L'Angelo

di Misaki Ayuzawa
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L’Angelo

Mia madre mi ha sempre detto di pregare, perché, finchè lo avessi fatto e mi fossi comportato bene, nulla di brutto mi sarebbe accaduto. Devo averlo fatto arrabbiare tanto Dio, allora. Mi chiedo perché … forse ha voluto punirmi per aver rotto la bambola di Cecily? O per aver mangiato l’ultimo pancake della mamma? O, ancora, forse non dovevo proprio giocare con Ella con i pugnali di papà.
Forse, semplicemente, sono stato punito per la curiosità: non avrei mai dovuto aprire quella scatola, quella pyxis. Curiosità. Anche Odisseo fu punito per la sua curiosità. Lui voleva arrivare ai confini del mondo, ma è morto. Io volevo sapere cosa mai si celasse nel passato di papà, ed è stata Ella a morire.
Ingiusta la vita, talvolta. Tu compi uno sbaglio e sei disposto a pagarne le conseguenze, eppure ci va di mezzo sempre un’altra persona.
Ad ogni modo, sono deciso nel fare quello che sto facendo: mai più amore nella mia vita, mai più … non so ancora, con precisione, come farò ma è l’unico modo per assicurarmi che la mia famiglia stia bene e poi, i Cacciatori sono gente cattiva, mamma non fa altro che ripetercelo, non si affezioneranno di certo ad un nuovo arrivato scontroso. Perché dovrò esserlo, scontroso, anzi, di più: insensibile.

Assurdo come sia facile da imparare, l’arte del fingere. Se non mi stessi allenando, ogni giorno, per diventare davvero bravo con i coltelli (la direttrice dell’Istituto mi dice che sapere utilizzare i coltelli non mi servirà più di tanto e che mi dovrei esercitare di più con l’arco o la balestra, ma io trovo così spettacolare i movimenti che non posso farne a meno) vorrei fare l’attore, mi sento molto portato.
Il segreto è leggere e osservare. Osservare le sfumature di comportamento e le azioni della fiumana di Cacciatori che ogni giorno è di passaggio nell’Istituto di Londra, per parlare di “politica” e azioni di attacco con Charlotte, e seguire, aiutati da una runa dell’invisibilità, i Mondani. I Cacciatori li reputano inferiori, non lo dicono mai apertamente perché credono di essere i loro protettori, ma se ce ne curassimo di più, saremmo più forti, più ingegnosi. Di sicuro io ho tratto insegnamenti preziosi dal caro popolo londinese.
Poi c’è la lettura: uniamo l’utile (come risultare così fastidioso e irritante da portare le persone a non rivolgerti nemmeno la parola? Chiedetelo a William Makepeace Thackeray) al dilettevole. I libri mi fanno credere che c’è chi sta peggio di me, anche se ammetto che consolarmi con le disavventure di personaggi immaginari non è esattamente una cosa da persone normali, non che io mi creda sano di mente, anzi sto valutando, ultimamente, la possibilità di farmi visitare da uno strizzacervelli mondano … Ad ogni modo, trovo che la lettura sia l’unica via per dimenticare, per ore e ore, tutto quello che mi assilla, per dimenticare gli incubi, per dimenticare le immagini nitide che hanno preso d’assedio la mia mente e che di andarsene non ne vogliono sapere nulla.

Qui all’Istituto sono, ahimè e contro ogni previsione e speranza, gentili con me. I coniugi Henry Branwell e Charlotte Fairchild fanno di tutto per farmi stare bene e a mio agio, anche se, sarò sincero, tutta la situazione è diventata imbarazzante da quando i miei genitori sono arrivati piangenti a Londra, implorando Charlotte di farmi andare da loro … è stato doloroso e difficile, ma sono riuscito a sfuggire alla tentazione di tornare a casa.
Comunque, Henry (sono persone davvero informali) se ne sta tutto il giorno nel suo laboratorio a costruire macchinari vari che, testuale, “un giorno saranno indispensabili per svolgere al meglio il nostro lavoro!”
Charlotte, invece, manda avanti la baracca. La ammiro molto, è una donna minuta ma ha una tale forza d’animo … tutti gli spocchiosi Cacciatori dell’Enclave la trattano come se non fosse degna di occupare la sua importante posizione, ma io credo che il lavoro che fa lei non lo saprebbero svolgere neanche in dieci.
Poi c’è una ragazzina, più o meno della mia età, si chiama Jessamine Lovelace. Mi assomiglia, credo, io però sono meno capriccioso. Ha una certa ritrosia nel relazionarsi con Charlotte e Henry e, inoltre, prende raramente parte all’addestramento o alle lezioni di lingue. Non la conosco bene, ma capisco questo suo antipatico comportamento: i suoi genitori, come i miei d’altra parte, avevano pessimi rapporti con l’Enclave, e alla loro morte, il Consiglio non ha esitato granchè a prendere quella dodicenne e a chiuderla, contro la sua volontà, in un mondo che odia, confiscandole i non pochi beni che possedeva.
I pomeriggi li passo, quando non mi alleno da solo o studio o leggo, con Thomas. E’ un Mondano con la Vista ed è simpatico. Non ho stretto con lui una forte amicizia ma è ovvio che è questo il mio obiettivo, sarebbe preoccupante il contrario. Poi, ci sono Sophie e Agatha. Sophie mi odia, si insomma: cosa può fare arrabbiare una cameriera se non una camera costantemente infangata e disordinata? Agatha mi adora (anche io la adoro … insomma, fa dei dolci al cioccolato così buoni che neanche il Diavolo riuscirebbero a provare sentimenti negativi!) ma non in modo pericoloso. Marbas ha detto: chiunque ti amerà, morirà. Non farò innamorare o provare sentimenti così forti per me alla cuoca.

Spazio autrice: 
Salve! Mi è venuta in testa questa idea di descrivere un pò la vita di William Herondale perchè, in quanto si tratta del mio personaggio preferito in assoluto, non solo nel mondo di Shadowhunters, trovo sempre che su di lui ci sia scritto molto poco. Per la qual cosa, ho deciso di buttare giù qualche capitolo in suo onore. Mi auguro che vi sia piaciuto, perchè, insomma, se non vi è piaciuto evito di pubblicare eventuali seguiti e me li tengo per me (dovrei prima scriverli ma ... dettagli!)
Se volete, fatevi sentire. Alla prossima, spero.

 

 





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