*Stavolta vorrei dedicarlo a me
stessa.
Lo so, è egoistico.
Alla me stessa di dodici anni fa, che aveva paura.
Che creò Mahel, perché tutto ciò che
voleva era la speranza di un futuro migliore.
Che tu, piccola me di tanti tanti anni fa, possa essere felice.
Proprio come me, in questo istante*
CAPITOLO 31
Segreti
e Speranza
Era un dolore lancinante.
Bruciava e
sapeva di ferro.
Mahel cercava di tenere gli
occhi
aperti, ma quella sensazione di caldo pungente agli occhi la
infastidiva al punto di non permetterle di tenere gli occhi aperti.
Era...finita?
Così, all'improvviso?
Le veniva da piangere.
Una voce lontana la
chiamava, delle
zampe le toccavano le guance. Saluss...? Irihe...?
Era così freddo
all'improvviso...così
pesante da sopportare, così strano.
Sentì la voce
vellutata di un uomo,
ma non era Lagharta. Era qualcos'altro...qualcun altro. Non aveva
forze per vedere niente.
-Lagharta...-
sibilò al limite della
sua forza.
-Mahel!- urlò
lui in cambio,
avvicinandolesi -Mahel, resisti!-
Mahel aprì gli
occhi in un ultimo,
disperato tentativo per vederlo. Ma le parole che le uscirono non
erano quelle che si aspettava lei stessa -Non lasciarmi morire...-
E tutto fu il buio.
Era così fredda.
E leggera. Non si
era mai accorto di quanto fosse leggera, anche se aveva sempre notato
la sua figura minuta.
Così indifesa,
lo era sempre stata.
Ma era sempre in mezzo ai piedi, anche se rischiava di farsi del
male. Adorava quella sua innocenza, che lui ormai aveva perduto negli
anni.
-Perché...?-
domandò ad Alvexia,
senza guardarla, con una voce più calma di poco prima
-Perché le
hai fatto del male? Lei ti...amava...-
Alvexia schioccò
le labbra,
infastidita -Nessuno può amarmi. Ed io non posso amare
nessuno-
Lagharta si
voltò verso di lei. Lo
sguardo spento, distrutto. Alvexia sussultò, non pensando
mai di
vedere sul volto del guerriero degli occhi tanto tristi -Lei si.
Poteva. Lo sai benissimo anche tu-
Ed ecco. Quella fitta al
cuore, quel
cuore oscuro che lei aveva sempre cercato di mantenere vivo e
pulsante. Che aveva subito quel cambiamento, non appena incontrata
Mahel. No...non doveva cedere mai più alla bugia di un
affetto
destinato a sparire.
-No. Non è come
dici...- sussurrò a
denti stretti, toccando con la punta delle dita la superficie
nascosta del medallione -Nessuno mi ama-
-Lei si- ripetè
Lagharta, appoggiando
la testa di Mahel a terra e carezzandole i capelli -Non ti
preoccupare Mahel. Non permetterò che tu muoia. A costo di
spezzarle
le gambe e torturarla, per fabbricare un antidoto...-
Alvexia alzò lo
sguardo. Ed eccolo.
Quegli occhi. Spenti,
infuriati. Gli
stessi che aveva lei quando aveva stretto il patto di evocazione.
Quando era diventata un demone.
-Padron Laherte...-
sibilò con voce
spenta Exitio, senza voltare lo sguardo.
Laherte sorrise -Inizia lo
spettacolo-
Le mani di Lagharta si
impregnarono di
un'aura scura, brillante. Come olio denso e pastoso, che ricopriva
ogni cosa.
Lunghi artigli ricurvi
apparirono al
posto delle sue unghie. I vestiti si lacerarono, lasciando spazio a
scaglie nere, che si espandevano ovunque.
Lunghe spalliere appuntite
partirono
dalla base delle scapole. Era come se le ossa del suo corpo si
modellassero sotto il suo controllo, avvolgendolo con quella che
sembrava un armatura. Anche sulle sue gambe presero forma delle
schiniere, rigide e appuntite, che finivano in piedi da bestia.
Gli occhi diventarono neri,
lasciando
però l'iride del loro colore brillante.
I capelli, prima corti e
spettinati,
si allungarono fino a metà schiena.
E infine, da questa,
fuoriuscirono due
lunghe ossa. Da esse presero forma due enormi ali da demone, il cui
interno brillava di una strana rilucenza bluastra.
Il verso straziante che
uscì dalla
bocca del guerriero quando le ali presero forma non sembrava neanche
la sua voce, ma era tutto vero.
Alvexia rimase senza parole
-Quindi...quindi era questo, il tuo segreto...? Questo è
ciò che
tenevi nascosto a...lei?-
Un momento di silenzio,
mentre
Lagharta osservava di nuovo il suo corpo trasformato, dopo
più di
dieci anni -Non pensavo sarei mai...tornato così-
E la guardò. Con
quegli occhi dal
colore ipnotico, che non contenevano più alcuna luce.
-Tu...hai scelto la squadra
sbagliata
con cui giocare...- sorrise malignò, facendo scrocchiare le
dita
lunghe o ossute -Sarai la prima pedina ad essere sacrificata dal tuo
padrone, e qualsiasi cosa ti abbia promesso non ti sarà mai
data-
Alvexia sussultò
-Non è vero. Il mio
padrone non mentirebbe mai-
Lagharta rise -Ah si? E
cosa ti ha
promesso? Denaro? Gioielli? Un...miracolo?-
Eccolo. Quel sussulto
finale, che non
riuscì a nascondere -Non sono affari tuoi!-
-Oh...certamente no.
Sicuramente
niente di tutto quello che dirò potrà farti
cambiare idea.
Ma...lasciatelo domandare...- rispose Lagharta, continuando a
guardarla negli occhi.
-Sai quali sono
i...poteri...del tuo
padrone?-
Alvexia si voltò
verso Laherte,
annuendo -Controllo dei morti. Magie di evocazione. Maledizioni...-
Lagharta sorrise -E...?-
Alvexia si voltò
verso Lagharta,
confusa -E niente altro. Questi sono i tre poteri del mio padrone-
Lagharta scoppiò
in una feroce e
gutturale risata. Quella forma non gli permetteva di provare nessuna
sensazione, se non la rabbia e l'ira -Chiunque entri in contatto con
Laherte...non capisce che lui possiede molto più di questi
tre
poteri. E in un certo modo...limitati. È vero,
può controllare i
morti...ma solo quelli che sono stati uccisi da lui, o da morti
controllati da lui. Può evocare creature non elementali, ma
solo
attraverso un tramite...un po' come ha fatto con te, attraverso i
tuoi occhi. Può lanciare maledizioni, ma non a persone che
non siano
state toccate da lui. E infine...il potere più
grandioso...quello
che nessuno conosce. Credono che lo abbia solo Exitio, ma non
è
così...-
-Cosa stai dicendo...?-
chiese la
Lilith, voltandosi verso la fatina che non la degnò neanche
di uno
sguardo.
-Tu...- chiese Lagharta,
guardando
verso suo fratello, che sorrideva con un espressione stranamente
gentile -Tu sai qual'è il potere che il prescelto Laherte
condivide
con la sua arma...?
Alvexia tentò di
ricordare. Conosceva
la leggenda. Conosceva la storia.
Saluss, l'arma della
salvezza. Exitio,
l'arma della distruzione. Entrambe utilizzate durante la guerra, da
due fazioni diverse, guidate da un diverso credo.
Saluss fu utilizzata per
portare la
pace a coloro che ormai non potevano essere salvati. Una morte senza
dolore, come immersi in un sogno.
Exitio, invece, fu
utilizzata per le
torture ai prigionieri di guerra, attraverso...
-Illusioni...-
sussurrò Alvexia,
guardando Laherte con aria stranita -La tua promessa
era...un'illusione...?-
Laherte si voltò
verso Alvexia,
sorridendo in modo rassicurante -Oh no, mia cara. Non era
un'illusione...- disse sincero, allargando il sorriso in un modo che
appariva forzato e spaventoso -...era solo una bugia!-
Si ruppe.
Lagharta vide il momento
esatto in cui
Alvexia si ruppe dentro, in mille pezzi, mentre il suo sogno di un
“miracolo” svaniva con quelle semplici parole.
Era una bugia.
Sapeva che era malvagio.
Sapeva che
era stata guidata dalla disperazione. Sapeva che non avrebbe dovuto
fidarsi, ma lo aveva fatto.
Ed era tutto finito, con
quelle tre
semplici parole.
Non lo avrebbe mai
salvato...ed era
tutta colpa sua.
-Sei un bastardo!-
In un momento, la forma
demoniaca di
Alvexia fu completa, le sue dita velenose strette attorno alla lama
di Exitio. La fatina già dentro la sua essenza, Laherte che
sorrideva di quel sorriso falso e pretenzioso -Mia cara, è
dunque un
tradimento questo? Non salverai mai tuo fratello in questo modo-
-Non lo salverò
comunque! Tanto vale
ucciderti, bastardo!-
Lagherte
sospirò, allungando la mano
verso il volto di Alvexia -Mi dispiace tu la pensi così. Ma
ancora
non è il momento, e non sei tu colei con il quale voglio
giocare!-
Un enorme fascio di luce,
fastidioso e
accecante, la fece cadere indietro, intontita. La sua trasformazione
si sciolse, ed il corpo della Lilith atterrò tra le braccia
dell'orma demoniaco Lagharta. Gli occhi della Lilith guardarono
quelli del guerriero, che restituiva uno sguardo di ghiaccio
-Perché...mi hai afferrato?-
Lagharta scosse la testa
-Non lo so.
Istinto, penso. Mahel tiene a te, e mi ucciderebbe se ti accadesse
qualcosa-
Alvexia
ridacchiò, iniziando a
piangere -Posso salvarla...- sussurrò piano, cercando di non
farsi
sentire da Laherte -Dopo potrai anche uccidermi-
Lagharta la mise accanto al
corpo di
Mahel, carezzando ancora i capelli della castana -Prenditi cura di
lei. Dopo...faremo i conti-
Aveva sentito una carezza
gentile e
strana. Pungente e fastidiosa, ma dolce.
Aveva aperto gli occhi solo
per un
attimo e aveva visto quello che sembrava un demone. Nero e lucente,
spigoloso. Sentiva uno strano peso del cuore, che fosse
perchè ne
aveva paura?
-La...Lagharta?-
sussurrò debolmente,
mentre sentiva altre mani toccarle dove la ferita spillava ancora
sangue -Shh Mahel, andrà tutto bene-
Mahel guardò
intorno a sé, dalla sua
posizione, vedendo gli occhi di Alvexia umidi e disperati guardarla
-Mio dio Mahel, mi dispiace tanto...-
-Alvexia...?- rispose lei,
allungando
la mano verso il suo volto -Hai cercato di uccidere Lagharta...?-
Alvexia annuì
senza parlare,
chiudendo gli occhi a quel contatto gentile -Volevo odiarti, e
ucciderti, ed ora mi sento così...stupida...-
-Di questo parleremo
più tardi...dopo
che ti avrò dato due schiaffi. Ma che succede, quello
è
Lagharta...?-
Alvexia annuì di
nuovo, sapendo che
se tutto fosse andato bene avrebbe dovuto dare più di una
semplice
spiegazione -Ecco perché diceva di essere come me...-
Mahel annuì a
sua volta, sussurrando
a voce bassa -Lagharta...ti ho detto di non lasciarmi morire,
ma...cerca di non morire neanche tu...-
Lo aveva visto.
Lei. In
quel modo.
Eppure gli aveva detto di
non morire.
Gli aveva chiesto di non lasciarla morire.
Voltandosi verso di lei,
non scorgeva
sul suo volto nessun segno di disgusto, o di paura. Solo di speranza.
E di fiducia.
Io credo in te.
Così aveva
letto le sue labbra, prima di vederla chiudere di nuovo gli occhi.
Quanto avrebbe resistito?
Doveva fare
presto.
-Tu...- si rivolse a
Laherte,
stranamente tranquillo -Sai che non è il momento ancora.
Devi
aspettare...altrimenti non otterrai quello che vuoi, ne sei
conscio...?-
Laherte sorrise -Io non
credo alle
profezie, e tu?-
Lagharta aprì le
braccia, mentre il
suo potere oscuro prendeva la forma di un enorme sfera di energia che
sembrava inghiottire ogni cosa -Neanche io-
***
Okei, non ho scusanti. Ma sono successe...tante cose. Ho avuto tanta
paura...e non volevo finirlo. Si, NON volevo finirlo. Perché
ho pensato "Voglio davvero dire addio a Mahel? E Lagharta, e Alvexia? E
Velleda, e Pixel? E adesso, anche a Irihe...?" No, non voglio.
Però tutto ciò che ha un inizio deve avere una
fine. E l'ho capito troppo tardi.
Sicuramente molti di voi avranno già abbandonato la lettura,
ed è un rischio che ho voluto comunque correre. Ma io non
scrivo per le letture, o i commenti. Scrivo per me. Perché
io amo Mahel, e chiunque legga questa storia lo sente. Lo prova,
proprio come me.
E tanto mi basta, per essere felice.
Ho
iniziato questa storia che avevo
22 anni, aspettando più di 10 anni da chè Mahel
era nata, fra poco ne
compirò 26 e ancora il mio affetto per Mahel non si
è affievolito.
Se non è un miracolo questo...cosa lo è?
Mi
hanno detto di pubblicarlo, ed è una cosa che
farò. O almeno, proverò. Probabilmente
dovrò autopubblicarmi, ed è comunque un qualcosa
che vorrei fare.
Voglio dare vita ad un qualcosa che per me già lo
è. Lo voglio fare per me. Il mio più grande,
più egoistico desiderio.
Perciò...grazie. A tutti voi, che mi avete letto, e anche a
coloro che non leggono più. A chi mi regala parte del suo
tempo per commentare, e chi si emoziona in silenzio. A chi mi critica
*e ora fortunatamente sono più forte alle critiche* e a chi
mi fa i complimenti.
Grazie.
|