Storia
che partecipa alla Challenge "Slice of Life" indetto da areon.
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Challenge:http://freeforumzone.leonardo.it/d/10511289/-Slice-of-Life-challenge/discussione.aspx
Prompt: Bicchiere di vino
Titolo: Settembre 1974 - Le Perle
Autore: Reagan_
Fandom: Originali-Romantico
Personaggi: NC
Genere: Romantico
Rating: Verde
Avvertimenti: Nessuno
Lunghezza: (conteggio parole e numero pagine):2000
Le
Perle
Saint Joseph Church era una di quelle chiese borghesi ed innocue che
tanto piacevano a Georgiana. Il pastore era un uomo distinto, incline a
miti prediche e con la particolare capacità di organizzare
eventi mondani degni della consorte del sindaco, non era solito
battezzare neonati comuni per cui la sua sola presenza aveva suscitato
stupore ed invidia fra le altre madri presenti alla breve cerimonia.
Nonostante la ritrosia della famiglia di Donald, Georgiana era riuscita
a replicare una cerimonia di battesimo anglicana, senza lunghi canti o
incitazioni morbose all'estasi. Anche se aveva sempre trovato
affascinanti i riti delle chiese afroamericane, le considerava poco
adatte a lei e sobrie. C'erano voluti quasi due mesi per convincere
Donald a cedere su quel punto, sottolineando quanto fosse importante
per entrambi mantenere i rapporti con una istituzione approvata dalla
maggior parte dei suoi colleghi di lavoro e dal direttore dell'ente di
ricerca.
Così quel mattino Donald si sarebbe allontanato ancora di un
passo dalle sue origini, trascinando con sé il figlio,
pensava mentre si vestiva in camera e fissava con la coda nell'occhio
sua moglie infilarsi un abito grigio.
-Non è troppo austero quell'abito?- domandò
girandosi appena mentre trafficava con il nodo della cravatta.
Georgiana chiuse la cerniera del vestito da sola e cercò di
non sembrare offesa da quel commento. Non era la prima volta che suo
marito tentava di convertirla alle mode colorate che tanto le sue
colleghe sembravano amare. Ma a lei non stavano bene quei colori, quel
rosa acceso o quel verde confetto non facevano per lei.
L'austerità e la sobrietà erano le uniche cose
che sembrano perfette per il suo copro minuto e senza particolari
curve. Si sistemò nuovamente la coda bassa con cui aveva
raccolto i capelli ed aprì il suo portagioie, con estrema
delicatezza tirò fuori una lunga collana di perle.
-Mi aiuteresti invece di blaterale?- chiese al marito avvicinandosi a
lui.
Donald si sistemò dietro di lei e prese la collana che
allacciò con qualche difficoltà, una volta
legata, lasciò un bacio leggero sulla spalla di Georgiana
che s'irrigidì. A Donald non sembrò importare,
perché la voltò contro di sé e la
baciò con irruenza, Georgiana cercò di non
lasciarsi andare ma per la prima volta dopo mesi, la libido prese il
sopravvento e rispose con la stessa urgenza. Circondò il
collo con le sue braccia magre e sentì quasi il bisogno di
sollevare la gonna e far scendere le mutandine, ma il pianto del loro
bambino li interruppe.
-Il principino mi sa che desidera rimanere figlio unico a lungo.
-Donald lasciò un bacio delicato sulla fronte della donna e
le sorrise. -Vado a calmarlo.-
Georgiana lisciò la gonna del vestito e cominciò
a giocherellare con le perle fredde della collana. Non poté
fare a meno di notare come lo specchio riflettesse l'immagine di una
donna con le guance arrossate e le labbra rosse, quasi
inconsapevolmente sorrise a sé stessa.
-Direi che potremmo fare l'ultima foto qui, con tutte le persone.-
disse il fotografo, un giovanotto della scuola di arte, agitando le
mani e cercando di spingere una folla immaginaria. Georgiana
spostò Glenn da un braccio all'altro, il bambino sembrava
troppo interessato alla cravatta turchese del padre che tentava di
afferrare. Quando il fotografo gridò
“Cheese!”, tutti sorrisero automaticamente e
Georgiana sentì la mano di Donald circondarle la vita e le
sue labbra avvicinarsi pericolosamente all'orecchio.
Per un attimo si domandò se volesse sussurrare qualche
sconceria e si pentì amaramente di essersi lasciata andare
così volubilmente qualche ora prima.
-Dimmi che non sono loro.- disse lui facendo un cenno con il mento
verso destra.
Georgiana seguì il suo sguardo e finì per notare
due persone in piedi a fissare la piccola folla che si stava
già disperdendo per recuperare le diverse auto posteggiate
davanti alla chiesa. Strinse con forza suo figlio non appena comprese
che le due figure appartenevano ai suoi genitori.
Donald azzardò a fare un passo verso di loro, ma Georgiana
lo fermò.
-Salutiamo prima i nostri amici e i parenti, diciamo che andiamo a
cambiare Glenn per qualcosa di più comodo e che ci vediamo
tutti al ristorante.-
Donald annuì e cominciò a pellegrinare per la
piccola piazza spiegando con un sorriso perfetto fra le labbra come si
sarebbero tutti visti fra meno di un'ora al ristorante.
Liberatosi della madre che aveva insistito per andare con loro a casa e
aiutarli a scegliere qualcosa di adatto, Donald si avvicinò
a Georgiana che mentre cullava Glenn stringeva convulsamente la collana
di perle.
-Andiamo?- le chiese. Lei annuì solamente.
Il signore e la signora Sullivan si avvicinarono lentamente, cercando
di non farsi notare dai piccoli gruppi di ospiti che se ne andavano
alla spicciola, stringendosi come ad affrontare una forte folata di
vento. Georgiana appoggiò la testa di un addormentato Glenn
sulla sua spalla e accarezzò quella schiena piccola e
così fragile, osservando quella strana coppia che un tempo
riteneva così famigliare.
-Salve … - cominciò Donald titubante una volta
che furono talmente vicini da poter contare le diverse rughe del volto
dei due anziani suoceri.
-Buongiorno … - disse il signor Sullivan fissando negli
occhi sua figlia.
-Cosa ci fate qui?- domandò Georgiana con voce turbata.
-Mi sembra chiaro, vogliamo vedere …-
-Perché non andiamo a casa e ne discutiamo tranquillamente.
Sono sicuro che nessuno vuole discutere in mezzo alla strada di queste
cose.- interruppe Donald passando più volte la mano lungo la
schiena tesa di Georgiana che guardava i suoi genitori con gli occhi
lucidi e le mani tremanti.
I signori Sullivan annuirono rendendosi conto della sconvenienza di
quel luogo aperto e degli sguardi curiosi dei passanti.
La chiesa distava qualche minuto di macchina ma quella mattina
sembravano quasi un'eternità.
-Li hai chiamati tu?- chiese Donald svoltando verso il viale dove
vivevano.
Georgiana lasciò che il figlio giocasse con la sua collana
di perle e fulminò con uno sguardo il marito. -Certo che
no!- sibilò. -Non li ho contattati.-
-Come credi che siano venuti a saperlo?- Donald fermò
lentamente la macchina, accertandosi che il suocero avesse capito dove
fermarsi.
-E' una cerimonia pubblica Donald. Basta chiedere alle persone giuste.-
rispose con acidità aprendo la portiera e scivolando con
accortezza dato il peso sempre più importante di Glenn.
Pochi minuti più tardi, la signora Sullivan sedeva su un
divano verde acqua ed osservava a distanza suo nipote. Aveva chiesto se
poteva prenderlo in braccio non appena era entrata in soggiorno ma sua
figlia le aveva scoccato un'occhiata gelida.
Georgiana si tolse i tacchi scalciandoli via e consegnò il
bambino a suo marito chiedendogli di pensarci lui al cambio mentre lei
accoglieva i suoi genitori.
Si voltò e si sedette su una poltrona, guardandoli con aria
stanca.
-Cosa volete?- domandò seccata ravvivando i capelli castani.
-Volevamo vedere nostro nipote, ecco cosa volevamo fare.- rispose il
padre.
-E perché diamine vi siete improvvisamente presi il
disturbo? Dopo tutto questo tempo?- le domande rimasero senza una
risposta e per qualche minuto nessuno parlò.
La signora Sullivan appoggiò la sua borsa a terra, accanto a
lei, e si tolse il cappello scuro che aveva indossato anche il giorno
della laurea di Georgiana.
-Credo che sia passato abbastanza tempo per ricominciare a comportarci
civilmente, mia cara. Rimaniamo i tuoi genitori.-
Georgiana alzò il sopracciglio, si alzò ed
andò a versarsi da bere in cucina. Quando tornò
con un bicchiere colmo di whisky solo per sé stessa si
concesse un piccolo sorriso di fronte ai suoi parenti.
-Non capisco cosa vi abbia portato a tali conclusioni, state per morire
di qualche malattia grave ed improvvisamente vi siete resi conto che
avere un genero medico è utile?-
-Georgiana!- esclamò la madre. -Cosa stai dicendo?-
sussurrò.
-Nulla, solo un'ipotesi. Sto cercando di capire per quale motivo siete
qui.-
Donald era sceso in tempo per sentire la risposta secca del suocero.
-Ovvio volevamo assicurarci che tu non fossi diventata una di loro. Qualunque
cosa tu voglia fare della tua vita … - si fermò
non appena notò il genero arrivare e prendere il bicchiere
di whisky che sua figlia stava sorseggiando e buttarlo giù
in un sorso.
-Credo che a mia moglie voi dobbiate più di qualche scusa.-
disse posando il bicchiere sul tavolino da tè.
-E con questo lei cosa c'entra?- scoppiò il suocero
guardandolo disgustato.
-Visto che non sembrate capaci di capirlo ve lo spiego ancora, la mia
scelta è irreversibile. Mio marito è
afroamericano, mio figlio e i figli che verranno saranno per
metà afroamericani. Per quanto tu possa tentare d'insinuarti
nella vita di tuo nipote, non si sveglierà una mattina
completamente bianco e con il tuo faccione quadrato. Sarà
sempre afroamericano. Quindi piantala!-
La signora Sullivan scattò in piedi e si avvicinò
di un passo. -Non pensi a me? A quanto sono stata in pena per te? A
quante cose mi sono persa? Sei la mia unica figlia.-
-Perché non siete onesti con voi stessi e non mi dite la
verità? Siete qui solo perché sapete che se
l'azienda finirà solamente in mano all'altro vostro figlio
finirà in rovina in pochi anni.- concluse amaramente.
-Come puoi pensare che siamo qui solo per motivi così
futili? Siamo diventati nonni e l'abbiamo scoperto quasi per caso a
casa del sindaco!-
Georgiana si morse le labbra e con le dita tremanti cercò di
sfilare la collana di perle.
Si avvicinò alla madre e gliela lasciò in mano.
-Adesso torna nella tua triste e grande casa e quando sarai a cena dal
sindaco pensa alle tante altre cose che ti perderai di tuo nipote Glenn
o dei suoi futuri fratelli.- aprì la porta della casa e li
scortò fuori.
Nessuno parlò e per un lungo momento Georgiana
fissò la porta chiusa di casa sua.
-Georgie … - mormorò Donald avvicinandosi ma la
moglie si voltò e con il volto asciutto e cupo gli disse di
muoversi che erano in ritardo per il pranzo del battesimo.
All'imbrunire spensero le luci della loro casa leggermente barcollanti
per i troppi bicchieri di vino rosso ingurgitato durante il pranzo e
una volta addormentato un stanco Glenn, gettarono via i propri vestiti
e s'infilarono a letto.
-Vuoi parlarne?- domandò Donald per l'ennesima volta durante
quella giornata.
Georgiana si sistemò meglio fra i cuscini. -No, Donald, non
c'è nulla di cui parlare.-
-Come nulla? E' la tua famiglia e vi siete detti delle cose
… -
Georgiana sbuffò e senza pensarci con la mano
cercò la collana per poi incontrare solo il collo nudo.
-Hanno tentato per troppo tempo di pilotare la mia vita, mi domando
perché si siano presi il disturbo di venire proprio oggi e
non quando li avevo chiamati.-
Donald aggrottò la fronte. -Quand'è che li hai
chiamati?- chiese sorpreso.
-Il giorno dopo la nascita di Glenn.- disse lei con la voce impastata
da lacrime silenziose. Suo marito la strinse a sé,
baciandole la testa più volte e domandandosi
perché non l'avesse fatta lui quella chiamata o
perché ne fosse rimasto all'oscuro per così tanto
tempo.
-Hanno fatto le loro scelte e ora che mio fratello si è
laureato con il minimo dei voti è logico che abbiano paura
che tutto ciò che hanno costruito con l'azienda scompaia nel
giro di qualche anno.- baciò il petto del marito. - Ma io
non sono in vendita e tu e i nostri figli non siete una merce di
scambio.-
-Perché usi il plurale?- chiese Donald invertendo le
posizioni e baciando distrattamente il mento e il collo della moglie.
Georgiana ridacchiò appena e si rilassò mentre il
marito la baciava e le sussurrava parole d'amore. -Perché
non mi dispiacerebbe avere altri figli.- rispose.
-Allora dobbiamo impegnarci, mi metto subito al lavoro.-
-Direi che dovremmo aspettare qualche mese, ma nulla ci vieta una prova
generale.-
Donald le ridacchiò e non si fece attendere.
Il pomeriggio successivo Donald rientrò in casa con un
piccolo pacchetto di velluto, all'interno una collana di perle che
allacciò al collo di Georgiana, asciugò le sue
lacrime e la baciò a lungo, promettendo a sé
stesso che sarebbe stato un marito migliore per sua moglie.
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