1st Stage: Injury ~ Un
calciatore non dimentica
“La prego... La prego! Mi dica che c'è una
riabilitazione, una qualsiasi cosa che posso fare per poter tornare a
giocare!” chiese il ragazzo disperatamente.
I dottori glielo specificarono più volte: con la gamba in
quelle condizioni, era già abbastanza fortunato se avrebbe
potuto camminare e correre normalmente per il resto dei suoi giorni. Di
giocare a calcio non se ne parlava.
Quell'incidente gli aveva stroncato la sua principale ragione di
felicità e di vita. Da quel momento in poi, Kazuto Mori non
poteva più giocare a calcio.
Lui non riusciva a farsene una ragione. Guardava fuori dalla finestra
con occhi spenti: che ragioni aveva adesso per proseguire? Sarebbe
dovuto rimanere seduto a guardare... Gli sarebbe andato bene lo stesso?
Certo, era emozionante andare alle partite, tifare... Però
giocare in campo era tutta un'altra cosa, dava emozioni diverse. Almeno
così aveva sempre creduto.
La sua migliore amica Miki e i suoi compagni di squadra gli facevano
spesso visita in ospedale per incoraggiarlo, ma lui non accennava che
un qualche sconfortante sorriso. Quando fu dimesso, era ormai
già la fine di quel disastroso anno scolastico e fu il
momento degli addii e delle promesse di ritrovarsi in qualche modo al
liceo.
Il primo giorno nella nuova scuola, Mori
andò a farsi un giro; più precisamente,
andò a camminare vicino al campo da calcio. Una scelta
masochista, pensò, dato che non poteva più
giocare e quindi totalmente insensata.
Ad un tratto, il suo piede sbatté contro qualcosa. Un uomo
lanciò un urlo di dolore.
“Ahia! Fai attenzione quando cammini, ragazzo!”
“S-scusi, non l'avevo vista, signore!” rispose in
fretta e ansioso lui.
Quell'uomo vestito in maniera trasandata, stava seduto sull'erba fresca
vicino alle gradinate e lo scrutava con un certo interesse. Nonostante
l'aria da nullafacente, i suoi occhi penetranti intimorirono
il ragazzo, che si nascondeva dietro gli occhiali con lo sguardo basso
sulle sue scarpe. Non amava essere fissato, specie da sconosciuti.
“Come ti chiami, ragazzo?”
“Ka-Kazuto Mori, signore.”
“Siediti, Mori.”
Il giovane ubbidì, mentre l'uomo si riaccomodava sull'erba.
Mori rimase un po' a fissare i giocatori che correvano e con l'aria
sconfortata, cominciò a farsi una mezza idea di andarsene.
Perché sarebbe dovuto rimanere in compagnia di una persona
che a neanche conosceva? L'uomo però fu più
svelto di lui e gli fece una domanda.
“Ti piace il calcio?”
Era una domanda superflua, che però accese l'interesse di
Mori.
“Sì, perché?”
“Hai la faccia di uno che ama il calcio e che ci gioca.
Perché non ti iscrivi nella nostra squadra?”
“Non posso.” rispose il ragazzo in tono afflitto.
“Non puoi?” domandò l'uomo incredulo.
“No.” confermò l'altro secco.
Rimasero in silenzio ancora un po', quando Mori decise di alzarsi e di
andarsene. L'uomo non gli badò molto, ma gli lo
richiamò prima di perderlo di vista.
“Sai, non esiste solo il ruolo del giocatore nel
calcio.”
Mori si voltò di scatto e lo squadrò un po'
perplesso. Poi capì. Quell'uomo, sebbene sembrasse pigro e
svogliato, era l'allenatore del Jyoyo.
Quindi si riavvicinò a lui e gli chiese la stessa fatidica
domanda che faceva sempre ai dottori. Adesso era speranzoso che
qualcuno gli desse una risposta diversa.
“Crede che potrò ancora giocare a
calcio?”
“Dipende dal ruolo che vorrai giocare.”
Il ragazzo abbozzò un sorriso e tornò a
controllare i ragazzi in campo. Sentì, per la prima volta
dopo tanto tempo, il desiderio di ritornare in una squadra e provare le
stesse emozioni che lo pervadevano per tutto il corpo quando giocava.
Nulla sarebbe scomparso, sarebbe solo mutato. Avrebbe ancora
partecipato in una squadra, avrebbe ancora giocato e fatto la sua
parte; e sapeva già come farlo, a modo suo.
“Avete bisogno di un manager?” chiese poi,
più allegro.
“Oh, sì... Un manager ci sarebbe davvero
utile.” gli rispose l'allenatore. “Ripetimi il tuo
nome ragazzo.”
“Sono Kazuto Mori, e da oggi sarò il nuovo manager
della squadra, mister...” si presentò felicemente,
dubbioso sul nome dell'allenatore.
“Murakami.”
“Mister Murakami!”
Rimase lì a fissarlo con ancora un piccolo dubbio che gli
ronzava per la testa. Fu abbastanza coraggioso da chiederglielo
direttamente, piuttosto che farsi strane idee.
“Come faceva a sapere che ero un giocatore?”
“Non lo sapevo, ma lo si notava dalla tua espressione. Un
calciatore non dimentica mai cosa prova ed è frustrato
quando lo perde. Non so cosa ti sia successo di preciso, ma non penso
tu sia uno di quelli che mollano facilmente, altrimenti l'avresti
già fatto.”
Mori si stupì di quella risposta, ma allo stesso tempo era
felice e anche commosso.
Sebbene il mister Murakami non era la perfetta incarnazione
dell'allenatore utopico, era saggio, intelligente e soprattutto aveva
tanta esperienza sulle sue spalle. Lo capì da subito. Lo
capì da quando vide in lui la passione per il calcio che
ancora non si era ancora spenta. Lo capì dalla fiducia che
riponeva nelle capacità di un ragazzo che non poteva
più giocare.
E fu così che Kazuto Mori
ricominciò la sua carriera calcistica come manager del Jyoyo
Aganeoka, così come tutti lo conoscono…
Chissà dove potrà arrivare in futuro?
Nota
autore: E' da tanto che non scrivevo qualcosa su Hungry Heart (anche se
dovrei andare avanti con la mia long... chiedo venia... T^T) Uhm... mi
ero spesso domandata cosa fosse successo prima del liceo ai nostri
personaggi e, se ne sarò capace, vorrei poter scrivere una
piccola raccolta di OS^^
Grazie
per aver letto^^
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