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Finalmente amore 2
Finalmente
amore 2
By
Beatrix
Nota dell'autrice:
Questa
fanfiction, come la precedente, ha visto la luce tanti, forse troppi anni fa; da
allora il mio modo di scrivere, nonchè la visione delle due coppie
protagoniste, è piuttosto cambiata, o per meglio dire, maturata. A grande
richiesta però non posso che pubblicarla su EFP, per la gioia di chi continua
ad apprezzarla!
Buona
lettura.
“Mamma, dimmi
la verità…Sei sicura che sto bene?”.
“Tesoro, sei
bellissima”.
Videl guardò
dolcemente la figlia che si ammirava nervosamente allo specchio. Le sembrava
impossibile: solo ieri la sua Pan era una bambina e ora era lì, vestita di
bianco e pronta a legarsi per sempre all’uomo della sua vita.
Indossava un
grazioso abito da sposa, semplice, ma di grande effetto, e la maggior parte dei
capelli era raccolta in alto.
“Accidenti!”
esclamò Pan. “Sono così emozionata…”.
“E’ normale
essere nervose prima del matrimonio” intervenne Chichi mentre finiva di
sistemare il velo alla nipote. “Anche io ero emozionata il giorno che sposai
tuo nonno Goku… Lui invece sembrava prendere tutto con la massima tranquillità,
mi faceva così innervosire!”.
Le tra donne
scoppiarono in una risata piacevole.
Quello era un
giorno di festa, e non solo per i due sposi. Finalmente le due famiglie si
sarebbero unite. Era molto ormai che le divergenze e le rivalità iniziali si
erano appianate, ma adesso il matrimonio di Pan e Trunks avrebbe coronato
definitivamente il loro stretto rapporto. Sarebbero stati come un’unica
famiglia.
Come sfondo del
matrimonio erano state scelte le verdi colline intorno a casa Son, che in quella
meravigliosa giornata avrebbero costituito una cornice ideale per un tale
evento.
Sentendo le
risate e le voci provenire dalla camera di Pan, Bulma, elegantissima, si avvicinò,
bussò debolmente e si affacciò alla porta, sorridendo.
“Posso
entrare?”.
“Ciao Bulma,
vieni pure” rispose Chichi, facendole segno con la mano.
Bulma si fermò
ad ammirare compiaciuta la ragazza in abito bianco.
“Sei stupenda,
cara” disse a Pan con un sincero sorriso.
“Grazie,
Bulma…” rispose lei emozionata.
“Ma manca
ancora qualcosa…” aggiunse aprendo la borsetta e cominciando a frugarvi.
Estrasse una
piccola scatola.
“Tieni, questo
è il mio regalo di matrimonio per te, Pan” disse con l’affetto di una
madre, mentre porgeva la scatola alla ragazza.
Pan sorrise,
aprendo lentamente la confezione. I suoi occhi brillarono allo splendore che
emanò il favoloso girocollo d’argento impreziosito di piccoli diamanti.
Rimase per un attimo senza parole a fissare il preziosissimo oggetto, poi alzò
gli occhi verso Bulma cercando di far uscire le parole giuste per ringraziarla.
“Bulma,
io…non so davvero come ringraziarti…”.
“Non c’è
bisogno, cara. Probabilmente non ho ancora finito di abituarmi all’idea che
diventerai la moglie di Trunks, ma di sicuro sai che ti ho sempre voluto bene
come una figlia”.
Pan, con gli
occhi lucidi per l’emozione e la felicità, si precipitò ad abbracciarla,
mentre Chichi e Videl le guardavano commosse.
“Scusate il
ritardo!” esclamò Bra precipitandosi dentro la stanza.
“Ah,
finalmente, cominciavo a darti per dispersa!” disse Pan.
“Scommetto che
come al solito hai fatto tardi a farti bella!” intervenne Bulma. “Guarda che
non sei mica tu che devi andare a sposarti!”.
“Sì, mamma,
lo so, ma sono pur sempre la damigella d’onore, devo fare la mia figura!”
rispose lei con un briciolo di vanità.
Eh sì, pensò
Pan. Bra non cambierà mai…
Qualcuno aveva
cominciato a bussare insistentemente alla porta.
“Ehi, ragazze,
posso entrare?”.
Pan sorrise nel
sentire quella voce. Fece per avvicinarsi alla porta, ma Chichi la bloccò.
“Signorina,
non sai che porta male vedere lo sposo prima del matrimonio?”.
“Chichi ha
ragione, tesoro” aggiunse Videl. “Pazienta solo qualche minuto…”.
Intanto Trunks
continuava a bussare con insistenza.
“Ci penso
io” disse Bulma lanciando un’occhiata d’intesa a Chichi e Videl.
La donna si
diresse verso la porta, la aprì e la richiuse subito dietro di lei. Davanti a
lei c’era suo figlio, vestito di nero, bello ed elegante, ma anche altrettanto
emozionato della sua futura sposa.
“Avanti,
Trunks, sai benissimo che non puoi ancora vedere la sposa!”.
“Ah, già,
dimenticavo le tradizioni…Ma io non posso più aspettare, guarda che se non la
vedo sfondo la porta!” scherzò Trunks, veramente impaziente di vedere la sua
Pan.
“Tra poco sarà
pronta!” assicurò Bulma trascinando il figlio lontano dalla stanza.
“Guarda…è appena arrivato anche tuo padre”.
Nella sala della
casa di Gohan, dove gli invitati si erano trattenuti aspettando l’inizio della
cerimonia, Vegeta, sorprendentemente vestito in smoking per l’occasione,
incrociò lo sguardo di suo figlio. Trunks si avvicinò a lui.
“Ciao, papà”.
Vegeta gli
sorrise, dandogli una pacca sulla spalla. Anche senza parole, Trunks capiva
benissimo quello che suo padre voleva dire. Era felice per lui, si vedeva. Era
felice perché suo figlio stava facendo la cosa giusta. Con la persona giusta.
“Ehi
Trunks!”.
Goten cercò di
farsi spazio tra la folla per raggiungere l’amico.
“Ciao Goten”
sorrise Trunks avviandosi verso di lui.
“Mmh…Che
eleganza! Uno sposo perfetto!”.
“Grazie, anche
tu non sei male come testimone!”
“Allora, come
ci si sente a pochi istanti dal grande passo?”.
“Ti confesso
che non sto più nella pelle…Ho un’enorme voglia di vedere Pan”.
“Ti sei preso
una bella sbandata per mia nipote, eh?.
“Non è una
sbandata, Goten. Sono innamorato… Tu piuttosto, quando ti deciderai a trovarti
una ragazza come si deve?”.
Goten lo guardò
con un accenno di insofferenza.
“Pensa a
sposarti tu, vai, che è meglio!” concluse alla fine, sorridendo.
“Ti sei
ricordato degli anelli, vero?”.
“Certo, amico,
tutto sotto controllo!”.
Gohan sorrise
teneramente. Com’era bella la sua Pan. Avrebbe voluto stringerla forte e non
lasciarla andare mai più, ma si rese conto che adesso era arrivato il momento.
L’abito che indossava sua figlia gli ricordò quanto ormai era cresciuta e
che, nonostante avesse appena 20 anni, aveva già fatto la scelta della sua
vita: Trunks.
“Sei pronta,
tesoro?”.
“Sì, papà”.
Gohan le porse
il braccio e insieme uscirono dalla porta di casa. Davanti a loro erano disposte
le sedie bianche con gli invitati, ai due lati di un corridoio d’erba che
conduceva fino all’altare. E in cima c’era lui, Trunks, bello ed emozionato,
che la aspettava sorridente.
Padre e figlia
iniziarono a percorrere il corridoio verde, mentre Bra porgeva a Pan il bouquet.
Gli invitati erano girati a seguire i passi della sposa, condividendo con
familiari sorrisi l’emozione della ragazza.
A Pan sembrò
che quel breve tragitto non finisse più. Ma ora finalmente era lì, di fronte a
lui, di fronte a quel viso e quegli occhi che tanto quella mattina era stata
impaziente di vedere, e che da quel giorno in poi sarebbero stati suoi per
sempre.
Lui la guardava
incantato.
“Pan, sei
bellissima” le sussurrò sottovoce.
“Anche tu sei
stupendo” le rispose lei sorridendo.
“Ci siamo,
amore mio…”.
“Non vedevo
l’ora…”.
Bra si sedette
nel posto che le era stato assegnato, a lato dell’altare.
“Davvero una
bella coppia, non trovi?”.
Goten si girò
verso la sua vicina di posto, assorta nell’osservare gli sguardi innamorati
che si scambiavano Trunks e Pan.
“Sì, sono
d’accordo”.
“Considerando
tutti i matrimoni che falliscono al giorno d’oggi, è difficile credere che
un’unione possa durare tutta la vita…Ma sono sicura che questo non sarà il
loro caso”.
Goten annuì
silenziosamente.
Lui e Bra erano
stati scelti come testimoni: era la decisione più ovvia, dal momento che
rappresentavano lo zio della sposa e la sorella dello sposo, nonché buoni amici
di entrambi. Loro due non avevano mai legato particolarmente, non erano mai
diventati amici intimi, nonostante le loro famiglie fossero in continuo contatto
da una vita. Questa era una delle poche occasioni in cui si erano trovati a
scambiare due parole da soli.
“E tu, che ne
pensi?” chiese Bra voltandosi verso di lui e accavallando sensualmente le
gambe.
Goten non potè
fare a meno di abbassare lo sguardo. Bra era sempre stata uno splendore di
ragazza. Ricordava che spesso scherzava con Trunks a proposito di lei…
“Ehi Trunks,
tua sorella sta crescendo proprio bene…Quasi quasi tra qualche anno ci faccio
un pensierino!”.
“Non pensarci
neanche, amico! Provaci con chi vuoi ma lascia stare mia sorella, intesi?”.
Ma adesso era
veramente uno schianto. Indossava un elegante vestitino attillato color blu
elettrico, che le arrivava un po’ più su del ginocchio mettendo in evidenza
le gambe perfette, e con una scollatura che le cadeva morbida sul seno.
“Goten?” lo
chiamò la ragazza con aria interrogativa.
Goten si rese
conto che probabilmente era rimasto incantato a fissarla più di quanto si era
potuto rendere conto.
“Cosa
stavi guardando?” chiese Bra maliziosamente.
“Guardavo te,
no?” rispose lui senza troppi scrupoli.
“Ah, viva la
sincerità” esclamò lei divertita e lusingata allo stesso tempo.
“Non capita
certo tutti i giorni di avere accanto una bella ragazza”.
Goten certo non
si vergognava a fare complimenti alle donne. E a questo Bra di sicuro non faceva
eccezione. Ma a quanto pare, anche a lei non dispiaceva sentirsi dire certe
cose. Sapeva che le era sempre piaciuto farsi corteggiare dai ragazzi. Beh, lui
l’avrebbe accontentata senza problemi, perché anche lui amava corteggiare.
“Cosa direbbe
la tua ragazza se ti sentisse?”.
“ Ma io non ho
una ragazza”.
Da quanto Goten
si era lasciato con Valese, qualche anno prima, non aveva più avuto altre
storie importanti. Non aveva più voluto impegnarsi troppo, non ne valeva la
pena. Per lui, i legami come quello di Trunks e Pan erano solo un sogno, un
sogno che solo rare volte diventava realtà.
“E dal momento
che non ho una ragazza, sono libero di comportarmi come voglio” aggiunse con
soddisfazione.
“E non ne
vorresti una?”.
“Non ne ho
bisogno. Sto già bene così, perché andare in cerca di guai?”.
Bra restò
spiazzata dalla sicurezza di Goten. Ma non voleva certo essere da meno.
“Beh, in un
certo senso hai ragione. Io ho avuto diversi ragazzi, ma non me ne interessava
veramente neanche uno…E allora, meglio soli che male accompagnati, no?”
chiese accomodandosi i capelli con eleganza.
“Già…l’importante
è cogliere l’attimo…” disse lui lentamente, riprendendo a mangiarla con
gli occhi.
Bra provò una
punta di imbarazzo nell’esplicito comportamento del ragazzo, ma poi concluse
che il suo atteggiamento le piaceva e non poco. Amava farsi corteggiare, e lui
sapeva farlo veramente bene…
“Forse
è meglio che adesso ci concentriamo sulla cerimonia, non credi?” chiese alla
fine con un finto sguardo di rimprovero.
“Ma sì, dai,
facciamo i bravi testimoni” rispose Goten sorridendo con malizia. Anche se con
lei lì accanto sarebbe stato difficile…
La cerimonia fu
perfetta. Trunks e Pan erano finalmente marito e moglie.
Bulma aveva
organizzato il banchetto di nozze alla Capsule Corporation: sarebbe stata una
festa in grande stile, con tanti invitati.
Dopo il
matrimonio, perciò, tutti si trasferirono in breve tempo a casa Brief, a
gustare le prelibatezze che i migliori chef della città avevano preparato per
festeggiare l’evento.
Tra la folla,
Bra intravide Goten che si stava servendo alcuni antipasti. Si avvicinò con la
scusa di versarsi qualcosa da bere.
“Se non
sbaglio, avevamo un discorso in sospeso” esordì la ragazza.
“Ah, davvero?
Rinfrescami un po’ le idee…” rispose lui finendo di riempirsi il piatto.
“Prima,
durante il matrimonio, hai detto che bisogna cogliere l’attimo…Cosa
intendevi precisamente?”.
“Beh, dipende
dai punti di vista…Comunque significa approfittare delle occasioni, fare
quello che ci si sente in un certo momento, seguire l’istinto…Senza pensare
troppo al futuro e compagnia bella…”.
“Mmh…interessante”
sussurrò Bra rubando un crostino dal piatto di Goten e gustandolo lentamente.
“Sono perfettamente d’accordo…”.
Lui la guardò
divertito. Quella ragazza le piaceva…
“Sai, stai
benissimo in smoking, ti dà un’aria così matura e attraente…” continuò
Bra leccandosi le dita.
“Bra Brief, ci
stai provando con me, per caso?” chiese Goten maliziosamente, incrociando le
braccia.
“Figuriamoci!”
rispose lei accennando una certa aria di superiorità. “Di solito sono i
ragazzi che ci provano con me”.
“Ma tu fai di
tutto per spingerli a farlo”.
“Se lo fanno,
significa che vogliono farlo…”.
Per qualche
secondo i due rimasero a guardarsi con espressione complice. Sembrava fossero
proprio sulla stessa lunghezza d’onda…
“Ah, ragazzi,
siete qui!”.
Da dietro di
loro si era appena avvicinata la coppia di neo-sposini.
“Salve
piccioncini!” sorrise Goten.
“Volevamo
ringraziarvi per averci fatto da testimoni. Siete stati grandi” ammise Trunks.
“Era il minimo
che potevamo fare, no? Sono tanto felice per voi!” disse Bra abbracciando Pan
affettuosamente e dando un bacio sulla guancia al fratello.
“Grazie
Bra…e grazie anche a te, zio Goten, ti voglio bene!” esclamò Pan
abbracciando lo zio. “Ah, Bra” aggiunse. “Vieni, ti faccio vedere i miei
regali di nozze!”.
Bra seguì Pan,
lanciando a Goten un’ultima occhiata che lui le ricambiò immediatamente.
Durante il
rinfresco, Bra e Goten, anche da lontano, continuavano a scambiarsi sguardi e
sorrisetti di complicità. Erano occhiate brevi, ma piene di malizia e di
provocazione.
Goten si sentiva
attratto da Bra come non lo era mai stato, e ad ogni suo sguardo sentiva il
sangue ribollirgli nelle vene… Il suo corpo, che poteva facilmente immaginare
dal tessuto attillato e traslucido del suo vestito, lo faceva letteralmente
impazzire…
Alcuni momenti
la perdeva di vista, e quando la ritrovava era come placare la sete di un
assetato nel deserto.
Si avviò verso
il bagno, allontanandosi dalla folla e lasciando il grande salone. Stava
cercando di trovare la stanza giusta attraverso il corridoio semibuio, quando
una mano delicata gli afferrò il braccio e lo spinse verso una snella figura
appoggiata al muro. Era lei. Riusciva a distinguere, nella quasi oscurità, lo
scintillio dei suoi occhi chiari e le seducenti forme del suo corpo perfetto.
Due morbide e
calde labbra si impossessarono delle sue, avvolgendolo in un bacio intenso e
appassionato, a cui lui rispose con la stessa sensualità. Lui cominciò a
passarle le mani lungo il corpo, ma lei si staccò. Restò alcuni secondi ferma
a guardarlo, con un sorrisetto provocatorio che si intravedeva nel buio, poi si
allontanò lungo il corridoio, voltandosi di tanto in tanto ad osservarlo. Lui
sentiva che a quel punto non poteva più resistere. La voleva. E anche lei, a
quanto pare. Ma evidentemente, le piaceva giocare un po’…
Cominciò a
seguirla, lentamente, mentre lei si nascondeva agli angoli del lungo corridoio,
poi riappariva, continuava ad andare avanti e si girava guardandolo
sensualmente.
Goten sentiva la
tensione crescere dentro di lui. Giocare al gatto e al topo lo eccitava, ma se
non l’avesse presa subito sarebbe scoppiato…
Ad un certo
punto, Bra aprì una grossa porta davanti a lei: era la Camera Gravitazionale.
Vi entrò dentro, aspettandolo. Goten, dopo un momento di esitazione, la seguì
all’interno dell’enorme stanza, chiudendo il pesante portone alle sue
spalle. Adesso sarebbe stata sua, e non poteva più scappare…
Si avvicinò a
lei, ferma al centro della stanza ad attenderlo. Lo stava fissando con occhi
velati dal desiderio e dalla passione, così come quelli di lui.
La baciò
impetuosamente, mentre le strappava letteralmente il vestito di dosso. I due
finirono a terra, sul freddo pavimento della Camera Gravitazionale, che in quel
momento era bollente per il calore di quei corpi incendiati dalla passione.
La musica
suonava armoniosamente nel grande salone della Capsule Corporation e gran parte
delle coppie di invitati si era messa a ballare. Tra cui, naturalmente, lo sposo
e la sposa.
“Guardali, non
ti sembrano adorabili?” chiese Videl a Gohan, mentre stavano ballando.
“Stanno
proprio bene insieme, bisogna ammetterlo”.
“E si amano
così tanto. Si sono sempre amati, e si vede”.
“Non poteva
finire che così…”.
Goten cadde
esausto sopra di lei. Era stato tutto così veloce, perché l’eccitazione era
stata troppa da trattenere oltre, ma l’intensità era stata così tanta che
avevano esaurito tutte le loro energie. Goten guardò Bra, sotto di lui, distesa
sul pavimento, i suoi occhi a pochi centimetri da quelli di lei. Il respiro
della ragazza era ancora affannato, si stava ristabilizzando lentamente. Lo
guardò a sua volta, accennando un debole ma soddisfatto sorriso.
Sulla fronte di
lui si erano formate piccole gocce di sudore.
“Sei una
ragazza cattiva, lo sai… Non puoi stuzzicarmi tutto il giorno e poi pretendere
che me ne stia fermo e buono…” disse lui con un sorrisetto malizioso.
“Era proprio
quello che volevo, se non te ne fossi accorto…”.
“Sei davvero
perfida”.
“E tu non sei
certo un bravo bambino”.
“Allora credo
che andremo d’accordo…” affermò lui ammiccandole, mentre si sollevava da
lei.
Lei azzardò un
sorriso complice.
“Hai visto?
Anche io so cogliere l’attimo”.
“Brava, vedo
che hai capito perfettamente il concetto”.
Bra raccolse i
resti del suo abito.
“Credo che non
potrò tornare in sala in queste condizioni… Dovrò salire a cambiarmi”.
“Eh già,
credo che lo squarcio sul tuo vestito sia molto compromettente…”.
“Colpa tua,
bello…”.
“No, colpa tua
che mi hai provocato…”.
“Comunque sia,
adesso torniamo in sala con la massima indifferenza, tanto nessuno si sarà
accorto della nostra assenza e di cosa abbiamo fatto”.
“Ah sì? Ne
sei proprio sicura?”.
“I muri della
camera gravitazionale sono isolanti. Da qui dentro nessuno poteva sentire le
nostre aure”.
“Complimenti,
hai pensato proprio a tutto”.
“Quando faccio
le cose, di solito mi piace farle per bene…” disse con audacia, avviandosi
verso il portone della Camera Gravitazionale.
Trunks sostenne
Pan con il braccio destro e con la mano sinistra aprì la porta del loro nuovo
nido d’amore.
“Che bello, la
sposa che entra in casa in braccio a suo marito…come nelle favole” esclamò
Pan sorridendo.
“Meglio che
nelle favole” osservò lui baciandola.
Dopo il
matrimonio, Trunks e Pan avevano deciso di trasferirsi nella dependance della
Capsule Corporation, non che qui non ci fosse spazio a sufficienza, ma giusto
per avere un po’ più di intimità e una casetta tutta loro.
“Ma ti rendi
conto, Trunks…siamo marito e moglie!” continuò Pan gioiosamente.
“Incredibile,
vero? Eppure è così tesoro…Ora sarai mia per sempre”.
“Ti amo così
disperatamente, Trunks” sussurrò lei abbracciandolo teneramente. “Ti amo da
ancor prima che sapessi cosa fosse l’amore”.
Lui le accarezzò
dolcemente il viso, guardandola profondamente.
“E io l’ho
scoperto solo con te, piccolo amore mio…”.
Si baciarono,
dolcemente ma intensamente, mentre Trunks cominciava a slacciarle i complicati
nastri del vestito da sposa.
“Trunks…vorrei
tanto fare l’amore questa prima notte di nozze, ma…”.
“E’ meglio
stare attenti, vero?”.
“Sono al
quinto mese, ormai, da qui in avanti dovremo fare attenzione…”.
“Pazienza,
allora…Vorrà dire che ti coccolerò tutta la notte”.
Si distesero sul
letto, baciandosi, mentre Trunks accarezzava delicatamente l’addome della sua
Pan, che cominciava a rivelare la presenza di quella creatura, frutto del loro
amore, che stava crescendo dentro di lei.
Bra si rigirò
più volte nel letto. Non riusciva a prendere sonno. E come avrebbe potuto, dal
momento che la sua mente continuava a rivivere il turbinio di emozioni che aveva
provato quella sera con Goten…Avrebbe voluto averlo ancora lì, a baciarla, a
toccarla con tale passione… Lo desiderava ancora…
La mattina
seguente, Goten si alzò pigramente da letto sotto il suono martellante della
sveglia. Si sentiva stanco e assonnato, e coperto da un bagno di sudore. Aveva
dormito poco quella notte, ed il pensiero di quell’eccitante avventura con Bra
lo aveva accaldato per tutte quelle ore. Era esausto. Probabilmente fare sesso
con una ragazza Sayan affaticava maggiormente e richiedeva più energie, ma ti
coinvolgeva in maniera straordinaria, nel corpo e nell’anima, più di quanto
uno potesse immaginare…
Mentre faceva
colazione, il suo cellulare cominciò a suonare. Si alzò dalla sedia e corse a
rispondere.
“Pronto?”.
“Goten…?”.
“Sì, chi
parla?”.
“Sono
Bra…”.
Seguì un attimo
di silenzio.
“Ciao,
Bra…”.
“Ecco, ho
trovato il tuo numero di cellulare sull’agenda di mio fratello…avevo voglia
di chiamarti”.
“Hai fatto
bene…Puoi chiamarmi quando vuoi”.
“Bene…perché
non resistevo più senza sentirti” sussurrò con voce bassa.
“E io senza
vederti”.
“Allora siamo
in due…”.
Seguì un altro
momento di silenzio.
“Senti”
riprese Bra. “Stasera i miei escono, torneranno molto tardi… Che ne dici di
venire a trovarmi?”.
Goten ci pensò
qualche secondo.
“Interessante…Aspettami,
ci sarò” sussurrò.
“Ok…Allora a
stasera, verso le 8”.
“A stasera,
splendore”.
Goten riattaccò
con un sorriso compiaciuto. Non vedeva l’ora di arrivare a quella sera.
“Goten, chi
era al telefono?” chiese Chichi con curiosità appena il figlio rientrò in
cucina. “Non mi dire che hai una nuova fidanzata”.
“Era solo
un’amica” precisò Goten, senza rivelare ulteriori particolari.
Bra entrò sotto
la doccia, facendosi avvolgere piacevolmente dal getto di acqua calda. Mancava
poco, ormai. Presto sarebbe arrivato.
Chiuse gli
occhi, sollevando la testa all’indietro, in modo che l’acqua le bagnasse la
faccia. Non aveva mai provato finora tutte le emozioni che l’avevano invasa la
sera precedente. Era stata con altri ragazzi, ma mai si era sentita così
coinvolta, così eccitata, così completa… probabilmente, in parte si trattava
della loro comune natura Sayan, ma verso Goten provava una tale attrazione che
andava oltre il semplice richiamo di sangue.
Uscì dalla
cabina della doccia, indossando l’accappatoio bianco appeso al muro. Rientrò
in camera sua, sedendosi davanti allo specchio e iniziando a spazzolare i
capelli umidi. Guardò sorridendo la sua immagine riflessa. Lui la trovava
attraente…ed essere desiderata da lui la faceva impazzire… Voleva ancora i
suoi baci, le sue audaci carezze, la sua eccitante impetuosità di Sayan…
Voleva ancora sentire le sue mani e le sue labbra sul suo corpo…
Qualcuno stava
bussando alla sua finestra. Si girò lentamente, e dall’altra parte del vetro
vide i suoi profondi occhi neri che la reclamavano.
Si alzò, si
avvicinò ed aprì la finestra. Lui entrò, senza toglierle gli occhi di dosso.
Rimase in silenzio, limitandosi a sorriderle sensualmente, mentre lei rispondeva
al suo sguardo. Le parole non servivano a niente: si erano già capiti
perfettamente.
Lui le si
avvicinò ancora, fino a trovarsi a pochi centimetri da lei. Si baciarono, prima
delicatamente, poi con più passione. Lui le sciolse lentamente il nodo
dell’accappatoio, che fece poi scivolare dalle sue spalle e cadere sul
pavimento, rivelando così il suo splendido corpo.
Era
semplicemente stupenda. Oltre ad essere straordinariamente sensuale e
provocante, era immensamente bella. E questa volta voleva assaporare quella
bellezza fino in fondo, senza la fretta e la furia della passione che lo avevano
colto la sera prima. Voleva gustare ogni centimetro del suo corpo…
Continuando a
baciarla, la fece cadere sul letto. Si tolse la maglietta, mostrandole il fisico
scolpito e muscoloso che l’aveva posseduta già la sera prima. Bra si morse
sensualmente il labbro inferiore, rivelandogli la sua evidente eccitazione, e
lui, inumidendosi le labbra, iniziò a baciarle la pelle vellutata,
accarezzandola con la punta della lingua, partendo dal collo e spostandosi
sempre più in basso. Bra accennava brevi gemiti di piacere, che contribuirono
ad eccitarlo ancora di più. Dopo averla stuzzicata a lungo, Goten sentì di non poter resistere più. Anche lei, a giudicare
dalla sua espressione, fremeva perché lui la possedesse di nuovo.
Entrò dentro di
lei, facendole sfuggire un lamento di piacere, cominciando a spingere con forza.
Presto lo riavvolse l’impeto e la passione che aveva cercato momentaneamente
di trattenere. Aumentò la velocità, ma lei sembrava reggere straordinariamente
il ritmo, anzi pareva apprezzarlo particolarmente. Non c’era da sorprendersi,
visto che anche lei era una Sayan…
Spinse ancora più
forte, mentre lei si contorceva sotto di lui in completa estasi. Quando alla
fine i capelli di lui diventarono biondi ed i suoi occhi verdi, e l’aura di
entrambi era arrivata alle stelle, Goten si liberò esausto dentro di lei,
mentre Bra, perfettamente in sincronia, raggiunse il culmine del piacere.
* ~ * ~ * ~ * ~ * ~ *
Fu
così che iniziò una lunga serie di incontri segreti tra i due nuovi amanti. Si
incontravano di nascosto, ogni qual volta ne avessero la possibilità, e
consumavano la loro ardente passione nei posti e nelle occasioni più disparate.
Durante i ritrovi di famiglia si comportavano normalmente, come se tra loro non
ci fosse assolutamente niente di più di quello che tutti gli altri potevano
immaginare. Ma non erano rare le occasioni in cui, vinti dal desiderio e
dall’impazienza, si appartavano segretamente ed indifferentemente in qualche
angolo nascosto…
Era
passato molto tempo da quando tutto ciò era cominciato. Pan ormai aveva
superato l’ottavo mese e lei e Trunks, innamorati più che mai, aspettavano
ansiosamente il gran giorno. Tutta la famiglia era eccitata al pensiero di
conoscere il nuovo arrivato. Talmente eccitata e presa che non si era ancora
accorta della relazione segreta tra altri due membri della stessa famiglia…
Mesi interi
senza sospettare niente. Erano stati proprio bravi a non farsi sorprendere. Ma
perché poi tanta ostilità a nascondersi?
Questo era
quello che si chiedeva Goten quella sera d’autunno, disteso accanto a lei nel
letto di Bra, la quale si era leggermente assopita dopo un altro dei loro
incontri segreti.
“Ehi Bra”
esordì lui per scoprire se era ancora sveglia.
“Che c’è?”
chiese la ragazza rigirandosi dalla parte di lui.
“Per quanto
ancora dovremo continuare così?” chiese Goten con voce molto seria.
Lei si sollevò
leggermente sul letto, stropicciandosi gli occhi per cercare di vedere la sua
espressione.
“Che vuoi
dire, scusa?”.
“Lo sai.
Sinceramente io non ce la faccio più a dover sempre stare attento perché non
ci scoprano, a vederci solo quando i nostri familiari non sono in casa e a
comportarci da estranei alle cene di famiglia”.
Bra lo guardò
confusa.
“Goten…Se
non sbaglio hai sempre detto che non ti volevi impegnare”.
“Cosa
c’entra questo adesso?” replicò lui con un inusuale tono severo che fece
incupire Bra. “Io non ho detto certo di impegnarsi, solamente trovo che non ci
sia niente di male se ci comportiamo sinceramente davanti ai nostri
familiari…”.
“Anche se non
stiamo insieme ufficialmente?”.
“Sì! Per
esempio, se io durante una cena ho voglia di baciarti o di posare la mano sulla
tua gamba, vorrei poter avere la possibilità di farlo quando mi pare e piace,
senza render conto a nessuno! Sono stufo di nasconderci!”.
Bra rimase un
attimo pensierosa, con lo sguardo basso.
“Non credo sia
così semplice…” rispose alla fine.
“E perché no
scusa? Ormai anche tu sei adulta, penso che non si scandalizzerebbe nessuno
della nostra relazione! Hai avuto anche altre storie in precedenza, no? E poi…L’hai
visto anche tu, Trunks e Pan erano nella stessa situazione, eppure ce l’hanno
fatta benissimo!”.
“Non è la
stessa cosa” osservò Bra senza ancora guardarlo negli occhi.
Goten la fissò,
cercando di immaginare il senso di quell’affermazione.
“Ah, ho
capito…Per Pan era diverso, perché Trunks è il classico, bravissimo e
perfetto ragazzo che piace a tutti, e di cui tutta la famiglia sarebbe stata
orgogliosa… Mentre io sono la pecora nera, il ragazzo inaffidabile, il
perdigiorno, l’amante segreto di cui vergognarsi…”.
“Non ho detto
questo” esclamò Bra girandosi verso di lui.
“Certo, come
no…Sai che ti dico? Sei solo una ragazzina viziata che ha paura di ciò che
direbbero i suoi se sapessero che vieni a letto con me”.
“Cosa…?!”.
“…Ma anche
talmente capricciosa da volersi togliere ogni suo sfizio, senza tener conto che
il mondo non ruota tutto intorno a te, mia cara principessa sul pisello!”
“Come osi
parlarmi in questo modo?!”.
“Oh, poverina,
perché non vai a dirlo a papà? Vediamo cosa ne pensa a proposito!”.
Bra balzò giù
dal letto, coprendosi il corpo nudo con le lenzuola.
“Vattene
immediatamente da casa mia! Subito!” gridò furiosa indicando la finestra con
il braccio teso.
“Certo che me
ne vado…non mi piace stare con le persone che si vergognano di me!” esclamò
con rabbia mentre si rivestiva.
“Già,
vattene…tanto è quello che sai fare meglio…” disse lei con un tono di
voce più basso. “Come sempre, d’altronde…dopo che abbiamo finito quello
che dobbiamo fare, anche se ho casa libera per tutta la notte, non sei restato
una sola volta a dormire insieme a me…”.
Goten si
abbottonava silenziosamente i bottoni della camicia, voltato dalla parte
opposta.
“Anche io
vorrei potermi comportare liberamente in pubblico” continuò la ragazza. “Ma
poi mi dico che non voglio convincere gli altri di qualcosa di cui non voglio
convincere neanche me stessa…” .
Le parole
avevano cominciato ad uscirle dalla bocca come un fiume in piena. Non c’era più
rabbia o ira nella sua voce, solo una malinconica rassegnazione.
“…Perché mi
farebbe soffrire troppo, starei troppo male… Ed è meglio assistere alla fine
di una fantasia che di qualcosa che comincia a diventare reale…”.
La sua voce si
fece lentamente più tremante.
“Cosa stai
dicendo?” chiese lui ancora girato dall’altra parte.
“Sto dicendo
che se tutto questo prima o poi dovrà finire, meglio finirla subito prima che
mi innamori di te ancora di più e quel giorno mi ritrovi il cuore
spezzato…”.
Bra iniziò a
piangere silenziosamente. Goten riusciva a vedere l’immagine di lei riflessa
nel vetro della finestra, e le lacrime amare che le scendevano lungo il viso. Il
suo portamento sicuro e orgoglioso adesso era crollato completamente, facendola
apparire solo un fragile corpicino smarrito.
“Vattene via,
ho detto!” gridò lei tra le lacrime, singhiozzando.
Goten, senza
nemmeno girarsi indietro o dire una parola, aprì la finestra di fronte a lui,
per spiccare il volo nell’oscurità della sera. Quella finestra che molte
volte aveva ormai varcato, ma da cui ora sarebbe uscito per sempre.
Passarono due
settimane. Due settimane senza sentirsi. E senza vedersi…
Goten era
disteso sul letto di camera sua, facendo rimbalzare meccanicamente sul tetto una
piccola pallina di gomma. Non immaginava che le sarebbe mancata a tal punto.
Eppure, in fondo, per tre mesi la loro era stata solo una storia di sesso. Ma il
sesso poteva farlo con qualunque altra ragazza, mentre lui voleva lei. Voleva
rituffarsi nei suoi occhi, sfiorare ancora le sue labbra, accarezzarle la pelle
vellutata, sentire la sua voce piacevole e melodiosa…
Quello che lei
gli aveva detto prima che lo costringesse ad uscire dalla sua vita lo aveva
lasciato di stucco. Gli aveva confessato che si stava innamorando di lui. E lui
non era riuscito a spiccicare parola, si era limitato a fuggire codardamente da
lei e dalla confusione che sapeva di avere in testa.
L’aveva
lasciata così, distrutta ed avvilita, senza più sapere come poteva stare
adesso. Chissà se stava soffrendo…
In fondo, era
stato lui a premettere di non voler storie serie e impegnative. Pensava che
anche lei la pensasse allo stesso modo, ma evidentemente si sbagliava… O
forse, aveva semplicemente cambiato idea…
Perché al cuore
non si comanda, e non si può decidere quando innamorarsi. Succede tutto da
solo.
E forse, era
successo anche a lui. Lui che non voleva più saperne di romanticismi, di
fidanzamenti, di impegni, di matrimoni… Lui che da quando Valese lo aveva
lasciato per un ricco e stagionato avvocato dalle origini nobili, aveva promesso
a se stesso che non valeva assolutamente la pena soffrire per una ragazza. E, di
conseguenza, innamorarsi di una di loro. Mai più progetti, mai più impegni,
mai più promesse. Tanto erano tutte balle…
Ma ora era
successo di nuovo. Provava qualcosa per Bra, e non era solo attrazione fisica.
Durante quei tre mesi, nonostante tutto, si erano conosciuti meglio e avevano
scoperto di avere molte cose in comune, più di quanto si aspettassero. E tra
loro era nato un legame più intenso di quello semplicemente sessuale.
Si erano
inevitabilmente innamorati.
Goten udì che
qualcuno era entrato in casa e stava parlando con sua madre nel salone.
Riconobbe la voce di Pan.
“Tesoro, ma ti
sembra il caso di volare fino a qui dalla Capsule Corporation nelle tue
condizioni??” le chiedeva Chichi preoccupata.
“Andiamo,
nonna, guarda che ce la faccio benissimo!”.
Goten uscì
dalla sua stanza per salutare sua nipote. Pan si girò verso di lui,
sorridendogli, con le mani sul pancione ormai grosso.
“Ciao Pan,
come sta la futura mammina?” chiese sorridendole affettuosamente.
“Ehi, zio
Goten!” esclamò lei andandogli incontro e baciandolo sulla guancia. “Sto
benissimo, non si vede? Prontissima ad accogliere il mio piccolino!”.
“Quanto manca,
adesso?”.
“Solo un paio
di settimane, ormai! Questo piccolo Sayan sta già scalciando come un pazzo!”.
“Proprio perché
manca così poco devi riguardarti!” la rimproverò di nuovo Chichi. “Non
potevi farti accompagnare da Trunks in macchina?”.
“Lui era a
lavoro, e poi non ne ho alcun bisogno! Io sono in forma come sempre!”.
Goten sorrise.
Pan era sempre la stessa.
“Ero venuta a
fare visita a mamma e papà, così sono passata a fare un salutino anche a
voi”.
“Che pensiero
carino, tesoro! In effetti non ci vedevamo da un po’!” esclamò Chichi.
“Già! E poi
volevo invitarvi da parte di Bulma a cena alla Capsule Corporation, sabato
prossimo!”.
“Sì, è il
compleanno di Bra e abbiamo deciso di organizzare una festa a sorpresa in suo
onore”.
Goten si sentì
avvampare come se avesse bevuto in un secondo un litro di vodka.
“E come mai
quest’anno fanno le cose così in grande?” chiese Chichi alla nipote.
“Volevano
sollevare il morale a Bra, distrarla un po’… Sapete, non sta passando un bel
periodo”.
“Che…che
vuol dire che non sta passando un bel periodo..?” balbettò Goten cercando di
nascondere l’agitazione.
“Non so
cos’abbia precisamente, ma negli ultimi tempi è sempre così triste,
distaccata, non ha stimoli di nessun tipo… Se ne sta sempre in casa mentre di
solito usciva tutti i giorni…”.
Goten deglutì
con fatica. Sapeva che tutto questo aveva a che fare con ciò che era successo
tra loro. E si sentiva terribilmente in colpa…
“Adesso devo
andare” concluse Pan abbracciando la nonna e lo zio. “Ci vediamo sabato,
allora!”.
“Ciao tesoro,
stai attenta!” la salutò Chichi mentre la ragazza usciva dalla porta e se ne
andava in volo.
“Bene”
riprese Chichi rivolta al figlio. “Sabato ci divertiremo!”.
“Certo, come
no” rispose Goten non troppo convinto, pensando a come si sarebbe dovuto
comportare adesso.
Trunks passò
per caso accanto all'entrata del terrazzo, scorgendo con la coda dell'occhio la
sagoma di sua sorella che, tra l'oscurità della sera, fissava distrattamente le
stelle. La raggiunse lentamente.
"Ehi,
sorellina" la chiamò con tono affettuoso.
La ragazza si
girò verso di lui, accennando un debole sorriso.
"Ciao,
Trunks! Come mai qui?".
"Io e Pan
avevamo finito il sale, e così... Ero passato a farmelo prestare un pò dalla
mamma".
"Tutto bene
laggiù?" chiese Bra indicando con la testa la loro dependance, a pochi
metri dalla Capsule Corporation.
"Benone,
direi... Tra poco la famiglia si ingrandirà, non vedo l'ora!".
"Immagino
che tu e Pan siate al culmine della felicità".
"Già, è
così..." rispose lui osservando l'espressione sommessa della sorella.
"E tu? Com'è che negli ultimi giorni sei sempre così giù?".
"Io? Ma no,
che cosa dici...".
Trunks sapeva
che Bra non l'avrebbe mai ammesso. Ma lui la conosceva bene, e sapeva che c'era
qualcosa che non andava nella sua vita. Anche se non capiva come una ragazza
bella, intelligente, ammirata e corteggiata, quale era sempre stata, potesse
nascondere qualcosa che la facesse soffrire...
"Problemi
di cuore?" azzardò Trunks con un sorriso.
"Che? Ma
no..!!" rispose lei cercando di nascondere l'imbarazzo.
"Io dico di
sì! E che potrebbe essere se no?".
Bra scosse la
testa, sorridendo leggermente.
"Certo che
non ti sfugge mai niente, fratellone" ammise alla fine.
"Ho qualche
anno più di te, Bra. So come va il mondo".
Bra tornò a
fissare la volta blu scura addobbata di stelle, pensierosa.
"Allora,
chi è questa volta? Lo conosco?" chiese Trunks non dandosi per vinto.
"Trunks!"
esclamò lei rivoltandosi di scatto verso di lui.
"Andiamo,
non puoi certo dire che sono un fratello impiccione! Non ti puoi lamentare se
una volta ti chiedo di raccontarmi qualcosa!".
"Ti prego,
non costringermi...".
"Ok,
proverò ad indovinare io, allora... Vediamo..." disse concentrandosi.
"Per caso si tratta di quel tipo snob con la barca che dicevi di non
sopportare? O forse di quel giocatore di football che amava star più dietro
alla palla che alle ragazze ma che a te piaceva tanto? Oppure...potrebbe essere
quel certo Tim, o come si chiamava, bello come il sole ma timido come un
pulcino?".
Bra scosse la
testa.
"Trunks,
non ho voglia di parlarne, ok? Posso dirti solo che sto cercando di buttarmi
tutto alle spalle...".
Trunks le
sorrise dolcemente.
"So che
supererai questo momento. Sei forte, tu, e io l'ho sempre saputo".
E venne sabato.
Goten aveva sperato che quei giorni passassero più lentamente possibile, per
avere il tempo di riflettere meglio, ma allo stesso tempo non vedeva l'ora che
quel giorno arrivasse, per poter affrontare finalmente la verità.
E ora aveva
pensato e riflettuto fin troppo. Sapeva quello che doveva fare, perchè sapeva
quello che voleva. E ciò che voleva era Bra.
Doveva vederla
prima di tutti gli altri, prima che iniziasse la festa, o sarebbe stato tutto
più difficile.
Stava volando a
gran velocità verso la Capsule Corporation, quando percepì la sua aura
provenire da fuori: stava tornando a casa, a passo lento, con lo sguardo basso
ed il volto debolmente illuminato dalla flebile luce del tramonto. Gli sembrava
un secolo che non la rivedeva...
Atterrò dietro
di lei, e la ragazza, probabilmente percependo la sua aura e lo spostamento
d'aria, si fermò di colpo.
"Ciao,
Bra" azzardò lui, avvicinandosi piano verso di lei.
Bra si voltò,
cautamente, rivelando la sua espressione sorpresa e confusa.
Bulma finì
velocemente di appendere i festoni nel salone, mentre Chichi e Videl sistemavano
i vassoi di cibo sui tavoli apparecchiati.
"Dobbiamo
sbrigarci, Bra è andata in centro a fare shopping, ma potrebbe tornare da un
momento all'altro!" esclamò Bulma affrettandosi.
"Non
preoccuparti, quando è in giro per negozi non torna mai molto presto!"
osservò Vegeta.
"Ehi Bulma,
ma dove dovremo nasconderci tutti quanti quando Bra entrerà in casa?"
chiese Pan.
" Appena
sentiremo aprire la porta, ci metteremo dietro i tavoli e spegneremo la luce,
poi quando entrerà la riaccenderemo e le grideremo:
<>".
"Sembra
carina come idea!" esclamò Chichi. "Vorrei solo sapere dove si è
cacciato Goten... Spero non si sia dimenticato della festa!".
Bra lo guardò
di traverso.
"Che ci fai
tu qui?".
"Non ti fa
piacere vedermi?".
Bra distolse lo
sguardo, intuendo il leggero rossore che cominciava a formarsi sulle sue guance.
"Questo non
ha importanza" disse alla fine. "Dal momento che tra noi è tutto
finito...anzi...a dir la verità, forse non è mai cominciato".
"Lo pensi
davvero?" chiese Goten guardandola negli occhi.
"Quello che
penso io lo sai già. Te lo dissi quella sera...".
"Allora non
sai quello che penso io" disse Goten, sorridendole.
Bra si voltò
ancora di lato, non ce la faceva a guardarlo negli occhi. Le faceva troppo male.
Come, del resto, era stata male nelle ultime due settimane...
Oggi era il suo
compleanno, e come tutti gli anni i suoi le avevano regalato una nuova carta di
credito. Era uscita a fare shopping, ma contrariamente al solito non era
riuscita a comprare niente. Non era dell'umore adatto.
"Vuoi che
ti dica quello che penso io?" continuò Goten.
"Guarda che
lo so...è per questo che è finita...".
"Ti
sbagli...E' finita perchè non lo sapevi..."
"Hai sempre
detto che non volevi impegnarti... Ok, ci siamo divertiti, e adesso è finita,
come volevi tu".
"Questo è
quello che credi. In realtà non la penso affatto così".
Bra lo guardò
confusa. Non capiva cosa volesse dire adesso.
"E quei
discorsi sul cogliere l'attimo senza pensare al futuro?".
"Beh...non
è detto che quell'attimo debba avere limiti di tempo..." disse
sorridendole ancora.
La ragazza lo
fissava, come impossibilitata a pronunciare parola. Goten tirò fuori dalla
tasca del cappotto un piccolo pacchetto, porgendoglielo.
"Questo è
per te, un pensierino per il tuo compleanno".
Bra, dopo un
attimo di esitazione, lo prese e lo scartò lentamente. Trovò un piccolo
peluche bianco, dagli occhioni dolci e neri, che stringeva tra le zampette un
cuoricino di stoffa rosso con scritto:<>.
Bra non potè
fare a meno di farsi sfuggire un piccolo sorriso.
"So che non
è molto, ma ultimamente i miei risparmi sono molto limitati... Tanto basta il
pensiero, vero?".
"Sì,
quando è fatto con il cuore..." sorrise la ragazza guardandolo con gioia.
Goten le si
avvicinò di più.
"Lo sai, ho
una voglia matta di baciarti...".
"Anche io,
non sai quanto..." rispose lei avvicinando le labbra a quelle di lui.
Le loro bocche
si ricongiunsero, come due calamite che per troppo tempo erano state separate,
condividendo un bacio dolce e profondo.
"Forse è
meglio se entriamo in casa..." suggerì Bra.
"Sono
d'accordo" rispose lui con un sorriso, dimenticandosi completamente della
festa.
Bra aprì la
porta secondaria, quella che dava direttamente nel salone principale. Tutto era
buio all'interno, e pensò che probabilmente i suoi fossero fuori casa. Trovò
nell'oscurità la mano di Goten, e se lo portò a se, riprendendo a baciarlo. Ma
i due, indietreggiando al buio, inciamparono accidentalmente in una sedia e si
ritrovarono distesi l'uno sull'altra sul pavimento, dove continuarono come
niente fosse il loro bacio appassionato.
La luce si
accese all'improvviso.
"SORPRES...".
Una decina di
teste familiari sbucò da dietro i tavoli, ora ferme e impalate a fissare i
due sul pavimento in atteggiamento molto intimo...
Per qualche
secondo nessuno riuscì a spiccicare parola. Alla fine, Vegeta scosse la testa.
"Sembra che
i miei figli ci trovino gusto a mettermi alla prova" disse sospirando,
a cui poi seguì un debole sorriso. Tutti gli altri scoppiarono in una risata
generale, e anche Bra e Goten, rialzandosi da terra con una punta di imbarazzo,
sorrisero felici della reazione positiva dei parenti.
"Bra,
tesoro, sembra che la sorpresa ce l'abbia fatta tu!" esclamò Bulma,
abbracciando la figlia affettuosamente.
"Tanti
auguri, sorellina!" intervenne Trunks con un bacio sulla guancia. "Non
avrei mai immaginato che l'uomo in questione fosse proprio Goten!" esclamò
girandosi poi ad ammiccare all'amico, che rispose sorridendogli.
"Oh,
Goten!" esclamò Chichi abbracciando il figlio. "Finalmente ti sei
trovato una ragazza come si deve! Tuo padre sarebbe orgoglioso di te!".
Goten e Bra si
guardarono, sorridendo. Per fortuna era andato tutto bene. La loro famiglia era
felice per loro. E loro erano felici di essersi ritrovati.
"NOOOOO!!!"
gridò Pan rimasta dietro la piccola folla che circondava la nuova coppia.
Tutti si
voltarono contemporaneamente, guardando la ragazza che si teneva stretta tra le
spalle, con lo sguardo rivolto in basso e gli occhi spalancati per il panico.
"Che c'è,
Pan?" chiese Trunks turbato.
"Non sei
d'accordo riguardo a Bra e Goten?" chiese Videl andandole incontro.
"Noo!!!
Cioè, sì..! Non è questo il problema!" balbettò in preda
all'agitazione.
"Tutto
bene, tesoro?" le chiese Gohan preoccupato.
Pan respirava
affannosamente, tenendosi le mani sul ventre.
"Credo che
mi si siano rotte le acque..." riuscì a dire, con voce tremante.
"Oh
cavoli" balbettò Trunks, paralizzato a guardare la moglie con espressione
sconvolta.
"Non me
l'aspettavo proprio ora" osservò Pan sofferente. "Mancano ancora
dieci giorni...".
"Beh...si
vede che il piccolo non voleva perdersi la festa di stasera..." disse
Bulma, sdrammatizzando.
"Dobbiamo
portarla subito in ospedale!" gridò Trunks, agitato.
"Aaahhh!!!"
gridò Pan stringendo gli occhi ed i denti. "Ho già le contrazioni!".
"Non credo
che ce la faremo ad arrivare in ospedale in tempo, neanche se la portate in
volo" osservò Chichi. "Rischierebbe di partorire per la
strada!".
"E che
facciamo allora, mamma??" chiese Gohan preso dal panico.
Chichi sospirò.
"Dovremo
farla partorire qui".
"Chichi ti
rendi conto di quello che stai dicendo??" chiese Bulma sconvolta.
"Avete
altra scelta forse? Il bambino ha fretta di uscire!".
Pan stava
soffrendo disperatamente, ancora in piedi al centro della stanza, mentre gli
altri si chiedevano confusamente cosa fare.
"Trunks,
per favore, invece di stare lì impalato come una mummia, perchè non porti tua
moglie in una camera?" gridò Chichi.
"Ah, certo,
subito" rispose lui come risvegliato da uno shock.
"Scusate la
domanda, ma posso chiedervi chi è che farà partorire Pan??" chiese Vegeta
intromettendosi nel discorso.
Tutti,
contemporaneamente, si voltarono verso Chichi.
"Lo sapevo,
devo pensare sempre a tutto io..." ammise accennando ad un sorriso.
"Non c'è problema, so come fare".
Chichi mise in
moto tutti i presenti affinchè le procurassero tutto il necessario per il
travaglio. Fece il suo ingresso nella camera dove era stata portata Pan, mentre
Trunks era intento a tenerle la mano premuroso.
"Via da
qui, ho bisogno di spazio!" ordinò frettolosamente Chichi. "E poi se
non sbaglio sei più agitato te di lei!".
"Eh?
Ecco...".
"Ti
consiglio di aspettare fuori, è meglio".
Trunks annuì,
dando un'ultima occhiata alla sua Pan che gli sorrise affettuosamente, tra
l'affanno ed il dolore.
"Bulma!
Portami dell'acqua calda! Videl, degli asciugamani! Fate presto! E' già
completamente dilatata!".
Le due donne si
affannarono per aiutarla, ma era Chichi che aveva il completo controllo della
situazione.
"Nonna...quanto
durerà questa sofferenza?" chiese Pan con un filo di voce.
"Non
preoccuparti, tesoro. Noi presenti in questa stanza ci siamo passate tutte, e
partorendo dei Sayan, tra l'altro! Il che non è certo facile per delle
terrestri...".
"Neanche
per una Sayan...!" osservò Pan dopo una dolorosa contrazione.
"Lo so, ma
tu sei forte, cara, ce la farai benissimo, vedrai! Ora respira, così, da
brava!".
Fuori della
camera Trunks girava meccanicamente a vuoto lungo il corridoio, agitatissimo e
impaziente.
Vegeta gli posò
una mano sulla spalla.
"Vedrai,
andrà tutto bene" lo rassicurò con un tono paterno che raramente
concedeva.
"Ma Pan è
così giovane, papà, così fragile...".
"Sai che ti
dico? Se ha almeno un briciolo della forza e del coraggio di suo nonno,
supererà tutto senza problemi".
Trunks sorrise,
nervosamente.
Bra e Goten
erano seduti nelle sedie del corridoio, tenendosi, finalmente, per mano senza
vergogna, aspettando insieme la nascita del loro nipotino.
"Riesco a
vedere la testa!" gridò Chichi, cercando di rimanere lucida senza farsi
prendere dall'emozione.
"Oh, ci
siamo tesoro!" esclamò Videl sorridendo affettuosamente alla figlia.
Pan gridò forte
e spinse con tutta la forza che aveva, stringendo i denti con una smorfia sul
volto sudato.
"Spingi!".
Da fuori, gli
altri sentirono il pianto di un bambino.
Dalla porta
Bulma si precipitò fuori, abbracciando il figlio.
"Complimenti,
tesoro, sei padre di un bel maschietto!".
Trunks esultò
con gioia, seguito da tutti gli altri, che entrarono in fretta nella stanza per
accogliere il nuovo arrivato.
Nel letto, in
braccio a Pan ancora stanca ed affannata per il travaglio, c'era un fagottino
bianco, da cui spuntava il volto tenero e adorabile di un piccolo Sayan.
"Guarda
Trunks" disse Pan al marito, sorridendo. "Ha i tuoi occhi".
Trunks sorrise,
baciandola sulla fronte e guardando soddisfatto il suo primo figlio.
"Ma ha l'espressione inconfondibile di sua madre...".
Pan annuì,
sorridendo, mentre Trunks si sedeva nel letto accanto a lei, ad ammirare e a
coccolare la sua nuova famiglia.
"Caspita"
disse Chichi asciugandosi la fronte con la manica del vestito. "Abbiamo
faticato tanto, ma ne è valsa la pena!".
Le luci
dell'alba cominciavano a diffondersi nel cielo, accompagnate dai primi
canti degli uccelli.
Tutta la
famiglia aveva trascorso la notte alla Capsule Corporation.
Pan era ancora
distesa sul letto, ad allattare soddisfatta il suo bambino, osservata
affettuosamente da Trunks, che per tutta la notte non aveva chiuso occhio per
l'emozione.
Gli altri
guardavano piacevolmente quel dolce quadretto.
"Guardala
Videl" sussurrò Gohan alla moglie. "Guarda la nostra Pan... Sembra
ieri che era solo una piccola frugoletta, ed ora è già madre di nostro
nipote".
"Non mi
sembra vero. Siamo già nonni...".
Intanto, Bra e
Goten avevano trascorso la notte da soli, rifugiatisi in camera della ragazza,
dove si erano amati con passione e dolcezza. E, per la prima volta, avevano
dormito insieme, come una vera coppia.
"Finalmente
sono riuscita a trattenerti da me, stanotte" gli sussurrò Bra
nell'orecchio, appena svegliatasi da un sonno rilassato.
Goten aprì gli
occhi, baciandola affettuosamente sulle labbra.
"Ma non
credere che sia l'ultima volta... Dovrai sopportarmi ancora per molto, molto
tempo" rispose lui sorridendo.
"Sarà un
piacere..." osservò Bra baciandolo ancora.
"E' inutile
negarlo" iniziò Goten. "Noi non eravamo solo semplici amanti che
andavano a letto insieme".
"C'era
qualcosa di più...E io ci stavo male, perchè pensavo di non essere
ricambiata".
"Mentre
invece io avevo solo paura di affrontare la realtà..." osservò
accarezzandole dolcemente i capelli. "...Di affrontare il fatto di potermi
innamorare di nuovo...".
Bra sorrise,
baciandolo dolcemente sulla fronte.
"Ma devo
dirti la verità, Bra Brief... Mi sono innamorato di te...".
I due si unirono
in un profondo bacio, contenti di aver colto quell'attimo che li avrebbe resi
felici per sempre.