The show must go... all over the place... or something.

di breaking free
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-Artie

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Andiamo Artie, andiamo. Sei forte, ce la fai. Solo un altro sforzo, sei arrivato.
Quella rampa non era mai stata così tanto ripida in vita sua.
La conosceva bene come le sue gambe non funzionanti e sapeva che l’antipatia era reciproca.
E Artie sorrise.
E lasciò la presa dalle sue ruote e fece in modo di rotolare all’indietro, con un piccolo sorriso dipinto sul viso. Lasciò perdere il sangue che incominciò ad uscire dalla nuca, la sporcizia nei capelli e i graffi sul viso: lui stava venendo.
Ogni volta che Artie non ce la faceva a salire la rampa, ad entrare in classe, a prendere da mangiare alla mensa, ad arrivare puntuale alle lezioni, ad arrivare all’armadietto, Finn era lì.
Sempre.
Ci penso io Artie, lascia fare a me, e Artie scuoteva la testa perché era orgoglioso.
Artie aspetta, ti farai male!, e lo spingeva via perché voleva essere trattato come tutti gli altri.
E adesso Artie non aveva aspettato, non aveva lasciato fare a nessuno e non aveva neanche scosso la testa, si era semplicemente lasciando andare.
Alla pazzia, alla nostalgia o all’ospedale non aveva importanza.
Lui stava venendo. Già sentiva il suo fiato affannato, le sue grosse mani afferrarlo da sotto le ascelle e tirarlo su e dargli una pacca sulla spalla per dirgli che andava tutto okay.
Ma nulla era okay, perché Artie perse tutte le lezioni quel giorno, aspettando che Finn arrivasse per tirarlo su e per dargli una pacca sulla spalla, per aiutarlo, per esserci.
Ma Finn, quel giorno, non venne.




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