarti ad usarli'.--
Shogo arrossì di
colpo.
--Forse eri di fretta e
non avevi tempo per ascoltare le nostre “patetiche scuse”.
Sei fortunato che Honoka non porti rancore, di solito.--
Lo guardò per
qualche istante, sentendo il suo cuore freddo.
Poi fece un cenno alla
ragazza che lo accompagnava.
--Ciao Shiori. Spero
che la sfortuna ti abbia abbandonato: da quando sei entrata titolare
al mio posto non avete più vinto una partita. E anche nel club
dove sei adesso avete grosse difficoltà, o sbaglio?.--
Shiori si sentiva a
disagio, ma replicò con una punta d'astio.
--Vorresti dire che tu
le avresti vinte tutte?--
--Chissà? Di
sicuro mi sarebbe piaciuto giocare quelle partite. Che ne dice,
professor Sarutani? La trovo bene.--
Il suo ex professore di
educazione fisica, nonché vice allenatore, la squadrò
con attenzione.
--Ti trovo bene anche
io, Misumi.--
--Grazie. Se volete
farci compagnia, non fatevi problemi. Giusto Kari?--
La sua compagna si
sentì leggermente imbarazzata, ma rispose cordiale.
--Perché no?
Tanto dobbiamo aspettare Honoka e Kusanagi.--
A sentire il nome
dell'ex compagna di scuola, sia Shogo che Shiori ebbero un sussulto.
--Ecco. Scusaci ma
abbiamo un altro impegno e non possiamo tardare.--
--Si, infatti. Quindi
scusateci.--
Uscirono dal locale
quasi sfondando la porta.
Nagisa fece un sorriso
un po' triste.
--Beh, professore. Ci
faccia compagnia almeno lei.--
--Volentieri.--
--Allora professore,
come va la vita dell'insegnante? Ho sentito dire che è lei,
adesso, l'allenatore ufficiale.--
--Infatti. Il
professore Tadashi è andato in pensione. Ci sono studenti che
si impegnano, e altri svogliati. Ragazzi negati per lo sport e
qualcuno con una buona attitudine. Ma con la tua bravura non ne ho
trovati altri.--
--Grazie professore. È
un bel complimento detto da lei.--
L'uomo la osservò
ancora.
--Che c'è? Ho
detto qualcosa di sbagliato?--
--Oh, no. È che
sei stranamente tranquilla.--
--Tranquilla? Diciamo
che mi contengo, vero Kari?--
L'altra ragazza annuì
sorridendo.
--Forse tranquilla non
è la parola adatta. Serena, piuttosto.--
Nagisa lo guardò
incuriosita.
--I tuoi ex compagni
che sono appena usciti.--
--Beh?--
--Ho sentito anche io
le voci che giravano. E so che tu e la tua amica siete sempre state
corrette. Eppure adesso non c'era ombra di astio verso di loro.--
--Mi sembra di averli
punzecchiati per bene.--
Osservò la
ragazza.
--Questo si. Al tuo
posto avrei fatto lo stesso--
Sorrise l'insegnante.
--Però non c'era
cattiveria.--
--Forse ho capito che
non ne valeva la pena. Lei mi conosce: non saprei portare rancore a
lungo.--
--No certo. Ma in
questo caso, pochi saprebbero andare avanti e buttarsi alle spalle
un'esperienza del genere.--
--Beh, magari sono solo
la superficiale che diceva il professor Tadashi e le cose importanti
mi scivolano via.--
L'uomo la osservò
ancora prima di rispondere.
--E adesso sei qui, con
un professore che ti ha praticamente cacciato dalla squadra di
lacrosse, a bere con lui, come se non fosse successo nulla.--
--Per quanto all'epoca
sia stato doloroso, lei si è comportato correttamente. E poi
non credo che lavorare con il professor Tadashi sia stato facile.--
--Devo ammettere che
hai ragione. Ma anche tu sei stata altrettanto corretta. Purtroppo
non sono riuscito a farti riammettere in squadra. --
--Non sarebbe stato
molto gentile verso tutte le altre giocatrici. Erano successe un po'
di cose, forse non ha saputo tutto, e dubito che mi avrebbero accolta
nuovamente.--
--Io invece credo che
ti avrebbero accolto a braccia aperte. Come giocatrice tu facevi la
differenza. Anzi, se giocassi ancora potresti arrivare alle
nazionali. E come amica, tutte ti rimpiangevano.--
--Tutte?--
Chiese ironica Nagisa.
--Quasi tutte. Shiori
Minamino è una buona giocatrice, ma non è capace di
amalgamarsi alla squadra. Per quanto glielo abbia detto e ripetuto
non ci riesce. Né a scuola né nella nuova squadra.--
--Non mi aveva mai
parlato di certe cose quando ci allenava.--
--Perché tu non
ne avevi bisogno. Te l'ho detto: lei è brava, ma non alla tua
altezza.--
--Mi dipinge migliore
di quello che sono.--
--Io non credo.
Comunque ho anche io degli impegni e ora devo andare. Sono felice di
aver potuto parlarti. Mi dispiace solo che non possa fare niente per
rimediare.--
--Il passato non si può
cambiare. Si può rimediare solo al futuro.--
L'uomo sorrise.
--In ogni caso, fatti
sentire qualche volta. Potrei aver bisogno di aiuto.--
--Le ricordo che non mi
riteneva affatto affidabile.--
Replicò con un
sorriso impertinente.
--Ho riconosciuto da
tempo i miei errori. Vi saluto.--
--Mi sembra di capire
che quel ragazzo fosse il tuo primo amore, Nagisa.--
--Non far domande,
Kari.--
--Fa ancora male?--
--Non ci penso. Tutto
qui.--
--Davvero?--
Nagisa fece girare il
bicchiere per prendere tempo.
--Ha fatto parecchio
male. E anche a Honoka.--
--Lei come c'entra?--
--Era una sua vecchia
amica, amica d'infanzia. Lei voleva aiutarmi a spiegargli i problemi
che avevamo e lui ha travisato. Beh, in realtà credo sia stata
Shiori a farlo travisare. Il risultato è stato che la sua
amicizia si è spezzata in modo brutale.--
--Non sarà stato
facile andare avanti.--
--Non metterti a fare
psicologia su di me, adesso. E neppure su Honoka.--
--Non intendevo farlo.
So bene quanto siate forti. Volevo solo sapere come avete fatto ad
andare avanti.--
--Nel solito modo:
stringendo i denti.--
Rispose un'altra voce.
--Honoka! Ciao. Non ti
avevo sentito entrare.--
--Tutto bene?--
Chiese rivolta
all'amica di sempre, che non si era minimamente scomposta nel
sentirla.
--Ho incontrato Shogo e
Shiori. Li ho un po' stuzzicati.--
--Allora è vero
che l'età porta consiglio: in passato non so cosa gli avresti
fatto.--
--Molto spiritosa.--
Kari intervenne per
stemperare la tensione che si era creata.
--C'era anche un vostro
ex insegnante, il signor Sarutani. Ha detto che non ha mai incontrata
nessuna all'altezza di Nagisa.--
--È un bel
complimento. Che mi ricordi, si lamentava sempre dei risultati.--
--Ha detto... che gli
dispiace non poter rimediare.--
Honoka tacque, cercando
le parole giuste.
--Tu stessa lo ritenevi
una persona onesta e corretta. Credo sia la miglior cosa che potesse
dire, no?--
--Hai ragione. Bene. Se
Makoto non arriva entro cinque minuti andiamo a cercare una
bancarella che venda takoyaki.--
Le due amiche risero,
conoscendo la sua golosità.
Comunque non dovettero
attendere.
--Tieni Nagisa. Basta
per farmi perdonare il ritardo?--
--Takoyaki? Ottimo.
Basta e avanza. Ho il tempo di mangiarli?--
--Spero che ne offrirai
qualcuno anche a noi. Possiamo cominciare a muoverci intanto.--
--Evviva.--
Si incamminarono tutte
e quattro gustando lo spuntino e ridendo ai ricordi scolastici che
Nagisa raccontava.
Infine entrarono in un
palazzo in costruzione.
--Il posto è
quasi quello giusto. Il bersaglio è quello dietro.--
--Ottimo Maggiore.--
--Noi siamo pronte.--
La prima media stava
facendo riscaldamento in palestra quando avvenne il fatto.
Così velocemente
che nessuno poté vederlo completamente: alcuni sentirono la
grande vetrata che dava luce a tutto lo stanzone andare in frantumi;
qualcuno poté vedere qualcosa di nero sfondare la vetrata;
altri videro il supporto del canestro volare via, colpito da qualcosa
di scuro; altri infine videro una sagoma nera schiantarsi sul muro e
poi scivolare a terra.
Era stato tutto così
veloce che nessuno si mosse per qualche secondo ancora.
Poi ci furono delle
urla di panico, ma subito vennero sovrastate dai richiami
dell'insegnante.
--Tutti qui, forza. Non
c'è da avere paura. È tutto passato.--
Gli studenti non si
fecero ripetere l'invito, radunandosi spaventati e continuando a
guardare la sagoma sul pavimento che cominciava a muoversi.
Sentirono tutti
distintamente il gemito che sfuggì alla ragazza quando si girò
per rialzarsi.
E poi videro tutti il
sangue che colava dalle ferite.
La ragazza, vestita con
un costume completamente nero, si mise dapprima in ginocchio e cercò
di schiarirsi le idee.
Si pulì il
sangue che le colava dalla fronte e dalle labbra con una certa
lentezza.
Passò qualche
minuto immobile, come a valutare le proprie condizioni, e poi decise
di alzarsi.
--Cavoli che volo.--
Il suo mormorio strappò
un lieve sorriso a più di uno studente.
--Dove accidenti...--
Si fermò,
riconoscendo il locale.
--La palestra della
scuola?--
Appena riconobbe il
posto Black si alzò di scatto, per bloccarsi bruscamente a
metà del movimento, come se qualcosa la trattenesse.
La ragazza comunque si
guardò intorno.
--State tutti bene? Si
è fatto male qualcuno?--
--No. Noi stiamo bene,
a parte lo spavento.--
--Per fortuna.--
La sua voce esprimeva
vero sollievo, e forse per questo l'intera classe si rilassò,
spingendo il professore per avvicinarsi e guardare meglio.
Black si concentrò
sul braccio sinistro, dove uno spuntone metallico sporgeva dopo aver
attraversato i muscoli.
La ragazza fece solo un
profondo sospiro, dopodiché forzò il braccio finché
non fu libero e a quel punto strappò un pezzo di costume
cercando di fasciarsi al meglio.
--Forse dovresti
lasciare fare a me.--
Propose l'insegnante
avvicinandosi ulteriormente.
--Non occorre. Grazie.
Deve resistere solo per un po'.--
Rispose dopo aver
stretto il nodo con i denti. Mosse il braccio per un po' per saggiare
la fasciatura.
--Bene. Può
andare.--
Si pulì l'occhio
dal sangue che colava dalla fronte e si diresse verso l'uscita.
--Mi dispiace davvero
per il trambusto.--
Si interruppe sentendo
un rumore sordo: al suo orecchio suonava come la raffica di una
pistola.
--Cavoli. Spero che
White stia bene e che l'abbiano preso.--
Affrettò il
passo e stava per lasciare l'edificio quando una voce la chiamò.
--Black!--
--Sono qui.--
Per la seconda volta
qualcuno piombò nella palestra, ma questa volta senza creare
danni.
--Tutto a posto?--
--Qualche graffio. Ho
sentito sparare.--
L'altra annuì,
mentre si scrutavano velocemente a vicenda.
--Grazie al tuo
intervento che l'ha sbilanciato ho potuto sopraffarlo senza troppe
difficoltà. Purtroppo si è ripreso prima che lo
bloccassero e così...--
C'era una nota triste
nella sua voce.
--Mi dispiace.--
--Non preoccuparti, non
è colpa tua. È sgusciato come un'anguilla e stava per
sfuggirci. Per fortuna lo hanno colpito prima che sparisse.--
--Mi dispiace per
lui.--
--Andiamo adesso:
abbiamo disturbato anche troppo. Te la senti?--
--Ehi, lo sai con chi
hai a che fare, no?--
Si volsero entrambe
verso gli studenti e il professore.
--Scusate ancora il
disturbo.--
Dopodiché con un
salto sparirono.
L'ufficio del Maggiore
era molto più spazioso di una volta. Ma con loro quattro
riunite dava sempre una sensazione familiare.
--Tutto a posto,
Nagisa?--
Chiese Saeko osservando
le condizioni delle due guerriere.
--Abbastanza. Quella
bestiaccia mi ha fatto fare un bel volo. Per fortuna non ci è
andato di mezzo nessuno. A parte qualche attrezzatura sportiva.--
--E il braccio?--
--Tornerà a
posto in poco tempo. Lo sai no? Certo quest'ultimo periodo è
davvero nero per me.--
--Già. Al tuo
posto andrei a visitare qualche santuario.--
Commentò Honoka.
--A volte penso che sei
un po' masochista.--
--Ehi! Potrò
anche bloccare il dolore, ma non è per niente bello, sapete?--
--Sto scherzando
Nagisa. Il fatto è che in tutto questo tempo sei tu quella che
più si è fatta male.--
--Non è che
voglia fare un record.--
Ribattè
imbrociandosi.
--Voi due mi logorate:
mi fate preoccupare troppo.--
--Lo sai quello che
possiamo fare, Saeko.--
--Lo so. Per questo mi
preoccupo: voi due avete la tendenza ad andare sempre troppo oltre.--
--Non è che ci
buttiamo nelle missioni senza pensarci.--
--È solo che
riteniamo di poter accettare rischi maggiori.--
--Lo so ragazze. Però
dovreste saperlo anche voi che ci preoccupiamo per voi.--
--Sai che non sopporto
questi discorsi, Saeko. E, ora che ci penso, cosa fai qui?--
--Ti dispiace?--
--No, anzi. È
solo che quando ci siete tutte e due di solito ci sono problemi.--
--Allora: cosa
succede?--
Anche Honoka era
curiosa.
Le due donne si
scambiarono un cenno d'intesa.
--Il ministero ha
ricevuto il rapporto del generale Bakui e ritiene che non sia più
necessario mantenere questa squadra operativa.--
--Cosa?--
--In pratica la squadra
verrà sciolta a fine mese.--
--State scherzando?--
--Purtroppo no.--
--Ma...--
--Calmati Nagisa. E
siediti, gli scatti di nervi non servono a nulla.--
--Generale?--
L'ufficiale era entrato
seguito da Kari, la sua attendente per le questioni della squadra.
--Già. Ho
ritenuto fosse il caso di partecipare a questa piccola riunione.--
--Quando lei partecipa
noi dobbiamo preoccuparci. Come intende procedere? Ha preso in
ostaggio i nostri familiari per tenerci buone?--
--Niente di tutto
questo.--
Rispose il generale con
una nota ironica nella voce sedendosi a quella specie di tavola
rotonda.
--Per la verità
lo avevo pensato, senza offesa Nagisa. Ma so che siete in grado di
capire la situazione.--
--Per la verità
no. Nessuno ci spiega niente qua dentro.--
Nagisa sbuffò
imbronciata.
--Vorresti farmi
credere che hai pensato di andare avanti in questo modo per sempre?
Che non hai mai pensato a cosa sarebbe successo quando la minaccia
della “verdaccia” fosse stata ridimensionata?--
Nagisa si sedette
ancora di malumore.
--Abbiamo pensato anche
noi a queste possibilità. E abbiamo ipotizzato diversi
scenari. Ma...--
--Immagino che secondo
voi sia troppo presto, giusto Honoka?--
--Esatto.--
--In effetti è
difficile da capire per chi si trova in prima fila o al margine delle
questioni burocratiche. Sappiate che il ministero chiedeva la
chiusura ancora tre mesi fa.--
Questa volta erano
tutti stupiti.
--Sono riuscito a
persuaderli a tirare avanti finora, ma adesso è un ordine
formale che non posso discutere.--
--E come pensate di
procedere? Con tutti gli animali contaminati, intendo?--
--Credo che immaginiate
già la risposta.--
Honoka si rabbuiò.
--Dovete capire che non
ci sono altre soluzioni. Persino voi avete dovuto eliminarne
diversi.--
--Come ultima
risorsa.--
Replicò a bassa
voce Nagisa.
--Lo so. E sono
d'accordo con voi. Ma in questa realtà vengono prese decisioni
in base ad altre priorità.--
--Quindi a fine mese
torneremo a casa.--
--Esatto. Avevo pensato
inizialmente di proporvi di entrare nelle Forze di Difesa, ma da
alcune comunicazioni ho capito che non sarei in grado di
accaparrarvi, quindi rischiereste di andare a finire chissà
dove.--
--Se non sbaglio avete
raccolto parecchio materiale contaminato.--
--Anche questo è
vero. Ma non pensateci nemmeno: se lo purificherete quasi sicuramente
avrò l'ordine di catturarvi per alto tradimento.--
Anticipò il
generale intuendo i pensieri delle due.
--Sta dicendo che il
governo vuole utilizzare la “verdaccia”?--
Chiese Honoka con tono
tranquillo, ma il colore dei suoi capelli, come quelli di Nagisa,
stava già cambiando.
--Il governo ritiene
che quella sostanza deve essere analizzata e conservata nel caso in
futuro, malauguratamente, si rendesse necessario poterla sfruttare.--
--E non si ricordano
più cosa è successo con il Capitano Holmer e con il
tenente Shui?--
Sbottò Nagisa.
Il ricordo di quella storia le fece rabbrividire dall'orrore.
--Erano soldati
normali, non certo i mostri che sono diventati. E tutti siamo
d'accordo che la causa è la vicinanza a quella maledetta
sostanza.--
Honoka aveva parlato
con voce calma, ma sembrava quasi che stesse cadendo in trance.
Nagisa invece era ormai
una macchia di oscurità.
--Erano due persone
normali, come hanno potuto fare quelle porcherie... costringere
quelle donne... obbligare quei bambini...--
Sembrava stesse
rivivendo attimo per attimo tutta la storia: da quando avevano
scoperto cosa facevano i due ufficiali a quando loro stesse erano
state minacciate con il ricatto. Il disgusto, la rabbia e la paura le
avevano dapprima paralizzate. Non osavano nemmeno parlarne con Saeko
e Makoto, sicure che non avrebbero mai fatto in tempo ad intervenire
senza causare delle vittime. Ma quella storia le stava divorando, se
ne erano accorti tutti. Alla fine avevano deciso di reagire: non
avrebbero mai potuto permettere che un simile orrore continuasse.
Avevano raccontato tutto alle due amiche e si erano dirette verso
quelli che sarebbero presto diventati loro vittime.
Sentivano qualcosa di
oscuro bruciare nei loro cuori e sentivano che ciò che stavano
per fare le avrebbe condannate per sempre. Eppure non riuscivano a
fermarsi, quasi che avessero esaurito ogni sentimento positivo.
Il tenente Shui era in
quel momento in permesso, a trattare con qualche vittima dei suoi
ricatti probabilmente, ma non avrebbe fatto molta strada.
Holmer invece era in
caserma, e quando se le trovò di fronte sentì che la
sua ora era arrivata.
Tuttavia cercò
di mostrarsi sicuro e arrogante, solo per provare di persona la furia
delle Pretty Cure.
Erano arrivate davvero
vicino ad ucciderlo, ma con uno sforzo incredibile si erano fermate.
Fuori dall'edificio
dove si erano scatenate, ormai un rudere da demolire, li aspettavano
parecchie persone.
Erano tutti intimoriti,
vedendole in quelle condizioni, e anche Makoto fece un passo indietro
prima di avanzare.
Non disse nulla, si
limitò a raccattare il corpo esanime del soldato e portarlo in
prigione.
Poi le cose si erano
sistemate, in qualche modo: Shui era stato arrestato e molti si erano
fatti avanti per denunciare vari crimini.
I due ufficiali e tutti
quelli che li avevano appoggiati rischiarono di essere linciati, e
anche i giudici erano propensi a condannarli senza processo. Furono
Black e White a salvarli; anche se esse stesse volevano vendetta,
anche se le loro parole suonavano vuote a loro stesse, anzi, forse
per questo.
Tutti si chiedevano
come potessero cercare di salvarli, chiedendo una giusta condanna,
quando avvertivano la loro rabbia e il loro odio. Ma se le due
ragazze riuscivano ad aggrapparsi ad un barlume di giustizia, tutti
loro avrebbero cercato di fare lo stesso.
C'era voluto del tempo,
e molti avevano ancora gli incubi.
Nell'ufficio il
silenzio era opprimente. I quattro adulti attendevano con un certo
timore che le ragazze si calmassero.
--Siamo riusciti a
distruggere quella congrega di bastardi.--
Sussurrò infine
Saeko.
--E senza che altre
vittime si aggiungessero.--
Anche se avevano
sentito, Nagisa e Honoka non sembravano volersi riprendere.
--A parte voi due.--
Aggiunse il generale.
Attesero ancora, fino a
quando le due ragazze tornarono presenti. O almeno sembravano meno
distanti.
--Quella storia vi ha
segnato più di quanto chiunque possa pensare. Eppure siete
riuscite a superarla.--
--È per questo
che ci ha affiancate Kari?--
Sibilò Nagisa
guardando storto la ragazza.
--Puoi chiederlo a lei.
Ho pensato che non vi avrebbe fatto male parlare con qualcuno di
nuovo. Lei voleva conoscervi, e penso che la vostra amicizia sia
sincera.--
L'altra ragazza annuì.
Fece una pausa
guardando entrambe.
--Quella storia è
nota a tutta la squadra, anzi, a chiunque fosse in sede quel giorno.
E ognuno, posso dirvelo sinceramente, ne è rimasto disgustato.
E ognuno, dopo, vi ha ammirate: perché avete fatto la cosa
giusta, anche se stavate rischiando voi stesse e i vostri familiari.
Quello che molti si chiedono è come avete fatto a fermarvi.
Nessuno, al posto vostro, lo avrebbe fatto.--
Tutti le guardavano con
attenzione e preoccupazione: erano passati dei mesi, ma i postumi
riuscivano ancora a vederli.
--Forse vi farebbe bene
parlarne.--
Aggiunse Saeko con tono
dolce.
--E cosa dovremmo
dire?--
--La verità
Nagisa. Solo la verità.--
Rispose Kari. Era stata
informata dettagliatamente sulle due Pretty Cure, quando era entrata
come supporto alla squadra, ma alla fine era diventata davvero loro
amica. E per quanto di quella storia avesse solo sentito parlare,
aveva passato un giorno intero a vomitare.
Nagisa si distese
distrattamente guardando il soffitto, lasciando che fosse Honoka a
parlare.
--In realtà...
non ci volevamo fermare. La rabbia e l'odio erano troppo grandi.
All'inizio avevamo pensato solo di... ucciderlo. Ma poi ci siamo...
ricordate, che la morte è fin troppo rapida. Si: volevamo
torturarlo e farlo soffrire al punto di implorare pietà. E poi
finirlo.--
La voce di Honoka era
stranamente dura e compiaciuta: mai la avevano sentita parlare in
quel modo.
--E stavamo quasi per
farlo. Quando ha cominciato ad implorare di risparmiarlo, quando ha
detto che ci avrebbe raccontato tutto pur di essere salvo, allora,
veramente, ho desiderato ucciderlo.--
Nel silenzio che seguì
alla sua pausa tutti ebbero un moto di compassione per la ragazza:
quella storia l'aveva quasi trasformata in un mostro.
--Allora, perché?--
Tornò a chiedere
Kari.
Questa volta rispose
Nagisa, sempre guardando il soffitto.
--Perché quello
che avevamo davanti era solo un patetico infame. E all'ultimo istante
ci siamo scambiate uno sguardo... e non ci siamo più viste.
Eravamo diventate uguali ai nemici che abbiamo combattuto in
passato.--
--È stato allora
che ci siamo chieste 'perché?'-- --I mostri che abbiamo
combattuto erano forse diversi da quel soldato?-- --Forse no.--
--Forse gli altri erano nati malvagi mentre quell'uomo era stato
contaminato?-- --Avremmo dovuto trattarlo diversamente solo perché
era umano?-- --I crimini che aveva commesso non meritavano una
punizione?--
Nagisa finalmente
guardò in faccia i suoi interlocutori. Il colore dei suoi
occhi era normale, ma di una limpidezza incredibile.
--Abbiamo combattuto
guerre in cui era facile capire chi era il nemico. In cui non c'erano
alternative. In cui noi eravamo ancora innocenti.-- --Forse stavamo
sbagliando, ma forse c'era un'alternativa. Noi non la vedevamo, ma
qualcun altro forse si.--
Concluse Honoka con la
stessa luce negli occhi.
--Abbiamo anche pensato
che avremmo potuto eliminare quei due in qualunque momento. E anche
riprendere a torturarli se ci fosse piaciuto. E qualche volta lo
pensiamo ancora.--
Fece una breve pausa,
come se stesse esprimendo un dubbio che già da tempo la
tormentava.
--È una
sensazione strana, sapere di poter fare del male senza che nessuno
possa impedircelo. Forse è questo che provavano Re Jaku e
tutti gli altri... Forse, se i Superpoteri non fossero legati a noi
in questo modo, ci avrebbero già bruciate e rigettate. Siamo
indegne di essere Pretty Cure.--
Aggiunse Nagisa
leggermente a disagio.
--No. Non è
vero. Siete solo due brave ragazze.--
Commentò Makoto
mentre Nagisa sbuffava.
--La vostra regina
aveva ragione.--
Tutti fissarono Saeko
curiosi.
--Aveva detto che anche
se andassero in pezzi, i vostri cuori resterebbero limpidi. E io
credo che questa ne sia la dimostrazione più evidente.--
Le due guerriere non
risposero, ma sentirono, dopo tanto tempo, un po' di calore.
--Quindi qual è
lo scopo di questa riunione? Se avete deciso di chiudere la squadra
bastava una semplice comunicazione.--
--Hai ragione Honoka.
Tuttavia non possiamo lasciare quella sostanza incustodita. L'idea
ufficiale è di prendere tutte le precauzioni del caso,
cercando di studiare la 'verdaccia' a distanza. Io stesso sorveglierò
tutta la gestione, dal personale che la custodirà ai
ricercatori che la analizzeranno. Inoltre provvederò che ci
sia una turnazione lunga, in modo da ridurre il rischio di
contaminazione. Da quello che abbiamo visto, quando la sostanza viene
utilizzata per potenziare un'esplosione si disintegra completamente.
E una delle idee ufficiali è proprio questa.--
--Costruire un deposito
farcito di esplosivo?--
--Buona idea, Nagisa.
Se mi riesce proverò ad attuarla.--
La ragazza guardò
il generale perplessa.
--Parlo sul serio.
Anche io mi rendo conto della pericolosità della cosa. Per
questo voglio una garanzia in più: voi due.--
--Ma non ha detto prima
che se proviamo a purificarla ci arresta?--
Intervenne Honoka.
--Infatti. Se agite di
testa vostra. Ma se sarete autorizzate da me, e per quantità
non più utili agli esperimenti, non ci saranno problemi.--
--Io resto della mia
idea.--
--Attenta che resti
solo un'idea, Black.--
--E come penserebbe di
procedere?--
--Ecco, questa è
una cosa da definire.--
--Vi dico subito che la
polizia non è il posto per voi due. Non ho i poteri del
generale, quindi avrei ancora meno possibilità di gestirvi.--
--Intanto date
un'occhiata a questa.--
Intervenne Makoto
posando sul tavolo un palmare.
--Di cosa si tratta?--
Chiese Nagisa
incuriosita.
Lesse le notizie del
sito che aveva indicato il Maggiore e cominciò a fare qualche
ricerca.
--Qualcosa non va?--
Chiese Honoka, vedendo
l'espressione perplessa dell'amica.
Prese il dispositivo e
fece ulteriori ricerche.
Alla fine anche lei era
perplessa.
--Cosa ne pensate?--
--Cosa dovremmo
pensare? Si tratta della notizia di un torneo di pallavolo
organizzato da alcune aziende.--
Replicò Nagisa.
--L'occasione è
l'anniversario di rifondazione della città dopo un'alluvione
di cinquanta anni fa. Alcune aziende che partecipano al comitato
promotore della festa hanno selezionato sette squadre, di cui due
cinesi, una americana e una brasiliana. Sono tutte squadre di
studenti universitari, oppure del terzo anno. E a parte quella che
gioca in casa, le altre sono qui sfruttando le vacanze oppure un
viaggio studio. Non c'è niente di particolare nelle squadre, a
parte che una è stata rifondata dopo un non meglio precisato
scandalo interno che fece cambiare completamente sia il personale di
gestione che i giocatori. Inoltre quattro giocatori di quattro
squadre diverse circa due anni fa si sono trovati nella stessa
formazione per un altro torneo organizzato durante una combinazione
di gite scolastiche. In origine dovevano essere dieci squadre, ma due
hanno dovuto rinunciare perché non avrebbero potuto
partecipare a tutto il torneo e l'ultima per alcune difficoltà
con i documenti, visto che si tratta di persone con cui il nostro
paese non è in buoni rapporti.--
Si fermò,
lasciando proseguire Honoka.
--Teoricamente le ditte
che hanno organizzato la cosa sono quattro, ma due sono riconducibili
alla stessa proprietà. Si occupano tutte del settore
alimentare, ma una è specializzata nei cibi precotti, una di
succhi e marmellate, una di insaccati e l'ultima di pizze, settore
che la prima non tratta. Questa poi sembra in difficoltà
economica, ma nulla di troppo grave; e le altre sono in discrete
condizioni, anche se non sono proprio in crescita. L'unica nota
interessante è che una delle due è in realtà
proprietà di una finanziaria che fa capo ad un'altra società,
ma qui il gioco finisce, perché si tratta di una
organizzazione no profit estera. A prima vista sembra tutto regolare,
ma se vuoi un esame approfondito devi darci un po' di tempo.--
--Se questo era uno dei
tuoi test, penso proprio che non l'abbiamo passato.--
Concluse Nagisa.
--Scherzi? Avete
raccolto un bel po' di notizie. E in poco tempo.--
--Non mi pare. Sumire e
Dai avrebbero fatto di meglio in molto meno tempo.--
--Ti dimentichi,
Nagisa, che loro sono i migliori.--
--Va bene, ma tutto
questo non ci porta da nessuna parte, mi sembra.--
Makoto e Saeko si
scambiarono un breve cenno d'intesa.
--In realtà
avevo già pensato ad una situazione come questa.--
--Sospettavi già
qualcosa Saeko?--
--No. Ma se ci pensate
un attimo, da estranee, capirete subito: i Superpoteri sono legati a
voi, quindi resterete per sempre Pretty Cure. Mentre la missione
della squadra prima o poi doveva concludersi. Bene o male. Che cosa
vi sarebbe rimasto?--
--Una vita tranquilla?
Così che Honoka potesse andare all'università.--
--E tu invece? Cosa
pensavi di fare?--
--Forse avrei cercato
qualche squadra di lacrosse.--
--E con i vostri poteri
sareste rimaste inerti?--
Le due amiche si
sentirono a disagio.
--Cosa vorresti
insinuare?--
--Nulla. Che voi due
non sareste capaci di restare a godervi la vita senza intervenire
qualora lo riteneste necessario. O anche solo utile.--
--Comunque: ancora non
ci hai dato una spiegazione.--
--Beh, la mia è
solo un'idea. Le Forze di Difesa non sarebbero un ambiente adatto a
voi. E nemmeno la polizia. Credo che il vostro ruolo sia di fare da
consulenti.--
--Consulenti? Di che
cosa?--
--La scelta è
ampia. C'è un sacco di gente che ha bisogno di informazioni,
dal sapere qualcosa dei suoi vicini, al sapere se la ditta che ha
scelto per fare un lavoro è affidabile. Oppure ha bisogno di
qualcuno di fidato per custodire documenti o altro. E c'è
anche chi ha bisogno di controllare con discrezione che i propri
figli non facciano sciocchezze o non si caccino nei guai. Spesso la
polizia non ha tempo per fare questi controlli, oppure ha le mani
legate.--
--Un'agenzia di
investigazione e vigilanza?--
Nagisa era dubbiosa.
--Quello potrebbe
essere un passo che potreste fare alla fine. Ma è stata
emanata la nuova legge di regolamentazione, e questa potrebbe crearvi
dei problemi. Comunque potete leggerla e decidere.--
--Quindi?--
--Quello che pensavo è
qualcosa di meno formale. In fondo per controllare che alle feste non
circolino sostanze illegali o pericolose basta tenere gli occhi
aperti. E lo stesso vale per controllare se qualcuno è
seguito.--
Honoka la fissò
con attenzione mentre rispondeva.
--Stai proponendo un
lavoro nel quale abbiamo un po' di esperienza, grazie a Makoto, ma
non mi pare che sia adatto a noi.--
--Forse. Ma non
sottovalutate mai le richieste dei clienti. Chi vuole sapere cosa
combinano i figli, spesso sa benissimo cosa fanno: in realtà
cerca qualcuno che cambi la situazione. E chi cerca informazioni
extra sulle ditte, può spesso suscitare un po' di
confusione.--
--In pratica ci stai
dicendo di occuparci di casi un tantino particolari.--
Sogghignò
Nagisa.
--Non vi sto dicendo di
fare le giustiziere notturne. Anche se, nel caso, mi fiderei del
vostro giudizio. Voglio solo dire che a volte ci sono problemi
difficili da affrontare: chi li ha non sa come comportarsi e non
vuole ufficializzarli rivolgendosi ad un professionista. Anche perché
in quel caso il problema potrebbe aggravarsi. Voi potreste verificare
e magari suggerire qualche soluzione.--
--Qualcosa di più
leggero del tuo amico?--
Chiese curiosa Makoto.
Saeko non rispose
subito, riflettendo su come rispondere senza esporsi troppo.
--Il mio amico si muove
ad un livello molto basso: quando già in partenza viene
esclusa una soluzione legale. Non pensavo proprio a lui o al suo
ambiente quando ho avanzato il mio suggerimento.--
Nagisa si alzò
per sgranchirsi.
--Onestamente non
saprei nemmeno da che parte cominciare. L'unica cosa che so è
che dovrebbe servire un ufficio.--
--Per quello non
preoccuparti. In questa città ci sono un sacco di abitazioni e
uffici vuoti per i motivi più disparati. Alcuni lo sono per
motivi economici e altri per motivi familiari: ad esempio un mio
amico ha chiuso l'attività perché si trasferisce. E poi
ci sono quelli che sono stati teatro di qualche crimine o di qualche
scandalo. Se non vi fate problemi potreste ottenere dei buoni
prezzi.--
Le due amiche si
guardarono perplesse.
--Tenete conto anche di
questo: non sarà un lavoro di copertura da fare a tempo perso
in attesa di intervenire per purificare la “verdaccia”.--
--Sarà un lavoro
a tutti gli effetti, ma con l'elasticità necessaria per
intervenire in caso di emergenza. Inoltre potrete anche andare
all'università. Anche se ho qualche dubbio sul poterti
iscrivere ad una squadra sportiva.--
Aggiunse Makoto.
--Io non mi pronuncio:
al vostro posto non saprei proprio cosa fare. Però credo che
sia una strada da tentare.--
Intervenne Kari.
--Non c'è che
dire: volete tutti che ci mettiamo a fare i consulenti. E lei
Generale? Non vuole dirci niente?--
Il generale non rispose
subito.
--La scelta spetta voi.
Quello che posso dirvi è che avete ancora del tempo per
pensarci: potreste anche dedicarvi agli studi senza pensare ad
altro.--
--Ha ragione Generale.
Non dobbiamo agire di fretta, per una volta possiamo fare le cose con
calma.--
Honoka si sentiva molto
più tranquilla ora.
--Avete ragione.
Comunque ragazze: se avete bisogno, chiamatemi.--
--D'accordo. Grazie
Saeko.--
L'ultimo ponte, il più
in alto, regalava una vista mozzafiato. Ma anche se gli ospiti erano
numerosi, pochi ci tornavano una seconda volta.
Probabilmente era solo
la sensazione di essere naufragati che disturbava.
Infatti quella era la
prima nave delle Crociere Immobili. Una vera nave da crociera,
svenduta perché doveva essere smantellata, fatta arenare e
ancorata saldamente su un'isola artificiale.
Aveva tutti i comfort
di una vera crociera, ma costava molto meno. E aveva il vantaggio
indubbio che si poteva lasciare la nave in qualsiasi momento in caso
di emergenze.
Infatti era diventata
la meta preferita di tutti quei professionisti che non potevano
lasciare con certezza i propri impegni per lungo tempo.
--Certo che qui il
panorama è straordinario. Fa quasi paura.--
--Paura?--
--È una
sensazione strana, Cam. Mi fa pensare all'ultimo panorama che
vedrò.--
--Devo dire che io
invece preferisco il tuo di panorama, Nagisa.--
La ragazza si volse
verso il nuovo arrivato.
--Shu! Honoka!
Finalmente!--
--Sei troppo impaziente
Nagisa. Potevi aspettarci.--
--Beh, non vedevo l'ora
di tornare qua sopra.--
Replicò la
bionda con un sorriso.
--E tu la smetti di
guardarmi in quel modo?--
Shu continuò
invece a fissare la ragazza scrutandola attentamente.
--Ehi. Potrei essere
gelosa, sai?--
Finalmente Shu si
riscosse.
--Non è come
pensi, Honoka.--
--Ma se ti stavi
mangiando con gli occhi Nagisa.--
--No! Cioè: si,
la stavo guardando, ma... Insomma. È la prima volta che la
vedo in costume.--
--E allora?--
--Stavo osservando il
suo corpo, le sue cicatrici. Dà l'impressione di mostrarle con
orgoglio, come se dicesse: dietro ogni segno c'è una storia di
cui vado fiera. Tu invece, hai delle cicatrici diverse, meno
evidenti. A meno di non guardare da vicino.--
Aggiunse con un pizzico
di malizia.
--E l'impressione che
dai è più misteriosa.--
Concluse con un
sorriso.
Honoka invece si voltò
corrucciata.
--Non sono sicura che
sia vero.--
Replicò prima di
allontanarsi.
--Honoka! Aspetta!
Accidenti, lo sai che ho occhi solo per te.--
Cercò di
giustificarsi il ragazzo correndole dietro.
--Dici che si è
offesa sul serio?--
--Ha solo voglia di
stuzzicarlo. E di farsi coccolare un po'.--
--Beh, spero che non
intenda farsi coccolare fino a notte fonda.--
Nagisa guardò
perplessa il compagno.
--Abbiamo le cabine
vicine e... beh, insomma, li ho sentiti fino a molto tardi.--
Nagisa arrossì
leggermente, ma sorrise.
--Avresti da
criticare?--
--Beh, no. Buon per
loro. Però a parte il sonno li invidio un po'.--
--Sciocco.--
--Può essere.
Sai, stavo osservando una cosa. Shu ha ragione, sul tuo corpo
intendo. Anche così dai un'impressione di energia.--
Nagisa si ritrasse
leggermente.
--Lo so che non ti fai
problemi a metterti in costume, ma ti dà un po' fastidio
quando gli altri osservano le tue cicatrici. Forse perché ti
conosco da tempo, ma non avevo più fatto caso a quante ne
hai.--
--Già. Sono
parecchie.--
Rispose la ragazza
accarezzandosi distrattamente quella che aveva sul lato destro
dell'addome.
--Ti ricordi come te le
sei procurate tutte?--
--Scherzi? Come potrei.
Mi ricordo solo di alcune.--
Per un po' non aggiunse
altro.
--Questa qui me la fece
il primo soldato che purificammo. E per fortuna che Honoka fu pronta
a stordirlo: con quel pugnale mi avrebbe aperta mezza coscia e
probabilmente sarei morta dissanguata. Queste altre sulla gamba
sinistra me le fece invece un felino affamato che mi voleva come
spuntino. Ho ancora i segni del morso sul braccio, vedi? Per fortuna
che non aveva una mascella robusta altrimenti mi avrebbe staccato il
braccio.--
--E quella
all'addome?--
--Questa è opera
di un pazzo. Eravamo arrivate a lui per sbaglio, ma si scagliò
contro Honoka come una furia. Per fortuna c'erano anche Kari e
Makoto, altrimenti mi avrebbe aperto la pancia. Dopo sono stata
parecchio male per l'infezione. E anche perché aveva toccato
diversi organi.--
--Beh, al giorno d'oggi
si può vivere anche con qualche organo in meno.--
--Può darsi, ma
se non ti dispiace sono contenta di averli ancora tutti e funzionanti
al loro posto.--
--Scusami. È
rimasta davvero una brutta cicatrice, ma in qualche modo rende più
vere anche le altre. Quel graffio sotto l'occhio è talmente
preciso che sembra finto.--
Nagisa lo accarezzò
con nostalgia.
--Questo me lo fece
Sword.--
--Che era anche
lei...--
--Già. E sai la
cosa curiosa? Che il pazzo che mi fece questo sulla pancia era
infinitamente meno pericoloso di Sword. Eppure mi fece molta meno
paura lei.--
--La gravità
della ferita...--
--No. O meglio, quando
restai ferita ebbi davvero paura di morire. Con nessun altro nemico
provai una simile paura. Ma la sensazione di paura ce l'avevo anche
prima, come se avvertissi a pelle che quel pazzo sarebbe stato
pericoloso. Anche Honoka ebbe la stessa sensazione.--
--Ma tu sei intervenuta
per salvarla.--
--È stato un
caso, se ci fossimo scambiate di posto sarebbe stata lei a
salvarmi.--
Per un po' rimasero
abbracciati in silenzio, cullandosi felici.
--Comunque tra tutte,
quella che più mi piace è questa.--
Aggiunse con dolcezza
Cam accarezzandole il bordo irregolare che aveva sulla schiena.
--Ricordo che quando
Honoka ti estrasse quello spuntone di vetro dapprima rimasi stupito
da quanto era lungo. E poi mi chiesi come potevi essere ancora
viva.--
--Fortuna sfacciata
penso.--
--Immagino di si. Ma
ricordo che allora vedevo una fontana di sangue che scorreva. E tu
che non battevi ciglio. Devo confessarti che per un momento ho avuto
paura di te.--
--Comprendo.--
--E quando ti sei
trasformata... ho pensato che fossi una pazza scriteriata a voler
combattere.--
--Grazie.--
--Poi ho pensato che
con la trasformazione tu fossi magicamente guarita. Ma quando sei
saltata giù, non so, un impulso mi ha costretto ad affacciarmi
per guardare e ti ho vista rotolare a terra. Ho pensato al peggio.--
--Mi dispiace.--
--No. Non c'è
niente da scusare. Io non sapevo niente di te, a parte che eri una
grande giocatrice di lacrosse. Avevo sentito delle voci su te e
Honoka, ma vedervi di persona dava una strana impressione di
tranquillità e forza. Mi ero sempre chiesto perché.--
--Dopo tante battaglie
i problemi a scuola sembravano molto più semplici da
affrontare. In realtà erano anche più... logoranti,
perché pensavamo che solo i mostri potessero farci del male.--
Per un po' Nagisa si
lasciò cullare dalle carezze senza pensare a nulla di
particolare.
--Beh, ora andiamo a
farci un giro. Ci sono ancora tanti posti da visitare e tra un paio
di giorni dobbiamo tornare a casa. Non avrei mai pensato che una nave
potesse essere così enorme.--
--Questa è una
nave da crociera, anche se non può muoversi. Anzi, proprio per
questo ci sono molti più posti da visitare. In una vera nave
non ti lascerebbero visitare la sala macchine o il ponte di
comando.--
--È vero.--
--Senti. Perché
non ti fermi un po' di più?--
--Non posso, lo sai.
Devo prepararmi per l'esame e Honoka ha promesso di aiutarmi. E poi
devo fare un paio di sopralluoghi.--
--Quell'attività
di consulenze sta diventando sempre più ingombrante.--
Si lamentò il
ragazzo.
--Può essere.
Però non me la sento di rinunciarci.--
--Lo so. Tu non puoi
stare senza darti da fare per aiutare qualcuno.--
--Non esagerare adesso.
È solo che...--
--Non intervenire, tu
che puoi, ti fa sentire in colpa. Lo so. Ti conosco, no?--
La ragazza sorrise.
--A proposito: e Shu?--
Nagisa guardò il
suo ragazzo perplessa.
--Intendo dire: cosa ne
pensa?--
--Non è che
abbia molta voce in capitolo.--
--È pur sempre
il ragazzo di Honoka, no? E mi sembra anche piuttosto ansioso.--
--Oh, certo. Ma ha
dovuto arrendersi: Honoka gli ha dato un ultimatum. O così o
niente.--
--Per come l'avevo
conosciuta, Honoka è molto cambiata.--
--Lei si sforza sempre
di essere responsabile, è normale che con le persone che ama
si lasci andare.--
--Lo conosce da poco.--
--Qualche mese. Ma non
eri tu che dicevi che non importava il tempo? Sei geloso di lei?
Sembri quasi uno zio preoccupato.--
--Ma no. È solo
che anche io mi preoccupo per lei. È la tua amata sorella,
no?--
Nagisa sorrise
tristemente.
--Vorrei che fosse
così: si sentirebbe meno sola, adesso che sua nonna è
venuta a mancare.--
Cam sorrise per
sollevarle il morale.
--È una ragazza
molto forte. Non mi hai detto una volta che è una guerriera
pari a te? E sono sicuro che Shu saprà renderla felice. Ha già
cominciato no?--
--Adesso non essere
sfacciato. Spero che loro due saranno una vera coppia.--
--Lui lo sa? Chi è
lei intendo?--
--Si. Ha voluto
dirglielo. Io ero un po' preoccupata perché non sapevamo come
l'avrebbe presa. E se avrebbe mantenuto il segreto. Ma lei ha avuto
fiducia in lui, e aveva ragione.--
--E tu Nagisa? Hai
fiducia in me?--
--Certo. Perché
me lo chiedi?--
--Perché vorrei
chiederti di sposarmi.--
La sorpresa mutò
Nagisa in una statua di sale.
--Ma... stai
scherzando?--
--Mai stato più
serio.--
--Tu... tu... tu...--
Nagisa rimase bloccata,
incapace di dare una qualsiasi risposta coerente. Alla fine fece un
profondo respiro.
--Ti rendi conto di
cosa mi hai chiesto?--
--Certo.--
Rispose tranquillo Cam.
--E ti rendi conto di
cosa succederebbe se ti dicessi di si?--
--Secondo te cosa
succederebbe? Vivremmo insieme. Ma a parte questo non cambierebbe
niente altro. Tu continueresti a studiare e a fare le tue consulenze
in coppia con Honoka e continueresti ad aiutare il Generale. Non vedo
niente di diverso.--
--Allora potremmo anche
farne a meno.--
Cam rimase tranquillo.
--Non vuoi sposarmi per
qualche motivo preciso?--
--Vorrei essere
anticonformista.--
--Al giorno d'oggi,
sposarsi è essere anticonformisti.--
Nagisa rimase calma.
--Immagino che tu avrai
già pensato ad ogni possibile obiezione.--
--Esatto.--
--E sei convinto che ti
sposerò.--
--A meno che tu non
voglia.--
--Sai dirmi anche
perché?--
--Solo la tua
volontà.--
Nagisa non rispose.
I suoi occhi e i suoi
capelli stavano diventando neri.
Alla fine si volse
leggermente.
--Tu che ne pensi,
Honoka?--
--Cam non l'ha chiesto
a me. E io non ti dico di seguire il cuore: siamo guerriere, quindi
dobbiamo seguire il nostro spirito.--
Le due amiche si
fissarono a lungo, infine Nagisa tornò al suo colore naturale.
--Prima di tutto devo
dirti che non sei per niente romantico. Ma questo lo sapevo già.
Quindi adesso ti dirò la mia risposta.--
Fece una pausa
avvicinandosi al giovane per accarezzargli una guancia con affetto.
--Si. Voglio sposarti
Cam.--
_________________________________
Dall'esterno il locale
sembrava poco affollato, e Shiori sperò di trovare un tavolo a
cui sedersi: ne aveva proprio bisogno.
Il gestore e il
personale avevano un'espressione inquietante, ma la accolsero con
cortesia e le indicarono l'unico tavolo disponibile, anche se
occupato da un'altra giovane donna con i capelli neri.
--È libero?--
La donna scrollò
appena le spalle, indifferente, senza nemmeno guardarla.
Sul tavolo vide diverse
tazze di tè, ormai freddo, ancora colme. Solo da una sembrava
mancare un sorso di liquido.
--La ringrazio.
Purtroppo questa gravidanza mi sta uccidendo.--
Continuò facendo
cenno ad un cameriere e sistemandosi vicino le borse che portava.
Non si aspettava una
risposta: la giovane di fronte a lei continuava a fissare l'esterno e
pur senza vederla in viso dava l'impressione di essere assente. Come
se niente avesse importanza per lei.
--Auguri.--
Fu l'unica risposta che
ricevette dopo un tempo lunghissimo con una voce spenta.
Finalmente Shiori si
concentrò sull'occasionale compagna di tavolo e la riconobbe.
--Nagisa!--
L'esclamazione, ad un
orecchio attento, avrebbe rivelato lo stupore e il disappunto.
Immediatamente si
ritrasse dal tavolo.
Ma Nagisa non rispose.
Semplicemente, lentamente, girò la testa dalla finestra per
guardare distrattamente Shiori.
Anche la sua
espressione era spenta. E così terribilmente triste che superò
l'astio dell'ex compagna di scuola.
--Cosa è
successo?--
Non poté fare a
meno di chiedere con sincera premura. Ora che la osservava vedeva
quanto fosse smagrita e sfinita: probabilmente non aveva mangiato
niente da... da quanto?
Non ottenne subito
risposta, come se la domanda non fosse stata compresa. Anzi: come se
non l'avesse raggiunta. Come se ci fosse una distanza infinita da
superare prima che qualcosa, qualsiasi cosa, raggiungesse Nagisa.
Infine sussurrò
un nome.
--Cam.--
--Cam?--
Ripeté come una
domanda Shiori.
Anche se la detestava
profondamente, o forse proprio per quello, Shiori si era tenuta
informata su Nagisa.
Sapeva che dopo il
diploma era sparita per due anni, probabilmente aveva vissuto
all'estero in diversi paesi. E sapeva che quando era tornata si era
iscritta all'università, sempre in coppia con Honoka. E sapeva
anche che aveva aperto un'agenzia di consulenze, anche se non sapeva
esattamente di cosa si occupasse.
E naturalmente sapeva
che si era sposata con Cam poco più di un anno prima.
--Cam... cosa?--
Chiese ancora.
Cominciava a preoccuparsi: la sua rivale non era mai stata così
passiva.
--È morto.--
Per un istante Shiori
rimase immobile, incerta, sicura di aver capito male.
Poi si sporse di scatto
verso la ex bionda in cerca di spiegazioni.
--Cosa? Come... è
morto? Cosa è successo?--
Ancora un lungo
silenzio.
--Un attacco di
cuore... un semplice attacco di cuore.--
La futura mamma si
sentì cedere le gambe.
Non poteva crederci.
Il silenzio non venne
interrotto nemmeno dal cameriere che posò l'ordinazione sul
tavolo.
Shiori stava
riflettendo: aveva parlato delle difficoltà della sua
gravidanza con un'espressione davvero inappropriata. Non che qualcuno
potesse biasimarla per questo.
Del resto come poteva
immaginare una cosa del genere?
Ma questi futili
pensieri vennero cancellati mentre osservava Nagisa.
La ragazza che aveva
sempre dimostrata un'energia inesauribile, adesso sembrava un
manichino senza fili.
Shiori detestava
profondamente Nagisa, quindi non poteva dire di provare compassione
per lei.
Ma adesso, quella che
aveva di fronte, era davvero la Nagisa che odiava?
--Nagisa. Credo che il
minimo che possa fare sia farti le mie condoglianze. So benissimo che
non hanno molto valore per te. Noi non siamo amiche.--
Il tono era diventato
duro, e Nagisa sembrò in qualche modo riprendersi. Un breve
lampo attraversò i suoi occhi neri. Da quando li aveva neri?
--Già. Noi non
siamo amiche. E non lo saremo nemmeno in futuro. E non capisco come
ti senti perché non mi è mai successo qualcosa di
simile. Io ti ho sempre odiata, lo sai. Però adesso non mi
sento di... gioire per questa tua disperazione.--
Un altro breve lampo
passò nello sguardo di Nagisa. In qualche modo sembrava essere
più presente.
--Può darsi che
in futuro... vorrò rinfacciarti questo dolore. Mi conosci e
sai che potrei farlo. Però mi rendo conto che ci sono cose che
non vanno prese alla leggera.--
Fece una pausa, come se
un'intuizione improvvisa le rivelasse un segreto.
--Credo che il motivo
per cui ti detesto sia la... leggerezza con cui prendi, prendevi, la
vita. Io non avrei mai potuto farlo. Tutto quello che facevo, l'ho
sempre fatto seriamente. Impegnandomi al massimo. Per questo non
posso accettare una come te, che scherza su tutto. Ma adesso
guardati: chi sei tu? Non sei neanche l'ombra della Nagisa che
conoscevo.--
Rimase in attesa,
finché la sua silenziosa interlocutrice non fece un profondo
sospiro.
--Forse la mia
leggerezza, come la chiami, era solo una maschera. Che cosa ne sai
tu? Non ti immagini nemmeno le difficoltà che ho sopportato o
i dolori che ho patito.--
--No. Non le immagino.
E nemmeno voglio farlo. Quello che però so, è che
rialzarsi è sempre la parte più difficile. E forse
anche questo invidiavo di te: la capacità di rialzarsi tanto
facilmente.--
--No. Non è mai
stato facile.--
--Ma l'hai sempre
fatto.--
Questa volta lo sguardo
di Nagisa era limpido e vitale, anche se stanco.
Shiori la guardò
in silenzio: ancora una volta Nagisa si era rialzata.
Stava per chiederle se
il suo amore era così debole da guarire così in fretta.
Sapeva che era una cattiveria, ma il suo astio non le avrebbe
permesso una conclusione così tranquilla.
--Credo che dovrei
ringraziarti, Shiori.--
Ammise dopo un po'
Nagisa spiazzandola.
--Ti ricordo che noi
non siamo amiche. Questa breve conversazione non ha cambiato le
cose.--
Rispose con tono
battagliero.
--Hai ragione. Ma sai:
ho imparato che, a volte, anche un nemico può aiutarti.--
Shiori voleva
replicare, ma lo sguardo di Nagisa continuava a inquietarla.
C'era in lei qualcosa
di... pericoloso, ma non minaccioso. Qualcosa che era meglio non
stuzzicare.
Non ricordava di aver
mai visto quella luce nei suoi occhi, o forse non l'aveva mai cercata
prima.
Ma la cosa più
strana era che in qualche modo la rassicurava.
Non poteva dipendere
dal colore degli occhi o dei capelli: era più qualcosa che
bruciava in lei e che traspariva all'esterno.
Un vago ricordo le
tornò in mente: una candela antivento, di quelle vecchie,
costituita da una sfera metallica piena di combustibile e uno
stoppino esterno; anche sotto un acquazzone violento continuava a
bruciare; fumava, si piegava fin quasi a spegnersi, ma la fiamma
continuava ad ardere.
Questa era anche
Nagisa.
--Beh, adesso che mi
sento meglio me ne vado.--
Annunciò per
liberarsi dalla strana sensazione che l'aveva colta.
--Vuoi un aiuto con
quelle borse?--
--No. Non voglio
sentirmi in debito con te.--
--Forse per il
bambino?--
Shiori stava per
rispondere bruscamente, ma si incantò per un attimo a guardare
Nagisa: adesso non era più spenta e lontana. C'era ancora
qualcosa di oscuro in lei, ma faceva pensare al manto protettivo
della notte.
--Faccio fatica a
credere che tu abbia perso tuo marito in un modo così...
banale, e che ora tu ti stia offrendo di aiutarmi. E se non fosse
assurdo... penserei che sono contenta che tu ci sia, per lui, o
lei.--
Aggiunse accarezzandosi
distrattamente il ventre.
--Comunque non
occorre.--
--Allora... vi auguro
ogni bene.--
Shiori si fermò
un attimo, prima di lasciarla.
--Sarebbe più
facile, odiarti, se non fossi così.--
Raggiunse il bancone
per pagare la sua consumazione e si accorse che durante il loro
colloquio il locale si era svuotato.
--Se mi permette,
signora, la cosa più facile è smettere di odiare.--
Shiori gli lanciò
un'occhiata a metà tra il curioso e lo stizzito.
--Mi scusi: ho
ascoltato le sue parole senza volerlo. Ma ho visto che parlava con
Nagisa e...--
--La conosce?--
--Viene qui spesso con
la sua amica.--
--Honoka! Certo. Le due
inseparabili.--
Commentò
seccamente la ragazza. Ma il tono, sotto un certo astio, era quasi di
invidia.
--Ho visto che, grazie
a lei, si sta riprendendo.--
Aggiunse il gestore.
--Che cosa ne sa?--
--Nulla. Nagisa è
arrivata qui ieri, ed è rimasta sempre là senza
muoversi e senza parlare. Non ha preso nulla da allora.--
Shiori non rispose
subito: fino a poco prima ne avrebbe approfittato per sparlare di
lei.
Ma ora si sentiva...
strana.
--Ha un buon motivo per
essere così triste.--
--Allora la ringrazio
per averla aiutata.--
--Non ho fatto nulla.
Lei per me resta una nemica. Ma è una cosa che non credo lei
possa capire.--
--Forse no. Ma un
vecchio proverbio dice che puoi sempre contare sul tuo nemico.--
Shiori non comprese la
risposta.
--Comunque ora mi
sembra stia un po' meglio.--
Aggiunse il gestore.
--Nagisa? Oh, lei sta
benissimo ora. Si riprenderebbe anche dalla propria morte.--
Aggiunse uscendo. In
qualche modo si sentiva sollevata, quasi in pace con se stessa.
Quando Nagisa rientrò
in casa fu accolta per prima da Honoka, che la abbracciò
strettamente.
Si scambiarono solo uno
sguardo, ma fu sufficiente.
--Sorellona?--
Ryota era rimasto
indietro, ma il sorrise triste che ricevette in risposta era già
un netto miglioramento.
--La mamma?--
--È andata a
fare la spesa. Tornerà presto.--
--Posso prepararti
qualcosa intanto. Mi sembri affamata.--
Intervenne Honoka.
--In effetti ho fame.
Non so esattamente quando o cosa ho mangiato.--
In cucina trovarono
un'altra ragazza, coetanea di Ryota.
--Kasumi? Ciao.--
--Ciao Nagisa. Ecco,
ero venuta a trovare Ryota, e... ecco... mi dispiace se sono
inopportuna.--
--Inopportuna? Per
quale motivo?--
--Ecco... forse non
sarei dovuta venire... a così breve distanza da...--
La ragazza era
abbastanza imbarazzata, anche perché Nagisa non aveva alcuna
reazione.
Alla fine rimase in
silenzio.
--Non importa. Sei
venuta a trovare Ryota. Hai fatto bene. Non preoccuparti per me.--
La voce era ancora
fredda e distante, ma a tratti si avvertiva un po' di calore. La
naturale allegria della giovane vedova aveva bisogno di ancora un po'
di tempo per ritornare.
--Nagisa? Stai bene?--
Rye era entrata in
silenzio, scrutando l'atteggiamento e lo sguardo della figlia.
--Dire bene è
forse eccessivo, ma mi sento meglio.--
--Eravamo preoccupati,
ma Honoka ci ha convinti tutti a lasciarti il tuo spazio.--
--Lo immaginavo. E vi
ringrazio. Mi dispiace se vi ho fatti preoccupare, ma è stato
un brutto colpo.--
--Non devi scusarti:
hai reagito come ti sentivi. Ma adesso, vederti di nuovo così,
mi solleva.--
--Grazie mamma.--
--In realtà
solleva tutti noi. Io... non posso dire di sapere cosa hai provato,
ma potevo sentirlo.--
--Lo so Honoka. E mi
dispiace che la nostra simbiosi ti abbia fatto soffrire.--
--Ehi. Siamo amiche.
Sorelle. E con tutto quello che abbiamo passato credi che questo
possa spaventarmi? L'unica cosa che mi dispiace, è che non
potevo portare via una parte del tuo dolore.--
--Non lo avrei
voluto.--
Rispose Nagisa dopo un
attimo di silenzio. La voce era dura, ma proseguì con maggiore
dolcezza.
--Questo dolore, come i
sentimenti, come i ricordi con Cam, sono una parte di me. E voglio
che restino con me, nel mio cuore. Il luogo più sicuro
dell'universo. Scusami se per questo sono egoista.--
--No. Hai ragione.--
Le due amiche si
abbracciarono nuovamente, mentre la madre e Ryota sorridevano
sollevati.
Solo Kasumi osservava
la scena con un'espressione incerta.
--Adesso però
datemi da mangiare perché ho veramente fame.--
--Qualche minuto di
pazienza e ti preparo qualcosa.--
--Grazie mamma.--
--Naturalmente sei
invitata anche tu Kasumi.--
--Non vorrei
disturbare.--
--No. Resta. Non dovevi
parlare con loro?--
Intervenne Ryota,
suscitando la curiosità di tutti, Kasumi compresa.
--Cosa stai dicendo?--
--Credo che dovresti
parlare con loro. Seriamente.--
L'espressione del
ragazzo era convinta, così Kasumi annuì, anche se con
qualche incertezza.
--È un po'
difficile...--
Honoka comprese che si
trattava di una cosa estremamente delicata, così cercò
di mettere tutti a proprio agio.
--Ascolta Kasumi. Se
non è una cosa urgente, lasciamo a Nagisa qualche ora per
rimettersi in sesto. E poi ci ritroviamo qui. Oppure al parco, se
preferisci. Intanto potresti fare una passeggiata con Ryota e
parlarne con lui.--
--Buona idea Honoka.--
--Ma...--
Intervenne Ryota,
interrotto però dalla sorella.
--Aspetta.--
Nagisa posò una
mano sulla spalla guardando con attenzione Kasumi, tanto che la
ragazza si sentì quasi impaurita.
--Credo proprio che
dovremo parlare.--
Disse con un piccolo
sorriso. La sua voce non era autoritaria, ma non c'era modo di
rifiutare la sua richiesta.
--Va bene.--
--Allora, eccoci qui.--
--Di cosa volevi
parlarci?--
Kasumi esitò un
istante, incerta su come spiegarsi e farsi credere.
Inoltre avvertiva
qualcosa, in loro, che la metteva in soggezione. Era davvero una
strana sensazione.
Ma Ryota le strinse
leggermente un braccio per rassicurarla.
--Beh, ecco. Ne ho
parlato con Ryota e lui ha insistito perché parlassi con
voi.--
--Ti ascoltiamo.--
--È un po'
difficile da credere.--
Honoka sorrise.
--Ti potremmo stupire.
Dai: parla adesso. Come possiamo aiutarti?--
L'atteggiamento
amichevole di Honoka convinse Kasumi.
--È cominciato
con un sogno, alcune settimane fa. Sempre lo stesso sogno. Sento una
voce che chiede aiuto. Che mi chiama, ma con un nome che non è
il mio. Però rispondo come se lo fosse.--
--Un nome?--
--La voce mi chiama
Violet. Cure Violet.--
Le due amiche si
irrigidirono all'istante.
--E cosa ti chiede
questa voce?--
Chiese Nagisa.
--Di aiutarla. Di
liberarla da chi la opprime insieme al Giardino dei Sette Colori.--
--Sembra solo un
sogno.-- --Oppure c'è qualcos'altro?--
--La prima volta
pensavo che fosse solo un sogno. Solo che quando mi sono alzata ho
trovato nel letto questo.--
In mano teneva un
astuccio particolare, molto simile ad altri che avevano già
visto.
--E non hai ricevuto
nessun... segnale... da questo astuccio?--
--No. Però è
strano: non riesco a lasciarlo a casa e da un po' di tempo provo una
strana sensazione. Come se qualcosa mi fosse stato portato via.--
--Hai provato a
parlarne con qualcuno? Magari altri hanno fatto un sogno come il
tuo.--
Kasumi fu sorpresa
dalla comprensione delle due senpai.
--Ne ho parlato a
scuola, senza accennare a questo astuccio. E altre due ragazze che
frequentano la mia scuola hanno detto di aver fatto lo stesso sogno.
Anzi, mi hanno confidato di aver ricevuto lo stesso astuccio.--
--E loro come vengono
chiamate nel sogno?--
--Orange e Green.--
--Violet, Orange e
Green.--
--Ti viene in mente
qualcosa, Honoka?--
--I colori
dell'arcobaleno.--
--Quindi dovrebbero
essere in sette.--
--Già.--
--Di cosa parlate?
Sembra che ne sappiate qualcosa.--
--Più o meno
quanto te. Vorrei solo farti una domanda: come mai Ryota ha detto che
dovevi parlarci? Gli hai raccontato tutto?--
--Beh, ecco...--
Kasumi stava diventando
rossa per l'imbarazzo. E anche il ragazzo.
--Non è il
momento di essere imbarazzati. Per quanto ti conosco non sei il tipo.
Però è importante. Lui ti ha detto qualcosa di noi?--
--Di voi? No. Ha solo
insistito che dovevo raccontarvi tutto. Il fatto è che con
Mayu e Akane non facevamo progressi e non sapevamo cosa fare.--
--Sarebbero loro Orange
e Green?--
--Esatto. Così
una notte ho pensato fortemente che se dovevo sognare ancora la
stessa voce, avrebbe potuto darmi un consiglio, altrimenti non avrei
saputo cosa fare. E incredibilmente nel sogno la voce mi diceva di
parlarne con chi mi sta vicino.--
--E tu hai scelto
Ryota.--
Kasumi annuì
arrossendo d nuovo.
--Per voi due, posso
solo augurarvi tanta felicità.--
Aggiunse Nagisa
sorridendo al fratello.
--Per il resto, invece,
mi sembra abbastanza evidente.--
--Cioè?--
--Forse è meglio
se chiami le tue amiche, così vi raccontiamo la storia una
volta sola.--
--Va bene. Ci eravamo
già accordate di incontrarci, quindi saranno qui tra poco.--
--Ottimo.--
L'attesa fu veramente
breve.
Le due nuove arrivate
furono sorprese che la loro compagna avesse raccontato il loro
piccolo segreto, ma anche loro sentivano che potevano fidarsi.
--Allora, la vostra
situazione è piuttosto semplice: siete state scelte, voi tre e
sicuramente altre quattro, per proteggere una qualche principessa che
è attualmente in grave pericolo.-- --Lo so che detta così
sembra una sciocchezza, ma ricordatevi che non lo è.--
--Sicuramente ci saranno degli avversari molto pericolosi che
cercheranno di eliminarvi.--
Honoka sussultò,
come se avvertisse qualcosa, e Nagisa tacque.
Le altre ragazze
rimasero perplesse.
--Non sentite nulla?--
Chiesero le due amiche.
--No.--
Rispose Ryota.
--Io si: una sensazione
sgradevole.--
--Direi che il vostro
primo nemico è arrivato.--
Annunciò Nagisa.
L'aria era cambiata e
anche l'ambiente.
Le tre ragazze rimasero
sbigottite vedendosi in un luogo sconosciuto.
E rimasero spaventate
quando un individuo vagamente umano ma alto una decina di metri si
avvicinò a loro.
--Siete voi le Pretty
Cure?--
Chiese con una voce
strana.
--Eh?--
Tutte e tre si
guardarono perplesse.
--Beh ragazze, pensavo
che fosse evidente, visto come vi chiamano nei sogni.--
Intervenne Nagisa con
un sogghigno divertito.
--Stai dicendo che
noi..?--
--Cure Violet, Cure
Green e Cure Orange. Alias Pretty Cure del Giardino dei Sette Colori.
Immagino che se ne aggiungeranno delle altre.--
Rispose Honoka.
--Intanto vedete di
schivare il vostro nemico. E poi, se vi serve una prova, provate a
trasformarvi.--
--E come dovremmo
fare?--
--Forse quel vostro
astuccio potrebbe aiutarvi. Non è che in sogno vi hanno dato
delle indicazioni?-- --Pensateci con attenzione. Ne va della vostra
vita.--
Il mostro intanto non
era rimasto immobile ma si era avvicinato e aveva cominciato a
colpire con pugni e calci. Fortunatamente non sembrava molto
convinto, come se prima di impegnarsi volesse assicurarsi di avere di
fronte le giuste avversarie.
Pur con qualche
difficoltà le tre amiche riuscirono a trasformarsi.
--Direi che questa è
la risposta. Adesso dovete solo sconfiggere il mostro.--
--E come dovremmo
fare?--
--Lotta libera?-- --E
poi forse vi verrà qualche ispirazione.--
Le tre “reclute”
se la cavavano abbastanza bene, ma in qualche modo i loro colpi non
sembravano infliggere danni rilevanti. E, naturalmente, incassarono
qualche colpo piuttosto violento.
--Su su. Non è
il caso di lamentarsi. Come Pretty Cure avete una forza e una
resistenza molto superiori. E anche la vostra agilità è
nettamente superiore.--
Le incitò
Nagisa, provando la strana sensazione di essere diventata
allenatrice.
--Quindi non restate a
terra e datevi una mossa.--
--Anche perché
lui non aspetterà di certo.--
Aggiunse Honoka.
--Voi due la fate
facile, senpai. Vorrei veder voi al nostro posto.--
Nagisa e Honoka si
scambiarono uno sguardo perplesso.
--Attente!--
Gridò Cure
Violet, vedendo il mostro voltarsi minaccioso verso di loro.
Ma le due amiche si
spostarono quasi a passo di danza afferrandolo per il braccio che le
voleva colpire e facendolo ribaltare.
Rimasero tutte a bocca
aperta.
--L'hai sentita anche
tu Nagisa?--
--Si. Questo mostro ha
qualcosa a che fare con la verdaccia.--
--Non è il caso
di restare a guardare. Osservatelo bene.-- --Alla cintura porta degli
astucci simili ai vostri.-- --Dovete toglierglieli, così forse
le vostre compagne potranno aiutarvi, appena le troverete.-- --E
forse potrete avere un aiuto inaspettato.--
Il modo di parlare
delle due ragazze più adulte mandò momentaneamente in
confusione le “matricole”, ma presto si ripresero e dopo
un accanito scontro riuscirono a togliere gli astucci misteriosi al
mostro e a consegnarli alle senpai.
Questo fatto però
non sembrò cambiare la situazione.
--Ehi! Non doveva
succedere qualcosa?--
--Non dovevamo avere un
aiuto?--
--E, ora che ci penso,
perché voi due siete ancora qui mentre tutti gli altri sono
spariti?--
--Occupatevi del
mostro, prima, poi parleremo.--
Rispose Nagisa, che si
volse poi all'amica, intenta ad esaminare gli astucci.
--Assomigliano a Mipple
e Mepple. Ma sembrano vuoti. Forse gli abitanti del loro Giardino non
sono arrivati. O peggio.--
--Potremmo chiedere a
Mipple se sa qualcosa. Questo Giardino dei Sette Colori mi fa pensare
al Giardino dell'Arcobaleno.--
--Lo pensavo anche
io.--
Pur conversando tra
loro, non avevano perso di vista lo scontro.
Poterono così
vedere le tre nuove Pretty Cure schiantarsi contro una parete e
rimanere doloranti al suolo.
--Non restate a
terra.-- --È troppo pericoloso.--
--È troppo
forte.--
--Non ce la facciamo.--
--Non possiamo
sconfiggerlo.--
--Che cosa state
dicendo?-- --Se non combattete verrete uccise!-- --È questo
che volete? Violet! È questo che vuoi? Morire?--
--No. Ma non possiamo
fare niente.--
La voce della ragazza
era disperata.
Il mostro si avvicinava
lentamente, certo ormai di essere il vincitore.
--Forse senza le loro
controparti non possono sviluppare i loro veri poteri.--
Suggerì Honoka.
--Allora non resta che
intervenire direttamente. E poi andare a fare due chiacchiere con
Bakui e poi la Regina.--
--Sono d'accordo.--
Si cambiarono un cenno
d'intesa.
--Ehi mostro!-- --Chi
stai cercando?-- --Ci sono altre Pretty Cure qui.--
Il mostro si voltò,
come se avvertisse una minaccia.
--Gran Fulmine
Bianco...-- --Gran Fulmine Nero...-- --A noi i Superpoteri della
Luce.--
--Emissaria della Luce,
Cure White.-- --Emissaria del Buio, Cure Black.-- --Noi siamo le
Pretty Cure del Giardino della Luce.-- --Soldato delle tenebre...--
–...Ora tornerai da dove sei venuto.--
Il mostro esitò
un istante, ma fu un istante di troppo: Black e White si avventarono
su di lui e lo allontanarono dalle colleghe più giovani.
E appena lo videro
cadere lo colpirono con il loro Doppio Vortice.
Era stata un'azione
rapidissima, da manuale si sarebbe detto.
E appena il mostro si
dissolse, l'ambiente circostante cominciò a mutare per tornare
un normale parco cittadino.
Black e White sciolsero
la trasformazione, esaminando con circospezione i quattro astucci in
cerca di informazioni.
Ma Cure Violet, Cure
Orange e Cure Green rimasero immobili stupefatte.
--Vi conviene
sciogliere la trasformazione, oppure qualcuno potrebbe fare troppe
domande.--
--E
mettervi nei guai.--
Ancora
stupite le tre ragazze seguirono il consiglio, rimanendo poi ferme,
intimorite.
Kasumi
in particolare era scossa.
Conosceva
la sorella di Ryota da parecchio tempo; all'inizio solo come un nome;
poi era diventata una persona da cui non aspettarsi molto, almeno a
detta di Ryota; poi era stata definita una persona fantastica.
Certo
tutto poteva dipendere da un rapporto familiare un po' burrascoso.
Tuttavia,
da quando l'aveva conosciuta personalmente, l'aveva sempre
considerata una ragazza energica e positiva. Sempre pronta ad
aiutare.
Ed
ora scopriva che era Cure Black.
Non
si era mai interessata molto a fatti “strani”, ma da
quando lei stessa ne era diventata protagonista aveva cercato
informazioni ovunque.
E
la sorella del suo fidanzato, e la sua amica più cara, ora si
rivelavano come le due Pretty Cure del Giardino dell'Arcobaleno.
Quelle
che venivano spesso citate come leggende tra le leggende.
Si
sentiva intimorita. E così pure le sue compagne.
Ryota
ricomparve insieme con le altre persone che frequentavano il parco.
Aveva
l'aria incerta, come se sapesse che era accaduto qualcosa ma non
sapesse cosa.
Si
guardarono perplesse prima di volgere una muta richiesta alle senpai.
--Questa
è quella che si può chiamare distorsione spaziale.--
Iniziò
a spiegare Honoka.
--In
pratica il mostro vi porta in una specie di dimensione parallela. Se
lo sconfiggete
tutto torna alla normalità e quando tornate, come adesso, il
tempo è trascorso
normalmente. Tenetene
conto.--
--Ma
perché?--
Chiese
Mayu incerta.
--Se
intendi perché succede, non lo sappiamo di preciso nemmeno
noi. Supponiamo che in quella dimensione distorta loro sono più
forti. Oppure sperano che là noi siamo più deboli.
Un'altra ipotesi è che combattendo in una zona come quella,
nessuno disturberà il combattimento.--
--Nel
senso che nessuno verrà a salvarvi.--
Aggiunse
Nagisa.
--Ma
perché noi?--
--Teoricamente
questi astucci dovrebbero essere una specie di corpo virtuale per gli
abitanti del Giardino dei Sette Colori. Io non avverto nulla, ma può
darsi che, adesso che sono tutti liberi, possano reagire alla vostra
presenza. Loro potranno spiegarvi sia la vostra missione, che i
vostri poteri.-- --Di solito comunque le Pretty Cure vengono scelte
dal destino: nessuna viene scelta specificamente da qualcuno. La
richiesta di aiuto viene sentita e raccolta da chi è disposta
ad intervenire. Quindi, in un certo senso, voi avete già
deciso implicitamente di soccorrere chi vi sta chiamando.--
--Ma
noi siamo solo ragazzine.--
Nagisa
sorrise.
--Lo
abbiamo detto anche noi, all'inizio. E spesso avevamo discusso anche
di voler rinunciare al nostro compito. Ma, beh... ogni volta ci siamo
dette che non potevamo abbandonare il mondo in mano ai malvagi che lo
minacciavano.--
--Se
avete il potere di trasformarvi, significa che avete anche la forza
per intervenire.--
Aggiunse
Honoka per rassicurarle.
--Ma
cosa potremmo fare? Io non sono una sportiva.--
Replicò
Akane.
--Nemmeno
io. Ma quando vi trasformate acquisite forza, velocità e
agilità superiori. Voi forse non ve ne siete accorte, ma è
così.--
Rispose
Honoka.
--Acquisite
anche un'altra cosa importante.--
Aggiunse
Nagisa.
--Cosa?--
--La
resistenza. Guardatevi: vi siete schiantate contro un muro, e non
avete un graffio. Potete fare cose sovrumane e sopportare colpi
tremendi.--
--Ma
sentiamo lo stesso il dolore.--
--Questo
è inevitabile. Per quanto siate forti, non siete
invulnerabili. I danni che
sarebbero mortali ad altri, per voi sono poca cosa. Però
potete essere uccise. Non dimenticatelo.--
--Stai
dicendo che se è troppo pericoloso dovremmo fuggire?--
Né
Honoka né Nagisa si arrabbiarono per la domanda.
--No.
Vi stiamo dicendo che questa missione non è un gioco. Se vi
fate male, le ferite resteranno anche dopo aver sciolto la
trasformazione. Per questo dovete combattere credendoci. Morire è
l'ultima scelta.--
--E
voi? Vi è mai capitato...--
--Abbiamo
visto la morte in faccia diverse volte, ma abbiamo sempre tenuto
duro. Il segreto è tutto qui.--
--Cosa
dovremmo fare adesso?--
--Di
solito c'è un po' di pausa tra un mostro e l'altro. Questo
valeva per noi, almeno. Nel vostro caso non possiamo essere sicure
di nulla. Comunque, adesso che avete anche
gli altri quattro astucci, credo che dovreste continuare le ricerche
per trovare le vostre compagne.--
--E
provare a chiedere alla voce qualche altra informazione.--
--Voi
non potete dirci qualcosa in più riguardo alla missione?--
Nagisa
scoppiò a ridere.
--Scusa.
Scusa. Non ho mai incontrato una Pretty Cure che sapesse tutto fin
dall'inizio, che sapesse cosa doveva fare. Di solito lo si scopre un
po' alla volta. Anche perché di solito le controparti, cioè
gli abitanti del Giardino che ha chiesto aiuto, non sono molto
affidabili da questo punto di vista.--
--Ma
perché non mandano qualcuno di affidabile?--
Sbottò
Akane.
Nagisa
divenne seria.
--Perché
anche per loro è un rischio. Di solito non è facile
vivere qui.--
--Scusa
senpai Nagisa. Ma tutta questa storia dobbiamo tenerla segreta? Non
possiamo rivelarla a nessuno?--
--Vi
suggerisco di mantenere il segreto. Per vostra sicurezza: questo
mostro non sembrava particolarmente pericoloso, mentre altri potrebbe
attaccarvi di sorpresa, o tramite le vostre famiglie e i vostri
amici. Quando ne saprete di più potrete decidere
diversamente.--
--Parlate
come se non voleste intervenire.--
Honoka
sorrise.
--Di
solito ogni gruppo di Pretty Cure affronta da solo il suo nemico. A
volte può succedere che debbano riunirsi più gruppi per
affrontare una minaccia. Ma anche in quei casi, ogni Pretty Cure sa
che deve impegnarsi personalmente fino in fondo. Anche se dovesse
affrontarlo da sola, sa che non può ritirarsi.--
--Naturalmente
non significa che dobbiate suicidarvi. Solo che non potete pensare di
ricevere aiuto se non siete voi le prime ad impegnarvi ed offrirlo.--
--Questo
mostro lo abbiamo avvertito solo perché siamo “sensibilizzate”
contro la sostanza che lo ricopriva. Ma non abbiamo avvertito niente
altro. Quindi può accadere che siate sole e noi non ci
accorgiamo nemmeno che siete state attaccate.--
--Quindi
è meglio che vi prepariate a combattere da sole.--
In
quel momento uno degli “astucci” cominciò a
muoversi e improvvisamente si trasformò in un buffo esserino.
Le
tre ragazze più giovani rimasero a bocca aperta.
--E
tu... chi sei? O cosa sei?--
--Ehi!
Io non sono una cosa! Sono Meporii. E tu dovresti essere Cure
Violet.--
La
ragazza rimase ammutolita, ma riuscì ad annuire.
L'esserino
sembrava abbastanza stanco, ma si guardò intorno osservando
gli altri “astucci” ancora inerti.
--A
quanto pare sono il primo a risvegliarsi. Tuttavia ho sentito altre
energie familiari. Voi due chi siete?--
--Io
sono Mayu, Cure Green.--
--E
io sono Akane, Cure Orange.--
--Eppure
c'era qualcun altro.--
Infine
Meporii, guardandosi intorno scorse gli altri tre spettatori.
Si
agitò immediatamente.
--Voi!
Voi...--
--Calma
Meporii. Non c'è bisogno di spaventarsi.--
--In
un certo senso ti conosciamo già.--
--Cosa
vorresti dire? E chi siete?--
--Io
sono Cure Black e lei è Cure White.--
L'esserino
si bloccò di colpo, osservando con attenzione le due amiche.
Poi,
senza preavviso, si inginocchiò.
--Che
stai facendo?--
Chiese
nervosa Nagisa.
--La
tradizione vuole che ci si inginocchi di fronte alle Leggendarie
Guerriere Cure Black e White.--
--Beh.
In questo caso, la nostra tradizione è che ti rialzi.-- --Non
c'è bisogno di tutto questo: siamo due ragazze normali.--
Per
un lungo istante Meporii non si mosse.
Poi
si rialzò lentamente.
--Rispetto
il vostro desiderio, perché corrisponde a ciò che si
racconta di voi. Ma non è vero che voi siete ragazze normali.
Io e i miei compagni sappiamo tutto quello che avete fatto. Lasciate
che sia il primo a ringraziarvi.--
Nagisa
e Honoka si guardarono incerte per un istante.
--Se
proprio vuoi ringraziarci, sii un valido compagno per Cure Violet e
per Kasumi.--
Replicò
Honoka.
--Ma
è la stessa persona.--
Rispose
Meporii incerto, ma poi un largo sorriso lo illuminò.
--Capisco.
Si. Farò tutto il possibile.--
--Bene.
E questo vale anche per i tuoi compagni.--
Meporii
annuì solennemente.
--Adesso
però spiegaci qualcosa. Se loro sono Pretty Cure come noi,
perché non sono mai apparse prima?--
--Perché
i loro poteri derivano indirettamente dalle Pietre Prismatiche.--
--Capisco.
Questo spiega perché non si sono fatte vedere contro Re
Jaku.-- --Ma dopo?--
Kasumi,
Mayu e Akane ascoltavano la discussione senza comprenderla
completamente.
--Scusate.
Potreste spiegarvi meglio?--
--Hai
ragione Mayu. Però forse sarebbe meglio parlarne anche con la
Regina.--
--Ma
non si può.--
--E
per quale ragione? Venite anche voi dal Giardino della Luce, quindi
potreste portarci fin là senza problemi, no?--
--Sarebbe
una scortesia verso la Regina.--
--Potresti
spiegarti meglio?--
Chiese
gentilmente Honoka con una
certa curiosità.
Meporii
annuì, ma non rispose subito: come se cercasse le parole per
spiegarsi correttamente.
--La
Regina della Luce emette perennemente un'enorme quantità di
energia. Gli esseri umani non potrebbero sopportarla e ne verrebbero
danneggiati. Cure Black e Cure White sono protette dai Superpoteri
della Luce anche quando non sono trasformate, anche prima di
adesso.--
Calcò
su quest'ultima parte.
--Quindi
voi due non
correte
pericoli. Ma le Pretty Cure Rainbow non sono difese allo stesso modo.
Solo se sono tutte assieme possono presentarsi al cospetto della
Regina.--
--Stai
dicendo che siamo Pretty Cure di seconda categoria?--
Chiese
con un lieve disappunto Mayu.
--No.
Solo che i vostri poteri hanno un'origine diversa e si comportano
diversamente dai loro.--
--Ma
tu hai detto che è una scortesia verso la Regina. Cosa
intendevi dire?--
--Potrei
portarvi nel Giardino della Luce anche adesso. Ma per proteggere voi
la Regina sarebbe costretta a ridurre l'emissione della sua energia.
Lo farebbe certamente, e
non
ci sarebbero problemi se fosse un'emergenza. Ma
sarebbe
scortese costringere la
Regina ad un impegno così gravoso. Senza contare che altri
malvagi potrebbero approfittarne.--
--Prima
hai detto che i loro poteri derivano indirettamente dalle Pietre
Prismatiche.--
Disse
Honoka, invitando Meporii a dare maggiori spiegazioni.
--Esatto.
L'energia delle Pietre, voi lo sapete, è immensa. Si irradia
ovunque e raggiunge anche il Giardino dell'Arcobaleno. Qui l'energia
di ogni pietra viene assorbita da una Principessa che ne è
anche la custode. Ed è grazie alle Principesse che esistono le
Pretty Cure Rainbow.--
--Ma
quando abbiamo sconfitto Re Jaku le Pietre sono tornate alla
normalità.--
--Infatti.
Ma le Principesse hanno bisogno di più tempo per recuperare le
energie. Inoltre qualcosa, che non abbiamo mai compreso esattamente,
ha sempre creato un'interferenza.--
--Un'interferenza?--
Chiese
Akane.
--Si.
È diventata sempre più intensa fino a circa tre anni
fa. Poi ha subito un brusco calo e adesso è molto limitata.
Però in qualche modo è diventata più pericolosa:
infatti il mostro che avete affrontato è solo uno dei nemici
che hanno attaccato il nostro santuario. Stavamo per essere fatti
tutti prigionieri, anche perché la vicinanza dei mostri ci
indeboliva, ma noi tre siamo riusciti a fuggire prima di perdere i
sensi.--
--E
le Principesse?--
--Sono
al sicuro per ora. Ma la loro difesa non durerà a lungo.--
--Allora
dobbiamo muoverci!--
Esclamò
Kasumi prendendo in braccio Meporii.
--Solo
in tre?--
La
voce di Nagisa era stranamente fredda.
--Nagisa
ha ragione. Dovete prima trovare le vostre compagne e scoprire
qualcosa di più. Pensi di portarle adesso da dove sei fuggito,
Meporii?--
L'euforia
iniziale sparì, sommersa dalle preoccupazioni.
--No,
certo. Hai ragione. Andare laggiù adesso sarebbe troppo
pericoloso e anche inutile. Devo prima spiegarvi parecchie cose. E
anche risvegliare i miei compagni, altrimenti non potrete combattere
al meglio.--
--D'accordo.
Ci affidiamo a te Meporii.--
Le
tre ragazzine si scambiarono uno sguardo complice, sorridendo tra
loro: sapevano che la loro missione era pericolosa, ne avevano appena
avuto la prova, però erano certe di farcela.
E
quella loro allegria colpì in qualche modo Nagisa che alzò
la testa al cielo.
--Sentite,
vi spiacerebbe lasciarmi sola?--
--Ma
certo. Venite ragazze. E anche tu Ryota.--
Rispose
dopo un solo istante Honoka trascinando via tutti.
Nagisa
rimase immobile finché non sentì più i loro
passi, poi si lasciò cadere sulla panchina chinando il capo e
lasciando che le lacrime semplicemente scorressero.
--Cosa
è successo alla senpai?--
Chiese
Akane cercando spiegazioni nello sguardo di Honoka e di Kasumi.
Anche
Ryota aveva uno sguardo strano.
--Nulla.
Anzi... una cosa positiva.--
--Positiva?
Ma... sembrava che stesse piangendo.--
Insistette
Mayu.
--È
un bene. Vedete, suo marito è morto dieci giorni fa.--
Parlarne
la faceva stare ancora male, ma si costrinse a non fermarsi.
--Fino
al funerale è stata... impeccabile, anche se la sua
espressione era vuota. E poi, anche se è sparita per una
settimana, sono sicura che non ha mai pianto. Adesso finalmente sta
sfogando il suo dolore.--
Sia
Mayu che Akane si fermarono imbarazzate.
--Ecco...
noi...--
--Non
dite nulla. Sono certa che le farà bene. E quando avrà
smesso di piangere si rialzerà.--
Arrivarono
all'uscita del parco in silenzio.
--Ascoltate:
Kasumi può contattarci, in caso vi serva aiuto. Ma per il
momento abbiamo un paio di cose urgenti da fare. Credo vi convenga
cominciare ad organizzarvi. E farvi spiegare tutto da Meporii.--
--Va
bene senpai.--
--Allora
ci vediamo. Torno da Nagisa.--
--Tu
ci spiegherai tutto?--
Chiese
Kasumi a Meporii.
--Certo.--
--E
conosci anche tutta la storia delle Pretty Cure? Di Cure White e Cure
Black?--
Intervenne
Ryota con espressione seria.
--Tu
sei il fratello di Nagisa, vero?--
--Esatto.
Puoi raccontarmi la loro storia?--
Meporii
esitò un istante.
--Non
è una bella storia.--
--Per
favore. Io vorrei capire. Per poterla aiutare.--
--Non
puoi farlo. Solo Honoka ne è in grado.--
La
risposta ferì il giovane, ma cercò di insistere.
--Lo
so che loro due hanno un legame straordinario. Ma io sono suo
fratello. L'ho già fatta soffrire e vorrei rimediare se
posso.--
--Per
favore, Meporii. Te lo chiedo anche io.--
Kasumi
lanciò uno sguardo d'intesa a Mayu e Akane.
--Vorremmo
sapere anche noi cosa è successo in passato.--
--Non
credo vi sarebbe utile.--
--Però
qualcosa possiamo raccontarla.--
Replicò
una nuova voce.
--Mauporee!
Ti sei svegliato?--
--Poco
fa. Ma ho reputato inutile palesarmi.--
--Dici
che dovremmo raccontare una parte della storia di queste Pretty
Cure?--
--Quasi
tutte le Pretty Cure di quest'epoca ne sono a conoscenza in modo più
o meno completo. Non credo sia giusto lasciare solo loro all'oscuro.
E poi potrebbe essergli utile.--
--Forse
hai ragione.--
--Come
va adesso?--
--Meglio.--
--Ne
sono felice.--
--Grazie.--
--Non
ho fatto nulla.--
--Grazie
di esserci.--
--Ehi!
Mi hai aiutato sempre tu per prima. Sia nella lotta che a scuola. E
anche nella vita. Quando i miei si sono separati, quando la nonna è
morta, quando Shu mi ha lasciato: tu ci sei sempre stata. So che non
è la stessa cosa, ma...--
--Non
è vero. So quanto amavi Shu. E mi è molto
dispiaciuto.--
--Io
lo sapevo che non sarebbe rimasto, me lo sentivo. Eppure mi ero
illusa. Per un momento ti ho invidiata: perché Cam era con te;
perché aveva scelto te. Però poi mi sono sforzata di
ragionare e ho capito che tra me e Shu non sarebbe mai potuto
succedere quello che era accaduto, che accadeva, tra te e lui.--
Nagisa
non rispose, lasciando che le lacrime continuassero a scorrere.
--Ancora
non riesco a crederci. Morire in modo così stupido.--
--Non
avresti... Purtroppo a questo mondo succede.--
--Lo
so. Ma dopo tante battaglie sono pronta a sacrificarmi in qualunque
momento, ma non riesco ad accettare che muoia qualcun altro. Che lui
sia morto.--
--È
una cosa che devi fare.--
La
voce di Honoka era fredda e imperiosa, e Nagisa si voltò di
scatto. Sorpresa.
Tuttavia
la sua amica non aggiunse nulla, mantenendo un'espressione seria.
Dopo
un lungo momento Nagisa sospirò e si asciugò gli occhi.
--Lo
so. Hai ragione. Ma è tanto difficile.--
--Ce
la farai. E io sono pronta a sostenerti.--
Nagisa
sorrise.
--È
la stessa cosa che mi ha detto Shiori. Meno l'ultima frase.--
--Non
me lo sarei mai aspettato da lei.--
Ammise
dopo un lungo silenzio Honoka.
--Nemmeno
io. Però è stato un bel gesto, anche se continuiamo a
restare nemiche.--
Honoka
si limitò ad annuire.
--Bene.
E adesso andiamo a fare qualche domanda.--
Decise
Nagisa alzandosi.
--Da
chi cominciamo?--
Chiese
all'amica.
--Direi
nell'ordine: Saeko, Makoto, Bakui. Ma forse è meglio prima la
Regina.--
--Mipple
e Mepple dovrebbero venire a trovarci domani: possiamo
approfittarne.--
--Hai
ragione. Piuttosto, come ti è sembrato Meporii?--
--Per
certi versi è più affidabile di Mepple. Ma devo
riconoscere che io non ero certo la persona più giusta per
essere Black. E lui è dovuto adattarsi ad una situazione di
emergenza.--
--Che
fosse una situazione di emergenza è innegabile. E che abbiamo
dovuto muoverci spesso al buio è altrettanto vero. Ma che tu
non fossi la persona giusta, questo non è vero.--
--Non
farmi i complimenti Honoka. Sai che mi imbarazzano.--
--Va
bene. Adesso andiamo a casa. Tua madre vorrà controllare se ti
sei ripresa davvero e anche tuo padre era molto preoccupato.--
--Mi
dispiace.--
--Noi
tutti, più o meno, comprendiamo.--
--Grazie.--
--È
una cosa frustrante. Saeko non sa niente; Makoto sembra sparita;
Bakui non vuole riceverci. E perfino la Regina non sa nulla.--
--Ci
ha solo chiarito la questione delle Pretty Cure Rainbow.--
Aggiunse
tranquilla Honoka.
--Almeno
quello. Purtroppo adesso sappiamo che ci sono almeno sette
principesse prigioniere in un qualche santuario, ma non abbiamo la
minima idea di dove sia. Inoltre mancano ancora due Pretty Cure. E
non siamo riuscite a capire chi siano questi nemici e da dove
vengono.--
--La
Regina sembrava piuttosto preoccupata.--
--Già.
Ma non ha voluto dirci niente. Secondo lei non è un problema
che ci riguarda.--
Rispose
con tono di disapprovazione Nagisa.
Rimasero
in silenzio per un po', cercando di gustare la cena ormai fredda che
Rye aveva lasciato loro.
--Almeno
Kasumi e le altre fossero venute, stasera.--
Sbottò
ad un certo punto Nagisa.
--Immagino
che trovi più interessante andarsene a passeggiare con
Ryota.--
--Questo
vale per Kasumi. Ma le altre? Sembra quasi che abbiano paura di
avvicinarci.--
Era
vero: dopo un iniziale entusiasmo le Pretty Cure Rainbow tendevano a
mantenere le distanze dalle senpai. Non era qualcosa di ostile o
negativo, a spingerle, piuttosto qualcosa che assomigliava alla
venerazione.
--Penso
che ci vedano come degli esempi inarrivabili. Qualcosa di troppo
superiore per poter essere trattato normalmente.--
--Stai
scherzando Honoka?--
--Per
niente.--
--Ma,
dico, è assurdo! L'unica cosa davvero superiore rispetto a
loro è l'esperienza nel combattere. Per il resto sono brave
quanto noi. Forse anche di più. E i loro Color Attack non sono
male. A proposito: ho notato che ogni mostro ha una pietra di un
colore particolare e contro di lui non funziona il potere della
Rainbow dello stesso colore.--
--Si.
L'ho notato anche io. Probabilmente quelle pietre hanno qualche
potere particolare che annulla i poteri corrispondenti allo stesso
colore.--
--Noi
non abbiamo mai avuto questo problema. Ma a parte ciò, loro
sono anche intelligenti e con un discreto spirito di squadra.--
--Esatto.
Devo ammettere che sono sicuramente più intelligenti di noi
alla loro età.--
--Appunto,
senza offesa: superare me non è una grande impresa. Quindi non
vedo perché debbano vederci superiori. Abbiamo raccontato
anche alcuni aneddoti curiosi e divertenti dove non facevamo una
grande figura. Beh, almeno io non la facevo. E anche in altre
occasioni non abbiamo avuto un grande ruolo. Hanno legato di più
con le altre nostre amiche!--
Concluse
lievemente risentita Nagisa.
Honoka
sorrise lievemente.
--Credo
sia normale: noi siamo le prime Pretty Cure, quelle che fanno da
metro di riferimento. E con cui si possono confrontare
direttamente.--
--Stai
dicendo che non vogliono sentirsi inferiori a noi?--
--Qualcosa
del genere.--
--Ma
è assurdo! Anche nell'ultimo scontro sono state loro ad
aiutarci.--
--Lo
so. Ma vedi...--
--Allora?--
La
incitò l'amica.
--Ricordo
una serie di racconti che leggevo quando andavamo a scuola. In uno di
questi la protagonista era una ragazza che non sapeva di essere una
principessa. Dopo lunghe avventure riusciva a salvare il suo regno e
a sposare il suo principe.--
--Una
bella favola.--
--Già.
Era una storia forse banale ma avvincente. La cosa interessante è
stata che ne hanno scritto una serie. Il primo racconto successivo
parte con il figlio di questa principessa: anche lui si trova a dover
affrontare una serie di pericoli per salvare il regno. Per riuscirci
chiede aiuto alla madre, che è ancora giovane e battagliera.
Sembra che vada tutto bene, ma nel regno il malcontento verso la
principessa cresce: viene accusata di voler tenere in ombra il
figlio. E alla fine scopre che era proprio suo figlio a spargere
queste malignità.--
--Perché?--
--È
quello che chiede anche la principessa. E suo figlio le risponde
dicendo che non potrà mai sapere il suo vero valore se lei
continuerà ad intervenire.--
Questa
volta Nagisa non parlò, ma la sua espressione era
inequivocabile.
--La
principessa aveva dovuto imparare da sola tutto quello che la
riguardava e non aveva potuto chiedere l'aiuto di nessuno, perché
nessuno si era mai trovato in quelle circostanze. Il figlio invece
poteva contare sulla madre, aveva un aiuto dai suoi genitori, e
questo lo faceva dubitare del suo valore.--
--Quindi
Kasumi e le altre pensano questo?--
--Suppongo
di si. Anche se non le abbiamo aiutate più di tanto, non
possiamo negare di aver dato loro almeno un discreto riassunto della
loro situazione e di quello che avrebbero affrontato.--
Nagisa
rimuginò a lungo su queste informazioni.
--Ma
questo dovrebbe valere anche per le altre nostre amiche.--
--Purtroppo
no. È vero che ogni gruppo ha sempre dovuto affrontare il
proprio nemico senza alcun aiuto da parte nostra. Ma ci hanno
raccontato loro stesse che sapevano della nostra esistenza.--
--E
allora perché non hanno mai avuto questo atteggiamento?--
--Perché
eravamo molto più giovani. Quasi coetanee per loro. Le Pretty
Cure Rainbow... sono o potrebbero essere... nostre figlie.--
--Tu
ci pensi mai, Honoka?--
--Ad
avere bambini? Qualche volta, si. Anche dopo che Shu se ne è
andato, ho pensato che prima o poi avrei trovato qualcuno di speciale
come... e avrei potuto avere una famiglia mia. E tu?--
--Pensavamo
che avremmo avuto tempo. Adesso invece mi chiedo cosa resterà
di me.--
Per
quanto Nagisa si sforzasse, nella sua voce vibrava una nota triste.
--Credo
che il suo pensiero fosse la tua felicità.--
La
rassicurò l'amica.
--Lo
so. E so che lo incontrerò ancora. Ma non intendo anticipare i
tempi, se è questo che temi. Io voglio vivere.--
Ora
aveva un tono dolce.
--Però,
non so perché, ho questa sensazione. È difficile da
spiegare: è come se sentisse che il mio futuro non sarà
lungo.--
--Nagisa?--
C'erano
mille domande in quel nome. Tutte domande che la ragazza comprese.
--Non
è una premonizione. Te l'ho detto: non so spiegarlo. Magari è
solo la speranza di incontrare qualcun altro.--
Eppure
dalla voce, Honoka comprese che non ci credeva nemmeno lei.
--Tu
mi hai sempre guidata. Prima di conoscerti la mia non era vita.--
--E
tu mi hai sempre sostenuta. Prima di conoscerti la mia era solo
un'illusione.--
Si
fissarono con un lieve sorriso.
--Quindi
la prossima sfida...-- –...sarebbe vivere da sole.--
Il
trasferimento nel Giardino della Luce era stato diverso dal solito.
Questa
volta ad accompagnarlo c'era stata una strana sensazione di disagio.
--Ben
arrivate ragazze. Mi spiace solo che abbiate dovuto raggiungerci così
in fretta.--
--Non
è un problema, Gran Consigliere.-- --Anzi, è stato
utile, visto che stavano per arrestarci.--
--Ragazze.--
--Regina.
A cosa dobbiamo questa convocazione? E cosa sta succedendo?--
--Abbiamo avvertito una strana sensazione durante il trasferimento.--
--Lo
so. E mi dispiace.--
--Può
spiegarci cosa sta succedendo?-- --Ci sono molte cose che non capiamo
ancora.--
--Lo
immagino. Ditemi intanto cosa avete scoperto.--
--I
malvagi che stanno affrontando le Pretty Cure Rainbow utilizzano la
verdaccia che ci ha già creato parecchi problemi in passato.--
--Secondo
noi è proprio lo scontro tra di loro che dà origine
alla verdaccia: come se fosse una sostanza prodotta dal loro scontro.
O meglio, è un residuo originato dal contrasto dei loro
poteri. Non siamo ancora sicure della sua esatta origine.-- --Il
fatto è che più gli scontri diventano pesanti più
la verdaccia reagisce. Per questo, dopo essere state allertate da
Makoto e aver visto in che condizioni si stava riducendo il generale
Bakui, abbiamo deciso di purificare tutta la verdaccia che era stata
conservata.-- --Purtroppo crediamo che in alcuni casi la...
contaminazione dovuta alla verdaccia sia troppo grave. E potrebbe
essercene dell'altra chissà dove.-- --Infatti Bakui ha dato
ordine di arrestarci o spararci a vista.--
--Mi
dispiace ragazze. Quello che avete pensato è esatto. Qualcuno
ha trovato un antico talismano di cui io stessa dubitavo
dell'esistenza. È questo talismano che contrasta i poteri
delle Pietre Prismatiche. Sue copie parziali sono in grado di
indebolire o annullare i poteri delle singole Principesse che
assorbono il potere in eccesso che si riversa dalle Pietre.--
--Per
questo a turno ognuna di loro è quasi senza poteri?--
--Esatto
Nagisa.--
--Ma
quando sono tutte assieme l'effetto è molto limitato.--
--Certamente
Honoka. Perché il potere Rainbow completo supera l'effetto su
un singolo Colore. Ma contro il talismano originale non so cosa
accadrebbe.--
--Quindi
quel pazzoide che si faceva chiamare Neo Re Jaku non aveva il vero
talismano: le Rainbow sono riuscite ad abbatterlo, anche se con
difficoltà, ma la verdaccia intorno ha continuato a reagire.--
Concluse
Nagisa.
La
Regina non rispose, ma entrambe sapevano che c'era qualcos'altro.
--Regina?--
La
domanda, posta all'unisono, era chiarissima.
--Mie
care ragazze. Avete ragione: il talismano è ancora integro e
attivo. Purtroppo il suo effetto non si limita ad originare quella
sostanza che chiamate verdaccia.--
--Che
altro c'è?--
--La
sostanza è solo una condensazione dell'energia negativa che
viene generata. Il vero effetto è quello di creare delle
distorsioni che interferiscono con i confini dei vari Giardini.--
--Sarebbe
a dire che il vero effetto della verdaccia è quello di
destabilizzare il Giardino della Luce?--
--E
anche diversi altri Giardini. Ma principalmente questo.--
Aggiunse
il Gran Consigliere.
Nagisa
e Honoka si guardarono intorno, cercando negli sguardi di Mipple,
Mepple e di tutti gli altri qualche suggerimento.
--Cosa
possiamo fare?--
--Queste
distorsioni possono essere sanate solo usando i Superpoteri della
Luce--
Rispose
il Custode delle Pietre.
--Ma...
noi non sappiamo come fare.--
--Infatti
voi non potete farlo.--
Ci
fu solo un attimo di silenzio, prima che Honoka comprendesse.
--Quindi
avete trovato un modo per toglierci i Superpoteri della Luce?--
Ancora
una esitazione prima della risposta.
--Si.--
--E
allora cosa aspettiamo?--
--Non
è così semplice, Nagisa. Anzi: in realtà è
molto pericoloso per voi.--
--Spiegatevi
meglio. Lo sapete che non abbiamo paura.--
La
Regina sorrise a questa spavalda dichiarazione.
--Lo
so. Purtroppo la situazione è questa: le distorsioni stanno
creando parecchi problemi e non possiamo più soltanto
contenerle. Dobbiamo eliminarle. Per farlo devo usare la mia energia
al massimo livello e con essa attivare i Superpoteri della Luce in un
modo che voi non potete padroneggiare.--
--Va
bene, ma per restituirli a lei?--
--Alzando
il livello della mia energia, e chiedendo lo stesso a tutti gli
abitanti del Giardino della Luce, possiamo superare il legame che si
è stabilito tra di voi, a quel punto i Superpoteri si
libereranno.--
--Ma?--
--Ora
sono legati a voi: al vostro corpo e al vostro spirito. Toglierveli
significa indebolire enormemente il vostro corpo e ridurre il vostro
spirito.--
--Sta
dicendo che moriremmo?--
--Sareste
debolissime. Con il tempo potrete riprendervi, ma non raggiungerete
più la forza che avete adesso.--
--Non
mi sembra un grosso problema.--
Rispose
di slancio Nagisa, mentre Honoka annuiva.
--C'è
un'altra cosa che dovete sapere: il legame sarà spezzato, ma
se voi resterete qui potrebbe ricrearsi. Voi però non
tornereste comunque come prima.--
--Quindi
dobbiamo andarcene subito?--
--Dovrete
riuscire a farlo da sole. Lascerò aperto un passaggio che
potrete percorrere, ma dovrete riuscire a raggiungerlo da sole,
perché tutti gli abitanti di questo Giardino dovranno
assistermi. La loro luce servirà per oscurare la vostra e
impedire che i Poteri vi riconoscano.--
--Questo
significa che non potremmo più tornare qui? Ma Mipple e Mepple
potranno venire a trovarci?--
--Certamente,
ma non subito. Quando inizierò ad usare i Superpoteri per
sanare le distorsioni non potrò fermarmi finché non
avrò concluso il lavoro, altrimenti c'è il serio
rischio che queste ultime si cristallizzino e non siano più
riparabili.--
Le
due amiche si guardarono per un solo istante.
--Allora,
buon lavoro. Procediamo.--
Replicarono
all'unisono.
Forse
per la prima volta la Regina della Luce esitò. Ma uno sguardo
serio di tutti i presenti la fece decidere.
La
sala del trono cominciò ad illuminarsi sempre più,
finché le due amiche non poterono fare altro che chiudere gli
occhi e tenerli stretti.
Dopo
un tempo che parve infinito sentirono qualcosa dentro di loro
strapparsi e gridarono dal dolore.
Tuttavia
la luce continuava a splendere accecante.
--Nagisa.
Come ti senti?--
--Debole.
Ma il dolore non lo sento nemmeno, lo sai. Tu piuttosto?--
--Nemmeno
io: troppo dolore diventa anestetico. Ma non riesco nemmeno a stare
in piedi. Come facciamo per andarcene?--
--Vi
guideremo noi. Ma dovete riuscire a muovervi da sole.--
--Grazie
Mipple, Mepple.--
Impiegarono
quelle che sembrarono ore, sempre strisciando. Ma alla fine
arrivarono a quello che potevano percepire come una zona con meno
luce.
--Adesso
non dovete fare altro che tuffarvi e tornerete nel Giardino
dell'Arcobaleno.--
--Grazie
Mepple.-- --Grazie Mipple.--
--Siete
sicure di stare bene?--
--Ti
ho abituato troppo bene, amico mio. Comunque ci sentiamo un po'
meglio rispetto a prima. Speriamo di rivederci, prima o poi.--
--Ma
certo. Non sappiamo quanto ci impiegherà la Regina ma...--
I
due compagni di tante avventure si fermarono di colpo, percependo una
sensazione di distacco mai provata prima.
--Nagisa!
Andrà... andrà tutto bene?--
Ci
fu un percepibile momento di esitazione.
--Ma
certo.--
--State
tranquilli. Ricordatevi che vi vogliamo bene.--
Aggiunse
Honoka con un filo di voce.
Poi
entrambe fecero un ultimo sforzo e si spinsero oltre il bordo del
passaggio.
--Ahio! Ma dove
accidenti siamo capitate?--
--Non lo so
Nagisa, sono ancora abbagliata.--
--State bene?--
Una voce
sconosciuta echeggiò nell'aria. Sembrava preoccupata.
--Chi sei?--
--Sono Princess
Orange.--
--Princess
Orange?-- --Ma allora siamo nel santuario delle Rainbow?--
--Esatto. E voi
siete Cure Black e Cure White, vero? Nessun altro avrebbe potuto
entrare qui.--
--Non lo siamo
più. Abbiamo lasciato i nostri poteri alla Regina.--
Un brusio di
disappunto serpeggiò nell'ambiente, così entrambe si
sforzarono di guardarsi intorno.
L'ambiente era
molto vasto, con sette troni disposti in cerchio. Ma le principesse
non erano sedute ai loro posti. Alcune entravano e uscivano mentre
due restavano accanto a loro.
--Come siamo
finite qui?--
--Non lo
sappiamo di preciso. Crediamo che l'attacco che stiamo subendo abbia
interferito con il passaggio aperto dalla Regina.--
--Attacco?--
Solo a quel
punto sentirono dei rombi provenire dall'esterno.
--Cosa sta
succedendo?--
--A quanto pare
il nostro nemico ha deciso di attaccare direttamente il santuario.--
--Violet? Ci
siete tutte?--
--Si.--
--E come sta
andando?--
--Siamo
bloccate.--
--Cosa?--
Nagisa fece un
salto, ma ricadde subito senza forze.
--Non devi
sforzarti. Non abbiamo più energia.--
Nagisa scrollò
le spalle all'avvertimento dell'amica.
--Allora?--
Chiese ancora.
--Il nemico ha
creato una barriera attorno al santuario. E noi non riusciamo a
sfondarla.--
--Nagisa!
Honoka! Come state? Non dovreste essere qui.--
--Ciao ragazze.
A dir la verità non siamo venute qui di nostra volontà.--
In fretta
spiegarono alle giovani amiche cosa avevano saputo e fatto.
--Quindi adesso
voi siete due persone normali?--
--Già.
Comunque non credo che cambi qualcosa: finora avete combattuto senza
di noi.--
--È vero,
ma non riusciamo a sfondare quella barriera.--
Cure Blue indicò
attorno al santuario un lieve luccicore, che rendeva debolmente
visibile una sfera che inglobava l'intera costruzione.
--Non riuscite a
sfondarla?--
--Abbiamo
provato con il nostro Rainbow Attack, ma non è servito.--
--Contro Neo Re
Jaku avete fatto una cosa particolare.--
Suggerì
Honoka.
--Ci abbiamo già
provato, ma non serve a nulla. L'attacco normale si schianta sulla
barriera e genera un'esplosione tremenda, ma non riesce a passare.
L'attacco a colori invertiti, invece, si ferma sulla barriera e non
succede altro.--
--Eppure ci sarò
il modo di passare.--
--Anche le
Princess non sanno cosa fare. È la prima volta che succede una
cosa del genere.--
--Allora non
resta che chiedere spiegazioni al nostro nemico.--
--Che cosa?--
Guardarono tutti
Nagisa, che si avvicinò lentamente alla barriera.
--Puoi sempre
contare sul tuo nemico, non è così che si dice?--
Sembrava che
avesse parlato al vuoto, ma poco dopo apparve qualcuno che avevano
già incontrato.
--Il Custode, se
non ricordo male. Immaginavo che ti fossi salvato. Vuoi darci qualche
spiegazione?--
--Perché
dovrei farlo?--
--Per la
tradizione: di solito i cattivi quando si credono vittoriosi
raccontano tutto.--
Suggerì
la ragazza.
--È una
tradizione pericolosa: di solito il tempo delle spiegazioni viene
usato per recuperare le forze e tentare un contrattacco.--
--Anche questo è
vero. Tuttavia, che contrattacco ti aspetti?--
Chiese Honoka
affiancandosi all'amica.
--In effetti non
corro pericoli: voi non potete uscire e nessuno può arrivare
ad aiutarvi.--
--Immagino che
l'intera zona sia inondata da verdaccia, e quindi chi si avvicina
verrebbe contaminato.--
Il Custode
annuì.
--Mi ero sempre
chiesta come mai le altre Pretty Cure avessero una reazione allergica
mentre le Rainbow no. Ma adesso credo di avere capito: visto che è
originata in parte da loro, non può dar loro fastidio.--
Anche questa
volta il Custode non rispose, facendo solo un cenno.
Mentre
ascoltava, Nagisa si concentrò sulle sensazioni che provava di
fronte a quell'individuo.
Sembrava un
essere umano, ma sapevano che non lo era. In qualche modo gli
sembrava familiare.
--E immagino che
non ci siano e non possano esserci altre Pretty Cure.--
Continuò
Honoka.
--Cosa stai
dicendo Honoka?--
Chiese sorpresa
Cure Orange.
--La verità,
credo. Tutti i mondi stanno trattenendo i poteri delle Pretty Cure.--
--Stai dicendo
che, visto che non sono in pericolo, non intendono aiutarci?--
--Magari.--
Rispose desolata
Nagisa.
Ancora una volta
tutti gli sguardi si concentrarono su di lei, anche quelli del
nemico.
--Se dipendesse
dalla loro volontà, potremmo pregare o implorare le
principesse dei vari Giardini. Ma stanno facendo la stessa cosa della
Regina della Luce: usano i Superpoteri per eliminare le distorsioni
prima che creino disastri sia da loro che da noi.--
--La cosa
interessante è che voi siete bloccate qui, e quindi fungete da
generatore per la verdaccia. E questa crea le distorsioni che
impediscono alle Pretty Cure di aiutarvi. In pratica voi stesse
bloccate chi può aiutarvi.--
Aggiunse sicura
Honoka.
Gli sguardi
passarono alternativamente da lei al Custode in cerca di una
conferma.
--Tu sei un
Guardiano dell'Equilibrio, vero?--
Chiese
improvvisamente Nagisa.
--Esatto.--
Rispose con un
certo stupore l'essere.
--Come te ne sei
accorta?--
--Non so, tutto
questo mi ricorda il piano del tuo predecessore.--
--È vero.
Io sarei dovuto essere il Quartantatreesino Guardiano
dell'Equilibrio. Ma la fine ingloriosa che ha fatto il mio maestro mi
ha fatto capire l'assurdità di questo progetto. E il destino
ha voluto che proprio quando avevo abbandonato questa idea, io abbia
potuto realizzarla.--
--Quindi la tua
è solo fortuna.--
--Oh, no. Quando
ho trovato la Pietra Irocol ho capito come potevo usarla per
raggiungere l'equilibrio. Ma in realtà ora non mi importa più
di tanto: voglio la conquista.--
Per alcuni
minuti nessuno parlò, ognuna cercando di capire fino in fondo
le nuove informazioni.
--Quindi, se non
ho capito male, basterebbe che le Pretty Cure fossero fuori di qui
per poterti sconfiggere.--
--Ottimista come
sempre, eh, Cure Black? Anzi, Nagisa? Ora ho la forza di tutti i miei
compagni. E anche quella del mio signore. Le Rainbow non possono più
sconfiggermi.--
--Forse. Ma cosa
accadrebbe se fosse colpita la Pietra Irocol che porti al collo?--
--Non è
così fragile: occorrerebbe un Superpotere della Luce per
danneggiarla. Quindi non corro alcun pericolo.--
--Ma se venisse
ridotta in pezzi, cosa accadrebbe? La barriera si alimenterebbe dei
suoi resti?--
--Oh, no.
Diversamente da quello che pensano molti, una cosa rotta non può
essere riportata allo stato iniziale. Ma questa, come vi ho detto, è
una cosa che non potrà accadere. La vostra stessa forza lo
rende impossibile.--
--Chissà?--
Nagisa sorrise
malignamente, poi si avvicinò all'amica per sussurrarle
qualcosa.
--Ascolta
Honoka: voglio una promessa. Anche se ci fosse una sola possibilità,
voglio che tu la raccolga.--
Per un momento
la ragazza sembrò non capire, poi anche lei rispose
sussurrando.
--Se ci fosse
una possibilità che solo tu potrai cogliere, voglio la stessa
promessa.--
Si guardarono
negli occhi con un'espressione sicura.
--L'ultima
sfida.--
Dissero
all'unisono.
--Sapete
ragazze? Sono stata molto contenta di conoscervi, sia come Pretty
Cure che come amiche.--
--Nagisa?--
--Chissà
perché in questi momenti non si sa mai esattamente cosa dire.
Siete delle ottime guerriere, e il vostro potere, quello che avete in
fondo al cuore, non è secondo a nessuno.-- --Il vostro attacco
è potente come il nostro, forse anche più potente per
certi versi. Ma almeno in un punto non potete confrontarvi con noi.--
--Che state
dicendo?--
Nagisa avanzò
di qualche passo, appoggiando la mano sula barriera.
Immediatamente
delle forti scariche si irradiarono mentre una smorfia testimoniava
quanto male facesse un gesto così semplice.
--Io non lo
farei, Nagisa. È una barriera molto simile a quella che vi
aveva bloccate nel Castello dell'Equilibrio. Allora sei potuta
passare solo perché Dark ti aveva posseduta, ma un istante di
troppo ti sarebbe stato fatale. Temevo che poteste fare qualcosa di
strano, per questo ho interferito con il passaggio della Regina e vi
ho fatto arrivare qui.--
--Siamo senza
poteri.--
Gli ricordò
Nagisa.
--Ma il vostro
legame potrebbe riattivarsi se la Regina si impietosisse. È
meglio avervi sotto controllo. E per sicurezza, ho bloccato con una
barriera identica anche le vostre ex colleghe. Nessuno può
liberarvi.--
--Hai detto che
è simile, ma non uguale: Dark e Light non sono qui per
alimentarla. E poi ti stai scordando dei loro ricordini. Posso
bloccare il dolore.--
Con uno sforzo
la ragazza spinse la mano all'interno della barriera. Anche se non
sentiva nulla, poteva vedere la pelle bruciare e i muscoli
contorcersi in modo involontario.
--Cosa stai
cercando di fare? Anche se potessi superarla moriresti subito. E
comunque non avresti alcun modo per combattermi.--
--Davvero? Forse
non ti sei accorto di una cosa.--
Rispose Nagisa
mantenendo lo sguardo sulla mano.
Erano tutti
paralizzati dallo strano comportamento della ragazza, e di Honoka che
apparentemente non faceva nulla, come se aspettasse qualcosa.
Infine la
curiosità fu troppo forte e il Custode si avvicinò.
--Non c'è
niente di particolare. Tutto è come deve essere.--
--Certo.
Tutto.--
Replicò
Nagisa con voce fredda. Il Custode era sconcertato, ma notò
distrattamente che i capelli e gli occhi delle due erano tornati
normali.
Honoka si
avvicinò e piantò anche lei la mano nella barriera
trattenendo un urlo.
--Pensate di
aprire la barriera a forza? Siete impazzite?!--
Le due amiche si
presero per mano.
--Gran Fulmine
Nero...-- --Gran Fulmine Bianco...-- --Doppio Vortice!--
Fu una questione
di istanti.
Nel primo non
accadde nulla; nel secondo due energie, una bianca e una nera, le
avvolsero completamente; e nel terzo, se mai si fossero potuti
contare, un'esplosione travolse l'intera zona.
Le Pretty Cure
Rainbow riuscirono a ripararsi, ma perfino il Santuario venne scosso
fino alle fondamenta.
Lo stordimento
passò presto e tutti poterono percepire un'energia benefica
irradiarsi raggiungendo ogni Giardino.
E tutti quelli
che avevano conosciuto Nagisa e Honoka, ovunque fossero, vennero
colti da un brivido e rivolsero un pensiero alle due.
Quando
finalmente il fumo si dissolse a sufficienza videro che la barriera
era sparita e una voragine si apriva dove le loro senpai si
trovavano. Ma di loro non c'era traccia.
Solo più
lontano videro il corpo del Custode rantolare.
--Cosa è
successo?--
Chiesero
raggiungendolo.
--Chi poteva
immaginarlo?.. I Grandi Fulmini non sono un'emanazione dei
Superpoteri. Che errore... Ma chi pensava che avrebbero rischiato
tanto... Ma ora non ho più energia per trasmettere questa
informazione.--
Sembrava che non
le avesse sentite.
E il suo corpo
si stava sgretolando.
--Cosa sta
succedendo? Stai andando in pezzi.--
Chiese Cure
Green.
Finalmente lo
stupore lasciò il loro avversario, che si concentrò
sulle Pretty Cure Rainbow.
Sembrava essersi
leggermente ripreso.
--Niente di
particolare. Avevamo legato la nostra vita alla Pietra Irocol per
poter accrescere i nostri poteri. E potevamo assorbire la forza dei
compagni caduti, per questo diventavamo sempre più forti. Ma
ora che la pietra è distrutta, lo è anche il mio
corpo.--
--Ma allora
Nagisa e Honoka?--
--Credete che
gli esseri umani possano usare i Grandi Fulmini senza danni? Ciò
che le ha sempre salvate, nel loro modo anomalo di usare i
Superpoteri, era che appunto i Superpoteri curavano la maggior parte
dei loro danni. Ma adesso...--
Non parlò
più, frantumandosi completamente e diventando polvere.
Erano tutte a
capo china, troppo sconvolte per piangere.
--Piangete pure
ragazze.--
Disse una voce
proveniente da tutto attorno a loro.
La riconobbero
subito.
--Regina?--
--Si. Con la
distruzione della Pietra tutti i danni sono spariti.--
--Allora..?--
--No Cure
Violet. Nagisa e Honoka hanno salvato tutti. Ma non loro stesse.--
Il silenzio che
ne seguì sembrava... sbagliato.
--È tutto
qui? Non dite altro? Loro sono morte per salvare tutti, anche lei!--
La rabbia che
traspariva nella voce di Cure Yellow era strana: tutte sapevano che
andava poco d'accordo con le senpai; ma ora comprendevano che era
solo una forma di timidezza. E che tra tutte era proprio lei a
fidarsi maggiormente di Black e White.
Ci fu un lungo
silenzio prima che giungesse una risposta.
--Nagisa e
Honoka. Erano amiche inseparabili, forti di un'amicizia incrollabile.
Era il loro cuore limpido a dare loro forza. Una forza che superava
persino quello dei Superpoteri della Luce.
Loro due erano
Leggendarie Guerriere prima ancora di essere Cure Black e Cure White.
Il loro gesto è
simbolo del loro coraggio. Non intendevano sacrificarsi inutilmente:
avevano visto una possibilità e hanno cercato fino all'ultimo
di sfruttarla. Per avere la vittoria e per poter vivere... Purtroppo
sono riuscite solo in parte. Io non ho il potere di salvarle o di
ritrovarle o di riportarle in vita. Ma se qualcuno può, prego
che esaudisca il loro desiderio.--
--Non possiamo
fare niente?--
Si sentì
un sorriso nella voce della Regina.
--Quello che vi
hanno sempre detto: tenere duro e andare avanti. Se resterete fedeli
ai vostri principi, loro ne saranno liete. E poi... chissà...
un giorno...--
FINE
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