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L'AGGUATO
“Muoviti,
siamo in ritardo!”
“Eccomi,
eccomi...”
Una
ragazza uscì correndo dalla casa.
“Ci
sono! Andiamo...” esclamò avvicinandosi ad una ragazzo che
le somigliava molto.
Percorsero
a passo svelto il viale alberato, che si trovava in una zona molto
prestigiosa, e girarono a sinistra lasciandosi alle spalle le grandi
case bianche con i loro curatissimi giardini. La ragazza aveva i
capelli biondissimi, lunghi fino alle spalle, gli occhi color del
ghiaccio ed un fisico molto sottile. Indossava dei jeans e un
maglione rosso con il collo largo, portava i capelli raccolti in una
coda da cavallo e teneva fra le mani dei libri. Alle orecchie portava
degli orecchini d'oro a forma di sottili anelli.
“Per
quelli ti converrebbe usare una borsa, sai? E' pieno in camera tua,
perché non te ne prendi una?” le disse il ragazzo indicando
i pesanti volumi che teneva fra le mani. Era un po' più alto
di lei, con i capelli lunghi come i suoi ma scurissimi e gli occhi
del suo stesso colore: suo fratello gemello. Indossava una maglietta
nera e dei jeans, una bandana rossa attorno al collo, delle scarpe da
tennis e, come lei, portava degli orecchini d'oro.
“Lo
so, ma me ne dimentico sempre...” rispose lei con aria colpevole.
“Senti, dobbiamo sbrigarci o arriveremo in ritardo.” aggiunse
dando un'occhiata all'orologio che portava al polso.
“Non
c'è nessuna interrogazione oggi, vero?” le domandò
lui corrugando la fronte.
“Nessuna,
sta' tranquillo. Dopo la scuola io e Reciél pensavamo di
andare in gelateria. Vuoi venire con noi?”
“D'accordo,
per me va bene. Tieni conto, però, che dobbiamo anche
allenarci...”
“Certo,
sta' tranquillo...” ribatté lei con un sorriso.
Dopo
aver percorso una lunga via, attraversarono un vicolo stretto sulla
sinistra ed arrivarono in un'ampia piazza con grandi aiuole di fiori
viola e gialli, su cui si affacciavano diversi portici pieni di
negozi di abiti e di piante. Oltrepassata la piazza, i ragazzi
imboccarono un altro vicolo, in cui c'erano alcuni bidoni
dell'immondizia.
“Cosa
ne pensi di Lanél?” chiese all'improvviso il ragazzo,
fermandosi ed osservando pensieroso il marciapiede.
Anche
la ragazza si voltò per guardare gli occhi del fratello. Era
molto concentrato e teso, non l'aveva mai visto così. Non
voleva che quella... quella strega si divertisse con lui. Il suo
carattere era molto deciso ed autoritario, non poteva credere che
quella specie di modella lo avesse messo in crisi. Si trattava di una
ragazza che c'era a scuola; aveva capelli neri lunghi fino alla vita,
occhi altrettanto scuri e un grosso neo sullo zigomo sinistro. Era
molto altezzosa; indossava sempre pantaloni o troppo larghi o troppo
stretti e magliette enormi. Molto intelligente, la scuola non le
interessava molto e, nonostante le sue possibilità, si
accontentava della sufficienza.
“Cosa
vuoi che ti dica? Sai che non mi piace.” gli disse osservandolo per
soppesarne le emozioni.
“Io
ho l'impressione di piacerle.” esclamò lui alzando lo
sguardo e ricambiando l'attenzione della sorella, che rimase zitta,
si voltò e riprese a camminare.
“Ehi!”
la chiamò lui.
“Cosa
c'è?” domandò lei girandosi di nuovo con irritazione.
“Ti
ho fatto una domanda.”
“E
io ti ho risposto. Se vuoi una risposta in particolare, temo che
dovrai formulartela da solo.”
“Non
fare la stupida!” esclamò il fratello riprendendo a
camminare.
“Fratellino,
sai benissimo che non mi va a genio che cerchi di attaccar bottone
con te. Fa' quello che vuoi.” gli disse avvicinandosi e
sfiorandogli il naso con il suo.
“Credi
che mi interessi?! Ho di meglio da fare, ma devo ammettere che mi ha
commosso vedere tutti i suoi tentativi per attirare la mia
attenzione.”
“Commosso?”
esclamò lei improvvisando un'aria sorpresa. “Non disgustato,
piuttosto?”
“Sei
sempre la solita...” sussurrò fra sé e sé il
ragazzo, sorridendo ed osservandola con uno sguardo affezionato.
Eppure,
lei aveva come l'impressione che non le avesse detto tutta la
verità... suo fratello piaceva indiscutibilmente a Lanél,
ma lui cosa ne pensava?
Era
una bella giornata, il sole splendeva alto, si sentivano gli uccelli
cantare allegramente dalle grondaie delle case, ma, stranamente, le
strade erano quasi deserte. Gran parte delle persone, probabilmente,
era sotto ai loro piedi, nella metropolitana, diretta verso il
proprio ufficio o verso la propria la scuola.
Quel
vicolo era piuttosto buio... Dopo qualche minuto i ragazzi arrivarono
davanti ad un grande edificio giallo pieno di persone della loro età:
la loro scuola e i loro numerosissimi compagni.
“Ehi!”
una ragazza di media statura, con capelli corti e rossi e occhi
scurissimi, corse loro incontro, tenendo fra le mani due spessi
volumi; indossava un maglioncino rosa e dei pantaloni bianchi, con
una candida giacca a vento.
“Ciao,
Reciél.” la salutò la ragazza con un sorriso. Era la
sua migliore amica: si erano conosciute due anni prima ed erano
diventate quasi inseparabili. Reciél era molto particolare,
riflessiva e calma; suo padre aveva una piccola gelateria dove lei e
l'amica andavano spesso a fare merenda.
“Buongiorno,
Reciél.” disse a sua volta il fratello con un cenno della
mano.
“Oggi
devo esporre il mio topic di inglese...
Sono così tesa!” continuò Reciél con un
sorriso imbarazzato.
“Tanto
lo sappiamo tutti che voto prenderai...” ribatté la ragazza.
“Prenderai l'ennesimo 8 e ti lamenterai perché avresti
voluto il 9.”
“Non
fare la sciocca! Temo che l'emozione mi giocherà qualche
brutto scherzo. Beh, in fondo...”
“Basta
restare lucidi.” completò l'amica. “Me lo dici sempre.”
“Sentite”
intervenne il ragazzo “conviene avviarsi: sono quasi le 8.00 e
Kenter segna ogni minimo ritardo.”
“Va
beh, andiamo.”
I
tre si avviarono verso il portone e si unirono alla folla di studenti
che stavano entrando nell'edificio, accalcandosi lungo i corridoi e
premendosi contro le pareti. Alcuni professori disperati stavano
tentando di spingersi attraverso quella marea per raggiungere la sala
professori; uno di loro si avvicinò faticosamente al
gruppetto.
“Buongiorno
ragazzi. Come va?” chiese loro con aria gentile.
“Tutto
bene, signore.” rispose con fermezza il ragazzo, che era più
alto di lui di quasi una spanna.
“E
voi, signorine? Reciél, ti vedo tesa. C'è qualcosa che
ti preoccupa?”
“Nulla,
prof. Solo che oggi devo esporre in inglese, quindi...”
“Ah!
Tensione pre-test, eh?”
“Già.”
confermò Reciél, imbarazzata.
“E
tu?” chiese il professore rivolgendosi alla ragazza. “Va tutto
bene?”
“Nella
norma, come deve andare.” rispose lei con un sorriso formale.
“Le
tue risposte sono sempre disarmanti, sai?” le disse lui, sorridendo
a sua volta. “Non ho mai incontrato persone meno loquaci di te e di
tuo fratello... D'accordo, ragazzi. Non è ancora persa
l'ultima speranza che riesca ad arrivare in quarta in orario, quindi
sarà meglio che cerchi di precedervi. Arrivederci!”aggiunse
per poi allontanarsi.
La
ragazza rimase a fissarlo pensierosa. Fargon, il professore di
biologia, le era molto simpatico, ma la confidenza che cercava di
instaurare con gli allievi era talvolta piuttosto imbarazzante. Era
un uomo di media statura, con dei grandi e spessi occhiali di
plastica azzurra lucida, pochi sparuti capelli in testa e una pancia
piuttosto voluminosa.
“Cosa
abbiamo alla prima ora?” chiese Reciél, distogliendola dai
suoi pensieri.
“Storia
dell'Arte.” le rispose lei, senza distogliere lo sguardo dal punto
in cui il professore era sparito.
CONTINUA...
Salve a tutti! Ho pensato di scrivere questa storia leggendo "La verità sull'inizio" di Sirene Chan, che
narra, appunto, di come C 17 e C 18 siano finiti nella rete del Fiocco Rosso e di come abbia fatto il dr Gelo
(sul cui nome ho diversi dubbi: ci sono versioni differenti che lo chiamano "Gero", penso sia l'edizione
inglese)a procurarsi la materia prima su cui lavorare. Nonostante la pubblichi solo ora, ho scritto questa
storia parecchio tempo fa, quindi potrebbero esserci errori anche un po' infantili, in tal caso chiedo
scusa.
Come avete visto, ho cercato di immaginare una vita il più sereno e il più semplice possibile per
questi due fratelli. Credo anche che vi siate accorti che i due ragazzi non vengono mai chiamati per nome:
sceglierne uno per personaggi così carismatici mi sarebbe sembrato quasi un affronto nei loro confronti,
per cui continueranno a essere "i fratelli", "i gemelli", "la ragazza e il ragazzo" (non avete idea di che fatica
sia evitare ripetizioni senza poter usare un nome proprio!).
Credo di avere detto tutto...
Mi raccomando, ho bisogno di consigli, suggerimenti ed opinioni, quindi inserite un commento.
Grazie per aver letto!
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