nuov
''Amare
è soffrire. Se non si vuol soffrire non si deve amare.
Però allora si soffre di non amare. Pertanto, amare
è
soffrire, non amare è soffrire e soffrire è
soffrire.
Essere felici è amare, allora essere felici è
soffrire,
ma soffrire ci rende infelici. Pertanto per essere infelici si deve
amare o amare e soffrire o soffrire per troppa
felicità… Io spero che tu stia prendendo appunti''
Woody Allen- Amore e
guerra
Akane si coprì la testa con il cusino cercando invano di
riaddormentarsi mentre Ranma uccideva per la seconda volta Kurt Cobain
cantando a squarciagola una canzone dei Nirvana sotto la doccia.
I need an easy
frieeeeeeeend, I doooo.....
Si girò su se stessa, irrequieta, cercando di
trovare una
posizione che la isolasse acusticamente e menando calci a vuoto sotto
il piumone, continuando a contorcersi e finendo per arrotolarsi
totalmente le coperte intorno al corpo, assumendo una forma simile a
quella di un baco da seta.
Rassegnata, si alzò, infilò gli
occhiali da riposo ed andò a bussare alla porta del bagno.
''Ranma!''
Nessuna risposta. Bussò un'altra volta.
''Ranma! Mi senti?''
Now I can't see you
every night, for freeeeeeee...
''Ranma, smettila, che me lo fai rivoltare nella tomba
quel poverino
di Kurt!", urlò ridendo con rabbia mista ad
ilarità.
''Tranquilla amore, è stato cremato!'', le urlò
dietro lui senza fare una piega.
''Amore a chi, scusa?'' sorrise compiaciuta.
''Amore nel senso che siamo amici!'',
chiarì pronto lui, ''Sai come fate voi donne: amore, tesoro, hihihihihi!"
Se c'era una cosa che Ranma sapeva fare era rendersi irritante.
E se c'era una cosa che Akane non sopportava era che sapesse
imitare così bene la sua voce.
Senza pensarci su girò la maniglia della porta, ovviamente
non
chiusa a chiave, e come una furia irruppe in bagno ed aprì
con
due mani le porte in vetro della grande doccia angolare, imitando
inconsapevolmente i gesti di un supereroe che spalanca le porte in
acciaio di un ascensore bloccato in qualche film di serie B.
Quando aveva realizzato di averlo fatto davvero era troppo tardi: Ranma
la guardava con lo sguardo impaurito di un cerbiatto davanti al fucile
di un
cacciatore mentre, nudo come un verme, leggermente piegato in avanti
per l'imbarazzo e con le mani impegnate a coprirsi, le urlava dietro
che era una maniaca che andava in giro a spiare gli uomini sotto la
doccia.
Si girò dall'altra parte rossa in volto e gli porse un
asciugamano senza girarsi a guardarlo, allungando semplicemente il
braccio nella sua direzione per far sì che lo prendesse.
''Lo prendi questo maledetto asciugamano o no?'', sbottò ad
un
certo punto. Il codinato glielo strappò malamente di mano.
''Sempre gentile'', protestò legandoselo in vita.
''Dimmi quando posso girarmi''
''Eh, non lo so proprio. Non so se ho voglia di coprirmi, Akane-chan.
Magari potrei restare così, tutto nudo come mamma m'ha
fatto,
per il puro gusto di metterti in imbarazzo'', bluffò facendo
delle orrende smorfie alle sue spalle mentre si stirava con le mani
l'asciugamano legato sui fianchi.
''Ma quale imbarazzo, idiota. Sono girata, non vedo niente''
''No, ma lo sai'',
sussurrò sensualmente al suo orecchio mentre le massaggiava
le
spalle ed usava tutto il suo autocontrollo di artista marziale per non
scoppiare a ridere, ''Lo sai che sono nudo, Akane. Tutto nudo.''
''Smettila''
''Nudo''
''Schifoso''
''Nu-do''
''Coglione''
''Se vuoi mi avvicino un po'...''
''Fai schifo''
''Ti sto mettendo in difficoltà, fidanzata? Vorresti
forse
girarti a dare un'occhiatina?'' ammiccò dandole un bacetto
sul
collo e respirandone teatralmente il profumo.
''Sei un deficiente ed un pervertito'', sibilò lei tra i
denti
mentre Ranma continuava ad accarezzarle le spalle ed il suo viso
sembrava aver preso fuoco da quanto le bruciava.
''Dai, girati'', sorrise dolcemente posandole un bacetto tra i capelli.
''Non ci penso neanche!'', scosse la testa lei.
''Guarda che sono coperto!''
''Sì, come no! Sei talmente un maiale che non mi stupirei se
fossi rimasto nudo apposta''
''E tu sei uguale a me, visto che mi hai praticamente colto in fallo
sotto la doccia. E la parola chiave della frase è...''
''Sei un maniaco, Ranma!'', urlò Akane girandosi e
schiaffeggiandolo, per poi abbassare lo sguardo e rialzarlo
immediatamente, imbarazzata.
''Hai guardato!'' urlò spalancando gli occhi e puntandole un
dito contro.
''No, non è vero!'', gridò di rimando la giovane
coprendosi gli occhi con entrambe le mani e scuotendo energicamente la
testa in segno di diniego.
''Oh sì. Hai guardato ed ora ne paghi le conseguenze!''
''Che vuol dire?'', chiese con sguardo perplesso.
''Vedrai!''
Se la caricò sulle spalle, entrò in camera sua
e chiuse la porta con un calcio, buttandola poi sul letto e saltando
sopra di lei.
Tenendole il mento fermo nell'incavo tra il pollice e l'indice ed
infilandosi con l'altra mano sotto la canotta nera della fidanzata
prese a baciarla passionalmente, bloccando i suoi movimenti ed
impedendole di divincolarsi.
Si staccò dalle sue labbra solo dopo essere stato sicuro di
aver
dato loro il buongiorno che meritavano e scese a baciarla sul collo,
per poi tracciare con la lingua il contorno dello scollo della sua
canottiera nera e scendere, finalmente, sul seno.
Prese a baciarlo e leccarlo attraverso il sottile tessuto che lo
riparava, mentre Akane, eccitata, gli accarezzava la testa tirandogli
piano i capelli ancora bagnati.
Il top della ragazza si era alzato fin sopra la pancia, Ranma
ne
afferrò un'estremità e cercò di
tirarlo ancora
più su per scoprirle il seno, ma lei glielo
impedì.
''Che c'è, non vuoi?''
''No...'', tirò giù la maglietta, si mise a
sedere e
cercò di ricomporsi ravvivandosi i capelli e respirando
profondamente, ''Meglio non andare troppo oltre...''
''Lo sai che non voglio correre o farti pressioni, ti aspetto quanto ti
pare, ma non mi sembra così oltre farsi vedere
senza reggiseno dal proprio ragazzo'', si lamentò mettendo
un tenero broncio da bambino.
''E' che non mi va, Ranma, tutto qui'', replicò dolcemente.
''Va bene, quando ti andrà me lo dirai tu. Possiamo
continuare?'', chiese prendendo le mani della giovane e posandosele sul
petto nudo, provando a ricominciare a baciarla.
''Dobbiamo vestirci, tra poco c'è scuola, amore. Nel senso di amico, eh!''.
Uscì dalla stanza ancora bagnato, seminudo e rintronato
dall'eccitazione e dal sonno. Fu quindi sorprendente, per lui, il
rumore di foto scattate che lo accolse appena fuori dalla porta.
Nabiki gli era davanti con il cellulare in mano mentre gli faceva una
specie di book fotografico non richiesto.
''Ma che fai, serpe?''
''Lo sapevo.
Lo sapevo che
Akane faceva la santarellina ma mentiva'',
esclamò con aria trionfante la Tendo mezzana, ''Che scoop:
Ranma e la
fidanzata apparentemente non gradita che consumano il loro amore
proibito sotto il tetto di casa! Wow, queste foto mi frutteranno
un bel po' di quattrini!''
''Non ne hai già abbastanza di quattrini?''
''Non sono mai
abbastanza, stupidotto''
''Tsk! Avanti, dimmi quanto vuoi per cancellarle''
''Ci tieni proprio alla tua privacy, eh?''
''Ci tengo a quella di tua sorella, e poi non abbiamo fatto niente''
''Come sei altruista. Vediamo, cosa posso chiederti in cambio del mio
silenzio?''
''Pensaci e fammi sapere...'', rispose sovrappensiero lui sorpassandola
ed aprendo la porta della sua stanza, ''Ci vediamo a colazione''.
Le colazioni di casa Tendo potevano tranquillamente essere paragonate a
dei cenoni di Natale. Sulla grande tavola imbandita della sala da
pranzo non mancava nulla, e Ranma non riusciva ad abituarsi a tutta
quell'abbondanza, essendo sempre stato solito mangiare i pochi
avanzi che suo padre gli lasciava, durante i loro viaggi.
''Ranma, figliolo. Sei parecchio affamato stamattina, eh?'' chiese Soun
vedendolo addentare il terzo muffin ai mirtilli.
''Eh sì. Sarà la primavera...'' sorrise sfiorando
con una
mano il ginocchio destro di Akane, coperto solo da una calza in lana
bianca che le arrivava fino a metà coscia.
''Non è che hai bruciato troppe energie al risveglio,
cognatino?'', Nabiki gli fece l'occhiolino mentre Ranma cercava di
ricordarsi in quale episodio della saga di Twilight uno dei Volturi
sapeva imporre il dolore più cieco al suo interlocutore solo
guardandolo negli occhi.
''Perchè, sei andato a correre, Ranma?''
''Ma no, signor Saotome, parlo di lui e della sua fidanzata...''
''Nabiki, ma sei scema?'', la fulminò con lo sguardo la
sorella
minore mentre cercava di mantenere il controllo di se stessa. Infatti,
mentre tutti gli sguardi della tavolata erano puntati su di lei, Ranma
le stava accarezzando lentamente le gambe, salendo sotto la gonna
fino all'orlo delle mutandine.
''Già, come se fosse possibile fare qualcosa con questa mina
anti-uomo!", sbottò lui continuando ad accarezzarla.
''Ah sì, eh?'' rispose lei fulminandolo con lo sguardo e
pizzicando con forza la mano sotto la tovaglia, che Ranma dovette
ritirare: ''Ha parlato il fotomodello spagnolo!''
''Se tu fossi più carina forse mi passerebbe la voglia di
scappare in Australia ogni volta in cui qualcuno mi definisce il tuo
fidanzato'', la rimbeccò lui, continuando la solita recita
mattutina.
''Se vuoi ti prenoto l'aereo, solo che i cani possono viaggiare
solo accompagnati, quindi dovrai trovare qualcuno che venga con te!"
''Akane! Ti sembra questo il modo di parlare?''
''Grazie, Kasumi. Se solo tua sorella avesse un briciolo della tua
dolcezza...'', fece l'occhiolino alla maggiore, seduta di fronte a lui.
Dopo aver ricevuto il consueto pugno in testa, tornò a
mangiare
in silenzio guardando di sottecchi la fidanzata, che affondava
l'ennesima manciata di cereali nel latte.
''Ranma, oggi ho voglia di andare da Gucci'', se ne uscì dal
nulla Nabiki
interrompendo l'unico, prezioso, istante in cui tutti sembravano aver
deciso di fare colazione in silenzio.
''Come vuoi. Dopo scuola?'', rispose indifferente.
''Paghi tu", gli occhi della ragazza erano due fessure.
''E' ovvio, sono un gentiluomo''
Ignorò l' interrogatorio cui Akane lo stava sottoponendo con
gli occhi e prese a sbucciare un'arancia.
''Domani sera si va con Kuno, allora?'', chiese Akane alla sorella.
''Ovvio! Sarà una serata imperdibile!"
''Cosa avete organizzato, bambine?'' chiese dolcemente Soun.
''Gruppo di studio!'', mentirono all'unisono le due mentre Ranma
sbuffava. Chissà a quale festa lo avrebbero trascinato, in
settimana, poi.
''Come sono fiero di voi, piccole mie!", rispose il padre asciugandosi
teatralmente una lacrima.
''Ranma, dovresti prendere esempio ed andare con loro, figlio
degenere!", lo rimproverò Genma.
''Ed eccoci qua...'', sospirò il ragazzo.
''Dai, cognatino, vedrai che non ti dispiacerà essere
venuto" gli fece l'occhiolino complice la mezzana.
Stava maledicendo Tatawaki che, con il suo solito tempismo, avrebbe
dato una festa proprio il giorno in cui avrebbe voluto fare ad Akane la
sorpresa che organizzava da mesi, quando la sua ragazza gli
tirò
uno schiaffetto sulla gamba.
''Che c'è?'', bisbigliò senza farsi sentire dal
resto della famiglia.
''Ranma, mi stai mettendo in imbarazzo'', sussurrò lei con
gli
occhi bassi e rossa in volto, visibilmente in difficoltà.
''Ma che ho fatto?'', chiese dolcemente allargando le mani.
''M-ma... Le tue mani...'' le indicò con aria interrigativa.
Entrambi si voltarono verso Happosai che, seduto alla sinistra della
giovane e sorseggiando una tazza di tè con gli occhi chiusi
ed
il mignolo sinistro alzato, stava armeggiando con la mano destra sotto
la sua gonna.
***
''Ranma, non c'è che dire, sei il cognato perfetto!",
trillò Nabiki posandogli un bacio sulla guancia, mentre il
codinato camminava stancamente trascinandosi dietro decine di buste in
carta color cioccolato portanti il nome della casa di moda preferita
della giovane.
Gucci è
pacchiano come lei,
pensò scuotendo immediatamente la testa. Da quando passava
tutto quel tempo con Nodoka stava imparando troppe cose su quel mondo
anti-virile che era la moda.
''Allora, mi spieghi dove andiamo domani sera e perchè devo
passare il San Valentino con Kuno?''
''Offrimi un gelato''
''Ti odio''
Il locale preferito di Nabiki era un bar del centro di un'opulenza da
far invidia ad un hotel a sette stelle degli Emirati Arabi.
Le pareti erano decorate con un'orrenda tappezzeria nera con disegni in
stile barocco argentati, i tavolini, dello stesso colore, erano rotondi
e di design, mentre le sedie, argentate anch'esse e ricoperte da
cuscini bianchi in seta, sembravano dei troni.
Ignorando la musica troppo alta e le foto originali di dive del cinema
come Marilyn Monroe ed Audrey Hepburn, Ranma prese un'altra sorsata
della sua Red Bull, guardando con astio la cognata e maledicendone la
lentezza nel mangiare la sua coppa di gelato.
''Allora, mi vuoi dire che succede?''
''Lo scoprirai presto. Sappi solo che devi farti trovare a scuola a
mezzanotte''
''A scuola a mezzanotte? Ma siamo matti? E poi come faccio ad entrare,
scema?''
''Entrerai dal retro, dal lato delle piscine, come tutti''
''Ok, e perchè dovrei costringermi ad uscire dal letto nel
bel
mezzo della notte per venire a scuola, a mezzanotte ed in una sera
infrasettimanale?''
''Perchè quel pervertito di tuo nonno ha fatto sparire tutti
i
costumi da bagno miei e di Akane. Dice che li colleziona, sai? Io ne ho
comprato un altro...''
''Io te ne
ho comprato un
altro'', puntualizzò il ragazzo pensando a quanto tempo
avrebbe
dovuto far passare prima di potersi azzardare ad usare di nuovo la
carta di credito.
''Come credi. Fatto sta che Akane scoprirà solo domani di
non averne più e non credo che sarebbe
una buona idea da parte del suo fidanzato lasciarla alla
mercè
di tutti gli allupati del Furinkan quando si tufferà in
acqua in
biancheria intima. Saprai che predilige cose molto sexy come il pizzo
nero ed i perizomi a filo...'' lo guardò attentamente.
''Veramente io l'ho sempre vista molto castigata e con colori tenui,
e... Aspetta un momento!",
sbottò.
''Sì, l'ho fatto apposta, beccato!'' sorrise.
''Sei malefica!", rise rilassandosi. Ormai era comunque troppo tardi
per nascondere l'evidenza, inoltre ammetterlo finalmente a qualcuno lo
faceva sentire libero.
''Avanti, dimmi tutto! Lo avete già fatto?''
''Nabiki, Nabiki... Te l'ho detto, sono un gentiluomo. Non parlo di
queste cose''
''Non ce l'hai ancora fatta, eh?'' chiese delusa.
Ranma assentì abbassando semplicemente la testa, assumendo
un'aria da cane bastonato.
''Che sorella stupida che ho...'', mormorò la Tendo tra
sè, ''Ma non disperare, Saotome, prima o poi la spunterai!"
''Hey, non è mica una gara!"
''Come sei suscettibile!"
''Non tutto è un gioco, Nabiki''
''Vero. Il fatto è, caro Ranma, che tu sei un bellissimo
ragazzo
e potresti avere chi vuoi con molta facilità'', lo mise alla
prova Nabiki, cercando di capire quanto davvero ci tenesse a sua
sorella, ''Ad esempio, quella bella ragazza dietro di te ti sta
fissando da quando siamo entrati''
Istintivamente si voltò a guardare la ragazza alle sue
spalle.
Tornò a rivolgere la sua attenzione alla cognata e poi, di
colpo, si rigirò verso la ragazza al bancone, che gli
sorrise.
Con voce soffocata disse a Nabiki che non si sentiva bene ed aveva
bisogno del bagno, esortandola ad incamminarsi verso casa e buttando
una banconota sul tavolo, alzandosi di scatto ed allontanandosi. Era
visibilmente scosso.
Nabiki osservò la bella ragazza al bancone seguirlo sicura
di
sè ed entrare con aria circospetta nel bagno degli uomini,
dopodichè si alzò ed uscì dal locale.
***
''Devi raccontarmi tutto. Saranno due anni che non ti vedo!"
''Lo so, tesoro. L'ultima volta è stato al mare ad Okinawa,
vero? Che ricordi!"
''Che ci fai qui in America?''
''Che c'è, non sei felice che io sia venuta a trovarti?''
Sorrise e la strinse a sè mentre camminavano per le vie
della città, addentrandosi nel parco.
''Io sono sempre
felice quando ci sei tu''
''Intanto so che mi hai tradita. Li leggo i giornali, sai? Akane... Bel
nome!"
''E' stata un' altra delle idee di Genma per scroccare un po' di soldi
ed un posto per dormire''
''Come sta il vecchio? E tua mamma? L'hai rivista?''
''Stiamo andando a trovarla proprio ora, casa sua è al di
là del parco. Vedrai, sarà felicissima di
riabbracciarti!"
''Ranma, non lo so'', si strinse nelle sue braccia, aggrappandosi alla
sua vita e posando la testa sulla sua spalla, ''Sai che con Genma,
l'ultima volta...''
''Tranquilla, lui non saprà mai che sei qui. Ti nasconderai
da
mia madre, mi sono venuti i brividi quando ho visto lo squallido
residence in cui dormivi... Un covo di gente davvero, davvero
raccomandabile, eh?''
''Si fa quel che si può. Io non sono abituata a dormire a
sbafo a casa d'altri, mio bel futuro signor Tendo''
''Smettila, che sono già nervoso di mio per questa faccenda''
''Ma almeno lei è carina? Dalla foto sembrava di
sì''
''Sì, molto'', rispose sovrappensiero, ''Lei è
fantastica, il punto è il matrimonio''
''Posso conoscerla?''
''Vedremo, se non fai l'isterica''
''Che vuol dire se non
fai l'isterica?''
''L'isterica gelosa''
''Ah ecco! Beh, non lo farò. Certo, questa Akane deve
rendersi
conto del fatto che c'è già una donna nella tua
vita, e
questo nessun matrimonio combinato al mondo lo cambierà"
''Ecco, appunto...'', sospirò prendendola per mano e
guidandola verso un chiosco di hot dog.
''Dove corre, signor Saotome?''
''Quando sto con lei mi viene fame, signora Saotome!"
***
''Avanti, Nabiki, smettila di scherzare!"
''Sorellina, lo sai che non ti mentirei mai, soprattutto su un
argomento delicato come questo''
''Allora ripetimela dall'inizio'', chiese soffocando una risata,
''Ranma... Avrebbe...'', scoppiò definitivamente a ridere, ''Un'
amante?''
''Te lo giuro! Akane, credimi, Dio solo sa quanto vorrei che non fosse
vero. Eravamo al bar, ok? Questa qui lo guardava. Lei molto bella,
provocante, un seno enorme''
''Grazie...'', mormorò la sorella minore guardandosi
sconsolata il decoltèe.
''Lo guardava come se lo conoscesse, e infatti era orientale anche lei
ma non l'ho mai vista al Furinkan. Veniva da fuori, si vedeva.
Certamente una sua vecchia conoscenza. Comunque, Ranma va in
bagno e lei lo segue. Nella
toilette degli uomini, Akane''
''E allora?'', mormorò lei cercando di sembrare
disinteressata,
mentre il sangue iniziava lentamente a ribollirle e nella testa un
rumore simile al fischio di un vecchio treno a vapore sembrava non
volerle dare tregua.
''Sono stati dentro una mezz'ora abbondante, dopodichè lui
ha
messo la testa fuori dalla porta guardandosi intorno con la tipica aria
colpevole di chi ha appena fatto sesso, e...''
''Perchè, si assume un'aria colpevole, dopo?'' chiese
sbattendo gli occhi.
''In certi casi sì, tesoro, quando il fiore
sboccerà te
ne renderai conto anche tu. Comunque, escono insieme, prendono per il
parco. Io ovviamente li seguo, ma, dannazione, batteria del cellulare
scarica. Avrei voluto fare almeno qualche foto. Arrivano all'atelier di
Nodoka, Ranma entra, lei resta fuori. Dopo sono entrata ed ho corrotto
l'inserviente, mi ha detto che Ranma gli ha chiesto se Nodoka fosse
dentro e per quanto ne avesse. Voleva controllare di avere campo
libero, Akane!''
''Campo libero per cosa?''
''Per andare a casa sua, entrare con le chiavi e spupazzarsela per ben
due ore, quando finalmente, alle 6 e tre quarti, è uscito
dall'appartamento con aria trafelata, si è buttato in metro
ed
è andato in palestra da papà ad allenarsi!'',
urlò
tutto d'un fiato, fiera come un avvocato penalista durante l'arringa
finale di un processo, quando è consapevole di avere in mano
tutti gli elementi necessari a mandare in prigione l'imputato.
''E' che mi sembra strano, Ranma non è il tipo...'',
sussurrò triste la giovane.
''Mi duole dirtelo ma sì, lo è. Ricordi la
storiaccia con Shampoo?''
Akane alzò un sopracciglio.
''Bei ricordi, grazie...'' bisbigliò accigliata mentre con
le
mani distruggeva il cuscino che teneva in mano, staccando una ad una le
perline dorate che ne componevano la decorazione principale.
''Prego. Akane, questa qui è un tipo del genere. Te l'ho
detto, è molto provocante''
''Nabiki, io... Non so se è vero quello che dici, ma...
Voglio stare da sola, adesso''
''Mi dispiace, sorellina. Parla con lui, domani è San
Valentino, e...''
''Davvero, lasciami sola''
''Se hai bisogno di me sono da Kuno''
''Ok, grazie Nabi''
''Prego piccola''
Il tempo di accennare un sorriso in risposta al bacio che la sorella le
aveva mandato, sull'uscio, prima di andarsene chiudendo la porta, ed
era già scoppiata in lacrime.
Si sdraiò pesantemente sul letto e, con una mano, prese la
cornice d'argento che Ranma le aveva regalato e la lanciò
lontano. Nel cadere si produsse in un rumore infernale, ed il vetro che
proteggeva una foto di loro due insieme in campeggio si ruppe in mille
pezzi.
Prese in mano il cellulare, cercando la forza per chiamarlo e
chiedergli spiegazioni. Trovò invece tre messaggi di Mousse
ed
uno di Shinnosuke, un
altro.
Ignorando come di consueto gli sms del suo ex fidanzato,
chiamò il suo migliore amico, che le rispose con voce
allarmata.
''Hey, Mou, che c'è?''
''Akane, non so come dirtelo''
''Che succede? Mi devo preoccupare?''
''Si tratta di Ranma e... Dannazione, perchè li ho visti
proprio io?''
''Mousse, parlami. Cos' hai visto?''
''Akane, Ranma è entrato a casa di Nodoka con una ragazza.
Non so chi sia lei, non l'ho mai vista, ma mi sembravano molto intimi''
Due su due.
''Devo andare''
''Akane...''
''Mousse, scusami, non me la sento di parlare, ora''
''Passa da me stasera, andiamo al concerto di un gruppo di amici di
Hiroshi in un pub a Brooklyn. Almeno ti distrai un po'...''
Chiuse la comunicazione, prese un respiro profondo e lesse gli
innumerevoli sms di scuse di Shinnosuke, che giurava di amarla e
prometteva che non l'avrebbe mai più fatta soffrire.
Stava cancellando l'ultimo quando sentì bussare alla porta.
Ranma entrò senza nemmeno aspettare che rispondesse.
''Ciao, maschiaccio!''
Bellissimo nella sua uniforme scolastica verde e con la borsa della
palestra caricata sulle spalle era una visione, ad Akane tremavano come
di consueto le mani alla sua vista.
Il codinato si chinò e, lasciando cadere il borsone,
sollevò il portafoto che la giovane aveva appena scagliato
sul pavimento.
''Che è successo?''
''E' caduta...'', mormorò.
''Da dove, da Marte?'', sorrise raccogliendone i piccoli frammenti di
vetro, ''Sei proprio sbadata, Akane''
Nel vederla silenziosa, mortificata e con gli occhi bassi portarsi le
ginocchia al petto e ranicchiarsi come una bambina si sentì
in colpa per i suoi consueti insulti e decise di farsi perdonare
buttandosi sul letto accanto a lei.
''Posso avere un bacio?''
Le prese il mento tra le mani tentando invano di farle girare il viso
verso il suo. Dopo svariati tentativi capì di avere fallito,
e la tirò a sè con più forza,
facendole posare la testa sul suo petto ed accarezzandole i capelli con
fare protettivo.
''Che succede, piccola? Ma... Ma sono lacrime, queste?'', chiese
accarezzandole le guance ancora rigate.
''No...''
''Akane...''
''Dove sei stato, oggi?''
Si schiarì la voce.
''Hem... Sono andato in giro con Nabi e poi in palestra ad allenarmi.
Perchè?''
''E cos'hai fatto nel tragitto tra Nabiki
e mio padre?''
''Ho... Preso la metro?''
''Ok...''
''Akane, che c'è?''
''Niente, niente... Che fai stasera?''
''Dopo cena devo correre a casa di Hiroshi, ci vediamo tutti
lì per una sfida ai videogames''
Se avesse pronunciato qualsiasi altro nome, Akane avrebbe deciso di
credergli, nonostante l'evidenza. Sperava con tutte le sue forze che
lui le avrebbe dato anche il minimo appiglio cui aggrapparsi, pur di
non guardare in faccia la realtà che le era stata sbattuta
davanti poco prima.
Ma Ranma aveva pronunciato il nome sbagliato.
Avrebbe voluto urlare, picchiarlo, rompergli qualcosa in testa, ma non
ne aveva le forze.
Si sentiva stupida per aver creduto ad un uomo nonostante la promessa a
se stessa di non farlo mai, stupida perchè si era fidata di
lui, stupida perchè gli aveva aperto il suo cuore,
abbassando le difese che si era costruita con tanta fatica dopo la
perdita di sua madre, stupida perchè dopo averlo visto con
Shampoo avrebbe dovuto aspettarsi di tutto, stupida perchè
non aveva scoperto quel tradimento da sola ed ora che lo aveva davanti
agli occhi non aveva il coraggio di rivendicarne la conoscenza, stupida
perchè si era innamorata di Ranma Saotome e non riusciva a
dargli il benservito che meritava.
''Ranma...Forse è meglio che per un po' tu vada a stare da
tua madre''
''Eh? Akane, mi spieghi che è successo?'' Era visibilmente
scosso, oltre che arrabbiato: le pupille erano dilatate, le mani
tremanti, il tono di voce più alto del dovuto.
''Mi dispiace'', rispose lei scuotendo semplicemente la testa.
La prese per le spalle ed iniziò a scuoterla leggermente, il
suo sguardo vacuo lo stava facendo preoccupare, inoltre non riusciva a
trovare alcun senso a quelle parole che gli suonavano così
sinistre.
''Stai scherzando, vero?'', urlò facendola spaventare.
Nel vederlo ostentare un'aria innocente e sorpresa che per nulla si
addiceva a quello che le era appena stato raccontato si riprese, come
dopo una doccia gelata.
''Se credi che la tua coscienza sia pulita resta pure'',
sibilò ritrovando la forza per arrabbiarsi. Dopotutto era
lei la tradita, era lei che doveva urlare, ''Ma se per qualsiasi
ragione pensi di avermi presa in giro, ti pregherei di sloggiare
immediatamente''
''Ma sei scema? Io non ho fatto proprio niente!''
''Tu non l'hai mai voluto, questo fidanzamento!'' gridò
scoppiando finalmente in un pianto liberatore.
La tentazione del codinato era quella di abbracciarla e rassicurarla,
dirle che non era vero, che lui quel fidanzamento lo voleva eccome. Non
da subito, magari, ma certamente da quella folle notte a Las Vegas in
cui l'aveva vista così bella e fragile ed aveva capito che
non avrebbe mai desiderato altro che proteggerla, per un periodo di
tempo non necessariamente limitato.
Lo avrebbe fatto ed avrebbe fatto altro ancora, forse avrebbe anche
usato quella parola con la A che gli faceva tanta paura.
Se solo non avesse passato un pomeriggio come quello che gli era
toccato in sorte e che lo aveva prosciugato di tutta la sua energia e
pazienza.
''Akane'', asserì fermo, impassibile, gelido. ''Io non so
cosa sia successo oggi, sappi solo che ho avuto una pessima giornata e
sono venuto qui per rilassarmi un po' prima di cena con quella che
credevo essere ancora la mia fidanzata. Sai, l'ultima volta che ho
controllato era così''
''Cercatene un'altra che ti faccia rilassare''
''E' questo quello che vuoi?'' chiese con la voce tremante che ne
tradiva l'emozione, nonostante cercasse con tutte le sue forze di
risultare freddo, implacabile.
''Sì''
''Molto bene. Addio, Akane''
Lo guardò uscire dalla sua camera contando i suoi passi,
assaporando istante per istante la sensazione dolorosa che stava
provando, registrandola,
imprimendola in maniera indelebile nella sua memoria
affinchè non capitasse mai più che Akane Tendo si
fidasse di uno sconociuto.
Si voltò e vide lo schermo del cellulare illuminarsi,
un'altra telefonata di Shinnosuke.
Inspirò a fondo, espirò con tutta la forza che
aveva in corpo e rispose.
''Hey ciao, Shin! Stavo giusto per chiamarti... Che fai stasera?''
***
''Sicuro che non è un problema, se resto qui? So che per la
mamma non lo è, ma questa è anche casa tua''
Hirai gli diede una paterna pacca sulla spalla e gli versò
un aperitivo analcolico in un calice di cristallo, invitandolo a
sedersi sulla poltrona in pelle del suo studio.
''Lì non ci faccio sedere neanche Ataru''
''Lo apprezzo molto, Hirai, davvero''.
Dopo un pessimo esordio, Ranma aveva trovato la figura paterna che in
qualche modo gli era sempre mancata proprio in quell'avvocato dai modi
gentili e dal sorriso sempre aperto, disteso.
''Che mi dici di lei?'', gli chiese il compagno di sua mamma sedendosi
su un poggiapiedi basso di fronte a lui ed accendendosi un sigaro,
''Nodoka dice che è una ragazzina problematica...''
''Lei...'', soppesò bene le parole, ''Lei è la
persona più importante della mia vita, e quando vuoi bene a
qualcuno accetti il pacchetto completo, difetti inclusi''
''Credi che ci creerà problemi?''
''Basta tenerla lontana da quelle'', sorrise indicando le bottiglie di
liquore pregiato elegantemente posate su un carrellino d'argento, ''E
per il momento anche da Akane, è molto gelosa di me e non so
come abbia preso questa faccenda del matrimonio''
''Te lo stavo giusto chiedendo: cosa è successo tra di voi?
Se sei venuto qui deve esserci un motivo che va al di là
di...''
''Ti prego, non voglio parlarne. Io Akane non la capirò mai.
Andava tutto bene, poi all'improvviso tutto male. Mi ha praticamente
cacciato di casa, sai? Ha iniziato a blaterare di coscienze sporche, mi
ha accusato di non voler realmente stare con lei...''
''Insomma, sei destinato ad essere circondato da donne kamikaze''
''E' il mio destino, purtroppo'', abbassò la testa, stanco e
sconfitto.
''Ranma, sei sicuro di non avere velleità musicali? Dal tuo
vissuto uscirebbero delle bellissime canzoni!'', scherzò
l'avvocato, scoppiando a ridere.
''Cos'è, tuo figlio non ce la fa da solo?'', lo
rimbeccò prontamente il codinato.
''Oh no, Ataru è bravissimo. Tante volte penso che sia
andato all'università solo per compiacermi, si vede che la
sua reale passione è la musica. Scherzi a parte, anche io
sono stato un giovanotto ribelle, ed ai miei tempi andava molto di moda
un gruppo rock, probabilmente tu non li conosci nemmeno, si chiamavano
Nirvana''
''Scherzi?'', gli occhi del giovane si illuminarono, ''I Nirvana sono
il mio gruppo preferito da quando ne ho memoria!''
''Allora devo proprio mostrarti una cosa!''
Lo superò avviandosi verso la scrivania in mogano ed
estraendole dal cassetto principale una foto incorniciata. Con la
cautela e l'attenzione che si riservano solo ai tesori rari ed alle
opere d'arte la porse al codinato, che sorrise nel vedere il suo
patrigno ventenne, con un giubbotto di pelle consunto ed i capelli
verdi arruffati, abbracciare quello che per lui era sempre stato
più di un idolo.
''Non so se odiarti o stimarti profondamente''
''Credevo volessi chiedermi come sono finito a fare l'avvocato!''
''In realtà... Sì!''
''E' una lunga storia, ti dico solo che c'entrava il sogno di salvare i
deboli e gli innocenti''
''E come ti sbagli?'', sorrise compiaciuto.
''Mettiamo su un disco? O forse voi giovani ascoltate solo musica in
cuffietta?''
''Che fai, provochi?''
Mentre una delle sue canzoni preferite si espandeva nella stanza
tramite un costosissimo dolby sorround di ultima generazione come il
più glorioso degli inni, Ranma decise che, anche se la
conosceva a memoria, non gli avrebbe fatto male prestare attenzione al
testo, perdendosi nelle sue parole e rapportandole, per la prima volta
in vita sua, alla sua esperienza personale.
I need an easy friend,
I do, with an ear to
lend.
I do, think you fit this
shoe,
I do, won't you have a
clue.
''Hirai'', si accese una sigaretta.
''Dimmi, figliolo''
''Le donne sono sempre così complicate?''
''Sempre''
''Lo temevo''
''Ma quando incontri quella giusta, ne vale la pena'', sorrise facendo
l'occhiolino a Nodoka, vedendola entrare nello studio.
''Se i miei uomini sono pronti, la cena è servita'',
esclamò la stilista accennando un inchino con voce impostata.
''Vedi, Ranma? A quarantacinque anni ho scoperto che mia moglie sa
anche anche cucinare, pensa un po'!", ironizzò l'uomo.
''L'ho fatto solo perchè abbiamo ospiti, non illuderti,
marito. Mi dispiace che Ataru sia a Los Angeles, si perderà
una bella cenetta'', rispose allegra posando una mano sulla spalla del
figlio ed una su quella del marito e guidandoli in sala da pranzo, con
aria materna.
Ranma si staccò a malincuore da quell'abbraccio e
salì di corsa le scale dell'ingresso, andando a bussare alla
porta del bagno.
''Ranko, muoviti, è pronta la cena!"
E
insomma, ce l'ho fatta.
Scusate,
scusate, scusate mille volte se vi ho fatti attendere ma, come vi avevo
accennato, l'ispirazione mi ha lasciata e non è stato facile
supplicarla di tornare, tanto più che questo capitolo, in
origine, doveva avere un finale diverso, ma ci avrei messo un anno a
scriverlo e voi altrettanto a leggerlo, già così
è chilometrico e vi chiedo scusa.
Come
vedete ci sono POCHE allusioni ai Nirvana. Il 5 aprile saranno 20 anni
dalla morte di Kurt Cobain ed io, da brava fangirl tredicenne, mi sto
disperando da giorni e non sono riuscita a non buttarceli in mezzo. Vi
direi che questo capitolo è una sorta di tributo, ma mi
sembra di fare peccato solo a pensarlo!
Grazie
di cuore a voi che leggete ed un po' di più a voi che avete
sempre voglia di commentare, scusatemi ancora per il ritardo e grazie
(ancora di più) a chi mi ha amorevolmente ''stressata''
affinchè postassi, perchè in un momento di
sconforto da scrittrice di quelli che solo io so vivere, mi avete dato
la spinta giusta per mettermi alla scrivania. Ora sono persino
gasatissima, pensate un po'! =)
Come
sempre perdonatemi (e se vi va fatemi notare) eventuali errori, refusi
e quant'altro, chè ho la tendenza a rileggere ogni due righe
e, dopo un po', sono talmente assuefatta che non so nemmeno
più cosa scrivo.
Ok,
basta, devo smetterla di scrivere delle note così lunghe.
Buona
settimana!
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