Note: questa sera mi sento sentimentale e pensavo ad Ian (e quando
no?). Pensando a lui mi è venuta in mente Nina e quello che
avevano, e la voglia di scrivere si è impossessata di me,
così ho aperto word ed è uscito fuori questo.
Spero vi piaccia.
Fatemi sapere che ne pensate! :)
When
love is real.
“No! Ian, Iaaaan” urlo tra le risate mentre mi fa
il solletico e mi prende in braccio per portarmi in camera da letto e
sdraiarsi con me sulle coperte.
Succedeva sempre la stessa cosa: ci vedevamo la mattina per girare e si
autoinvitava da me ogni volta con un diverso assurdo motivo che io
spacciavo per abbastanza convincente per passare del tempo con lui,
giurandomi che non avremmo fatto niente, che davvero il suo gatto era
malato e perciò lui si sentiva solo, che sul serio si era
rotta la caldaia e voleva farsi una doccia calda, che era la
verità che gli girava la testa e lui aveva finito le
aspirine. Io facevo finta di essere stupida, di non sapere che non
poteva sentirsi solo a casa con i suoi animali e il lavoro fin sopra ai
capelli, che la doccia poteva farla sul set o da Paul o da chiunque
altro, che aveva una farmacia sotto casa. E quindi gli dicevo di si,
che andava bene se veniva a patto che non avremmo combinato niente, che
non ci avrebbe nemmeno provato con me. Ci eravamo lasciati
quest’estate, e così doveva rimanere.
Perché ci si lascia per un motivo; perché se si
litiga un giorno, poi quello dopo, poi anche quello dopo ancora e ogni
volta per motivi inutili che diventano catastrofi, un motivo
c’è. E invece puntualmente si iniziava con un
caffè, o un bicchiere di vino e si finiva per fare
l’amore ancora e ancora.
E così era successo quel giorno. L’avevo fatto
entrare in casa e ci eravamo messi a parlare delle scene da dover
girare insieme il giorno dopo mentre lui giocava col mio gatto sul
divano. Ero andata a posare i bicchieri che avevamo usato per bere del
vino rosso, il suo preferito, che continuavo a comprare nonostante non
vivessimo più insieme, e quando mi ero girata mi stava
davanti a due centimetri di distanza. Mi aveva messo una ciocca di
capelli dietro l’orecchio e sussurrato: “Sei
bellissima”. E io gli avevo creduto, poiché mi
guardava con quegli occhi così intensi e le sue parole
sembravano così sincere e vere che non potevo far altro che
rimanere in silenzio e fissare quegli occhi così azzurri.
Ed è un bastardo, perché sa che non riesco a
replicare con lui, che non riesco a dirgli di no quando mi bacia, che a
quegli occhi non posso mentire, sa che vorrei andare avanti ma lui
vuole me e si prende quello che vuole, e io non riesco a respingerlo,
perché in fin dei conti lo voglio anche io. Sa anche
però che non riuscirei a sopportare un discorso su cosa
siamo, se stiamo insieme o no, cosa significa quello che facciamo;
perciò viviamo come viene: ridiamo, scherziamo, ci
abbracciamo, passiamo del tempo insieme, perché nonostante
tutto, amarci è quello che ci viene meglio fare e noi lo
facciamo. Però non ci parliamo più, non di cose
private. Io non gli chiedo cosa fa quando parte e lui non mi interroga
sulle mie giornate dalla mia migliore amica o su Derek. Così
evitiamo i problemi, le discussioni, evitiamo di conoscerci nuovamente.
Ogni tanto mi chiede come sto, però. Di solito mentre
facciamo l’amore. Lui me lo sussurra all’orecchio e
io gli rispondo che ora che sto con lui va tutto bene. Quelli sono
anche i momenti in cui diciamo di amarci. Magari quando
l’altro dorme, o pensiamo lo stia facendo; quando
è dentro di me e sono abbracciata a lui e tra un gemito e
l’altro glielo dico, perché è un
sentimento troppo forte da tenere dentro. Anche lui me li dice a volte,
sottovoce, come fosse un segreto; spesso la mattina, mentre pensa che
dorma e mi accarezza leggermente. Mi sussurra parole. Una volta
l’ho sentito dire: “Dio, quanto vorrei poter dirti
tutto ciò lì fuori, mentre il mondo vive e tu sei
abbracciata a me, e la gente ci guarda.” Invece non lo fa,
perché sa che non potrei rispondergli. Perché i
nostri letti sono al di fuori del mondo reale, perché le
nostre lenzuola conosco segreti che gli altri non sanno e hanno sentito
dichiarazioni che nemmeno nei migliori romanzi d’amore.
Ed è lì che mi porta ora, in braccio, mentre mi
fa il solletico perché gli piace la mia risata,
perché vive di quella, come io vivo della sua. Non riuscirei
nemmeno ad immaginare un mondo senza il suo sorriso e i suoi occhi.
Sarebbe un mondo spento. Vuoto.
Mi adagia sulle coperte e mi bacia delicatamente.
“Non possiamo Ian, non di nuovo.”
“Lo dici tutte le volte.”
E allora mi arrendo, perché è la
verità. Io ci provo a fermarci, ma poi lui mi sfila la
maglietta e mi bacia e mi sussurra parole ed io non posso ignorarlo. Ed
è l’esatta cosa che succede adesso: sembra un film
che si ripete in continuazione, ogni volta uguale eppure ogni giorno
diverso. Così gli sfilo anche io la maglia e bacio il suo
petto ed i suoi addominali. Lui mi bacia nell’incavo del seno
e mi sfila cautamente il reggiseno. Pone le sue labbra ovunque, su ogni
centimetro di pelle e io sono in sua balia. Lo lascio fare
perché è dannatamente bravo, non solo a fare
l’amore, ma ad amare. Lo vedo, lo sento. Lo so anche in
questo momento, mentre entra delicatamente dentro di me e vedo il suo
sguardo. Ogni volta si preoccupa di sapere se va tutto bene, se mi fa
male, se voglio fermarmi. Ed è questo quanto mi ama,
perché nonostante si prenda ogni volta ciò che
vuole, se io non volessi che lo facesse, si fermerebbe immediatamente.
E questo lo fa solo chi è innamorato. L’amore non
è egoista. Lui non è egoista. E anche se non me
lo dice, so che mi ama dal fatto che mi guarda durante il tempo di ogni
spinta, che non distoglie mai lo sguardo da me, che vuole osservarmi
ogni singolo istante. E io faccio lo stesso. Contemplo ogni centimetro
del suo corpo e me lo stampo bene in mente ogni volta. Ormai conosco
ogni sfumatura dei suoi occhi, di quell’azzurro-ghiaccio in
cui mi perdo ogni maledetta volta.
Urliamo il nome dell’altro mentre veniamo, lo facciamo
sempre. Lui continua a sussurrarlo anche dopo, il mio nome, quando
è abbracciato a me, sfinito. Lo sussurra e io bisbiglio il
suo in risposta. È come dirci: “Sei qui? Sei con
me?” “Si Ian, sono sempre al tuo fianco.”
Ed è questa l’unica verità: io ci sono.
Come potrei andarmene? Io lo amavo anche mentre andavo a letto con
Derek, anche quando dicevo a lui che lo volevo, ma intanto pensavo agli
occhi azzurri del ragazzo con cui faccio l’amore poi in
segreto, e solo di notte, perché durante il giorno ognuno ha
la sua vita e i suoi impegni. I nostri si incrociano solo sul set.
È la notte, poi, che ci frega. Perché io sono
sola e vorrei solo stare con lui. E lui è solo che vorrebbe
solo stare con me. Così a volte vado da lui, altre viene da
me. Un giorno arrivai a casa sua e non c’era. Così
lo chiamai e mi sentii rispondere: “Nina, dove sei? Io sono
sotto casa tua che citofono da mezz’ora!” e allora
io scoppiai a ridere e continuavo a farlo mentre lui mi sgridava e mi
chiedeva cosa ci trovavo di tanto divertente. Quando gli dissi
dov’ero io capì e mi raggiunse. Non facemmo
l’amore quel giorno, stemmo solo uno abbracciato
all’altro tutta la notte, svegli, beandoci dei respiri e
inebriandoci del profumo dell’altro.
È così da un po’, ormai, e a volte ce
lo dicevamo: “Dobbiamo smetterla, non siamo niente: non
abbiamo una relazione, non stiamo insieme. Non può andare
avanti così.” L’altro concordava ma
nessuno dei due ci credeva mai veramente, così la notte
dello stesso giorno eravamo sotto le coperte a dimostrare che era vero,
non poteva andare avanti così, ma non potevamo nemmeno fare
altrimenti.
E no, agli amori così intensi non si sfugge, nemmeno se lo
si vuole.
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