Barbie e Peluches
[NejiHina Version]
Nei
quartieri alti di Konoha, dove sorgevano le ville dei
clan più nobili, era solita regnare una placida
tranquillità. Niente urla,
niente piatti rotti, niente porte sbattute. Pace, insomma, una quiete
che
sembrava destinata a durare in eterno.
Ma Neji,
dall’alto dei suoi 7 anni di esperienza, sapeva
perfettamente che in realtà si trattava di apparenza, della
quiete che precede
la tempesta.
Mollemente
sdraiato sul letto, con il mano il terzo
ghiacciolo della giornata e sotto gli occhi l’ultimo numero
di “Astri Amici:
Come Conoscere e Seguire il Proprio Destino”, chiunque
avrebbe giurato che
stesse semplicemente godendosi i raggi di sole che filtravano
dalla finestra.
In
realtà, Neji attendeva, con lo stoicismo di un
condannato a morte che si trattiene a forza dal mettersi a piangere.
Perché,
lo
sapeva, finora era andato tutto troppo bene per poter durare.
All’Accademia
aveva preso ‘Ottimo’ nella verifica sulle
Abilità Innate, e quel maledettissimo Uchiha soltanto
‘Distinto’.
Nell’ora
di
Taijutsu aveva potuto spiegare in termini pratici al sopracciglione
scemo che
lo stile del ‘pugno gentile’ degli Hyuga non era
poi così gentile se ti
prendeva in pieno stomaco.
A pranzo
Tenten aveva deciso di unirsi alle altre
bambine pettegole invece di stressarlo con la sua insopportabile
parlantina.
Ma
soprattutto, fatto ancora più eclatante, lei non si era fatta vedere per
tutto il pomeriggio.
Cominciava
quasi a sperare che forse, almeno per
quel giorno, l’avrebbe risparmiato, quando alcuni lievi passi
infransero in un
istante tutti suoi sogni di pace e tranquillità.
<<
Neji nii-san! >>
Ecco,
appunto.
Resistendo
all’impulso di nascondersi sotto il letto e non
riemergere mai più, Neji si impose di rimanere immobile
quando la maniglia si
inclinò delicatamente e la porta si aprì piano,
mostrando l’ultima immagine che
avrebbe voluto vedere in quel momento: capelli corvini a incorniciare
il viso
pallido, occhioni color ghiaccio, manine intrecciate ed espressione
angelica,
sua cugina Hinata gli sorrise timidamente mentre si richiudeva la porta
alle
spalle, e Neji ebbe la certezza di essere irrevocabilmente,
definitivamente in
trappola.
<<
Nii-san, ti andrebb... >>
<<
No. >> la interruppe lui, lapidario,
congratulandosi mentalmente con sé stesso per la freddezza
che riuscì a
mantenere quando lei inclinò timidamente la testa,
abbassando lo sguardo.
<<
Ma nii-san, non hai ancora sentito cosa volevo
chiederti... >> protestò debolmente lei,
mordendosi il labbro.
Effettivamente,
Neji aveva cantato vittoria troppo presto.
Davanti all’espressione affranta della cugina, dovette fare
un immenso sforzo
per impedirsi di correre ad abbracciarla e assecondare qualunque
assurda
richiesta gli avesse fatto.
Invece, si
limitò a raddrizzarsi a sedere sul letto,
evitando accuratamente di incrociare il suo sguardo.
<<
Non mi interessa. Non ho nessuna intenzione di
giocare a “La signora Smith prende il
thè” o “La signora Smith porta al parco
il figlioletto”! È umiliante. >>
concluse gelido, rabbrividendo ancora al
pensiero del pomeriggio precedente passato a organizzare una sfilata di
moda
per barbie.
Hinata
rialzò il capo, gli occhi improvvisamente lucidi, e
Neji sentì la sua volontà oscillare paurosamente
davanti a quell’espressione
afflitta.
<<
Senti, Hinata, sono stanco, va bene? >>
sbuffò, irritato << All’Accademia ho
avuto la verifica di matematica, va
bene? Perciò oggi proprio non… >>
ma si interruppe all’improvviso non
appena vide la cugina avvicinarsi timidamente.
<<
Tu mi vuoi bene, nii-san? >> domandò,
torcendosi le mani in segno di nervosismo.
Neji
rimase a dir poco spiazzato, avvampando di botto.
<<
Cos... Io... Ma che... >> boccheggiò,
facendo cadere il ghiacciolo sul pavimento. << M-ma
certo! >>
riuscì a esclamare, maledicendo mentalmente
l’improvvisa balbuzie che sembrava
aver deciso di abbandonare la piccola Hinata per attaccarsi a lui. La
cugina
sorrise in ringraziamento, per poi tornare immediatamente seria.
<<
Allora perché non vuoi mai giocare con me?
>> continuò, con un’innocenza
disarmante.
<<
No, è che... l’Accademia... la verifica...
>> balbettò Neji, gesticolando frenetico.
Sentiva i
suoi propositi di non cedere davanti a
quell’espressione da cucciolo andare inesorabilmente a quel
paese, e il suo
orgoglio con loro. Perché, per quanto si sforzasse di negare
e fare il duro con
gli altri, Neji non sapeva assolutamente resistere alla cugina.
Era
più forte di lui. Ogni volta che vedeva il volto
angelico di Hinata adombrarsi di tristezza, il desiderio di
rassicurarla, di
stringerla, di abbracciarla vinceva sull’immagine di
freddezza e autocontrollo
che il resto del mondo venerava.
Semplicemente, si
scioglieva. Perché,
nonostante tutto, le voleva bene.
<<
Oh, va bene, d’accordo! >> sbottò,
scendendo
di malagrazia dal letto ed evitando per un pelo il ghiacciolo sciolto
<<
Purché non sia niente che abbia a che fare con bambole e
altre diavolerie del
genere... >>
Hinata
annuì solenne, illuminandosi.
<<
Grazie, nii-san! >> disse dolcemente
<< Pensavo che potremmo giocare con i miei peluches!
>>
Al
pensiero delle decine di orsacchiotti assatanati che lo
attendevano in camera della cugina, Neji considerò
seriamente l’ipotesi di
emigrare in qualche paese dall’altra parte del globo e
cambiare nome.
Ma quando
Hinata gli prese delicatamente la mano
conducendolo fuori dalla stanza, ebbe la certezza che per quel sorriso
così
radioso e quella manina stretta nella sua, avrebbe affrontato anche un
esercito
di dannatissimi peluches. Dopotutto, con lei vicina, non potevano
essere così
terribili.
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Spazio Autrice
Lo so che non ha senso.
Insomma, vi pare che
Neji debba avere paura di una creaturina dolce e indifesa come Hinata?
Ma dai!
Solo che mi piaceva l’idea
di questo rapporto un po’ ambiguo, in bilico tra amore e
odio, con quel pizzico
di ingenuità dei bambini.
Perciò, questo è quel
che ne è uscito!
Ditemi voi cosa ne
pensate. ^.^
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