L'ultima battaglia
L'ultima battaglia
«Il lupo è inquieto».
Non c’è un
vero e proprio silenzio, alle Torri Gemelle; i preparativi per la
cerimonia nuziale riempiono l’aria, un costante ronzio di
sottofondo, come di api intrappolate in una lanterna. Su tutto
però, si udivano gli uggiolii e i lamenti di Vento Grigio,
nitidi come se lo avessero rinchiuso in una stanza lì vicino e
non ingabbiato nel cortile della fortezza.
«Metalupo»,
la corregge Robb, quasi distrattamente. Ha una pergamena in mano, che
legge con la fronte corrugata. Ormai ogni volta che lo guarda sta
leggendo qualcosa, che sia una lettera, un dispaccio, o un resoconto
delle sue spie. Talisa ha imparato da tempo a non chiedere di cosa si
tratti; potrà anche essere una regina, ma nel Nord certe
questioni rimangono di competenza esclusiva del Re.
«Metalupo»,
annuisce. «È da quando siamo arrivati che si comporta
così». Da quando avevano avvistato il fiume, e le Torri
Gemelle erano emerse dalla nebbia, come scogli con la bassa marea.
«Lascialo
fare». Robb gira il foglio, e la sua espressione si fa ancora
più accigliata. «Si stancherà».
«Non è
questo il problema». Si accorge di aver espresso quel pensiero ad
alta voce, ma per Robb non sembra fare alcuna differenza. Intinge la
penna nell’inchiostro, scrive qualcosa sul margine della
pergamena, senza nemmeno fare cenno di averla sentita.
Talisa sospira, si
avvicina alla finestra. Le ombre si allungano sul cortile e nelle valli
dei fiumi; la Forca Verde del Tridente brilla di riflessi dorati alla
luce del sole morente. L’interno delle mura brulica di servitori
che si affannano ad appendere le lanterne e preparare il banchetto
anche per gli armigeri e gli scudieri che non troveranno posto nel
salone.
Poteva capire la necessità di tenere rinchiuso Vento Grigio in tutta quella confusione, ma continua a sentirsi inquieta.
«Anche tua madre avrebbe preferito se avessi insistito per tenerlo con te».
Robb stringe appena le
labbra. «Mia madre non ha dimostrato una grande saggezza nel
prendere decisioni, di questi ultimi tempi», replica, in tono
asciutto.
Nonostante a parole
l’abbia perdonata, Talisa sa bene che la fuga di quello che
chiamano Sterminatore di Re gli brucia ancora, come una ferita che
continua ad andare in suppurazione.
Ho vinto tutte le battaglie, ma sto perdendo la guerra,
aveva detto un giorno, e da allora non l’aveva più visto
sorridere se non vagamente, di sfuggita, come un cielo che lascia
passare un singolo raggio di sole prima di essere coperto di nuovo
dalle nubi.
Capisce che è per
tentare di salvare quella guerra che ora si trovano lì, a
chinare il capo davanti agli insulti, ad acconsentire a tutte le
richieste, a chiedere perdono, come se l’amore dovesse mai essere
perdonato.
Talisa non è
un’ingenua, sapeva cosa avrebbe trovato nel Continente
Occidentale quando ha lasciato Volantis. Tuttavia, nemmeno i suoi sogni
più fantasiosi avrebbe mai immaginato di divenire la regina del
più grande dei Sette Regni, nonché l’ago della
bilancia tra il successo e la disfatta.
Quando si guarda riflessa
nello specchio e non capisce più cosa sta vedendo; è come
se ci fosse caduta lei in quel fiume tanti anni prima, al posto del suo
fratellino, e la corrente l’avesse trascinata fino a qui, in una
fortezza in mezzo alle nebbie, con una corona in testa e nessuna idea
sul cosa farsene.
Sospira, dà un
ultimo sguardo ai suoi abiti, ma non c’è nulla che non
vada. Sono entrambi pronti per essere scortati nella sala dei
banchetti, dove avverrà il matrimonio. Solo poche ore.
Robb ha detto che è intenzionato a marciare sul nord il prima
possibile. Ha già allertato i suoi soldati di tenersi pronti a
partire alle prime luci dell’alba.
Presto… presto tutto quello sarà alle loro spalle.
«Forse su una sola
cosa avrei dovuto darle retta». Robb si alza in piedi, lascia
cadere le carte sullo scrittoio. «Avrei dovuto lasciarti a Delta
delle Acque. Non è stato prudente portarti qui».
Talisa sente lo stomaco contrarsi in una morsa. «Allora anche tu sei preoccupato».
Robb scuote il capo.
«Siamo al sicuro. Walder Frey mi è necessario, è
vero, ma anche io lo sono a lui. Se vinco questa guerra ne
trarrà solo benefici, e sarà bene anche per i suoi
discendenti avere una buona influenza sul Nord, altrimenti sa che
rischia solo di ritrovarsi in mezzo a due eserciti a cui non può
far fronte. Nessuno può rinunciare facilmente al controllo dei
guadi, in tempi di guerra».
«Appunto per questo dovresti essere prudente».
«Lo sono».
«Ma Vento Grigio…»
«Com’è
che ora ci tieni tanto che lo abbia vicino?», Robb inarca un
sopracciglio. «Hai sempre detto che ti causava ansia».
«Preferisco stare in ansia sapendoti al sicuro», mormora lei. «Ti ha sempre protetto, in battaglia».
«Un matrimonio non è una battaglia».
E qui ti sbagli.
Molte battaglie si combattono attraverso le promesse nuziali. Un
matrimonio conveniente porta a un signore il domino che desidera, senza
spargere altro sangue che quello virginale della sposa. Per questo Robb
aveva accettato di avere una regina Frey, per poter scendere in
battaglia con il suo esercito non solo intatto, ma più grande e
più forte. E sopra quella promessa ha poi sputato per sposare
lei. Solo ora comincia ad aver paura che il prezzo da pagare per quella
scelta non sarà soltanto un matrimonio riparatore del nuovo Lord
di Delta delle Acque.
«Ho già
offeso abbastanza Walder Frey. Presentarmi al banchetto con Vento
Grigio sarebbe un insulto alla sua ospitalità, insulto che
può essere facilmente evitato. Andrà tutto bene».
«Se andrà tutto bene, perché dici che vorresti rimandarmi a casa?»
Robb si guarda allo
specchio, lisciandosi il farsetto teso sul torace. «Sarei
più tranquillo a saperti al sicuro, quando partirò per il
Nord. Le strade sono pericolose, temo che possa accaderti qualcosa di
male. Specie adesso». Si avvicina a lei, le accarezza con le dita
il ventre che ancora non tradisce la vita che vi cresce dentro.
«Vorresti mandarmi dove?»
«Tornerai a Delta
delle Acque». Robb si allontana da lei, fermandosi davanti alla
sua corona. La afferra con entrambe le mani, soppesandola come se la
stesse valutando. «Non ti condurrò con me nel Nord. Non
avrei dovuto nemmeno portarti qui. Non mi fa stare tranquillo il
pensarti in viaggio per le terre dei fiumi, con le sorti della guerra
così in bilico».
«Verrò nel Nord con te».
«Questo non accadrà». Le rivolge uno sguardo che non ammette repliche.
«Posso essere
utile». Talisa incrocia le braccia. «Ho visto molte
battaglie, e molti sono sopravvissuti grazie al mio aiuto. Posso
aiutarne ancora».
Lui accenna appena a un
sorriso, che lascia severi i suoi occhi. «Puoi aiutare me andando
a sud. Il Nord non è un luogo sicuro».
«Io…»
«Tu sei la regina
del Nord, adesso. E porti in grembo nostro figlio, che sarà Re,
se riuscirò a mantenere questo regno fino a quando verrà
il suo tempo». Storce la bocca in una smorfia amara. «Il
tuo posto non è sul campo di battaglia. E non c’è
nulla che tu possa dire per mutare la mia risposta».
Talisa rimane in
silenzio. Sa che quando Robb usa quel tono non è il suo sposo a
parlare, ma è il Re del Nord. E lei non è una regina sua
pari, a deve fare ciò che le viene detto; non ha altra scelta se
non obbedire.
«Come desideri», risponde, senza riuscire a nascondere l’amarezza nella sua voce.
Robb le rivolge un
sorriso indulgente, mentre ripone di nuovo la corona al suo posto;
stasera non la indosserà. «Quando tornerò, ti
porterò un regno in dono». Le prende la mano nella sua, e
Talisa rabbrividisce al contatto con la sua pelle, fredda come il vento
di tempesta che viene dal mare.
«A me basta che sia tu a tornare».
Robb si china su di lei,
le dà un bacio leggero sulla fronte, come se fosse una bambina.
«È ora di andare».
Vento Grigio lancia un lungo ululato nell’aria della notte, ormai calata.
Talisa non riesce a trattenere un brivido, e la morsa al suo stomaco
non accenna a diminuire, mentre segue il suo sposo e Re verso la sala
dei banchetti.
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