I raggi del sole filtravano
tra le nuvole bianche come il latte.
Lui rimase là con lo sguardo fisso, la barca in balia delle
onde. Quel viaggio era durato settimane; ma non se ne curava, il suo
spirito era incolume all'aria piena di tensione che aleggiava intorno a
lui. Doveva raggiungere quella terra.
-Capitano...- squittì all'improvviso una vocetta dietro di
lui,
-...gli altri non ne possono più. Sarebbe meglio
rinunciare...-
-...-
-...Capitano... il timone di una delle navi si è rotto, le
scorte di cibo stanno per finire e... sul serio, dovremmo fare marcia
indietro.
-...Non saremmo comunque in grado di affrontare il viaggio di ritorno.-
Il capitano fece udire per la prima volta dopo giorni la sua voce. -Non
se ne parla, continueremo finc-...-
-TEEEEERRAAAA!!!!-
Il capitano e il suo compagno alzarono lo sguardo verso la vedetta,
presi alla sprovvista.
-TERRA IN VISTAAA!!!-
I due puntarono estasiati gli occhi davanti a loro e la videro: una
lunga striscia di terra si profilava all'orizzonte.
***
-Capitano, dovremo lasciare la nave qui. Useremo le altre due.-
-Suppongo tu abbia ragione.-
Qualcosa scintillò sulla sabbia.
-Capitano, siamo pronti a partire.- il piccolo marinaio salì
senza aspettare risposta sulla nave più grossa.
E la risposta non sarebbe mai arrivata. Perché, per qualche
motivo, il capitano fu attratto da quell'oggetto scintillante.
Si abbassò all'altezza del gingillo e lo squadrò
con
attenzione. L'operazione risultò abbastanza complicata,
poiché era coperto dalla sabbia. Ma proprio quando fece per
rimuoverlo da essa, una forza misteriosa si scatenò
dall'oggetto. Per qualche secondo il corpo del capitano si
impiantò lì, in quella posizione. L'uomo, da
parte sua,
si sentiva come se fluttuasse al centro dell'universo. Perse la
cognizione del tempo e sembrò che i suoi 5 sensi avessero
smesso di funzionare. Dopo quelle che gli sembrarono ore, si rese conto
di avere effettivamente gli occhi aperti. Le mille sensazioni strane
che aveva provato ora erano svanite. E qualcosa lì era
cambiato.
Anzi, qualcosa si era aggiunto alla sua vista.
Non era l'unico ad aver afferrato e liberato dalla sabbia quella cosa.
Una creatura bianca lo guardava con uno sguardo stranamente familiare.
Sembrava un piccolo felino, un leopardo in miniatura.
Solo dopo si rese conto che l'oggetto misterioso era un piccolo
cristallo viola. Ma non riusciva a togliere gli occhi di dosso da
quell'animale sconosciuto.
Quello sguardo...
-CAPITANO! SONO APPARSI DEGLI ANIMALI STRANI
SULLA NAVE! CAPITANO COLOMBO!-
***
Molti anni dopo
*Dling Dling*
Il telefono squillò nel rimbombante silenzio
della casa.
Un animale bianco con un ciuffo sbarazzino sulla testa rispose alla
chiamata.
-C-ciao Hattori... sono io...-
-Ehhhhhyyy Kudo!!-
La solita allegria di Heiji non lo tirò affatto su di morale.
-Ascolta, devo parlarti, è importante...-
-Ma ceeerto, dimmi! Cosa ti turba?-
-Ehm... vedi...-
-ODDIO, una farfalla! Guarda che colori!!!!-
-Ha-... Hattori sei ancora lì?-
-Sì scusaaaa, dicevi?-
-...Allora...-
-Ohhhh guarda quelle nuvole a forma di U.F.O.!!! Sono
così... fuffolose!!!-
-...-
*Tuuu-Tuuu*
-Kudoooo ci sei?!-
Conan sospirò. Come aveva pensato, non era stata una buona
idea.
Heiji era rimasto la sua unica speranza... ed era sfumata in pochi
secondi.
Diede un'occhiata al pezzo di carta che aveva in mano; sconsolato
tirò una riga sul nome del suo amico, per poi leggere gli
ultimi
due nomi scritti alla veloce: Jodie ed Eisuke.
Appallottolò il foglio con un improvviso attacco d'ira:
chiedere
o anche solo pensare a quei due Nekodachi non era d'aiuto.
O forse la ragione era
un'altra?
Jodie lo avrebbe ignorato chiedendogli quale vestito la
rendeva
più attraente ed Eisuke si sarebbe limitato a dormire.
Niente di
più e niente di meno.
Il
piccolo detective non faceva altro che sospirare. Per fortuna il suo
Teemee non se n'era accorto... dopotutto lui era l'ultima persona a cui
avrebbe chiesto suggerimenti in merito al suo problema.
-Ran-neechan, la cena era deliziosa come sempre!-
Il Nekodachi si irrigidì, ma sperò di non dare
nell'occhio.
-Io vado a letto...- miagolò infine.
-Ah, ma... Conan-kun, hai mangiato abbastanza?- Ran era gentile come
sempre.
-Sì, sta' tranquilla...-
Conan, Ran e Kogoro lo guardarono distrattamente allontanarsi.
La
Nekodachi della ragazza era leggermente turbata. Erano giorni ormai che
percepiva una strana atmosfera quando parlava con Conan. Era una
sensazione familiare, era sicura di averla già provata
prima. Ma
in quel momento non le veniva in mente nulla.
Si sentiva... sola...
-Ma
perché a me...?- si ripeteva Conan. Era a letto nella "sua"
camera e non riusciva a dormire. Si girò verso la finestra:
la
notte era stellata come poche volte ad Agosto.
Si
avvicinò ad essa, la aprì con qualche
difficoltà e
si mise ad ammirare il cielo. Era immerso nei suoi pensieri, quando
qualcosa attirò la sua attenzione.
Un'ombra triangolare
volò sopra la sua testa.
Sembrava diretta verso il tetto dell'agenzia. Il felino si
arrampicò agilmente su per il tubo di scolo e raggiunse il
tetto
piatto dell'edificio.
Una piccola figura grigia era accucciata non lontano da lui. Lo
riconobbe subito, quel mantello era inconfondibile.
-Kaito... Kid?!-
-Ehilà...- il Nekodachi si girò stancamente e
guardò il suo rivale. Ma Conan non era dell'umore ideale per
dargli la caccia. Anzi, si sedette accanto a lui, improvvisamente
esausto da quella giornata piena di delusioni.
-Posso... chiederti una cosa...?-
-Cos'è, un grande detective come te che chiede consiglio a
uno come me?-
Conan si stupì di fronte alla sfumatura divertita che aveva
la
voce di quel ladro da strapazzo. Lo aveva sempre conosciuto come il Nekodachi depresso...
-Di colpo sai... mi sento molto simile a te... o... a Jodie o...
Eisuke...-
-Vuol dire che sei un Crazy-...?-
-...-
Conan si girò di scatto dalla parte opposta, chiudendo gli
occhi. La realtà era dura da sopportare.
-A me sembri un Nekodachi normalissimo, se ti può tenere su
di morale. Guarda me piuttosto... sono un miserabile...-
Il piccolo detective non rispose. Non ce la faceva più,
doveva sfogarsi con qualcuno.
-La verità è che io...-
Kaito Kid lo guardo incoraggiante, sempre se si possa definire
così quel suo sguardo perso e disperato.
-Io sono...-
La luna brillava sopra di loro con una luce rassicurante, come se anche
lei non vedesse l'ora di scoprire il suo segreto.
-Io mi sono innamorato di Haibara.-
....
Confusi? Elettrizzati? ...o
schifati? xD Commentate please!!!
PS: ringrazio la mia amica Skulblaka17 per avermi aiutato durante la
scrittura di questo primo capitolo.