Vacanze.
Essere
un
cacciatore di demoni è un lavoro pericoloso, impegnativo,
pieno di
difficoltà e anche molto stressante oltre che stancante, ma
Lucia
tendeva a vedere il buono anche in una professione così
particolare.
Non
appena aveva
saputo che il prossimo incarico li avrebbe portati in Italia le si
illuminarono gli occhi; non era mai stata lì e voleva, anche
se il
lavoro sarebbe stata la priorità di entrambi, immergersi in
quel
Paese così ricco di storia, cultura e classicità,
le stesse di cui
aveva spesso letto nei suoi libri e che, da sognatrice, ha sempre
sperato di poter assaporare un giorno.
Non
vedeva l'ora di
andare a visitare Bologna, Firenze, Napoli, Palermo, Roma, e magari
altri posti a lei cari solo sulla carta, fino a quel momento.
Si
era stupita del
fatto che i demoni a cui avrebbero dovuto dare la caccia si
trovassero e agissero in città molto grandi e, a quanto
pareva,
anche in pieno giorno.
Probabilmente
erano
delle creature che avevano imparato a passare inosservati tra la
folla, forse avevano anche le spalle coperte dalla legge, che poteva
chiudere un occhio su certi avvenimenti di cronaca che potevano
essere insabbiati, catalogati come semplici tragiche
fatalità o
altro.
Lucia
aveva già
deciso: lavoro o meno, si sarebbe goduta l'Italia e le sue bellezze
come se fosse stata in vacanza e quando si metteva una cosa in testa
nessuno poteva fermarla.
La
prima tappa
sarebbe stata una delle più antiche città
universitarie d'Europa e
Lucia, eccitata, per prima cosa chiamò il call-center per la
prenotazione di due biglietti della mostra che si teneva a Palazzo
Fava, per ammirare i pittori olandesi del Seicento e quello che
probabilmente era ed è tuttora il quadro più
famoso di Jan Vermeer.
Infatti,
appena
arrivati e dopo aver riposato il giusto per riprendersi dal volo,
Lucia si vestì di tutto punto e invitò
Dante,
anzi, lo
costrinse, a fare altrettanto per uscire e visitare Bologna.
«Andiamo,
Lucia,
vuoi davvero andare a vedere una mostra sul cibo?» chiese
Dante un
poco stupito. La ragazza voleva fargli una sorpresa.
Alcuni
mesi prima,
quando erano stati chiamati per proteggere la famiglia di un
collezionista d'arte ucciso da dei demoni, Lady e Trish si erano
meravigliate del fatto che Dante avesse espresso la richiesta di
poter vedere più da vicino i quadri autentici che il defunto
aveva
nella sua galleria privata; avevano immaginato che tra quelle tele
potesse albergare uno spirito maligno, non sarebbe stato strano,
molto spesso le evocazioni del male si nascondono negli oggetti
comuni per poter agire al meglio e ghermire nuove anime.
Era
stato anche il
pensiero dell'acchiappa-demoni, ma a Lucia non sfuggì un
sorriso
quando l'uomo si ritrovò davanti il San
Giovanni Battista.
Quelle
grandi
ombre, la luce data da un panno cremisi, i lembi di pelle visibili
nella penombra, avevano lasciato in Dante un senso di mistero, anche
di indefinitezza e non appena lo disse alla compagna, che aveva
intuito che l'arte aveva suscitato qualcosa in lui, affermò
con
naturalezza che questo era il bello di ogni forma d'arte, che regala
emozioni e sensazioni diverse per ogni persona che si avvicina a
essa.
Lucia
sperava che
anche i pittori dei Paesi Bassi potessero rendere Dante astonished,
come amava dire.
«Beh,
sai,
l'Italia è anche la terra della buona cucina, penso non ci
sia nulla
di male nel compiacerci dei capolavori culinari; inoltre potremo
osservare la gente e se percepiamo qualcosa,
non trovi?»
«Sì,
hai ragione,
ma guardati, sembri uscita da quel film in bianco e nero, Vacanze
bolognesi»
commentò Dante osservando la ragazza e la sua mise.
Un
vestito leggero
a fiori, i capelli rossi raccolti sotto un cappello, dei grandi
occhiali da sole... sarà stato anche il clima caldo, quasi
estivo,
come anche l'ambiente allegro che si respirava, ma Lucia sembrava una
vera e propria turista uscita da un film d'epoca.
«No,
ti sbagli,
quello è Vacanze
romane»
fece lei accigliata dall'errore di
lui «e dai, goditi anche tu il sole e la città, ci
spacciamo per
una coppietta in vacanza, daremo meno nell'occhio. Con i tuoi
pantaloni di pelle, il trench e chissà cos'altro desteresti
molto
più sospetto rispetto a come sei vestito. Però
fattelo dire, stai
bene, con la camicia.»
Con
un sorriso,
Lucia lo prese sottobraccio e Dante si fece contagiare dalla sua
allegria.
Alle
volte Lucia
appariva entusiasta come una bambina, lasciando che la sua dolce
ingenuità emergesse, affiancata come sempre dalla voglia di
conoscere, sperimentare, divertirsi e vivere ogni momento assieme a
lui con rinnovata gioia.
Arrivati
a
destinazione, Dante scoppiò in una sana risata.
«Lo
sapevo che non
si andava a mangiare, ma a nutrirci di
cultura.»
Lucia
sorrise e
andò un attimo a ritirare i biglietti che aveva prenotato,
per poi
porgerne uno a Dante.
«Se
vuoi andare a
ingozzarti di pizza, potrai sempre farlo, ma come ti ho detto, voglio
visitare l'Italia, senza “se” e senza
“ma”.»
L'uomo
alzò le
mani al cielo e con tono fintamente rassegnato, ma divertito
replicò
«Sarà così anche nelle prossime mete,
vero? Se non altro a Firenze
potrò visitare Palazzo Auditore. Non nascondo che quei
luoghi del
videogioco mi hanno stregato.»
«Dante...
gli
Auditore erano dei violinisti, vissuti ai tempi degli Stradivari, i liutai, non
esiste il palazzo di questi Assassini, magari, se sei fortunato,
però, possono sempre mandarti un piccione con un contratto
di
assassinio.»
«E
tu me lo dici
così? Ti rendi conto che hai smorzato il mio entusiasmo in
un
colpo?»
«Ma
va', ti
aspetti al Vaticano le congiure degli Illuminati? Non tutto
quel
ch'è oro brilla...»
«Né
gli
erranti son perduti, lo so,
ma qui non luccica nulla. Che
peccato, ma meglio saperlo.»
Prese
Lucia per i
fianchi e la baciò lì, all'ingresso della mostra,
mentre alcune
persone si erano soffermate a osservare quella strana coppia di
turisti che parlavano inglese.
«Beh,
Cicerone,
vogliamo andare?»
L'angolo di Layla.
Ben
ritrovati.
Questo
capitolo è nato perché io e le mie colleghe e
amiche stiamo prenotando i biglietti per la mostra di Vermeer e gli
olandesi a Bologna e mi è venuto il pallino per questa
mini-storia.
I
riferimenti alle cose che adoro sono presenti in questo scritto, ma
andiamo con ordine.
1)
Caravaggio. Il quadro di San
Giovanni Battista a cui mi riferisco è conservato
a Monaco in una collezione privata. A me piace da impazzire Caravaggio
e anche se sono atea, i suoi quadri religiosi sono per me bellissimi.
Uno dei miei quadri preferiti in assoluto è proprio la
Vocazione di San Matteo.
L'ho
visto dal vivo e vi assicuro che è meraviglioso.
Ora
il fatto che sono atea non vuol dire che mi renda una che disprezza
l'arte religiosa; ci sono quadri, sculture, canti molto belli, chi lo
nega?
2)
Assassin'S Creed. Amo questa saga e amo Ezio in particolare,
è il mio Assassino preferito. Sarà per il
contesto storico (datemi il Rinascimento e mi fate felice),
sarà perché siamo a Firenze... niente,
è amore.
3)
Tolkien. La frase "Non tutto quel ch'è oro brilla" parte
proprio come matrice dal proverbio "non è tutto oro quel che
luccica", cosa che un filologo come il Professore sfruttò a
suo vantaggio nel capolavoro forse più noto. Ho voluto
creare un rimando.
La
storpiatura del film e della citazione velata a Dan Brown e ad Angeli e
Demoni è voluta.
Come
sempre, grazie a chi legge, a chi recensisce e a chi mette tra le
preferite/ricordate/seguite la raccolta.
Alla
prossima, spero presto,
Barbara.
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