Mi si
è bloccato il PC e l'ho ripubblicata, mi dispiace per i
vecchi recensori e per chi l'aveva messa tra i preferiti!^^
Questa
è una FF diversa da quelle che faccio di solito... Non
è attraversata dalla solita ironia o battute vaganti
(vabbè qualcosina c'è...ma poco poco ^.-),
perchè non me la sono sentita di trattare una Ted/Andromeda
in quei termini, o comunque non subito.
Non
so come sia uscita, non è facile per me allontanarmi
totalmente dal mio stile e trattare argomenti troppo seri, quindi se mi
dite qualcosina...Mi fate un favore!:-P
QUEL
MALEDETTO TASSOSPORCO!
I
Tassorosso sono feccia.
I
Sanguesporco sono feccia.
Quindi,
facendo due più due: i Tassorosso Sanguesporco sono feccia
alla seconda.
Esatto,
l’algebra non mente e nemmeno i principi di casa Black e
comunque, nel caso, nessuno si sarebbe permesso farlo notare.
Sono
rovinata.
Andromeda
non era una sciocca, sapeva che doveva trovare una soluzione per
risolvere la questione del “Tassosporco”
prima che qualcuno potesse anche solo immaginare cosa le accadeva
quando lo vedeva.
Odio
cosa succede alla mia pancia tutte le volte che lo penso.
Ultimamente
poi, si era accorta che i sintomi, invece di diminuire, continuavano ad
aumentare e a peggiorare.Inizialmente aveva attribuito il battito
cardiaco accelerato ad una qualche malattia, aveva anche un
po’ sperato che fosse così, ma le numerose visite
al medico avevano allontanato quei sospetti.
Sono
innamorata.
Il
problema era che lei non sapeva, esattamente, cosa fosse
l’amore.
Diciamo
la verità, non è che i suoi parenti le avessero
mai dato un qualche esempio di amore coniugale da permetterle un valido
confronto e nemmeno sua sorella Bellatrix, recentemente fidanzata,
sembrava particolarmente disposta a spiegarle qualcosa.
Era
lasciata totalmente in balia di se stessa e di quel mal di stomaco che
le veniva tutte le sante volte che vedeva quello lì.
Ted
Tonks, maledizione a te.
Il
segreto di Andromeda Black era dolore e vergogna, il cognome che la
faceva camminare a testa alta nei corridoi non le permetteva di
abbassarla quel tanto che bastava per guardare negli occhi quel
maledetto Sanguesporco che la osservava da lontano con uno sguardo che
dovrebbe essere illegale.
Stava
camminando nell’erba alta vicino al lago, nella speranza di
calmarsi con l’ausilio dell’aria gelida, mentre un
pensiero che la ossessionava da qualche giorno e le aveva tolto il
sonno, cominciava a riaffiorare.
Questo
è l’ultimo anno.
Non
lo rivedrò più.
Meglio.
Andromeda
sorrise ironica, tentare di prendere in giro se stessa era il colmo dei
colmi, sempre meno grave però, del fatto che una Serpeverde,
una Black, si fosse infatuata di un Tassorosso.
Si
guardò il polso, un orrendo elastico lo ornava, come un
braccialetto.
“Signorina
Black, si leghi i capelli se non vuole che quella Bocca di Leon
Saltante glieli strappi.”
“Ma
professoressa Sprite io non ho…”
“Questo
può andare?”
Ted
Tonks le stava porgendo un semplice elastico verde - di quelli che le
avrebbero spezzato un centinaio di capelli - guardandola negli occhi,
con una semplicità disarmante.
Lo
prese senza riuscire a ringraziarlo in modo chiaro, ma lui
sembrò capire e dopo aver sventolato velocemente la mano,
tornò al suo lavoro.
Se
non era pazzia la sua, era qualcosa di molto simile.
Una
Black non doveva fare certe cose, nemmeno pensarle, nemmeno immaginare
la possibilità di pensarle in un futuro lontanissimo.
Se
qualcuno mi chiedesse quando ho scoperto di essere fottuta,
risponderei: “Al diavolo! Dimmi solo come uscirne!”
“Non
hai freddo?”
Andromeda
si voltò velocemente, riconobbe subito la voce. Imponendo a
tutti i suoi campanelli d’allarme di tacere, rispose:
“Parli con me?”.
Ted
sorrise.
Smettila
subito, cretino.
“Ci
siamo solo noi due qui…”
Oh
Merlino, ha ragione: siamo soli.
Ora
scappo.
“Già”
disse freddamente e fece per andare, ma la sua voce la
bloccò.
“Credi
che non me ne sia accorto?”
Merda.
“Non
so di cosa tu stia parlando.”
Andromeda
era ancora girata, così non vide la sua espressione
sarcastica, e forse fu un bene.
“All’inizio
pensavo che mi guardassi per prendermi in giro o forse
perché avevo qualcosa tra i denti, ma poi mi sono detto
che…”
“Basta!”
Quasi
lo urlò, combattendo contro il bisogno di strapparsi i
capelli e di vomitare, quasi le venne da piangere quando vide il suo
sguardo stupito.
“Non
prendermi in giro, non provarci neanche o giuro che ti Schianto e ti
lascio qua a gelare!”
“Non
ne avevo intenzione.”
Sembrava
così tanto sincero, che questo la fece innervosire ancora di
più.
“E
allora.” Incominciò un po’ ansimante, il
petto che le doleva. “Che cosa vuoi?”
“Te.”
Tè?
Vallo a prendere dagli elfi nelle cucine!
Sto
impazzendo.
Ma
che sto dicendo: sono già pazza.
Lo
sguardo interrogativo lo incentivò a continuare.
“Io non lo so perché, maledizione,
cioè, so che sei una Black e Serpeverde e che non dovrei
nemmeno pensare a te in nessun modo tanto meno in quel modo…
Va bene, sto divagando, solo che tu sei sempre così lontana
e non si riesce mai a parlarti e quando mi guardi a cena mi si chiude
lo stomaco e vorrei solo stare cinque minuti con te senza sentire i
tuoi amici che mi insultano…”
Si
bloccò un attimo, poi riprese senza aspettare la risposta.
“Cammini sempre col naso per aria, tanto che mi chiedo come
fai a non inciampare mai nella tua divisa e poi quando mi sto
convincendo di essermi immaginato tutto, ti scopro a guardarmi da
lontano e a me verrebbe da prenderti e urlarti se ti diverti a farmi
impazzire, perché, accidenti a te, io non mi
diverto!”
Ted
prese fiato, consapevole che il suo discorso non aveva capo
né coda, ma sperò che non sembrasse troppo
patetico.
“A
me fa male la pancia!” disse Andromeda ad un tratto.
Ted
sembrava confuso.“Come?”
“Tutte
le volte che ti vedo sento una cosa strana qui!” Si
portò la mano sul basso ventre, il suo tono era
terribilmente simile a quello di una bambina capricciosa.
“E
anche tu mi guardi, in modo molto fastidioso, dovresti smetterla, ok?
Perché io sono solo una ragazza che ha bisogno di pace, non
di giramenti di testa a causa di un…”
“…Sanguesporco?”
finì lui, l’espressione era fredda.
“Siamo
diversi.”
“Merlino,
ti rendi conto che la storia del sangue è
un’emerita stronzata?” domandò
accigliato.
“Certo
che lo so, ma non lo è per la mia famiglia”.
Andromeda
sospirò e lui poté quasi sentire la fatica e il
dolore il quel sussurro.
“Non
posso.”
“Forse
non vuoi abbastanza…”
La
risata senza allegria che proruppe dalle sue labbra lo fece gelare.
“Tonks, io sono una Black! Finirò sposata con il
rampollo di una importante famiglia Purosangue, lo conoscerò
qualche mese prima delle nozze e puoi star sicuro che a nessuno
importerà mai cosa voglio!”
“A
me importa!”
Maledetto
Tassorosso.
“Perché
ti stai avvicinando?” chiese spaventata quando Ted fece un
passo verso di lei.
“Voglio
toccarti.”
Ah,
bene. Ora sono tranquilla.
Le
prese la mano con delicatezza e le sfiorò le dita fino a
risalire il polso, dove incontrò la consistenza
dell’elastico, che riconobbe.
“Questo
è…”
“Sì.”
Sorrise
e la prese delicatamente tra le braccia, lei appoggiò la
testa sul petto, beandosi del battito veloce del suo cuore.
Chiuse
gli occhi e rimase lì, facendosi sostenere, mentre
le gambe tremavano impercettibilmente.
“Posso
baciarti?”
“No.”
Ignorando
il diniego, si avvicinò al viso di Andromeda e le
sfiorò lievemente le labbra, ma prima che il bacio potesse
diventare più profondo, lei lo allontanò con
decisione.
“Non
posso.” Ripeté, ma il suo corpo e le sue labbra
pulsavano, chiedendo quello che avevano appena perso.
Continuare
a ripetersi che era un Sanguesporco non sarebbe servito, doveva
allontanarsi da quel corpo che sembrava pronto ad accoglierla, smettere
di pensare alla proposta implicita in quelle braccia tese.
“Potremmo
essere felici.”
Ma
ne valeva la pena?Il disprezzo e l’odio che aveva elargito
per così tanto tempo, ora si sarebbe riversato su di lei.
“Tu
non sei come loro, lo sai.”
Era
vero. La accompagnavano da anni la noia per quei stupidi ricevimenti,
l’imbarazzo di fronte alle cattiverie, il ribrezzo
all’idea di essere venduta alla prima famiglia considerata
“adatta”.
“Ho
paura.”
Quell’ammissione
le fece male, quando alzò la testa e incontrò i
suoi occhi velati di tenerezza, pensò di non riuscire
più a respirare.
“Ma
ho più paura senza di te.”
Ted
sorrise e le passò un braccio intorno alla vita, attirandola
verso di sé.
“Stiamo
un po’ così, prima di tornare al
castello” mormorò tra i suoi capelli.
“Va bene.”
________________________________________________________________________________________________________
FINE!^^
Va
beh, vi ho lasciato un po' così, ma non sono stata
più crudele del solito! =P
Spero
vivamente che commentiate, a meno che non vogliate il malocchio!
Ovviamente scherzo, non oserei mai... (SICURA??-.-")
|