Nell’antico Giappone, una
famiglia allevava il proprio figlio, Naruto. Nato da pochi giorni, non conosceva
ancora il volto dei suoi genitori. Minato, il capofamiglia, dai capelli d’oro
come le spighe di grano e degli occhi che sembravano racchiudere il mare al loro
interno, e Kushina, la madre, simile a una volpe: dolce, l’aria furbetta e i
vivaci, verdi occhi smeraldini. I capelli dello stesso colore della pelliccia
di, appunto, una volpe. Accudivano con cura il loro bambino, che crebbe sano e
forte: somigliava a Minato, ma il carattere era lo stesso di Kushina, curioso.
Quando compì il decimo anno di vita, il samurai lo portò in un campo di grano.
Sistemò dei sacchi di riso e diede al ragazzino una spada di legno.
[Sei ancora troppo giovane per
maneggiare armi… Per macchiarti le mani di sangue, uccidere per servire il tuo
popolo e morire per esso… Sei ancora un bambino innocente che nulla sa del mondo
e della vita… Ringrazia di esserlo ancora, perché mai più potrai esserlo…]
Già da bambini iniziava il duro
addestramento del samurai, dove dovevi imparare a obbedire ciecamente a chi era
più forte di te.
[Fuori dalle mura domestiche,
piccolo mio, c’è un mondo pericoloso, dove regnano le tenebre e la crudeltà. Là
vale la legge del più forte, del più furbo, non quella della giustizia.
Ricordatelo sempre, perché è questa la realtà…]
Gli allenamenti si
intensificavano sempre di più. Naruto aveva conosciuto anche un altro ragazzo,
Sasuke, che però sarebbe diventato ninja, per volere dei genitori, che erano
stati assassinati. Trascorrevano beati giornate a giocare, ad allenarsi
duramente… Un giorno non lontano, probabilmente, il fato li avrebbe messi uno
contro l’altro…
Di quei tempi giravano strane
voci di volpi che si divertivano a trasformarsi in umane, ingannando la gente,
arrivando persino a rubare le loro anime. Chiunque si comportasse in maniera
sospetta doveva essere immediatamente segnalato alle autorità. Kushina era
preoccupata: lei aveva la sfortuna di somigliare a una volpe, era sospetta.
Venne il giorno che il samurai dovette partire per una missione, lontano dai
suoi affetti e la sua casa. Naruto andò da Sasuke, a scaricare la tensione di
quei giorni… Distraendosi un po’, forse
si sarebbe preoccupato meno…
[Naruto… Tu pensi che questo
mondo nero come l’inchiostro sia un luogo incantato, pieno di meraviglie? E’
vero, tu sei ancora innocente… Tu non sai cosa significa perdere qualcosa di
vitale, come la famiglia, soffrire come ho sofferto io vedendo mio fratello
uccidere uno ad uno i nostri genitori…]
Nemmeno l’amico riuscì a
confortarlo in quei giorni difficili. Ma un giorno, tornando a casa, non trovò
la madre. La cercò invano, uscì immediatamente alla sua ricerca. Nulla, stette
fuori fino a sera tardi, ma poi vide un cartellino appeso a quella che sembrava
una scatola di legno di grandezza umana. C’era una finestrella con delle sbarre
in ferro. Si avvicinò a leggere:
c’era scritto ‘Attenzione. Volpe’. Singhiozzi nervosi provenivano dal
contenitore.. Era Kushina. Il piccolo Naruto era ancora troppo giovane per
capire la situazione, e scoppiò in lacrime. Una cosa la sapeva, però: le
presunte ‘volpi’ venivano sempre giustiziate. Un braccio esile, bianco e
delicato uscì dalle sbarre, carezzando il figlio.
[Bimbo mio vieni qui… No, non
piangere così… Ti terrò stretto al mio cuor, con tanto amor… Non pianger più,
non pianger più… Fammi vedere i tuoi occhietti blu per l’ultima volta…]
Da dentro la cassa si sentono le
catene con cui la donna era legata sbattere tra loro. Il braccio si ritira, e
Naruto capì che doveva andare via. Si avvicinava gente.
Il giorno dopo, Kushina fu
giustiziata. In effetti, lei non era che una volpe. Quando Minato tornò dalla
missione, celebrarono di nascosto il funerale della donna.
Naruto, il piccolo Han'yo
samurai, il figlio di un umano e di una volpe. Sasuke, sulla buona strada di
diventare un bravissimo ninja nonostante la giovane età. Il padre di Naruto, un
giorno, gli consegnò un girasole.
‘Ecco Naruto… Tu devi essere come
un girasole’
‘Come un girasole?’
‘Sì… Come questo, guarda sempre
dritto davanti a te, non scoraggiarti mai di fronte alle difficoltà. E come un
girasole, quando il sole tramonta, aspetta pazientemente…’
[La sera prima
dell’accaduto…]
L’Uzumaki stava cenando a casa
dell’amico Sasuke, il padre l’aveva lasciato andare. Una misera cena, però:
pane, acqua e del pesce ancora crudo, fresco. Abitava in una baracca semi
distrutta, nulla a che fare con la villa in cui abitava prima, con i suoi
genitori. Doveva essere una serata da passare in allegria, ma il pasto si
consumò nel più totale silenzio. Naruto ruppe il ghiaccio solo per dire che
tornava a casa… Ma quel che vide, fu terribile: la sua casa distrutta, ancora in
fiamme. Il ragazzino corse piangendo verso l’abitazione, mentre il suo viso si
arrossava con quel calore intenso…
[PAPA’! DOVE SEI?!]
Sotto alcune travi di legno, c’è
un braccio. O quel che ne rimaneva, il corpo carbonizzato. Minato era morto,
morto in un incendio.