arcadia
ARCADIA
Ladri ...
Bene la sua preda era lì: bastava solo allungare un po’ le mani, fare attenzione e prenderla.
Aveva superato tutti i sistemi di
allarme con agilità e maestria. Aveva passato intere settimane
per studiare quel piano nei minimi dettagli e ora era giunto il momento
di metterlo in atto.
Quel diamante era così
splendente, con tutte le sue sfaccettature … lo chiamavano:
Arcadia. Il nome di un mondo fantastico.
Jeane era a mezz’aria tra il
piedistallo , sul quale stanziava una scatola a forma piramidale di
vetro che custodiva l’Arcadia, e il soffitto. Tutt’intorno
una rete inestricabile di allarmi.
Doveva fare la massima attenzione.
Sollevò piano la piramide
che ricopriva l’Arcadia e lentamente si tendeva per prendere il
suo gioiello, era quasi nelle sue mani quando lo vide letteralmente
sparire sotto i suoi occhi e ricomparire tra le mani di un giovane che
sorrideva divertito all’entrata di quella grande sala.
-ma che …?- Jeanne rimase
immobile qualche secondo, non aveva capito bene cosa fosse successo
sapeva solo che qualcuno l’aveva fregata.
Una sonora risata.
-tu chi cazzo sei?- fece molto
gentilmente Jeanne all’ignota figura, ma come risposta ottenne
solo un’ulteriore risata.
Poi gli allarmi suonarono. Violenti.
“cacchio, adesso come faccio?” la polizia sarebbe arrivata a momenti e lei era lì ,bloccata.
Aveva bisogno di molto più tempo per risalire …
”forza Jeanne pensa” si
diceva “su Jeanne pensa, pensa!” incitare il suo cervello a
pensare fu pressoché inutile: la polizia era arrivata.
Sentiva i cani ringhiare e le
guardie gridare e sputare le loro solite frasi da film d’azione
tipo ”sappiamo che sei lì dentro, ti conviene arrenderti!
Siamo armati!” il solito blef, o forse No,almeno lo sperava.
In ogni caso era nei guai , stavolta l’avrebbero davvero messa dentro.
E quello stupido non la smetteva di ridere … già, quel bastardo era ancora lì.
-addio cara!- fece salutando con la mano prima di andare via con il diamante .
Jeanne non fece in tempo a
rispondere in uno dei suoi soliti modi gentili che un poliziotto le
puntò una torcia sul viso. Accecante.
Chiuse istintivamente gli occhi e … fu buio.
Il soffitto era finemente decorato,
la stanza era arredata elegantemente da un armadio con un grande
specchio e un grande comò occupava lo spazio accanto al letto,
che era uno di quei letti che si vedono nelle telenovela di fine
’800 ,a baldacchino, tutto decorato.
Sembrava la suite di un albero o forse la camera di un castello.
Jeanne si alzò di scatto.
Dove si trovava?
Aspetta, qui qualcosa non quadrava.
Tentò di ricordare: stava
rubando un diamante, poi era arrivata la polizia , aveva chiuso gli
occhi e ora era in un posto lussuoso … no, i conti non
tornavano!
Sforzò i suoi ricordi
affinché fossero più precisi tentando di focalizzare
precisamente l’ultima immagine rimasta impressa nella sua testa:
un ragazzo … già quel bastardo! Era stata tutta colpa sua
se … poi improvvisamente si fece spazio tra gli altri un
pensiero: CIBO.
Bè aveva fame.
“ma perché devo mettermi a pensare al cibo in una situazione come questa? Stupido cervello sei un idiota!”
“non ti permetto di
rivolgerti a me in quel modo, bella; fino a prova contraria sono stato
io a pianificare un piano per-fet-to!”
Con chi stava parlando? Con il suo cervello ovviamente.
No, forse non così ovviamente.
“tu non sei stato capace di pensare ad un altro piano di fuga!”
“non mi piace lavorare sotto pressione!”
“ovviamente grande genio, come vuole lei …”
Mentre stava lì a fare lite con il suo cervello sentì un rumore.
Automaticamente la ragazza si
nascose sotto le lenzuola decidendo di rimandare momentaneamente il
litigio con la sua materia grigia.
La porta si aprì.
-buon giorno principessa!- un
giovane che sembrava avere circa 20 anni, con i capelli biondi e lo
sguardo beffardo apparve sulla porta e le sorrise.
-salve io sono Cristopher, voi siete …? - con fare gentile fece un inchino che ricordava i tempi antichi.
-io sono Jeanne, la Ladra Jeanne e
voi … voi … - improvvisamente il volto della ragazza
divenne praticamente bordeaux e questo era dovuto al fatto che solo
allora si era accorta di avere indosso unicamente la biancheria intima.
Si tuffò immediatamente sotto le lenzuola.
-scusami, mi sono permesso di toglierti quei vestiti logori e sporchi- fece il biondino.
-tu razza di maniaco sessuale! In che cavolo di posto mi trovo? E poi … tu hai portato via il mio diamante!! maledetto!-
-il tuo diamante? Non l’ho
portato via, l’ho rubato. Un ladro che ruba ad un altro ladro:si
chiama voglia di competizione, è molto diffusa tra noi uomini.-
-non me ne fotte un cavolo di come
vuoi chiamarla, fatto sta che tu mi hai derubato! Io rivoglio il mio
diamante e i miei vestiti!-
- D’accordo , principessa-
- smettila di chiamarmi principessa! -
-ma è divertente farlo: sei così carina quando ti arrabbi!-
-No, non sono carina. Smettila e spiegami dove mi trovo e cosa ci faccio qui!-
-bene Jeanne, ti spiegherò
come stanno le cose, quindi calmati e ascoltami. Io , come ti ho
già detto mi chiamo Cristopher e come avrai capito sono un
ladro. Dato che mi annoiavo a rubare da solo ha deciso che avrei
cercato un “compagno di lavoro”. -
- ma perché dovevi scegliere proprio me?-
- bè è un po’
che leggo notizie di tuoi furti sui giornali e ho pensato che fossi un
soggetto interessante e … noto che sei anche sexy.-
La ragazza arrossì
nuovamente chinando il viso e nascondendolo dietro i lunghi capelli
castani e lisci. Immediatamente lanciò un cuscino sul ragazzo
che rideva.
-quindi ora tu dovrai … -
Il biondino non fece in tempo a
completare la frase che la ragazza, indossando il lenzuolo come un
vestito improvvisato,si era alzata e tentava di fuggire dalla finestra
- io non farò niente e non starò qui un minuto di più!-
Tentava di aprire la finestra ma era inutile. Era bloccata.
Non ebbe il tempo di pensare ad un
nuovo piano (tutta colpa del suo cervello a cui non piace lavorare
sotto pressione)che il ragazzo le fu addosso e la ributtò sul
letto.
Le stava completamente sopra,
sovrastandola. Lei era magra e piccola, perfetta per rubare ma inadatta
a competere con la forza di un maschio.
-tu non andrai da nessuna parte-
fece il biondino guardandola con i suoi occhi nocciola. Poi
continuò- tu sei mia prigioniera e non hai vie di scampo.-
la ragazza stava per sputare
qualche altra delle sue imprecazioni quando il ragazzo le mise un pezzo
di scotch sulla bocca per impedirle di fiatare
- ti lascerò libera solo dopo che avrai accontentato una mia richiesta: portare a compimento un furto con me.-
Cristopher guardò Jeanne,
che si era rassegnata all’immobilità, e la scrutò
per indovinarne la risposta.
Non aveva molte scelte.
-allora? Accetti? Non hai scelte.-
Piano le tolse lo scotch dalla bocca per permetterle di rispondere mentre le sussurrava - non fare casino principessa-
Lei gli lanciò uno
sguardo di sfida poi voltò gli occhi altrove per fuggire ai suoi
e disse - d’accordo, ma smettila chiamarmi principessa cacchio! E
ora lasciami!-
-No-
-perché no?-
-perché è divertente! E poi non pensi sia romantico … -
-cosa?-
-il fatto di esserci incontrati nel furto dell’Arcadia: il nome di un mondo fantastico … come t e … -
-io credo solo che tu sei tutto matto.-
- … per questo tu sei la mia principessa- non l’aveva ascoltata.
- io non sono la principessa di nessuno!-
-bene principessa … o ladra
Jeanne, ora dobbiamo lavorare per organizzare il furto del secolo:
quello della gioielleria Scietsnich-
Ma perché i ladri ogni furto lo chiamano “furto del secolo”? mah.
Avevano una settimana esatta per preparare quel furto …
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