“Ma tu guarda che schifo”
“Cos’è che fa schifo cara?” chiese Iva, alzando gli occhi
dal giornale.
“Una scena davvero pietosa”
Iva si voltò, cercando di capire cosa stesse succedendo di
tanto grave da suscitare quei commenti nella ragazza.
Nulla sembrava fuori posto. Si trovavano nella sala comune
del quartier generale dell’armata rivoluzionaria, assieme al loro capo e ad
altri colleghi. Era una serata tranquilla, alcuni di loro sarebbero dovuti
partire per delle missioni e si stavano rilassando prima della partenza.
Ma Iva non ci vedeva nulla di male in tutto ciò.
“Insomma Koala, cos’è che ti dà così fastidio?”
Koala bevve un altro bicchiere di rum: “Stupide oche”
Sentendo quelle parole, Iva realizzò dove fosse il problema.
Spostò il suo sguardo su un gruppetto di persone, tre di
loro in particolare, sedute su un divano al lato opposto della stanza.
Sembravano divertirsi molto: le due oche, come le aveva
definite Koala, bevevano assieme ad un ragazzo, che rideva e buttava giù alcool
come se fosse acqua fresca.
“Cosa non daresti per essere al loro posto…” le fece notare
l’uomo seduto accanto a Iva.
“Dragon… hai bevuto? Essere al posto di Jenny e Joey?
Andiamo, sono la personificazione dell’idiozia!” protestò Koala.
“Sarà… ma ciò non toglie che per stare con lui venderesti
l’anima al diavolo”
Koala scosse la testa scioccata: quell’uomo poteva anche
essere il più grande rivoluzionario del mondo, ma in certi casi non era in
grado di capire proprio nulla. Come poteva anche solo pensare che fosse così?
Lei non aveva nessun motivo per desiderare di stargli accanto.
Insomma, lui non aveva nulla di speciale. Ok, aveva dei bei
capelli, biondi e morbidi, ma niente di che… E sì, tutto sommato aveva
sviluppato un buon fisico grazie all’allenamento e quelle braccia muscolose
potevano sembrare così protettive, ma a dire il vero aveva visto di meglio.
Inoltre, persino il suo viso sempre sorridente e allegro, il fatto che avesse
sempre la battuta pronta… beh davvero, non c’era niente di eclatante.
Hai elencato tutte le caratteristiche che ti piacciono in lui
disse una vocina nella sua testa.
“Ma per piacere” sbuffò lei.
È solo la verità… altrimenti perché saresti tanto infastidita nel
vederli insieme?
“Oh, stai zitta!” borbottò.
Sentendo di non poter più stare tranquilla in quella stanza,
decise di uscire a prendere una boccata d’aria fresca.
Il buio era ormai calato da un bel po’ e il piacevole tepore
di cui si era beata nel pomeriggio aveva lasciato il posto ad un vento freddo,
che l’aveva fatta rabbrividire non appena si era richiusa la porta alle spalle.
Ben presto si accorse che sarebbe stata meglio dentro, ma
non aveva proprio voglia di rientrare: non si sentiva parte del clima festaiolo
che aleggiava nella stanza.
Dì che non vuoi vedere certe perso…
“Basta!”
“Basta cosa?”
Il suo cuore sembrò fermarsi un istante, per poi
ricominciare a battere ad una velocità decisamente esagerata.
“Con chi ce l’hai?”
“Una vocina fastidiosa” rispose secca.
“Senti le voci? Non è che hai bevuto troppo?”
“Di sicuro non quanto te” disse tagliente.
Rabbrividì nuovamente, a causa del freddo.
Probabilmente lui se ne accorse, perché si tolse la giacca e
gliela mise sulle spalle.
“Non credi che faresti meglio a tornare dentro?”
“No… c’è un’atmosfera troppo pesante”
“Ma che dici? Ci stiamo divertendo tutti! E poi domani io
devo partire per una missione… Questa potrebbe essere l’ultima volta che mi
vedi, sai?” le fece notare lui sorridendo.
“Non essere scemo… Non stai andando in guerra, è una
semplicissima missione di spionaggio” rispose sbuffando.
“Koala, mi spieghi perché sei così acida?”
“Non sono acida; e non sono affari tuoi. Torna pure dentro a
divertirti”
Non appena si fu richiusa la porta della sua stanza alle
spalle, Koala si accasciò al suolo con un enorme sospiro.
Ciò che era appena successo, era totalmente fuori dalla sua
realtà. Non riusciva a capacitarsi di averlo trattato in quel modo: da quando
si erano conosciuti, erano sempre andati d’accordo, diventando pian piano
migliori amici. Non avevano mai litigato, e se anche qualche piccola
discussione ci fosse stata, si era risolta praticamente subito.
Non aveva mai provato sensazioni così negative nei suoi
confronti.
Dovresti andare a chiedergli scusa… dopotutto non ha fatto nulla di
male.
Nulla di male? Beh già il fatto di stare seduto in mezzo a
quelle due era sufficiente…
Smettila di essere così orgogliosa e vai a scusarti!
Per quanto quella voce fosse fastidiosa, Koala dovette darle
ragione: per quanto fosse infastidita, non era carino da parte sua trattarlo in
quel modo.
Uscì dalla sua stanza, percorrendo il lungo corridoio che
dalle camere conduceva alla sala comune.
Il gran vociare che si sentiva nella stanza fino a poco fa,
sembrava essere calato. Probabilmente alcuni suoi colleghi avevano smesso di
festeggiare, recandosi nelle loro stanze o semplicemente accasciandosi
addormentati e ubriachi sui divani.
Sperò che anche lui non avesse fatto la stessa cosa: se per
caso si fosse addormentato, nemmeno un volo in mare dalla scogliera l’avrebbe
svegliato.
Con un altro sospiro si avvicinò alla porta, ma qualcuno
l’aprì prima che lei potesse farlo.
“Ehi, ciao Koala. Il momento da schizzata è passato?” chiese
lui ridacchiando.
Accecata dalla rabbia, Koala non fu in grado di realizzare
ciò che accadde dopo. L’unica cosa che vide fu la sua mano, muoversi verso la
sua guancia e “posarsi” su di essa con un sonoro schiocco.
Si accorse solo in seguito che la sua mano pulsava ancora ed
aveva cambiato colore, diventando rosso acceso. Si accorse solo in seguito che
il suo viso aveva la stessa tonalità della mano ed era rigato dalle lacrime.
Quando era troppo era troppo. Perché preoccuparsi di aver
sbagliato, chiedere scusa, per poi vedere che lui continuava a spassarsela con
quelle due?
Beh, di sicuro lei non avrebbe più mosso un dito. Poteva
benissimo divertirsi con chiunque, per quel che gliene importava.
Ti importa molto a dire il vero…
No… non le importava proprio nulla.
Era circa l’alba quando il fastidioso trillo della sveglia
gli fece prendere un infarto; provò tre volte di spegnerla allungando il
braccio, riuscendovi solo al quarto tentativo. Con un mezzo sorriso, si mise a
sedere sul letto, chiedendosi come mai quell’aggeggio si fosse messo a suonare
ad un’ora tanto assurda. Realizzò solo in un secondo momento cosa avrebbe
dovuto fare; quindi, sempre con molta calma, decise di uscire dal letargo, per
prepararsi a partire.
Quando scese nella sala da pranzo, vi trovò solo Dragon, Iva
e Inazuma, che consumavano la loro colazione in religioso silenzio.
Mormorando un saluto, si avvicinò al banco della cucina, sul
quale era appoggiata una brocca colma di caffè fumante.
Dopo aver riempito la tazza ed aver fatto rifornimento di
brioches e biscotti, si sedette accanto ai suoi superiori, sapendo di avere una
questione urgente da risolvere.
“Che hai fatto al viso caro?” si informò Iva con tono
distaccato.
Il ragazzo sbuffò: “Come se non lo sapessi”
Dragon scosse la testa “Se è arrivata a tanto vuol dire che
l’hai combinata grossa” disse.
“Non ho fatto niente di male. Me ne stavo tranquillo sul divano
a bere con Jenny e Joey, e…”
In quel momento tutti e tre alzarono lo sguardo verso di
lui. Sentire gli occhi dei suoi superiori su di sé lo intimidì non poco,
soprattutto perché per quanto quelle occhiate gli apparissero truci, le parole
che stavano trattenendo potevano essere mille volte peggio.
“Che cosa ho fatto?” chiese, fingendosi molto interessato
alla crema della sua brioche.
“Preoccupati piuttosto di cosa non hai fatto. Adesso vai, si è fatto tardi. E impara a
leggere tra le righe”
Koala rientrò al quartier generale, un po’ stanca ma
soddisfatta. Si era concessa una giornata libera, per andare a comprarsi
qualcosa da vestire, prima della sua partenza per Dressrosa.
Probabilmente aveva esagerato, ma erano abiti di prima
necessità e c’erano davvero tante cose carine da acquistare che non aveva
potuto resistere.
Un vestito in particolare aveva attirato la sua attenzione:
era di un bel blu elettrico, aderente e con le maniche di pizzo. Non certo un
capo che era abituata a portare, ma non appena l’aveva visto se n’era
innamorata.
Decise di indossarlo per cena, al posto della solita tuta
usurata e troppo larga. Non era da lei quell’atteggiamento, solo gente come
Jenny e Joey curava il proprio aspetto nei minimi dettagli, eppure per una
volta, sentì di aver bisogno di cambiare.
Dopo essersi vestita e truccata, si avviò verso la sala da
pranzo, ansiosa di mostrare a Iva il suo acquisto.
Iva… come no.
La sala era ancora semivuota, ma per fortuna trovò subito
Iva.
“Ma tu guarda come sei carina” esclamò, non appena vide
Koala.
La ragazza arrossì: “Grazie. L’ho comprato oggi pomeriggio”
“Molto bello, davvero. Ma come mai hai deciso di
indossarlo?”
“Beh non c’è un motivo in particolare”
Bugiarda…
“Oh, capisco. Cambiando discorso… Inazuma e Sabo ci raggiungeranno
tra poco. Stanno discutendo con Dragon di ciò che hanno scoperto durante la
missione… Così tu e Sabo potrete prepararvi al meglio prima di partire per
Dressrosa”
La ragazza si lasciò sfuggire di mano la forchetta, che
cadde tintinnando sul pavimento.
“Stai scherzando, vero?”
“Certo che no sciocchina. Perché dovrei?”
Perché sarebbe una cosa estremamente imbarazzante.
Koala alzò gli occhi al cielo: “Non… beh, non fa nulla. In
ogni caso gli ordini vanno eseguiti”
“Esattamente”
“E poi quella tipa ha cominciato ad insultare Inazuma,
urlandogli qualcosa tipo – Sei il peggior
bastardo che io abbia mai incontrato!” disse Sabo, per poi scoppiare a
ridere, seguito da gran parte dei presenti.
“Povero Inazuma” esclamò Jenny.
Sabo scosse la testa: “Se l’è andata a cercare. Avrebbe
dovuto capire che quella era una pazza scatenata. E poi viene a dirmi che non
so leggere tra le righe”
“Te lo dico perché è vero. Tu sei messo peggio di me
ragazzino” lo rimproverò Inazuma.
“Ah davvero?”
“Certo. Altrimenti non saresti qui”
Il bicchiere di birra giaceva vuoto sulla panchina, accanto
alla sua mano. Koala rimpianse di averlo bevuto tutto d’un fiato, ma la notizia
che le aveva dato Iva poco prima l’aveva reso necessario.
Non poteva pensare di dover andare in missione con lui, non
dopo quello che era successo.
Sentiva che tra lei e Sabo non c’era più il rapporto di
stretta amicizia che avevano fino a pochi giorni fa.
A ben pensarci, non sapeva nemmeno come era arrivata fino a
quel punto. Le loro vite procedevano in modo assolutamente normale, per quanto
fossero dei Rivoluzionari, poi all’improvviso, la loro quotidianità era stata
messa in discussione in maniera del tutto inaspettata.
Sinceramente non era contenta di ciò che era successo e
anche se si fosse scusata con lui, quello spettro sarebbe sempre rimasto nelle
loro vite, pronto a tornare in qualsiasi momento.
“Ma perché è successo tutto questo casino?” si domandò
sconfortata.
Ancora non l’hai capito che sei innamorata di lui?
“Tu non hai ancora capito che devi lasciarmi in pace?”
“Tu non hai ancora capito che le persone normali non parlano
da sole?”
Koala si voltò di scatto, arrossendo.
Sabo stava appoggiato al muro, con le braccia incrociate;
sorrideva, un sorriso strano, quasi un ghigno, che però lasciava trapelare una
nota d’incertezza.
Il ragazzo si avvicinò lentamente e ad ogni suo passo Koala
cercò di allontanarsi.
“Sai, se ti piace così tanto stare al freddo, ci sono molte
isole dove potresti andare: basta che tu lo chieda a Dragon, non rifiuterà di
certo. Però ti serviranno degli abiti pesanti… per quanto ti stia bene, quel
vestitino non è di certo adatto” disse, sedendosi accanto all’amica.
“Tra noi due sei tu quello che avrebbe bisogno di andare al
fresco. Magari assieme alle tue amichette, così potrete stare ancora più vicini
per scaldarvi”
Le sue parole, suscitarono in lui una risata.
“Trovi divertente quello che ho detto?” chiese Koala offesa.
“Non dovrei? Koala, ti rendi conto di come ti sei comportata
nei giorni scorsi?”
“Sabo, io…”
“Non hai fatto altro che osservarmi con sguardo truce, trattandomi come se
fossi la persona peggiore del modo e come se non bastasse, mi molli uno
schiaffo in pieno volto senza avere un motivo serio per farlo? Pensandoci hai
ragione, non c’è niente di comico in tutto questo, ma preferisco buttarla sul
ridere piuttosto che reagire nel modo sbagliato come hai fatto tu” affermò
sarcastico.
“Mi dispiace” mormorò la ragazza.
“Non sono arrabbiato. Vorrei solo sapere perché l’hai fatto”
Ora voglio vedere come te la cavi. Schernì la tanto odiata
vocina.
“Ecco… non so spiegarmelo neanche io. Ho avuto un periodo di
sconforto e me la sono presa con te. Non avrei dovuto, mi dispiace” si scusò la
ragazza.
Senza dire nulla, Sabo si alzò. Prese a camminare avanti e
indietro, scuotendo la testa e passandosi le mani sul viso. Con un sospiro
incrociò le braccia, avvicinandosi alla ringhiera del balcone che dava sull’oceano.
“Sai qual è la cosa più importante al mondo per me?” chiese
poco dopo.
Koala annuì: “La sincerità”
“Esatto. Credo che senza di essa nessun rapporto abbia
ragione di esistere. Ma credo anche che prima di essere sinceri con gli altri
bisogna esserlo con se stessi”
“Sono d’accordo”
Il biondo sbuffò: “Se lo fossi non mi avresti raccontato
questa storiella”
Koala aprì la bocca, ma senza emettere alcun suono. Non
capiva cosa si aspettasse da lei: ciò che aveva detto era la pura verità, cosa
voleva ancora?
“Allora cos’avrei dovuto dirti?”
Il ragazzo si voltò verso di lei: “Avresti potuto iniziare
dal fatto che vedermi assieme a Jenny e Joey ti urta i nervi in maniera
esagerata” disse, avvicinandosi.
“No…” Koala scosse la testa.
“Oppure che da un po’ di tempo la nostra amicizia non è più
tale” continuò lui
“Sabo non…”
“O, meglio ancora, che sei innamorata di me” concluse,
sedendosi di nuovo accanto a lei.
La ragazza spalancò la bocca, incredula.
“Ma ti sei bevuto il cervello?”
“Non mi sembra” rispose tranquillamente.
Koala scosse la testa, alzandosi: “Tu non hai capito un bel
niente”
Prima che potesse allontanarsi, Sabo le afferrò il polso,
attirandola a sé.
“Quella che non capisce sei tu” le sussurrò all’orecchio.
Koala sentì le gambe tremare.
“Cosa?”
“Che se fossi stata sincera con te stessa avresti evitato
tutto questo casino. Sarebbero bastate quattro semplici parole”
“Quattro?” chiese lei scettica.
Sabo annuì. “Quattro”
“E quali sarebbero queste parole?” chiese, con voce
tremante.
Sabo rise, scuotendo nuovamente la testa. Poi, prima che
Koala potesse realizzarlo, il biondo annullò la distanza tra i due. Posò le sue
labbra su quelle della ragazza, stabilendo un contatto che la lasciò senza
fiato, facendo cedere definitivamente le sue gambe e mandandole il cuore a
mille. Tutto intorno a loro era svanito, diventando il nulla.
Le labbra di Sabo sapevano di birra, tanto quanto le sue, e
si muovevano con una dolcezza che mai si sarebbe aspettata. Lei non era mai
stata baciata, però di libri romantici ne aveva letti. Ma niente, niente avrebbe
potuto eguagliare ciò che stava provando in quel momento.
Non era in grado di descriverlo… sapeva solo che stava
provando la sensazione migliore del mondo.
Quando Sabo interruppe il contatto per guardarla negli
occhi, le sfuggì un gemito di disapprovazione, che suscitò in lui una risata.
Ci voleva tanto?!
“Allora… queste parole?”
“Sei davvero uno stupido”
“Ti amo anche io”
“Ma tu guarda come sono adorabili” commentò Iva.
“Avrebbero dovuto farlo tempo prima” disse Inazuma.
“Questi giovani d’oggi non capiscono nulla di sentimenti”
affermò Dragon, scuotendo la testa.
“Perché, tu ne sai qualcosa Dragon?” chiesero i due.
“Lasciate perdere”
Salve a voi!! Ora, non chiedetemi cosa diavolo è questa
roba. So solo che da quando ho visto questi due, ho deciso che come coppia mi
piacciono tantissimo.
Spero che il titolo vada bene, a dire la verità non sapevo
nemmeno cosa mettere fino a pochi secondi fa, poi ho deciso di mettere qualcosa
che suona bene.
Se mi dite che è decente magari ci scrivo anche una
long-fiction…
Beh, fatemi sapere che ne pensate,
un bacione!!
Dianna Scarlett