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A d a m
Fiaba gotico/romantico/demenziale
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Bracciano, tarda sera
La donna parcheggiò la Smart nel piccolo posteggio rientrante, vicino alla
fontanella, all'imbocco del corto tunnel sotto la vecchia casa, che copriva un
breve tratto di Via della Collegiata. Era già sera, ma per lei, hostess di
congressi, tornare a casa tardi era un'abitudine, e non aveva paura della notte.
All'infuori della sua auto, nel piccolo spazio riservato alle macchine, non ce
n'erano altre e in quel momento, sulla strada non girava anima viva. La via era
illuminata solo da un lampioncino che pendeva sopra una finestra della casa
sovrastante, e da un altro lampione oltre il tunnel.
Non si udivano rumori all'infuori di un lievissimo fruscio che lei percepì alla
sua destra, forse proveniente dalle scale di Largo della Cattedrale, che
scendevano fino alla strada parallela, appena più in alto. Ma sentì l'odore. Il
tipico odore vagamente dolciastro del sangue.
Non aveva paura, tuttavia si sorprese ad affrettare il passo sulla via che
conduceva alla sua dimora provvisoria a Bracciano, dove si recava una volta o
due l'anno, in estate e durante il periodo di Carnevale. E quel giorno era il
giovedì grasso. Non tornava da una festa, ma ne aveva una in programma per il
sabato successivo, al Castello, e non se la sarebbe persa per nulla al mondo.
Quelle feste, quando venivano organizzate, erano troppo belle per mancare.
Non aveva il minimo sentore che la festa di Carnevale del 2014 sarebbe stata
indimenticabile.
Tuttavia, pochi istanti dopo, temette di non poterci andare più.
Il fruscio si fece più forte e, alle spalle, udì un respiro forte ed uno
stranissimo suono stridente.
Ora si trovava proprio sotto il tunnel.
Si girò. Qualcosa di grande e nero le si parò davanti, interrotto da una
maschera grigia opalescente, macchiata di ombre nerastre intorno agli occhi, che
doveva essere un volto, e una bocca rossa si aprì a dismisura esibendo una
candida, lucida e luminosa chiostra di denti con canini molto più lunghi del
normale, ma prima che quei canini le si affondassero nel collo, lei ebbe la
prontezza di riflessi di respingere con determinazione, e con una mano sul
torace, l'essere che la voleva aggredire e mordere.
"Mi scusi, signore, - ebbe il coraggio di ribattere - come vampiro lei è
perfetto e si sta calando magnificamente nella parte, ma la festa in maschera è
sabato. - detto questo, da una tasca del piumino estrasse un biglietto d'invito
- Ecco. Se lo merita davvero. Venga. Ci sarò anch'io. Sono Gilda".
Il vampiro si bloccò, esterrefatto per la reazione della sua potenziale vittima,
e sentì ogni pulsione aggressiva scemare di colpo fino a scomparire nei meandri
del suo cervello e nelle viscere del suo corpo. Da sotto il cappuccio del
piumino argenteo indossato dalla donna, il cui riflesso metallizzato dardeggiò
per un attimo nelle tenebre della galleria, intravide controluce un paio di
occhi chiari che brillavano nel buio in modo totalmente anomalo, come se la luce
che sprigionavano venisse da molto lontano, da un mondo remoto o da un'altra
dimensione. Non si spaventò, ma rimase assai sconcertato.
Chi era quella donna? Cos'era?
La seguì allontanarsi verso l'uscita del breve tunnel, senza ulteriori reazioni.
Non ne ebbe più la forza.
Giunta a casa, non molto lontano dal luogo della mancata aggressione, la donna
estrasse il tablet e mandò un messaggio: INDIVIDUATO ESEMPLARE. INIZIO
PROCEDURA. A PRESTO. GILDA.
Gilda era dotata di facoltà speciali: "sentiva" le creature delle tenebre ed era
certa che l'uomo incontrato sotto la galleria fosse una di loro.
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